INTRODUZIONE AL DOCUMENTO STRATEGICO (SOTTO RIPORTATO) IN OCCASIONE DEL SIDE EVENT SU BIELORUSSIA E RIARMO EUROPEO DEL 4 MARZO 2025 AL 3MSP (PALAZZO DI VETRO ONU, NEW YORK)
UNA VISIONE STRATEGICA PER PASSARE DALLA PROIBIZIONE ALLA ELIMINAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI. E DEL MILITARISMO
(a proposito del cantiere in corso sul DOCUMENTO STRATEGICO DE+Our House+Costituente Terra+ altri...)
Alfonso Navarra – Ennio Cabiddu (responsabili spedizione a NYC dei Disarmisti esigenti)
Versione 3 delle ore 15:35 (ora di Roma) del 4 marzo 2025
Dal punto di vista analitico, una parte dei missili che la Russia vuole schierare in Bielorussia possono essere classificati come missili a medio raggio e, in un certo senso, rientrare nella categoria degli euromissili, termine usato durante la Guerra Fredda, in particolare anni Settanta-Ottanta, per indicare i missili nucleari a raggio intermedio (500-5.500 km) dispiegati in Europa.
Negli ultimi anni, secondo quanto apprendiamo dalla stampa, la Russia ha trasferito in Bielorussia diversi tipi di armamenti missilistici, tra cui:
- Iskander-M – Missile balistico a corto-medio raggio (fino a 500 km, ma con possibilità di modifiche per raggio maggiore).
- Kinzhal (ipersonico) – Missile balistico aviolanciato con un raggio che può superare i 2.000 km.
- Putin nel 2003, in aggiunta, ha annunciato il dispiegamento di armi nucleari “tattiche”.
Focalizzandoci sugli Iskander: diversi rapporti di stampa e analisi militari indicano che sistemi missilistici Iskander-M erano già stati schierati in Bielorussia prima dell'annuncio di Putin del 2023 sulle armi nucleari tattiche.
Abbiamo due prove principali del dispiegamento degli Iskander in Bielorussia:
1° giugno 2022: La Russia annuncia il trasferimento di sistemi Iskander-M alla Bielorussia, con la capacità di trasportare sia testate convenzionali che nucleari.
2- Esercitazioni congiunte: nel 2022 e nei primi mesi del 2023, le forze bielorusse si sono addestrate con i missili Iskander, suggerendo che il sistema fosse già operativo nel paese.
In sostanza, gli Iskander erano già stati trasferiti in Bielorussia prima del 2023, ma non vi erano prove che fossero armati con testate nucleari fino all'annuncio di Putin. Tuttavia, il sistema Iskander è dual-capable (a doppia capacità), il che significa che può lanciare sia testate convenzionali che nucleari, aumentando la pressione strategica sulla NATO.
Tecnicamente, il termine "euromissili" si riferiva ai missili come i sovietici SS-20 e gli americani Pershing II e Cruise, con raggio intermedio (1.000-5.500 km). Tuttavia, l’installazione di missili russi in Bielorussia, soprattutto se messa in relazione con la decisione USA di installare, nel 2026, Cruise convenzionali in Germania, riporta a una dinamica simile a quella degli euromissili della Guerra Fredda, poiché rappresentano una minaccia diretta ai paesi NATO vicini, come Polonia e, appunto, Germania.
In sintesi, alcuni dei missili russi in Bielorussia sono a medio raggio e potrebbero essere visti come una nuova versione della “vecchia” crisi degli euromissili, sebbene con tecnologie più moderne, che qui non stiamo a esaminare (miniaturizzazione, ipersonicità, impiego dell’AI).
Il parallelo Bielorussia Germania ci spinge politicamente, quali forze di disarmo e di pace, a mettere in pratica il punto chiave del documento strategico che Olga Karatch di Our House, nei nostri dialoghi preparatori sul 3MSP, aveva suggerito e che dobbiamo sviluppare e riprendere possibilmente coinvolgendo ICAN: una campagna Est-Ovest per la denuclearizzazione dell’Europa che possiamo inserire nella cornice di una Helsinki 2. Tenendo presente che la questione degli euromissili coincide con la logica, subentrata alla Mutua distruzione assicurata (MAD), della “guerra nucleare di teatro”, ed in particolare di una guerra nucleare limitata al “teatro europeo”.
Bisogna partire da una premessa su cui giustamente Olga Karatch insiste molto:
“Le strategie oggetto della nostra impostazione devono fare capo a coalizioni di ONG e di movimenti di base: non intendiamo lasciare tutte le decisioni nelle mani dei politici quando ci sono opportunità per la società civile di avere voce in capitolo. Anzi, di avere il ruolo motore per i percorsi e i processi che, a nostro parere, bisognerebbe avviare. Dobbiamo riconquistare lo spazio in cui la società civile possa partecipare attivamente, e non solo lasciare che tutto venga deciso dai rappresentanti statali”.
Ed ancora:
“Dobbiamo allontanarci dalla concezione del "nemico", perché questo approccio non ci permetterà mai di raggiungere una pace duratura. Anche per questo non giudichiamo responsabile e affidabile la formula di pace di Volodymyr Zelensky, che si basa sull'idea di una "pace giusta". La giustizia è un concetto estremamente relativo e, in ogni conflitto, soprattutto quando sono stati versati così tanto sangue e ci sono state così tante vittime, ci sarà sempre qualcuno che si sentirà trattato ingiustamente. E se qualcuno si sente vittima di un'ingiustizia, questa percezione diventa terreno fertile per una nuova guerra. In tal caso, ciò che si otterrà non sarà una pace vera e duratura, ma solo una tregua temporanea, durante la quale le parti continueranno a prepararsi a nuovi scontri e aggressioni reciproche”.
Tra le strategie convergenti PER LA SICUREZZA NON DEI SINGOLI STATI MA PER LA SICUREZZA COMUNE DELL’UMANITA’ possiamo annoverare, insieme al 1) collegamento ICAN-NO FIRST USE e 2) il progetto di Costituzione della Terra, quella 3) dell’aperura di una strada che potremmo definire Helsinki 2. Vale a dire una seconda conferenza di Helsinki, ispirata alla prima che ha prodotto gli accordi del 1975: potrebbero essere stabiliti nuovi accordi e misure per rafforzare la sicurezza e la cooperazione in Europa, rivitalizzando l’OSCE sotto l’egida dell’ONU, con un focus su questioni come il controllo degli armamenti, la prevenzione dei conflitti e la lotta al terrorismo.
Quindi, ‘Helsinki 2’ potrebbe inoltre rilanciare l’impegno per il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Dentro questo dialogo da riprendere potremmo stabilire, come propone Our House, una LINEA DI PACE LUNGO I CONFINI DI RUSSIA, BIELORUSSIA, UCRAINA, EUROPA: una zona demilitarizzata e denuclearizzata, di 1.500-2.000 km, lungo i confini tra Russia, Bielorussia, Ucraina ed Europa.
Cosa possiamo intendere per "zona demilitarizzata" o "Linea di Pace"?
- Abolizione della coscrizione obbligatoria e riconoscimento del diritto all'obiezione di coscienza
Tutti i paesi coinvolti dovrebbero abolire la leva obbligatoria e riconoscere il diritto incondizionato degli uomini a rifiutare il servizio militare. Questo deve valere non solo per la Russia e la Bielorussia, ma anche per i paesi baltici, la Polonia, l'Ucraina e gli altri stati della regione che hanno reintrodotto la coscrizione.
- Tutte le armi nucleari e i missili con capacità nucleare devono essere rimossi dalla regione.
- Ritiro delle basi militari straniere dalla "Linea di Pace": tutte le basi militari straniere devono essere rimosse da questa fascia di 600-700 km.
- La Russia deve ritirare le sue basi dalla Bielorussia.
- La NATO deve ritirare le sue basi e le sue truppe dai paesi baltici e dalla Polonia.
- Entrambe le parti devono impegnarsi formalmente a non condurre esercitazioni militari in questa zona e a non ammassare truppe lungo il confine.
Questo punto potrebbe suscitare interesse sia nella NATO che in Russia, almeno come base di discussione.
- Deve essere vietata la militarizzazione dell'infanzia: nessuna formazione militare per i bambini, nessuna propaganda di guerra rivolta ai giovani, nessun addestramento all'uso delle armi per i minori.
- Ripristino degli accordi e del rispetto dei diritti umani
- L'Europa deve garantire il rispetto dei diritti delle minoranze bielorusse, russe ed ebraiche nei paesi baltici e in Polonia.
- L'Ucraina deve impegnarsi a rispettare e proteggere i diritti delle minoranze bielorusse e russe sul suo territorio.
- In cambio, Bielorussia e Russia devono cessare l'uso dei flussi migratori come arma contro l'Europa, ponendo fine alla strategia di spingere migranti e rifugiati verso i confini europei.
Una campagna di base molto importante, lo si è già detto, sarà l'opposizione ai nuovi euromissili, sia ad Est che a Ovest. E dentro l'idea della sicurezza comune e di una sua nuova architettura europea, nel rifiuto di considerarsi tappa regionale verso una escalation globale, dobbiamo pensare di affrontare e risolvere i diritti delle minoranze russofone e di tutte le altre minoranze europee.
Per questa campagna riteniamo importante ribadire i tre pilastri su cui i Disarmisti esigenti pensano si debba costruire una risposta efficace:
1) il respiro non locale, ma ampio e generale, non limitato al versante NATO, pur non perdendo l'ancoraggio alle politiche del disarmo unilaterale, garantito anche dal ricorso a tecniche radicali (azioni dirette nonviolente, disobbedienza civile) della nonviolenza di base; 2) il riconoscimento del ruolo di battistrada al movimento tedesco, i da cui si attendono gli input per la mobilitazione; 3) la capacità di creare alleanze politiche strette con i soggetti di cui ci si può fidare perché mantengono, con la fede nel futuro, una coerenza tra pensieri, parole ed opere.
Per quanto riguarda il primo punto, cioè il puntare al disarmo generale, sono importanti due aspetti: 1-a) le analisi che documentano come il riarmo nucleare intermedio sia oggi praticato anche dalla Russia, coinvolgendo l’enclave di Kaliningrad e gli Stati satelliti (la Bielorussia); 1-b) l'esperienza del Cruisewatching che, negli anni Ottanta del secolo scorso, contribuì, durante l'ultima fase del movimento europeo, con i campi di Greenham Common, Florennes, Woensdrecht, Mutlangen e Comiso, a sostenere il processo che portò, nel 1987, all'accordo tra Reagan e Gorbaciov.
IL POSSIBILE RUOLO TRAINANTE DEL MOVIMENTO TEDESCO
Dipende da due fattori: 1) la Germania è più scopertamente indicata, nelle strategie nucleari NATO, come territorio sacrificabile, rispetto al “santuario USA”: più della Bielorussia rispetto alla Russia; 2) gli spazi di agibilità democratica per la mobilitazione di un’opinione pubblica autonoma sono molto maggiori in Germania rispetto alla Bielorussia.
Per quanto riguarda la situazione del movimento tedesco, dobbiamo però registrare al momento uno stato che possiamo definire “letargico”, attribuibile forse tre fattori:
1) la posizione dei Verdi e della Sinistra radicale di fiancheggiamento di quella che questi soggetti politici, con influenza sugli attivisti sociali, considerano la "resistenza partigiana ucraina";
2) la "sindrome di Asterix" che affligge parti consistenti dei movimenti di base: vale a dire l'idea che le lotte vanno gestite, nella dimensione locale, ma con valore simbolico universale, per creare "zone liberate" dalla oppressione dell'Impero;
3) la sottovalutazione del rischio nucleare nel momento culturale in cui non si vogliono affrontare, per paura, "problemi troppo grossi" (ma tutto sommato contenibili ai livelli di guardia) nella illusione che "le élites non saranno tanto stupide da autodistruggersi".
Di tutta la problematica sopra delineata noi Disarmisti esigenti ci siamo occupati da tempo.
Possiamo citare un articolo sulla "sindrome di Asterix", propedeutico all'incontro on line che abbiamo organizzato il 1 settembre 2024, proseguendo con le analisi sul riarmo nucleare intermedio, esposte in una discussione online su piattaforma Zoom.
Suggeriamo di visionare la conferenza organizzata dalla WILPF Italia "ABOLIRE IL NUCLEARE" il 12 luglio alla Città dell'Utopia di Roma. La caratteristica di questo incontro con i giovani del Servizio Civile Internazionale è stata la spiegazione della strategia e delle installazioni nucleari "toccate con mano", a partire dall'esperienza storica (il Cruisewatching a Comiso e nei campi pacifisti europei) della loro contestazione, costata botte e carcere, da parte del movimento di base, che ha creato una conoscenza sociale concreta di validità paragonabile, se non superiore, rispetto a quella tecnica o accademica.
Questo il link a cui cliccare per vedere la conferenza del 12 luglio registrata:
https://www.youtube.com/watch?v=olLdIyaOYww&feature=youtu.be
L'opposizione agli euromissili deve riflettere una preoccupazione per la riallocazione delle risorse, l'impatto ambientale, la sicurezza umana e le disuguaglianze globali, tutti elementi centrali nei dibattiti sulla giustizia sociale e ambientale impliciti per noi nella visione della “terrestrità”.
Non dobbiamo apparire estranei allo slogan di coloro che esigono insieme “il pane e le rose”: è importante risultare capaci di denunciare in modo efficace come l’investimento in armamenti nucleari sottrae risorse massicce che potrebbero essere destinate a programmi sociali (sanità, istruzione, casa, lotta alla povertà) e a iniziative per la tutela dell'ambiente. Le questioni di giustizia sociale sono da sollevare poiché le comunità più vulnerabili sono quelle che risentono maggiormente della mancanza di investimenti in tali settori.
L’impatto ambientale catastrofico non va mai trascurato perché la produzione, il test e il potenziale utilizzo di armi nucleari hanno gravi conseguenze per l'ambiente non solo locale ma globale. L'inquinamento del suolo, dell'acqua e dell'aria, nonché il rischio di catastrofi ambientali, sono aspetti che si scontrano con i principi della giustizia ecologica. Inoltre, le basi militari, necessarie per lo stazionamento degli euromissili, occupano territori che spesso sono sottratti all'uso civile, con conseguente danno agli ecosistemi e ai loro cicli.
Per concludere, in merito a tutte le nostre proposte e ai sentieri strategici individuati, occorre ribadire che, per fare la pace con la Natura, anche secondo l’invito della vibrazione del NA MU MYO HO REN GE KYO, dobbiamo stoppare immediatamente ogni guerra. Oggi non esistono più guerre giuste, se mai vi fossero state, ed una brutta pace (una tregua militare) è sempre meglio di una "bella" guerra. Dentro la guerra non si può perseguire la giustizia e meno che mai la difesa dell'ambiente e della Terra!
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COME PASSARE DALLA PROIBIZIONE GIURIDICA ALLA ELIMINAZIONE EFFETTIVA DEGLI ORDIGNI NUCLEARI (prima bozza del 14 febbraio 2024)
(il documento è un cantiere aperto, un testo ancora in via di completamento elaborativo)

PREMESSA
Una premessa fondamentale di quello che andremo a proporre a New York, al terzo meeting degli Stati parti del TPNW (3-7 marzo 2025), con il presente documento è che stiamo parlando in esso di strategie di lungo periodo per la società civile organizzata, non di iniziative singole temporalmente circoscritte (è, ad esempio, la differenza tra Helsinki2 e Helsinki+50, di cui tratteremo in seguito).
Le strategie oggetto della nostra impostazione devono fare capo a coalizioni di ONG e di movimenti di base: non intendiamo lasciare tutte le decisioni nelle mani dei politici quando ci sono opportunità per la società civile di avere voce in capitolo. Anzi, di avere il ruolo motore per i percorsi e i processi che, a nostro parere, bisognerebbe avviare. Dobbiamo riconquistare lo spazio in cui la società civile possa partecipare attivamente, e non solo lasciare che tutto venga deciso dai rappresentanti statali.
Nella premessa intendiamo aggiungere il focus su un tema cruciale da sollevare: il rispetto dei diritti umani deve essere garantito su entrambi i lati del confine conteso, negli scontri statali armati e di potenza in corso. Se critichiamo Russia e Bielorussia, ad Est del confine, per le gravi violazioni dei diritti umani, compresa la repressione politica e la presenza di prigionieri politici, allora non possiamo chiudere gli occhi di fronte a dinamiche simili nei Paesi baltici solo perché, per chi risiede ad Ovest, sarebbero nostri alleati, nella visione dei governi inquadrati nella NATO. La condizione della minoranza russa nei Paesi baltici è davvero preoccupante, ma, per quanto possa sembrare paradossale, la situazione dei bielorussi è oggi ancora più grave.
Questo stato di cose offre alla Russia e alla Bielorussia un facile pretesto per strumentalizzazioni politiche e manipolazioni propagandistiche. L’ignorare questa realtà e il non affrontare ciò che sta accadendo nella regione baltica contribuisce solo a un’ulteriore escalation del conflitto. È una questione che, nella nostra opinione, merita un’attenzione prioritaria.
Oggi ogni Stato della regione – dalla zona baltica fino a Russia, Bielorussia e Ucraina – sembra aver sostituito la storia con narrazioni fantasiose e mitologiche. Ancora più grave è il fatto che, in molti di questi Paesi, rifiutarsi di aderire a tali narrazioni può portare addirittura a responsabilità penali. Questo non riguarda solo la minoranza russa: è solo la punta di un iceberg politico molto più grande, che si sta scontrando con una sorta di "Titanic europeo".
Se non interveniamo con decisione, la situazione nella nostra regione peggiorerà ulteriormente. Non saremo più a 89 secondi dalla mezzanotte, ma esattamente a mezzanotte, con il rischio concreto di un conflitto nucleare tattico su scala regionale o, nella peggiore delle ipotesi, di una guerra nucleare globale. Siamo fermamente convinti che questa non sia una semplice ipotesi allarmistica, ma una realtà da affrontare con urgenza.
Dobbiamo allontanarci dalla concezione del "nemico", perché questo approccio non ci permetterà mai di raggiungere una pace duratura. Anche per questo non giudichiamo responsabile e affidabile la formula di pace di Volodymyr Zelensky, che si basa sull'idea di una "pace giusta". La giustizia è un concetto estremamente relativo e, in ogni conflitto, soprattutto quando sono stati versati così tanto sangue e ci sono state così tante vittime, ci sarà sempre qualcuno che si sentirà trattato ingiustamente. E se qualcuno si sente vittima di un'ingiustizia, questa percezione diventa terreno fertile per una nuova guerra. In tal caso, ciò che si otterrà non sarà una pace vera e duratura, ma solo una tregua temporanea, durante la quale le parti continueranno a prepararsi a nuovi scontri e aggressioni reciproche. Questo è un approccio altamente improduttivo.
TRE STRATEGIE CONVERGENTI PER LA DICUREZZA NON DEI SINGOLI STATI MA PER LA SICUREZZA COMUNE DELL’UMANITA’
Nonostante alcuni notevoli successi del TPNW, a seguito della sua adozione il 7/07/2017 e della sua entrata in vigore il 22/01/2021, nessuno degli Stati dotati di armi nucleari, né i loro alleati, ha finora aderito a questo trattato, mentre, al contrario, stanno continuamente modernizzando i loro armamenti nucleari. Ciò impegna un'enorme quantità di denaro, nell'ordine di centinaia di miliardi all'anno.
Quindi proponiamo qui tre modi più specifici e complementari per raggiungere un'eliminazione efficace, totale e irreversibile delle armi nucleari. Ciò, tenendo conto della complessità della situazione geopolitica e con il supporto di una quarta ondata di mobilitazioni anti-armi nucleari con una partecipazione di base molto ampia a livello internazionale.
LA PRIMA VIA: HELSINKI 2
Alcuni Stati non-partI e membri della NATO (Germania, Paesi Bassi, Belgio e Norvegia) guardano con interesse al TPNW e sono persino pronti a collaborare su alcuni punti del Trattato, e in particolare sull’assistenza alle vittime e la riparazione dell’ambiente, ma si considerano incapaci di aderire al TPNW a causa delle ‘regole’ della NATO di cui fanno parte (in particolare Germania, Paesi Bassi e Belgio che ospitano bombe nucleari degli USA sul loro suolo!)
In effetti, questa categoria di Stati, ‘che cavalca il TPNW’, potrebbe trovare posto nell’articolo 4 del TPNW, specialmente se reso più flessibile e aperto, come possibilità alternativa di approccio più funzionale al processo di disarmo.
D’altra parte, l’invasione della Russia verso l’Ucraina, e indirettamente verso l’“Occidente”, costituisce una delle ragioni principali per cui questi paesi rimangono nell’alleanza NATO. Ne consegue che l’unico modo per risolvere questa situazione sarebbe quello di cambiare radicalmente la natura del rapporto tra Occidente e Russia.
In breve, come si è già accennato: passare da una “cultura del nemico” (lose-lose) a una “cultura della cooperazione” (win-win).
Un’utopia fantasiosa? Guardiamo un po’ il lato della Storia:
dopo il crollo dell’Unione Sovietica, nel periodo 1992-2003 c’è stato un significativo riavvicinamento tra Russia e Occidente, al punto che nel 1997 è stato firmato un “Atto fondatore NATO-Russia” ed è stato avviato un processo per consentire alla Russia di entrare nella NATO, che poi ovviamente avrebbe ridefinito i suoi obiettivi. (Vedi a questo proposito l’eccellente documentario del canale Arte “Putin, NATO e Europa”).
Si potrebbe quindi parlare di una “necessità attuale di riprendere un dialogo interrotto circa vent’anni fa”.
Cosa dovremmo fare allora? Cercare di realizzare ora, in condizioni molto più difficili, ciò che non è stato fatto negli anni Novanta, quando il contesto geopolitico era molto più favorevole.
L’idea, coltivata da diverse organizzazioni pacifiste in applicazione del principio di una sicurezza comune, è quella di aprire una strada che potrebbe essere chiamata ‘Helsinki 2’: una seconda conferenza di Helsinki, ispirata alla prima che ha prodotto gli accordi del 1975: rivitalizzando l’OSCE sotto l’egida dell’ONU, potrebbero essere stabiliti nuovi accordi e misure per rafforzare la sicurezza e la cooperazione in Europa, con un focus su questioni come il controllo degli armamenti, la prevenzione dei conflitti e la lotta al terrorismo.
Quindi, ‘Helsinki 2’ potrebbe rilanciare l’impegno per il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, elementi cruciali per la stabilità e la pace. In questo quadro, è essenziale aprire negoziati con la Russia sui “problemi di confine” basati sullo status delle popolazioni di origine russa nei paesi orientali, in particolare in Ucraina, Moldavia e nei tre paesi baltici, che costituiscono altrettante “bombe a orologeria”, la prima delle quali è già esplosa in Ucraina. Ad esempio, in Estonia e Lettonia circa 1/3 della popolazione è di origine russa e più della metà di loro è priva di qualsiasi nazionalità!!
Tuttavia, riuscire a stabilire relazioni pacifiche e costruttive tra la Russia e il resto dell'Europa avrebbe anche un effetto positivo sul processo di disarmo nucleare, anche se, ovviamente, non sarebbe sufficiente per un disarmo efficace e generale.
UNA SPECIFICAZIONE CHE CHIARISCE E PRECISA LA STRATEGIA QUI PROPOSTA: LA LINEA DI PACE LUNGO I CONFINI DI RUSSIA, BIELORUSSIA, UCRAINA, EUROPA
Il punto chiave che va sollevato è l’idea della "linea di pace", concepita come una soluzione regionale—non globale—ma essenziale per prevenire un'ulteriore escalation del conflitto in corso. Si tratta di lavorare per una zona demilitarizzata e denuclearizzata, di 1.500-2.000 km, lungo i confini tra Russia, Bielorussia, Ucraina ed Europa. Un passo necessario, anche se non risolverà tutti i problemi del mondo: creare una zona demilitarizzata, libera da armi, basi militari e dal continuo ciclo di provocazioni reciproche, potrebbe servire come un immediato strumento di garanzia contro conflitti regionali che potrebbero degenerare in qualcosa di molto più grave. Non è la soluzione definitiva a tutte le sfide geopolitiche, ma almeno può ritardare o addirittura eliminare il rischio di una guerra più ampia derivante da incomprensioni, errori di calcolo e provocazioni.
Riteniamo sia necessaria una piattaforma permanente di dialogo, che sia sotto l’egida dell’ONU, dell’OSCE o di entrambi. Anzi, potremmo immaginarla come qualcosa di più strutturato e duraturo, in grado di affrontare le questioni fondamentali non solo con incontri periodici, ma con un meccanismo di consultazione e mediazione costante.
Cosa intendiamo per "zona demilitarizzata" o "Linea di Pace"?
- Abolizione della coscrizione obbligatoria e riconoscimento del diritto all'obiezione di coscienza
Tutti i paesi coinvolti dovrebbero abolire la leva obbligatoria e riconoscere il diritto incondizionato degli uomini a rifiutare il servizio militare. Questo deve valere non solo per la Russia e la Bielorussia, ma anche per i paesi baltici, la Polonia, l'Ucraina e gli altri stati della regione che hanno reintrodotto la coscrizione.
- Tutte le armi nucleari e i missili con capacità nucleare devono essere rimossi dalla regione.
- Ritiro delle basi militari straniere dalla "Linea di Pace": tutte le basi militari straniere devono essere rimosse da questa fascia di 600-700 km.
- La Russia deve ritirare le sue basi dalla Bielorussia.
- La NATO deve ritirare le sue basi e le sue truppe dai paesi baltici e dalla Polonia.
- Entrambe le parti devono impegnarsi formalmente a non condurre esercitazioni militari in questa zona e a non ammassare truppe lungo il confine.
Questo punto potrebbe suscitare interesse sia nella NATO che in Russia, almeno come base di discussione.
- Deve essere vietata la militarizzazione dell'infanzia: nessuna formazione militare per i bambini, nessuna propaganda di guerra rivolta ai giovani, nessun addestramento all'uso delle armi per i minori.
- Ripristino degli accordi e del rispetto dei diritti umani
- L'Europa deve garantire il rispetto dei diritti delle minoranze bielorusse, russe ed ebraiche nei paesi baltici e in Polonia.
- L'Ucraina deve impegnarsi a rispettare e proteggere i diritti delle minoranze bielorusse e russe sul suo territorio.
- In cambio, Bielorussia e Russia devono cessare l'uso dei flussi migratori come arma contro l'Europa, ponendo fine alla strategia di spingere migranti e rifugiati verso i confini europei.
In sostanza, proponiamo una nuova concezione del rispetto dei diritti umani, basata sulla reciprocità:
"Noi rispettiamo i diritti delle vostre minoranze, voi rispettate i diritti delle nostre".
In questo modo, i diritti delle minoranze verrebbero garantiti su entrambi i lati della frontiera, creando una base più solida per la pace.
L’INIZIATIVA DI UNA HELSINKI+50
Una iniziativa che nasce dalla società civile che proponiamo di appoggiare è l’idea di un controvertice dal basso nell’occasione del 50esimo anniversario della firma, nel 1975, degli accordi di Helsinki: Helsinki + 50.
Questa iniziativa, nella proposta che ci è pervenuta, da parte di Tord Bjork, si riferisce alla necessità di collaborare con il Movimento dei Non Allineati, per promuovere ambiente, diritti umani e cooperazione Nord-Sud.
Tord Björk è un esponente di World BEYOND War. Sembra che condivida espressamente il nostro discorso sulla "pace con la Natura quale condizione della pace tra gli esseri umani"; discorso che ci troviamo spesso a fare, da disarmisti esigenti, antimilitaristi ma anche ecologisti impegnati per la giustizia sociale.
Ecco quanto troviamo in suo in un articolo scritto da Tord nel 2022, pochi mesi dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, intitolato "Insieme per la pace e per l'ambiente".
"Non sono solo le alleanze militari e le armi nucleari il problema, è molto di più. E soprattutto la questione centrale non è la pace in Europa, ma piuttosto la pace sulla Terra e la pace con la Terra".
Qui di seguito riporto i punti della poposta di Tord Bjork per conto di WBW, quali elementi che possono essere inclusi in quelli definiti "accordi civili di Helsinki":
“È necessario riconoscere l’intera gamma di problemi che l’umanità deve affrontare. Helsinki+50
offre un’opportunità unica, poiché una gamma completa di questioni è stata inclusa nelle riunioni della CSCE a Helsinki nel 1975, a Belgrado nel 1977 e a Parigi nel 1990.
Chiediamo alle persone di tutte le nazioni di sostenere la convivenza pacifica e gli Accordi Civili di Helsinki come piattaforma per unirci oltre i confini, le fedi e i gruppi sociali.
Chiediamo il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, inclusa la libertà di pensiero,
coscienza, religione o credo ovunque e in qualsiasi momento sia necessario.
Sosteniamo il miglioramento dei contatti umani, il ricongiungimento familiare, i matrimoni e i
viaggi.
Costruiamo scambi scientifici e culturali attraverso contatti tra le persone.
Sosteniamo la cooperazione scientifica, rendendo nuovamente possibile la ricerca sul cambiamento climatico nella regione artica, così come la conoscenza di ciò che accade all'interno di altri paesi basata sulla ricerca sociologica per consentire una migliore comprensione tra le nazioni e soluzioni ai problemi dell'umanità.
Ci opponiamo alla creazione di immagini nemiche e sosteniamo lo scambio di opinioni rispettando la voce delle persone e le diverse esperienze locali e nazionali sulla storia globale e sulla sopravvivenza dell’umanità su un pianeta Terra dove le generazioni future possano vivere una vita ricca.
Sosteniamo l’aumento del flusso di informazioni e il miglioramento delle condizioni dei giornalisti, nonché l’espansione degli scambi culturali. La chiusura degli scambi culturali e la cancellazione degli artisti per opinioni considerate controverse nel clima polarizzante attuale dovrebbero essere evitate.
Vediamo la necessità di una non interferenza statale negli affari interni, pur supportando al
contempo i contatti tra le persone. Ci opponiamo al fatto che i partecipanti a tali contatti o le voci indipendenti interne vengano etichettati come agenti stranieri o portatori di disinformazione.
Sosteniamo tutti i diritti necessari per garantire l'uguaglianza sovrana tra le nazioni, inclusi il diritto alle risorse naturali, al cibo, all'industria, alla tecnologia, alla finanza, all'economia, al commercio multivettoriale, ai media, alla cultura e alla sicurezza sovrana.
Difendiamo l'integrità territoriale degli stati ogni volta che viene violata dagli stati firmatari degli
Accordi di Helsinki, all'interno e all'esterno dell'Europa, o da qualsiasi altro paese.
Sosteniamo i diritti delle minoranze inclusi nella dichiarazione della CSCE alla riunione in
Jugoslavia del 1977.
Ci opponiamo alla crescente mancanza di rispetto e violazione del diritto internazionale.
Sosteniamo la necessità della distensione e del rispetto dei diritti umani e della sovranità reciproca. Sosteniamo in particolare la neutralità e il non allineamento o qualsiasi altro accordo di sicurezza basato sulla sicurezza comune.
Riteniamo che il principio di uguaglianza tra gli Stati partecipanti e la determinazione del consenso attraverso canali di comunicazione multilaterali costituiscano un'eredità unica che forma una parte fondamentale del processo CSCE proseguito con l'OSCE, di importanza anche per altre forme di cooperazione internazionale.
Sosteniamo la risoluzione pacifica delle controversie.
Riconosciamo la necessità di una cooperazione tra le persone e gli stati per risolvere i problemi
dell’umanità, ridurre le tensioni e consentire il disarmo per il benessere e l’ambiente”.
In merito a queste proposte occorre ribadire che, per fare la pace con la Natura dobbiamo stoppare immediatamente ogni guerra. Oggi non esistono più guerre giuste, se mai vi fossero state, ed una brutta pace (una tregua militare) è sempre meglio di una "bella" guerra. Dentro la guerra non si può perseguire la giustizia e meno che mai la difesa dell'ambiente e della Terra.
Una campagna di base molto importante sarà l'opposizione ai nuovi euromissili, sia ad Est che a Ovest. E dentro l'idea della sicurezza comune e di una sua nuova architettura europea dobbiamo pensare di affrontare e risolvere i diritti delle minoranza russofone e di tutte le altre minoranze europee.
IL SECONDO PERCORSO: UN TAVOLO PER IL NON PRIMO USO
Tutti i 9 paesi che detengono armi nucleari dovranno (anche con i loro alleati) "arrivare gradualmente a sedersi allo stesso tavolo delle trattative", avendo capito che il possesso di armi nucleari costituisce un rischio inaccettabile, prima di tutto per loro stessi. Questo rischio sta infatti aumentando rapidamente, anche per errore, incidente o sabotaggio, a causa dello smantellamento di quasi tutti i trattati che controllano gli armamenti nucleari, della continua modernizzazione di tutti i componenti di questi armamenti e, ultimo ma non meno importante, del possibile utilizzo degli algoritmi di Intelligenza Artificiale nel rilevamento di attacchi nucleari e, peggio ancora, per decidere una rappresaglia. Quindi siamo ora a 89 secondi dalla mezzanotte dell'"Orologio dell'apocalisse".
Mentre spetta a questi stati prendere questa iniziativa, spetta anche a noi, società civile, aiutarli a raggiungere tale consapevolezza.
Quale degli stati dotati di armi nucleari potrebbe essere l'iniziatore di tale processo? Si potrebbe pensare alla Cina, che ha adottato un atteggiamento relativamente aperto nei confronti del processo che ha portato all'adozione del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari e che è l'unico Stato dotato di armi nucleari ad aver escluso completamente dalla sua dottrina qualsiasi forma di "primo" attacco nucleare.
La Cina potrebbe innanzitutto proporre la creazione di un Gruppo di lavoro, composto da esperti dei 9 Paesi dotati di armi nucleari (un WG9) con la missione specifica di formulare una "road map" realistica per un disarmo multilaterale coordinato, che fungerebbe da base per i negoziati tra i 9 Paesi dotati di armi nucleari e i loro alleati.
Quindi l'adesione universale al TPNW, il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, non dovrebbe più incontrare ostacoli significativi.
Un primo passo utile potrebbe essere un accordo "No First Use" tra gli Stati nucleari. In questo contesto le "mini-armi nucleari", più facili da usare sul campo di battaglia, dovrebbero essere esplicitamente proibite nell'articolo 1 del TPNW.
Un altro passo, collegato al precedente, dovrebbe essere la rimozione delle armi nucleari stazionate sui territori degli ‘Stati alleati’ (Italia, Germania, Belgio, Olanda, Turchia e Bielorussia) e, naturalmente, il rifiuto totale di qualsiasi tipo di missile. Dobbiamo opporci all’installazione, a Occidente come a Oriente, di nuovi euromissili, ricordando che una grande mobilitazione internazionale, con Comiso in Italia come città simbolo, ha portato agli accordi INF del 1987 e a una grande stagione di disarmo: oggi dobbiamo impegnarci a farla rivivere.
IL TERZO PERCORSO: LA COSTITUZIONE DELLA TERRA
L'eliminazione totale delle armi nucleari, evitando di passare attraverso un olocausto nucleare, può essere raggiunta solo in un processo a lungo termine. Questa necessaria gradualità non significa indebolire il TPNW, così come il TPNW, a sua volta, non diminuisce la forza del piano per il disarmo totale e l'eliminazione delle guerre, che è la ragione stessa dell'esistenza delle Nazioni Unite. A questo proposito, la dichiarazione del Presidente JF Kennedy, in seguito all'assassinio del Segretario generale delle Nazioni Unite Dag Hammarskjöld, è stata molto chiara:
“Il programma da presentare a questa assemblea -- per il disarmo generale e completo sotto un controllo internazionale efficace -- ... coprirebbe i sistemi di lancio e le armi. In definitiva, ne fermerebbe la produzione e i test, il trasferimento e il possesso. Si otterrebbe, sotto gli occhi di un'organizzazione internazionale per il disarmo, una riduzione costante della forza, sia nucleare che convenzionale, fino ad abolire tutti gli eserciti e tutte le armi, eccetto quelle necessarie all'ordine interno e una nuova Forza di Pace delle Nazioni Unite." (J.F. Kennedy, 25 settembre 1961, all'ONU).
Il progetto di una Costituzione della Terra, promosso dall'associazione "Costituente Terra", mira a questo stesso obiettivo nella convinzione che solo una costituzione globale, sovraordinata ai governi degli Stati, può essere adattata per affrontare le emergenze globali che affliggono l'umanità. Queste sono il crescente rischio di una guerra nucleare, la produzione e la moltiplicazione delle armi, nonché l'imminente catastrofe climatica e ambientale, che sono le più onnicomprensive a livello planetario (anche se ne esistono molte altre).
A questo proposito l'associazione "Costituente Terra", rivolge un appello agli Stati che hanno approvato il TPNW, di fatto la grande maggioranza nell'Assemblea generale dell'ONU, al fine di ottenere la convocazione - ai sensi dell'art. 20 della Carta delle Nazioni Unite - di una ‘sessione speciale’ permanente di tale Assemblea per negoziati senza sosta fino al raggiungimento della pace nella guerra in Ucraina. Un’iniziativa così urgente dovrebbe essere applicata anche alla guerra in Palestina.
Non ci sarebbe un veto da parte della Russia a causa dell’art. 27, par. 3 della Carta delle Nazioni Unite che afferma che “nelle decisioni previste dal Capitolo VI e dal Paragrafo 3 dell’Articolo 52, un membro che sia parte in una controversia si astiene dal voto”; in modo che, almeno nell’esercizio di questo potere conciliatorio, il Consiglio di Sicurezza non potrebbe essere paralizzato da un veto della Russia. (U. Villani, Possibili vie di pace, Editoriale Scientifica, 2023, pp. 409-410).
Un’iniziativa così inedita avrebbe un enorme valore politico e simbolico drammatizzando la gravità dei pericoli che incombono sull’umanità e rilanciando il ruolo delle Nazioni Unite come efficace garante della pace.
In questo contesto, ecco un estratto di una lettera inviata da Papa Francesco ai partecipanti all'Incontro Internazionale sulla Costituzione della Terra presso l'Università di Roma, dal 23 al 24 maggio 2024: "Sono lieto che stiate lavorando al progetto di una Costituzione della Terra e che stiate riflettendo sulla sua efficacia, sempre più drammaticamente necessaria per garantire il bene comune. È un dovere arrivare a "organizzazioni globali più efficaci, con sufficiente autorità per garantire il bene comune globale, l'eradicazione della fame e della povertà e l'effettiva difesa dei diritti umani fondamentali". (Testo tradotto dall'originale in spagnolo)
Per l'osservazione conclusiva, ricordiamo quella di Papa Francesco nella sua lettera alla Terza Conferenza sull'impatto umanitario delle armi nucleari, a Vienna, l'8 e il 9 dicembre 2014:
"Sono convinto che il desiderio di pace e fraternità radicato nel profondo del cuore umano darà frutti in modi concreti per garantire che le armi nucleari siano bandite una volta per tutte, a beneficio della nostra casa comune. La sicurezza del nostro futuro dipende dal garantire la sicurezza pacifica degli altri perché, se la pace, la sicurezza e la stabilità non vengono stabilite a livello globale, non ne godremo affatto. Individualmente e collettivamente, siamo responsabili del benessere presente e futuro dei nostri fratelli e sorelle. È mia grande speranza che questa responsabilità informi i nostri sforzi a favore del disarmo nucleare, perché un mondo senza armi nucleari è veramente possibile”.