MEMORIA E FUTURO: LA COSTRUZIONE DELLA RETE DI EDUCAZIONE ALLA TERRESTRITA'
PRESENTAZIONE DI ALFONSO NAVARRA, LUIGI MOSCA, FABRIZIO CRACOLICI, LAURA TUSSI
12 Dicembre 2020
Il libro ‘Memoria e Futuro’, che progettiamo di pubblicare per i tipi della MIMESIS, è frutto di un lavoro collettivo portato avanti dai ‘Disarmisti esigenti’ (nati dall’appello “Esigete! Un disarmo nucleare totale” di Stéphane Hessel e Albert Jacquard) e dai loro stretti collaboratori, membri anch’essi di ICAN, la Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari, Premio Nobel per la Pace nel 2017. ‘Memoria e Futuro’ è focalizzato sulla cultura della pace del XXI Secolo e lancia la proposta di una Rete per l’Educazione alla ‘Terrestrità’(RET).
La RET è orientata verso una cittadinanza planetaria organicamente pervasa di coscienza ecologica e strutturata su un ordinamento internazionale, “per assicurare la pace e la giustizia tra le Nazioni” (art.11 della Costituzione italiana), che riconosca e tuteli i diritti dell’unica Umanità e della Natura. Collegandosi all’iniziativa della Carta della Terra dell’UNESCO, la RET include, per l’appunto, l’omonimo progetto Memoria e Futuro, esposto in queste pagine nelle sue finalità, nei suoi obiettivi e nelle sue scadenze (progetto erede dell’esperienza dell’iniziativa “Per non dimenticare” di Nova Milanese e Bolzano).
Il libro è stato scritto nel periodo di attesa dell’entrata in vigore ufficiale, fissata al 22 gennaio 2020, del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari, il TPAN (TPNW in inglese), e si propone come strumento di lotta di una mobilitazione politica di base, considerata decisiva per un futuro di progresso dell’Umanità, consapevole della necessità di un lavoro culturale adeguato come retroterra: un lavoro che affondi le sue radici nella memoria valorizzante l’esperienza della Resistenza, caratterizzata dal valore dell’amore per l’Umanità. L’identificazione della Resistenza con il punto di vista e il riscatto degli sfruttati e gli oppressi è la continuità da conservare e da integrare con il valore del rispetto verso il sistema complessivo della Vita.
Il libro ‘Memoria e Futuro’ si struttura in quattro parti:
1) I commenti all’entrata in vigore del TPAN, manifestati dagli interventi di Alfonso Navarra e Moni Ovadia, Mario Agostinelli, Vittorio Agnoletto, Fabrizio Cracolici e dagli appelli per tagliare e convertire le spese militari e per costituire i “Comitati Petrov”, in memoria dell’uomo che ha salvato il mondo da un olocausto nucleare. Il senso complessivo di questi interventi è quello di prospettare la traduzione dell’abolizione delle armi nucleari dal piano giuridico, attuale, a quello effettivo di decisione politica, da attuarsi prima che sia troppo tardi.
2) La proposta culturale della RET, sulla base della spiegazione del concetto di “terrestrità” - un neologismo, ma che, come la nonviolenza, in un certo senso potrebbe essere considerato “antico come le montagne”- e della sua articolazione nel progetto Memoria e Futuro.
3) La riflessione alla base della RET, con al centro il saggio di Luigi Mosca “Il lungo percorso dell'Umanità per uscire dalla barbarie”, cerca di sviluppare un approccio globale di un futuro dell’Umanità, strutturato da una Governance Mondiale, senza più guerre, pacificato e basato sui valori di solidarietà e responsabilità, nel quadro di un ecosistema complessivo, quello appunto della ‘terrestrità’.
Questa sezione inserisce gli interventi di Laura Tussi sull’etica e la pedagogia della terrestrità, di Antonella Nappi sul problema demografico mondiale e di Rocco Altieri, del Centro Gandhi di Pisa, su ecologia, economia e la costruzione della pace.
4) Dichiarazioni a sostegno alla RET, da parte di varie organizzazioni, che si propongono di promuoverla: WILPF Italia, Il Sole di Parigi, XR Pace, l’Orchestrina del Suonatore Jones, Ban the Bomb, LOC, LDU.
Possiamo considerare questo lavoro un manuale di lotta nonviolenta sul piano della cultura e una sollecitazione a contribuire attivamente al canale you tube: “Siamo tutti premi Nobel per la pace con ICAN”.
L’obiettivo è costruire, intorno a questo canale, un archivio video vivente della responsabilità planetaria che diventi patrimonio di una comunità di pensiero ed azione sempre più ampia e diffusa: una ricchezza registrata e testimoniata di pensieri e buone pratiche da consegnare ai settori più sensibili e risvegliati della nuova generazione. L’appello è che le ragazze e i ragazzi che oggi si mobilitano per il clima raccolgano la fiaccola di una lotta più complessiva per affermare la pace tra gli esseri umani insieme alla pace tra gli esseri umani e la Terra: garantendo il futuro, essi salveranno anche la memoria delle lotte per la libertà, la giustizia, la pace: il senso più autentico del passato.
« Il n'y a pas de grande réalisation qui n'ait été d'abord une utopie ». (« Non vi è grande realizzazione che non sia stata prima un’utopia »)
Autore anonimo
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Giuseppe Farinella – direttore dell’organo telematico IL SOLE DI PARIGI (www.ilsolediparigi.it)
La questione ecologica non dovrebbe scomparire dallo spazio pubblico a causa della pandemia, anzi dovrebbe essere messa ancor più in risalto se riconosciamo che essa è anche collegata alle storture profonde del nostro sistema economico e di vita. La “terrestrità” è un orizzonte culturale perfettamente adeguato alle sfide globali con cui oggi ci confrontiamo: il disarmo, la conversione ecologica (che inizia adottando un modello energetico rinnovabile al 100%), l’instaurazione di un ordine giusto che abolisca le disuguaglianze, lo sfruttamento, l’oppressione. Sul piano più strettamente etico, il famoso comandamento cristiano di amare il prossimo come noi stessi andrebbe completato con la massima di amare la Terra come nostra “prossima”: alla maniera di San Francesco, che considerava fratelli e sorelle tutti gli elementi della Natura. Rispetto all’alto messaggio della “Laudato Si’“, la Rete della Terrestrità, che la nostra rivista promuove, intende mettere ancor più in evidenza il carattere organico tra società umana e “Madre Terra”. La specie umana non trova nel nostro Pianeta una semplice “casa comune” esterna, ma la base materiale ed evolutiva continuamente operante della nostra stessa esistenza.
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Antonia Sani- già presidente di WILPF Italia (Women's International League for Peace and Freedom)
"Memoria e Futuro" è titolo che nella sua essenzialità contiene la storia dell'umanità.
Memoria: a partire dai primi segni lasciati- individuati e trasmessi- della presenza dell'uomo e della donna sulla terra, per affermare tra lasciti e consapevolezza i passi compiuti nei secoli per la conquista della libertà.
Futuro è proiezione verso epoche indefinite, risultato delle violenze e delle formazioni culturali-scientifiche dei popoli.
Noi ci troviamo in mezzo al guado.. ma la prospettiva di un nuovo orizzonte si sta dischiudendo, grazie alle riflessioni, allo scambio di considerazioni, alla diffusione delle conoscenze, in gran parte tendenti al superamento della parcellizzazione, germe infido che alimenta contrasti, rivalità, diffidenze, chiusure...
Nella nostra giovinezza, a scuola, avevamo studiato che sulla terra esistono 3 regni, fissati da Linneo, regno animale (persone, animali), regno vegetale (piante), regno minerale (esseri non viventi).
Avevamo imparato che nel primo gruppo tra le persone si era distinto l' Uomo che dominava su tutti e 3 i regni.
L'obiettivo di un Centro Educativo e Culturale, come è nel progetto degli autori, non può che avere il suo fondamento nella "Rete per l'educazione alla terrestrità", che rappresenta l'allontanamento dal dominio dell' antropocentrismo, ragione di guerre e di disuguaglianze, in direzione del biocentrismo.
La terrestrità è un primo approdo del rovesciamento di una cultura fino a oggi dominante.
Chi mai parlava, oltre a timide rotture di un sapere consolidato,dei diritti autonomi della Natura, della comunità globale di vita, di qualcosa di "reale" oltre all'afflato poetico del "Cantico delle Creature"?
La terra è la nostra Madre, l'energia cosmica, la Natura. Noi le apparteniamo, non lei appartiene a noi.
Gli esseri umani non sono solo abitanti del Pianeta Terra, ma membri di un unico super-organismo vivente. Da qui il superamento dell' idea di Stato -nazione......
Si profila un percorso quasi inedito, esteso su terreni giuridici, sociali, politici che non possono non affascinarci. Tutte le specie viventi sono il risultato dell'evoluzione della vita della terra, quindi niente esclusioni, sopraffazioni....anche i "contenitori" - gli ecosistemi particolari che compongono gli ecosistemi globali- non devono essere messi a rischio. Così come la cittadinanza globale non deve appartenere a un singolo Stato "nazionale". Ci sarebbe da organizzare un seminario su queste enunciazioni, come sarebbe di primaria importanza soffermarsi sulle specie e sul ruolo che l'umanità continua a esercitare. Resta la distinzione tra le specie, che tutte insieme fanno parte della Natura, ma qui compare la responsabilità dell' essere umano , " custode" dell'equilibrio da salvaguardare...
" La Rete per l'Educazione alla terrestrità-RET " apre e scandaglia concetti ribaltati dopo secoli di storia e culture di paesi anche da noi lontani.
Come donne di WILPF, la nostra è una cultura della pace; da qui l'importanza per noi dello sviluppo dei diritti degli animali, delle piante, della Natura, ossia l'importanza del passaggio da una visione strettamente antropocentrica a una visione biocentrica includente la totalità degli esseri viventi.
Ma pace significa anche proibizione delle armi nucleari , quindi un invito agli Stati che ancora non hanno ratificato il TPAN ad alzare il capo dalla sudditanza alla NATO!
Sì , molto ci aspettiamo da questa complessa iniziativa, alla quale come associazione intendiamo offrire il nostro contributo .
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Senza memoria non c’è futuro – di Agnese Ginocchio
Partendo dai percorsi delle memoria storica dei 100 anni della grande guerra, abbiamo avviato con il Movimento per la Pace, il progetto della “Fiaccola della Pace” percorrendo a tappe tantissimi comuni della nostra terra campana (e non solo)insieme ai giovani alunni delle scuole che hanno aderito al progetto e agli Enti locali, piantumando infine “l’Albero della Pace, della Giustizia e di Madre Terra”, il monumento vivo sempreverde simbolo della vita che mai muore, in memoria dei 100 anni della grande guerra e dedicato a “tutti i caduti e alle vittime delle guerre, stragi, attentati, terrorismo, criminalità, violenze e mafie”, dai 100 anni ad oggi. L’Albero della Pace ci ricorda inoltre l’impegno di coltivare e di custodire ogni giorno il Creato con le nostre azioni e ci interroga a scegliere da che parte stare. Il pianeta in questo momento è fortemente in crisi a causa dell’inquinamento generato dalle mani e dalle scelte scellerate dell’uomo. Occorre urgentemente cambiare i nostri stili di vita prima che sia troppo tardi. Le guerre generano devastazione, distruzione, deforestazione e desertificazione perché distruggono ogni risorsa vitale necessaria e fondamentale per l’equilibrio dell’ecosistema ed il sostentamento umano. Le malattie invece sono il frutto dello squilibrio, delle violenze e degli abusi dell’uomo sulla Natura. Oggi dobbiamo fare i conti con il Covid; questa pandemia è un monito per tutti, un chiaro messaggio che la Madre Terra ci sta lanciando esortandoci a fare una urgente inversione di rotta prima che sia troppo tardi, altrimenti arriverà peggio e per l’uomo non ci sarà più tempo( scampo). I problemi vanno risolti alla radice. Occorre cambiare i programmi politici e gli stili di vita di ciascuno. I governi dirottino tutte le risorse a disposizione in favore di programmi ecosostenibili e promuovere politiche di Pace e di Salvaguardia del Creato sensibilizzando l’educazione al rispetto verso la Madre Terra e le creature che vi abitano. Bisogna smettere di investire in armi e sostenere le industrie militari. Ingenti somme di denaro pubblico sottratte per le vere emergenze del paese, tra queste:
-la Sanità pubblica; in questo momento di emergenza pandemia si trova allo sfascio ed è allo strenuo delle forze;
- le scuole; il pericolo di contagio ha privato i giovani del contatto umano, necessario per l’esercizio educativo e la socializzazione, che attraverso la piattaforma internet non è assolutamente possibile realizzare, ma anzi rappresenta un pericolo perché ci allontana sempre più dalle
- i piccoli imprenditori; senza il commercio locale che aiuta a mantenere viva la memoria e la storia delle comunità ci avviamo a un precoce stato di svuotamento della memoria e quindi della perdita delle nostre radici, oltre a ciò la crisi che sta colpendo i comparti commerciali e le piccole aziende sta creando il fenomeno dello spopolamento per assenza di lavoro e di sicurezza per i giovani.
Eppure abbiamo un patrimonio immenso che ci è stato donato in custodia, non lasciamocelo sfuggire per le nostre scelte egoiste ed irresponsabili.
“E’ tempo di pensare, di agire con coscienza e di scegliere da che parte stare..( parafrasando il mio ultimo brano)..”.
E’ tempo di riappacificarci con la nostra Madre Terra, in collera verso l’uomo per i maltrattamenti che ha subito, E’ tempo di fare Pace con il Creato, con le creature che vi abitano e con l’umanità in cammino. E’ Tempo di cura, è tempo di Pace.
E scomparirà ogni male dalla faccia della terra…
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UN MONDO SENZA NUCLEARE E’UN PASSO VERSO IL NUOVO UMANESIMO DELLA TERRESTRITA’
Di Oliviero Sorbini, federazione dei media ambientalisti, tra i fondatori di Accademia Kronos
Hanno dubbi. Lo ritengono impossibile. Abbiamo dubbi. Sappiamo che un mondo senza nucleare non è un obiettivo facilmente raggiungibile. Nella storia dell’uomo le tecnologie militari non sono mai state abbandonate se non per sostituirle con altre più efficienti. Alcuni autorevoli analisti sono sicuri che i paesi che appartengono oggi al club nucleare rimarrebbero mobilitati per ricostruire in tutta fretta i loro arsenali. Con susseguenti ancora maggiori rischi di errore.
La conclusione di molti è che gli abolizionisti del nucleare siano solo degli inutili sognatori.
Ma, a maggior ragione, nella consapevolezza delle difficoltà, è giusto mettere dalla parte dell’illegalità internazionale gli armamenti nucleari e ci si augura tutta la tecnologia nucleare.
Autorevoli personalità, che per il loro ruolo, hanno contezza del pericolo nucleare non hanno esitato ad esprimersi apertamente. In occasione della Conferenza dell’Onu per poter eliminare totalmente le armi nucleari, nel marzo 2017, papa Francesco concluse il suo messaggio con queste parole: “Un mondo senza armi nucleari è un obiettivo di lungo periodo estremamente complesso, ma non è al di fuori della nostra portata”. E Obama aveva dichiarato: “Non sono un ingenuo. L’obiettivo non sarà raggiunto in poco tempo e probabilmente non nel corso della mia vita. Ma dobbiamo non credere a chi ci dice che il mondo non possa cambiare. Possiamo farlo”. Perfino alcuni statisti americani quali George P. Schulz e Henry Kissinger, ex segretari di Stato, William J. Perry, ex segretario della Difesa e il senatore Sam Nunn diedero vita nel 2007 al Nuclear Security Project, un progetto per un’immediata riduzione degli armamenti nucleari con lo scopo finale della loro totale abolizione. Non proprio degli ingenui.
Hanno dubbi. Abbiamo dubbi, ma dobbiamo farlo. Le armi nucleari devono essere rese illegali nel codice internazionale e nella legislazione di tutti i paesi del mondo. E’il primo indispensabile passo verso un nuovo umanesimo. Abbiamo bisogno di una cultura orientata alla salvezza della nostra specie allo stesso modo ed allo stesso tempo in cui salviamo l’ecosistema che ci ha originati. E’quanto propone la “terrestrità” che, come concetto, può diventare, a mio avviso, la stella polare per una nuova internazionale dei movimenti alternativi. Mi riferisco ai movimenti impegnati per il disarmo nucleare, ma soprattutto alle lotte per il contrasto al cambiamento climatico, che devono riuscire a convergere a livello globale per costruire e costituire, appunto, l’assetto di un nuovo diritto internazionale.
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“E tu dammi i tuoi occhi per volare ancora”
... gli sguardi della Terrestrita’...
di Renato Franchi e Gianfranco D’Adda...
Guerre, macerie, morte, distruzione, sete di potere, violenza, Inganno, sfruttamento queste sono le prime immagini che ci arrivano davanti agli occhi, quando pensiamo e osserviamo la bellezza devastata e massacrata della madre terra, la meraviglia e l’immensità del mondo, la grandezza degli oceani, l’imponenza fiera dei ghiacciai, tutte le meraviglie dei colori della natura nel passaggio lento e inesorabile delle stagioni.
Quando si guardano i campi di grano brillare al sole d’estate, i fiori di un campo colorare la primavera, la neve sulle alte cime, le bellezze naturali che la terra ci offre ad ogni risveglio, l’aria che respiriamo in ogni attimo delgiorno, non ci riesce di capire l’indifferenza e la malvagità che donne e uomini hanno nei confronti della terra che ci ospita ….la terra il bene primario del nostro passaggio di tempo! In questa insopportabile indiferrenza per la Terrestrità, bbiamo dimenticato la cultura del rispetto per la natura; è prevalso lo sfruttamento feroce e senza scupoli dei beni della terra, per la sete di ricchezza selvaggia e diseguale, in nome della modernità si sono attuate folli politiche distruttive, uno sviluppo dissipativo e non sostenibile.
Abbiamo dimenticato la regola semplice della riconoscenza all’ospitalità, quell’attenzione preziosa è doverosa di qualcosa che non è di nostra proprietà per la quale è indispensabile una maggiore educazione culturale e un più attento comportamento, esattamente come quando si è invitati nella casa di un amico, di un conoscente che ti ospita per un saluto, per un caffè, una chiaccherata, per offrirti una cena, per darti un letto o l’ospitalità per una notte! Sempre in questi frangenti dell’amicizia a cui oltre un doveroso ringraziamento, va il massimo dell’attenzione per il semplice asciugamano datoci per lavare il viso, per gli oggetti del suo arredamento , per tutte quelle piccole cose che sono importanti e preziose, per quella casa che non è la nostra, come la terra su cui camminiamo, per quell’amico, …che come la terra è amica di chi la rispetta e la tratta nella giusta maniera, senza guerra, avvelenamenti tossici, disboscamenti, distruzione delle aree verdi. La tutela della terrestrita’ che ci ospita e come quall’asgiugamano che ti ha lavato il viso, non lo vorresti sporco e inquinato , ma sempre lindo e profumato, non è solo un fatto di educazione che sarebbe il minimo,soggettivo, ma è la forma obbligata del rispetto!
Terrestrita’ un’aggettivazione neologistica, è una parola, piena di significati straordinari!!!
La terra non è in vendita, non è mia, non è tua, la terra e della terra, non ha rogiti notarili da firmare! Semplicemente va rispettata come l’asciugamano nella casa del nostro amico, che non è casa nostra!!
Riflettendo con Gianfranco D’Adda durante una session di registrazione del nostro nuovo progetto discografico.... Penne e Calamai .per trovare un pensiero, una metafora un senso per questo breve articolo. .. non sappiamo il perché ma da musicisti , abbiamo pensato alle parole di Fiume Sand Creek, una bella canzone di Massimo Bubola e Fabrizio de Andrè, la frase cita cosi ... quella musica distante, divento sempre più forte... qui la musica non è ritmo o melodia ma è un presagio di morte …gli autori sottolineano il rumore della cavalleria nordista, guidata da un generale con gli occhi turchini e la giacca uguale che vigliaccamente sterminerà donne, anziani e bambini del villaggio indiano approfittando del fatto che gli uomini era lontani per la caccia al bisonte!!
Questa canzone ricorda la strage e la lotta dei nativi americani, degli Indios dell’Amazzonia e di tutti quelli costretti a vivere nelle riserve di tutto il mondo, che lottano per difendere la terra, il luogo dove sono nati! Ma ecco che la mano assassina e folle arriva con il volto della distruzione per impadronirsi della loro terra ! Ma la terra e della terra e non degli usurpatori e assassini …ecco questo ci sembra un esempio del bisogno di una parola forte, da difendere, come Terrestrità.
Da questa canzone e capibile il gesto forte e deciso di Fabrizio De Andrè, che rifiutò e contestò a suo tempo i festeggiamenti e le lodi a Cristoforo Colombi per la scoperta dell’America. Forse inconsciamente anche Faber con quel gesto di rifiuto , si era schierato dalla parte di chi lottava e lotta per confermare il diritto della Terrestrità!
Alla meraviglia degli orizzonti, per le bellezze del mondo e dell’amore, abbiamo scritto una canzone per il nuovo album, che implicitamente sfiora il tema della terrestrità , un umile invito a rispettare le piccole cose che il mondo, la terra , la casa in cui noi abitiamo che ha solo bisogno d’amore, rispetto protezione per l’ospitalità discreta e gentile che ogni volta che spunta il sole, cade la pioggia e la neve, la notte ci regala !
I Tuoi Occhi
by Renato Franchi
L’ha mai visto il sole, che si accende al mattino
la luna tra le nuvole, un’aquila in volo
L’ha mai visto il colore, di un sasso nella strada
un campo baciato dalla pioggia e dalla rugiada
Ma non lo senti nell’aria, il profumo di un fiore
l’azzurro infinito, del cielo e del mare
E tu dammi i tuoi occhi, per sognare ancora
che dopo l’inverno, verrà primavera
L’ha mai visto il tramonto, che accarezza le stelle
quando si accende il firmamento, con mille fiammelle
L’ha mai sentito il suono, la musica del vento
il canto delle foglie sugli alberi, la risata di un bimbo
Ascolta come batte, il tuo piccolo cuore
come immenso l’immenso, di questo nostro amore
E tu dammi i tuoi occhi, per sognare ancora
che dopo l’inverno, verrà primavera
Renato Franchi & Gianfranco D’Adda
… musicisti e sognatori del giorno…
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Nadia Scardeoni
In una fase storica molto complessa, in cui le priorità capitalistiche hanno messo in forte discussione i valori etici e le relazioni umane, si avverte l’esigenza di rimettere al centro la persona e la sua creatività. La fragilità, che tutti i Paesi hanno manifestato all’interno del settore culturale ed educativo, ha consentito di elaborare riflessioni fondamentali per donare una “nuova centralità” al ruolo della Cultura per lo sviluppo sostenibile dell’umanità. Infatti, senza la Cultura diventa veramente difficile elaborare prospettive future in grado di sviluppare politiche condivise e partecipate, non più affidate alla crescente individualizzazione.
Analizzando le realtà di diversi paesi del mondo, dall’estremo Oriente fino all’estremo Occidente, si avverte l’esigenza di attivare un nuovo “umanesimo”. Per questo è necessario che la Cultura entri a pieno titolo in tutta l’ideazione del nuovo e dell’innovazione, su cui è importante investire. Per fare tutto questo dobbiamo però iniziare dalle giovani generazioni e quindi a piantare semi per ottenere buoni frutti e quindi un ottimo raccolto nel prossimo futuro. Dobbiamo quindi saper progettare programmi educativi in grado di costruire un mondo migliore. Sulla base di queste premesse riconosciamo l’importanza della proposta di una RETE PER L’EDUCAZIONE ALLA TERRESTRITA’ e ci sforzeremo di contribuire al suo lavoro con i nostri progetti culturali rivolti principalmente a un target giovanile.
Ad esempio, il progetto "Reconnecting with your culture" si concretizza nel chiedere a bambini e ragazzi di presentare - con testo e/o disegno - ciò che considerano la loro eredità culturale: è questo lo strumento finale proposto per riversare alla Call internazionale la loro esperienza di intercettazione di beni culturali. Il progetto si propone di instillare nel cuore dei piccoli e dei giovanissimi la bellissima pratica ecumenica di ascoltarsi e rispettarsi, oltre ogni barriera linguistica, culturale e religiosa. Non mira a produrre una collezione “museale” di riferimenti locali, bensì una precisa offerta didattica, che sia fondativa di un modello relazionale strutturato sulla visione ecumenica nel condividere e valorizzare i beni reperiti. Pertanto, oltre la proposta di aderire al programma, è fondamentale offrire agli insegnanti che lo adottano supporti e riferimenti che siano utili per orientare gli allievi sull’attualità del dialogo ecumenico, per curare questo delicatissimo aspetto relazionale in linea con UNESCO “Initiative on Heritage of Religious Interest”.
E con il programma "Conosci il tuo patrimonio religioso", con un approfondimento che restringe il campo al patrimonio di interesse religioso, verrà usato lo stesso canale per arrivare ad una precisa offerta didattica ed a fondare lo stesso modello relazionale.
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DOPO IL TPAN, CON IL TPAN, PROMUOVIAMO A LIVELLO MONDIALE UN REFERENDUM DIGITALE ANTINUCLEARE
di Adriano Ciccioni, Ban the Bomb, XR Pace
In quanto cittadini del mondo preoccupati per il rischio mortale rappresentato dalle armi nucleari, proponiamo all'ONU e ai suoi governi costituenti un referendum globale sul disarmo nucleare, in sinergia con il percorso che ha portato al TPAN.
È, a nostro avviso, utile e opportuno che il percorso verso un disarmo efficace preveda un momento coinvolgente e partecipato, che attesti un consenso generale consapevole e convinto: lo strumento referendario può sostenerlo e garantirlo, questo percorso. Non stiamo pensando ad un'unica data di urne aperte nei vari Paesi del mondo, che porrebbe difficoltà tecniche e politiche insormontabili, ma ad una consultazione digitale globale, connessa e coordinata, per dare un chiaro indirizzo comune all'attività diplomatica dei governi. Vuoi il disarmo nucleare adesso? Vuoi l'abolizione non solo legale ma efficace delle armi nucleari? Approvi i negoziati internazionali per portare a tali risultati? Sono queste le domande da porre al voto dei miliardi di cittadini di ogni angolo del globo che frequentano il web. Sono interessi speciali (e separati) dei complessi militari-industriali e dei poteri ad essi commisti che per lo più ostacolano l'affermazione della volontà popolare: il rifiuto del confronto "atomico" è dato a larga maggioranza nei sondaggi anche nei paesi nuclearizzati. La nostra speranza è che l'esercizio universale, anche se solo simbolico, del più importante dei diritti politici, quello del voto, proponga anche un nuovo fondamento di legittimità e potere, per una democrazia internazionale, via di pace, via di continuità della vita, via di terrestrità.
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Mario di Padova – presidente della Lega Obiettori di coscienza (LOC)
Quando ragioniamo intorno all’emergenza sanitaria da Covid19 il nostro pensiero è che non dovremmo rifarci principalmente alle beghe geopolitiche, alla caccia all’untore cinese o americano, a chi starebbe meglio e furbescamente manovrando sporco per soggiogare il mondo. Dovremmo invece soffermarci e meditare sulle varie emergenze ecologiche, sull’intreccio tra emergenza climatica e nucleare nel loro rapporto con la disuguaglianza sociale. Tutte queste emergenze sono, a nostro parere, radicate in un modello sociale guidato da una visione del mondo meccanicistica, militaristica, antropocentrica in cui l’essere umano si colloca da dominatore separato rispetto alla comunità dei viventi e in cui si persegue una accumulazione senza limiti di potere e di ricchezza.
Le infezioni passano dagli animali all’uomo perché devastiamo e distruggiamo l’habitat delle specie selvatiche, sconvolgendo l’equilibrio tra gli animali e i micro-organismi come i batteri e i virus.
La stabilità ecologica globale del pianeta: questa è la condizione che dobbiamo ripristinare se vogliamo veramente uscire anche dall’emergenza sanitaria contrapponendo alla globalizzazione, appunto, la terrestrità che ci viene proposta dai Disarmisti esigenti come riferimento per un lavoro politico-culturale globale. Che crediamo significhi comunicazione universale ma ritorno al locale delle attività produttive e di consumo rese ecologicamente compatibili: in questo modo si tutelerebbe la salute e di ridurrebbe l’impronta ecologica lasciando spazio alla diversità di specie, culture ed economie.
Si pensi al solo settore agro-alimentare come lo inquadra l’ecofemminista Vandana Shiva e a come lei proponga delle soluzioni all’insegna del rispetto della Madre Terra, cui l’uomo deve riconoscersi appartenente: “La crisi del coronavirus deve diventare l’occasione per fermare i processi che minano la nostra salute e quella del pianeta e per avviare invece un processo che le rigeneri entrambe”. (Vandana Shiva sul Manifesto del 26 marzo 2020: Sistema malato, la lezione del coronavirus). E’ quanto come campagna di obiezione alle spese militari (www.osmdpn.it e www.osmdpn.net) ci sembra giusto sottoporre alla riflessione dei nostri aderenti, convinti che disarmo, ecologia e giustizia sociale siano un’unica lotta internazionale. In questa lotta ci sembra strategico proporre un concetto di sicurezza e di difesa basata sulla forza dell’unione popolare, oltre i ristretti nazionalismi che edificano i militarismi. La campagna per l'obiezione alle spese militari (OSM), di cui la LOC è tra i promotori, fu lanciata in Italia per la prima volta nel 1982 nel periodo della installazione di missili nucleari Cruise nella base siciliana di Comiso. Era il primo tentativo di avviare in Italia forme, appunto, di difesa popolare non violenta (DPN). Essa ha come obiettivo centrale la cosiddetta opzione fiscale: la possibilità di “pagare per la pace anziché per la guerra”. Come? Avendo la possibilità di destinare a fini costruttivi, ed in primo luogo alla difesa nonviolenta, di cui il servizio civile dovrebbe essere pilastro, quella quota di tasse che lo Stato destina all'acquisto e all'ammodernamento dei propri armamenti e al mantenimento del sistema di difesa armato. La campagna OSM gestisce un fondo nazionale su cui possono essere versate le somme degli "obiettori" (essenzialmente versamenti simbolici a progetti di pace). Le somme vengono destinate ad iniziative e progetti di promozione della nonviolenza. Uno di questi è il Centro di documentazione MILLE LIBRI PER LA PACE, operante nella nostra sede storica di via Pichi a Milano. Una iniziativa che volentieri mettiamo a disposizione della RETE PER L’EDUCAZIONE ALLA TERRESTRITA’.
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Pola Natali Cassola – Presidente della Lega per il disarmo unilaterale (LDU)
Carlo Cassola, il grande scrittore partigiano che osò, ne “La ragazza di Bube”, trattare anche i lati grigi della Resistenza, è stato il “padre” del disarmo unilaterale in Italia, come idea e come campagna politica. Ed anche come organizzazione: la Lega per il disarmo unilaterale che ancora oggi promuove l’obiezione fiscale alle spese militari. Il gesto “culturale” di questa idea di «fare il primo passo nella direzione giusta» fa ancora vivo tra noi Carlo Cassola. Di lui ci resta il suo insegnamento chiaro e forte, che va dritto al punto: ci ammonisce che il militare TUTTO è nocivo e che la guerra è la faccia violenta di una realtà violenta e che, se non la togliamo di mezzo, non potremo avviarci a cambiare la realtà presente che è, in gran parte, una realtà militare.
Le idee antimilitariste di Cassola – è la mia convinzione, la convinzione di tanti – sono già servite oggi a far nascere, in parte, altre idee sulle quali i pacifisti e i nonviolenti stanno lavorando. Una di queste è, mi pare, l’idea della difesa nonviolenta e dei corpi civili di pace, l’altra è liberarsi – come PRIORITA’ DELLE PRIORITA’ – dal rischio atomico.
Ed è giusto ricordarlo, Carlo, oggi che, su questi temi è la società civile che, pur ignorandolo, scende in campo in difesa della vita, messa in pericolo, ovunque sul pianeta, dalla violenza e dal militare. In special modo dal nucleare, che anche se spacciato per civile è essenzialmente in funzione militare.
Credo utile citare queste sue parole, tratte da «La rivoluzione disarmista», che mi appaiono oggi decisamente attuali: «Basterebbe che un solo popolo si ribellasse al ricatto della difesa (e della sovranità armata degli Stati nazionali – ndr) per mettere in crisi il militarismo dappertutto. Patriotticamente mi auguro che questo popolo più intelligente degli altri sia il mio. (….) Chi non capisce che è questo il terreno dello scontro decisivo tra progresso e reazione, tra civiltà e barbarie, è di destra, anche se si proclama di sinistra. In altre parole o la sinistra vince la battaglia per la pace o non avrà un’occasione di farsi valere, perché il mondo salterà in aria».
L’antimilitarismo e l’internazionalismo sostenuti da Cassola sono ancora una lotta attuale e saranno ancora di più la lotta di domani. Carlo, occorre ribadirlo, fu anche un pioniere della coscienza ecologica: al rischio della catastrofe ambientale, spesso intrecciata con quella nucleare, dedicò moltissime opere. Il completamento dell’internazionalismo umanitario con l’internazionalismo ecologico era del tutto coerente e connesso con le sue concezioni. Per questo, credo che sia giusto che noi, disarmisti, obiettori alle spese militari, amiche ed amici della nonviolenza, anche nel nome di Carlo Cassola, l’antimilitarista il cantore dell’esistenza comune, ma anche il difensore della vita della natura, si aderisca alla prospettiva culturale della terrestrità e alla rete per l’educazione che intende promuoverla.