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info: Alfonso Navarra, portavoce dei Disarmisti esigenti cell. 340-0736871
26 FEBBRAIO PER UNA EUROPA DI PACE
Si è svolto stamattina il
PRESIDIO DI CONTRIBUTO ALLA MOBILITAZIONE NAZIONALE PER FERMARE LA GUERRA IN UCRAINA
Organizzatori: Disarmisti esigenti, WILPF Italia, Energia felice, Mondo senza violenza e senza guerre, Lega obiettori di coscienza & partners
 
da segnalare l'adesione del Movimento cinque stelle, presente con deputati e consiglieri regionali

 

Si è condannata l'aggressione russa e richiesto alle Istituzioni internazionali, ed in particolare alla UE, di lavorare per una cessazione degli scontri con tutti i mezzi della diplomazia
In tutta Italia si sono svolte manifestazioni.
La nostra, di Milano, ha insistito in particolare sul ruolo da protagonista che deve essere assunto dall'Europa della decarbonizzazione e della denuclearizzazione: dopo la popolazione ucraina, la consideriamo la prima vittima della crisi (vedi documento allegato).
Riteniamo che la strada da intraprendere non sia quella di far deflagrare una nuova guerra fredda europea accanto al conflitto armato in Ucraina.
Dobbiamo sviluppare una cooperazione energetica ed economica nell'ottica del disarmo nucleare e  climatico: il nemico comune da sconfiggere è il "Generale Permafrost" in agguato!
A Milano ci siamo visti dalle 13:00 alle 15:00 in Piazzale Stazione di Porta Genova.
 
Nel corteo in cui siamo confluiti, che alle 15:00 e qualcosa è poi partito da piazzale Cadorna, con decine di migliaia di partecipanti (la comunità ucraina in massa), abbiamo registrato i linguaggi, i contenuti e i toni più diversi. 
Era, ad esempio, anche presente, in una marea di cartelloni, la richiesta di un blocco aereo da parte della NATO: in pratica, l'avvio della terza guerra mondiale.
Queste sono contraddizioni che dovrà sbrogliarsi il comitato contro la guerra.
Osserviamo che c'è una ampia volontà di pace da parte popolare, ma forse non sono chiare le strade per darle sbocco... 
Proponiamo, i principali organizzatori del presidio di Milano, la sottoscrizione online di un appello per "svegliare" gli europarlamentari:
https://www.petizioni.com/eurodeputatinonuke
Primi firmatari: Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Luciana Castellina, Eleonora Evi, Federico Butera, Guido Viale (e tant* altr*)

 

Sotto riportato il volantino che distribuiamo per il presidio indetto a Milano in data 26 febbraio 2022, in occasione della mobilitazione nazionale ecopacifista contro la guerra in Ucraina.
Iniziativa promossa da: Disarmisti esigenti, WILPF Italia, Energia Felice, Lega Obiettori di Coscienza, Mondo senza guerre e senza violenza
Ci riuniamo in piazzale Stazione di Porta Genova dalle ore 13:00 alle ore 15:00.
Invitiamo a partecipare con una bandiera della pace e con un cartellone recante uno slogan.
Molto gradite vignette che collegano il caro bollette ai venti di guerra pagati innanzitutto dai cittadini europei!
Dopo la popolazione ucraina, l'Europa, in termini molto concreti, è la prima vittima di una escalation bellica che va fermata subito!

Anche per questo motivo lanciamo con il 26 febbraio un documento per l'Europa di pace, pubblicato sotto, che riteniamo abbia una impostazione e dei contenuti assolutamente unici e qualificanti rispetto al panorama alquanto deludente di tanto pacifismo, lamentoso su sé stesso ma incapace di fare un minimo di revisione del proprio modo di pensare e di operare...

Concludono infine questa pagina le considerazioni del portavoce dei disarmisti esigenti sulla centralità strategica della questione energetica nella crisi ucraina.

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PER UNA EUROPA DI PACE
CRISI UCRAINA: LA GUERRA NON E' UNA SOLUZIONE!

Condanniamo l’invasione del Donbass

Siamo qui in questa piazza, parte attiva di una giornata di mobilitazione nazionale, per fare sentire la voce popolare che - ne siamo convinti - non vuole l'escalation bellica cui stiamo assistendo in Ucraina: una tensione violenta che ha subito una accelerazione per la decisione di Putin (la condanniamo senza ambiguità!), di stracciare gli accordi di Minsk e mandare truppe nelle Repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk.

Siamo preoccupati per i pericoli di guerra nucleare sullo sfondo

Il riconoscimento del Donbass all’insegna del “prima i russi” costituisce un oggettivo impedimento alla possibilità di sempre auspicabili soluzioni diplomatiche alle contese in corso, contrassegnate anche da spargimenti di sangue. La presenza nell’arena di USA e Russia fa correre il pericolo che, se gli sciagurati giochi di potere sfuggono di mano, si arrivi al confronto nucleare anche per caso o per errore.

Non cerchiamo i “buoni” e i “cattivi” nella lunga catena di comportamenti sbagliati da parte di tutti

Questo al di là della lunga catena di atteggiamenti e gesti inconsulti, con vari gradi di responsabilità, che coinvolgono più attori, dagli USA alla NATO, dai Paesi UE al governo ucraino, tutti incapaci di fuoriuscire dalle logiche di potenza e di guerra. O, almeno, di fronteggiarle con credibili dinamiche di pace.

Non possiamo accettare le “sfere di influenza” di competenza di presunti “imperi”.  

E questo vale anche, forse oggi soprattutto, per la parte “occidentale”, con i suoi patti militari, cui non ci allineiamo poiché è arrivato il momento della “terrestrità”, di pensare a un mondo che non sia più divisibile, nemmeno metaforicamente, e quindi soprattutto culturalmente e politicamente, per i quattro punti cardinali dell’Ovest e dell’Est, del Nord e del Sud.

Non possiamo accettare che le controversie internazionali siano risolte con mezzi militari.

Dobbiamo continuare a lavorare, con gli strumenti della mobilitazione di base, per evitare ulteriori escalation che avrebbero conseguenze funeste per il mondo, ma soprattutto per l’Europa: sviluppi negativi sia dal punto di vista di evoluzioni geopolitiche progressive verso una realtà multipolare fondata sulla forza del diritto; sia di una transizione energetica orientata alla soluzione della crisi climatica. Senza trascurare il fatto che i venti di guerra stanno già adesso producendo una crisi economica pagata dalle realtà produttive e dai ceti popolari grazie al caro bollette determinato in modo decisivo dalle restrizioni nell’approvvigionamento del gas russo.

Vogliamo la pace con la Natura e quindi la nonviolenza tra le donne e gli uomini.

Il manifestarsi di logiche di guerra più o meno fredda o calda è sempre una sconfitta per l’umanità e gli sforzi per la costruzione di paci locali e globali, con la cultura e i metodi della nonviolenza attiva, non vanno mai dismessi. Papa Francesco è una autorità morale che dovrebbe essere più ascoltata su questo punto, espresso in particolare nell’enciclica “Laudato Si’”. C’è un bene globale comune, la salvaguardia dell’ecosistema planetario, che andrebbe perseguito, aggiungiamo noi, come “pace con la Natura” quale condizione per una pace stabile e duratura tra le società umane: non c’è giustizia senza pace!

Una Europa dall’Atlantico agli Urali che cooperi per l’equa prosperità nell’ecosviluppo.

Quello che, in buona sostanza, sollecitiamo dal basso è un ruolo protagonista della UE, sotto l'egida ONU, per ottenere un accordo politico negoziato che faccia rientrare in gioco gli accordi di Minsk aprendo allo stesso tempo negoziati più ampi per denuclearizzazione, smilitarizzazione e decarbonizzazione a livello continentale.

L’Italia faccia la sua parte nella crisi per l’Europa di pace, non allineata e orientata sulla neutralità attiva.

Al nostro governo chiediamo che, svincolandosi dalla subalternità verso la NATO, insista a cercare una soluzione diplomatica alla crisi e, anche memore del nostro dettato costituzionale, non si avventuri in una partecipazione militare al conflitto, da cui rischia di non potere tornare indietro.

Info: Alfonso Navarra c/o LOC, via Mario Pichi, 1 – 20149 Milano

alfiononuke@gmail.com - cell. 340-0736871

Andrea Bulgarini c/0 SPAZIO FOPPETTE, via Foppette 2 – 20144 Milano

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Questo documento che pubblichiamo per l’”Europa di pace” e sui suoi presupposti valoriali e strategici è la base politica su cui manifestiamo con i nostri partners (WILPF Italia, Mondo senza violenze e senza guerra, Energia felice, etc.), il 26 febbraio a Milano, dalle ore 13:00 alle ore 15:00, in piazza Stazione di Porta Genova.

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da parte di Alfonso Navarra

portavoce dei Disarmisti esigenti

Care e cari, con le vostre modifiche e integrazioni lanciamo questo documento per l'occasione della giornata del 26 febbraio. 

Ecco adesso, dopo l’invasione russa del Donbass, la QUARTA versione (22 febbraio 2022) che, oltre a comprendere spunti forniti dalla elaborazione di “Un ponte per…”, riportata da un articolo apparso su “Repubblica”, propone per l’Italia un impegno sulle politiche energetiche rinnovabili contro il caro energia.

Ecco i punti qualificanti e caratterizzanti, che rendono il documento UNICO (scommetto - e spero - in senso positivo) nel panorama politico attuale:

1-    l’Europa protagonista, indipendente, attiva di fatto contro le logiche di guerra fredda, proiettata sulla verità che “non c’è giustizia senza pace con la Natura” (dimenticare di citare l’Europa o concentrarsi su “fuori l’Italia dalla NATO” – cioè oltretutto entrare nella “trappola della torre” tra americani e russi – significa comportarsi in modo analogo a Legambiente il 12 febbraio: stava dimenticando il nucleare e i referendum!)

2-    memori che è sulla rampa di lancio la questione del ritorno degli euromissili, la denuclearizzazione come grimaldello per sciogliere la NATO (i Patti militari sono contestati in generale perché contrari agli statuti e allo spirito dell’ONU, nata dal trauma del secondo conflitto mondiale e organizzata ufficialmente per l’obiettivo del disarmo generale)

3-    la considerazione dell’aspetto energetico e climatico anche per entrare in sintonia con le preoccupazioni popolari per la fine del mese. Non dobbiamo ripetere l’errore degli FFF (e degli ambientalisti in genere) che hanno dimenticato di collegare la pandemia alla distruzione degli habitat nella propaganda pubblica. Oggi, ad esempio, Berlusconi è su un titolone de “il Giornale” a proporre il nucleare contro il caro bollette. Noi dovremmo, al contrario, lavorare sull’opinione pubblica (scontando l’handicap della stampa contro) per proporre energie di pace contro la crisi economica. La distensione in Ucraina, grazie anche alla collaborazione energetica con la Russia, è condizione per dirigerci verso uno sviluppo più equo, garantendo reddito e occupazione.

4-    Il ruolo delle donne - dalla WILPF traiamo appunto il testo base di partenza - che ci viene sempre richiamato dalla ONG femminista quali animatrici trainanti la mediazione nonviolenta dei conflitti

Sull’invasione russa del Donbass, da condannare senza se e senza ma, si veda il comunicato riportato prima del presente testo.

La sua (del comunicato) logica è quella di non arrendersi alle derive belliche e di continuare a proporre alternative all’uso dello strumento militare per affrontare contenziosi.

L’esempio di Cuba va richiamato ma non esaltato come modello. Bisogna tener conto dei legittimi interessi di sicurezza delle controparti, ma questo succede in modo più efficace se si riesce a incardinare una nozione di bene comune che supera l’interesse particolare.

E’ comunque decisiva, da parte di chi si proclama pacifista e vuole mediare per la pace, la capacità di parlare super partes, da “non allineati”.

Alfonso Navarra - portavoce dei disarmisti esigenti

Documento - E' necessario ridurre l'escalation del conflitto in Ucraina

L’Europa deve assumere il ruolo di protagonista del dialogo e dei negoziati per la pace nella regione e nello spazio continentale

Noi, Disarmisti esigenti, WILPF Italia, Energia felice, Mondo senza violenza e senza guerre (eventualmente altri), insieme ad altre organizzazioni pacifiste e ecologiste, difensori dei diritti umani e costruttori di pace, riguardo al conflitto armato in corso in Ucraina siamo molto preoccupati per il ruolo quasi assente dell’Europa e dei paesi europei: occorrerebbe l’intervento di un soggetto che avesse un interesse vitale a promuovere una soluzione pacifica e diplomatica , mentre imperversano altri attori esterni per uno suo sviluppo sempre più militarizzato ed allargato.

Rilasciamo questa dichiarazione aperta per invitare i governi in Europa, i parlamentari dell’UE, la Commissione europea, a prendere provvedimenti immediati per ridurre e smilitarizzare il conflitto e ad impegnarsi diplomaticamente in colloqui di pace e sicurezza a lungo termine con tutte le parti interessate coinvolte, a partire dai paesi e dalle regioni confinanti.

L’Unione europea in primis, senza delegare a USA e Russia, dovrebbe operare fattivamente per far abbassare la tensione, creare canali di dialogo, assumere iniziative forti che avvicinino i popoli e consentano una soluzione negoziata e giusta della crisi: questo significa rappresentare attivamente la collocazione in una posizione non allineata rispetto alla ricomparsa di logiche da Guerra fredda da relegare negli archivi della Storia.

Non siamo disposti ad accettare le continue minacce di interventi militari, gli interventi militari stessi, e la retorica incendiaria su accadimenti allarmanti, da qualsiasi parte provengano (USA, NATO, Russia, governo ucraino), come una “normalità”: al rischio che allarmi e gesti di guerra funzionino come possibili inneschi di deflagrazioni ancora più massicce, si aggiunge l’aumento certo della instabilità in una situazione (economica e psicosociale) già molto fragile per le popolazioni; e particolarmente difficile per le donne.

Sospettiamo che dietro il richiamo ai grandi principi sull’autodeterminazione delle nazioni e dei popoli si nascondano interessi ben più ristretti a controllare la vendita del gas e a lucrare su di essa. Le tensioni in corso e le difficoltà di approvvigionamento già le stanno pagando le economie e le popolazioni, principalmente in Europa, con i prezzi dell’energia che si sono impennati e con inflazione e disoccupazione che vanno crescendo fin da adesso. Figuriamoci dovessero scattare le sanzioni e le controsanzioni che sono state poste sul tappeto: il crollo economico che ne scaturirebbe non solo vanificherebbe ogni sforzo di ripresa dalla pandemia (che pare stiamo superando), ma creerebbe condizioni di povertà generalizzate!

Per non parlare dell’incubo di operazioni militari che, magari partite con scopi limitati, persino per errore o per caso possono accendere derive incontrollabili. Un’escalation armata in Europa dev’essere evitata con ogni mezzo pacifico a disposizione secondo gli obblighi del diritto internazionale soprattutto in considerazione del fatto che a fronteggiarsi sono Stati dotati di arsenali nucleari dislocati anche sul territorio europeo.

Quest’ultima circostanza è estremamente preoccupante poiché fa sì che le basi in Germania, Olanda, Belgio e Italia siano tra gli obiettivi di eventuali nuclear strike russi e, d’altra parte, potrebbero implicare la partecipazione attiva di personale militare in bombardamenti con armi nucleari (da considerare in ogni circostanza contrari al diritto internazionale).

La deterrenza, la crescente presenza militare e l’autoritarismo non sono in grado di risolvere i conflitti. Il rischio di nuove linee di divisione (retaggio dei tempi della guerra fredda) sta già ora indebolendo la necessaria coesione in Europa e la speranza in un suo destino, sia detto senza retorica, di promotrice della pace della società umana con la Natura, quindi della pace universale tra gli esseri umani.

Siamo ansiosi di vedere i risultati politici: uno è disarmo e smilitarizzazione, un altro è collaborazione energetica per la conversione ecologica, un altro ancora è ridefinizione della sicurezza – intesa come una complessa sicurezza umana/genuina – e, ultimo ma non meno importante, la partecipazione equa e significativa delle donne a tutti i livelli di negoziazione e processi decisionali nello spirito dell’attuazione dell’UNSCR 1325 a tutti i livelli.

I nazionalismi hanno già portato l’Europa alla triplice tragedia di confronti che hanno messo i popoli l’uno contro l’altro armati (la Prima guerra mondiale del 1914-19, la Seconda guerra mondiale del 1939-45, la terza come Guerra fredda).

Riteniamo i Patti militari una minaccia alla sicurezza dei popoli. Già oggi il clima di guerra fredda imposta nel nostro continente dalla contrapposizione NATO-Russia ha fatto raddoppiare la spesa per armamenti, sottraendo preziose risorse alla lotta alle diseguaglianze, alle malattie, alla povertà e ad una vera conversione ecologica dell’economia. Alla logica di potenza dei blocchi vogliamo che si sostituisca il concetto della sicurezza condivisa, con un rilancio delle Nazioni Unite e dell’OSCE come fautori principali della sicurezza e della cooperazione comune.

LE NOSTRE RICHIESTE A TUTTI I GOVERNI IN EUROPA e ALLE ISTITUZIONI MULTILATERALI

Per ridurre l’escalation del conflitto e garantire la pace e la sicurezza in Ucraina e in Europa:

1• Attivare i canali diplomatici coinvolgendo il segretario generale dell’ONU e mobilitando innanzitutto la Commissione europea (Mr PESC Borrell) perché promuova con assoluta urgenza i negoziati volti a trovare una soluzione pacifica alla controversia che ormai da mesi tende a inasprirsi e che è precipitata con l’invasione russa del Donbass.

Un’ipotesi che ci permettiamo di suggerire è un “formato Normandia”, per così dire, “aumentato”. Un tavolo presieduto dal segretario generale dell’ONU Guterrez e a cui siedano UE, Germania, Francia, Russia e Ucraina con USA e NATO come osservatori. Stante il presupposto che “un ingresso della Ucraina nella NATO non è all’ordine del giorno” (dichiarazione sia di Scholz che di Macron, che potrebbe essere fatta propria anche da Draghi),  una base possibile per un accordo sarebbe l’implementazione di Minsk (autonomia delle due province del Donbass), l’offerta di collaborazione energetica sia a russi che ucraini con finalità di conversione ecologica (rispetto degli accordi di Parigi sul clima), l’avvio di negoziati per la denuclearizzazione che potrebbero includere una fascia libera dalle armi nucleari anche per evitare il ritorno dei cosiddetti “euromissili”, reso possibile dalla disdetta del Trattato INF del 1987.

Minsk II va ribadita e la Russia deve fare marcia indietro rispetto al riconoscimento delle Repubbliche separatiste ed alla occupazione militare che viola tale accordo. Questo risulterà tanto più fattibile e valido quanto più se parallelamente saranno aperti negoziati sullo statuto delle comunità russofone nei Paesi dell’Est: particolarmente (oltre ovviamente in Ucraina) nei Paesi baltici, soprattutto Estonia e Lettonia dove circa un terzo della popolazione è russofona e formata in maggioranza da cittadini senza più alcuna nazionalità! (cioè delle vere “bombe a scoppio ritardato”!)

2• È evidente che un grave gesto quale quello della invasione militare del Donbass va sanzionato, ma le misure restrittive è bene che non siano autolesioniste e si caratterizzino per un carattere limitato per non porsi da ostacolo alla prospettiva centrale dei negoziati. Non ci sembra che vada in questa direzione il pacchetto sanzionatorio da parte UE che filtra dagli articoli di stampa.

3• Attuare gli impegni nei confronti dell’Agenda delle Nazioni Unite per le donne, la pace e la sicurezza (UNSCR 1325) che richiedono un ruolo sostanziale e significativo per la partecipazione delle donne ai negoziati e la leadership femminile per la prevenzione dei conflitti. Garantire che le donne di tutte le parti del conflitto siano invitate a mediare una risoluzione diplomatica del conflitto e un accordo per una pace duratura.

4• Riprendere l’idea dei vincitori del premio Nobel per la pace: “Abbiamo una proposta semplice per l’umanità: i governi di tutti gli Stati membri dell’ONU dovrebbero negoziare una riduzione congiunta delle loro spese militari del 2% ogni anno per cinque anni”.

Ed ecco anche le nostre richieste al governo italiano perché possa farsi credibilmente parte attiva di questo percorso, oltre la scontata condanna della invasione militare del Donbass e le sanzioni (graduali e moderate) che contro di essa devono essere attivate:

1• Dichiarare l’indisponibilità dell’Italia alla partecipazione al conflitto ritirando i militari oggi schierati nell’Europa orientale.

2• Formalizzare la propria contrarietà all’ulteriore estensione ad Est della NATO.

3• Avviare una nuova politica estera basata sul multilateralismo

4• Sviluppare, per il contrasto immediato al caro energia, una politica energetica strutturalmente pacifica di fuoriuscita dal gas allo stesso modo che dal nucleare e dal carbone: tassazione degli extraprofitti delle imprese (principalmente una compagnia di Stato come l'ENI), che hanno lucrato sugli aumenti stratosferici del gas e accelerare, anche attraverso un PNIEC adeguato, un modello del 100% da fonti rinnovabili.

Ai sindaci e alle sindache delle nostre città chiediamo infine di convocare in Italia i loro colleghi e colleghe delle città delle zone contese in Ucraina e in Russia e di chiedere ai sindaci e alle sindache delle altre città europee di convocare un summit di pace e di dialogo tra quei popoli. Solo costruendo ponti, mobilitando le coscienze ed unendo i popoli, lavorando sui problemi comuni dell'umanità, i signori della guerra potranno essere contrastati e fermati.

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Nota bene. Questa dichiarazione riprende, integra e aggiorna (anche sintetizzandolo) un documento di WILPF internazionale e si inserisce all’interno del percorso delle tre partite che DE+WILPF+partners hanno intrapreso per orientare su sbocchi di “pace verde”.

Nell’attuale congiuntura segnata dall’incombere della emergenza ecologica e dalla minaccia nucleare-militare, sentiamo di dover giocare e vincere tre “partite” tra loro collegate: una di carattere più nazionale, una di carattere direttamente europeo, una europea di carattere globale.

La partita nazionale è quella della riscrittura del PNIEC, la partita europea è quella della tassonomia UE, la partita globale è quella della soluzione della crisi geopolitica Ucraina, che è sostanzialmente un conflitto per il gas che può diventare guerra sul gas.

Queste “partite” non possiamo ignorarle perché sono già in corso ed hanno una evidente intima connessione. Rappresentano dimensioni e livelli di azione che vanno tenuti legati e concatenati logicamente e fattualmente.

La partita del PNIEC finirà in aprile stando ai tempi che ci chiede l’Europa.

La partita della tassonomia europea, in particolare sull’atto delegato che inserisce gas e nucleare tra le fonti sostenibili finanziabili, andrà a chiudersi al massimo nel luglio 2022, con un voto del PE.

La partita distensione sull’Ucraina ha scadenze meno definite, ma il primo obiettivo temporale è una de-escalation militare e l’avvio di negoziati per una tregua geopolitica che ponga le premesse di una solida architettura di pace europea. La de-escalation militare prima si verifica meglio è. Ed i negoziati devono vedere protagonista l’Europa in un modo più convincente e ambizioso che non quello che hanno fatto intravedere i tentativi finora compiuti da Macron e Scholz.

Ciò che rende queste tre “partite” un “campionato” unico è il destino dell’Europa inteso come spazio adeguato alla conversione ecologica, per nuovi assetti di pace e per l’avanzamento di diritti e di democrazia effettiva.

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LA CENTRALITA’ STRATEGICA DELLA QUESTIONE ENERGETICA NELLA CRISI UCRAINA

Alfonso Navarra – portavoce dei Disarmisti esigenti (25 febbraio 2022)

Nota bene: In questi appunti manca ancora la parte che deve sviluppare il perché Putin, con l'invasione dell'Ucraina, abbia invece deciso di recidere il possibile asse energetico ed economico con l'Europa ed assecondare una logica di potenza di corto respiro.  I fatti attestano che il suo regime di nazionalismo militaristico, di fondamentalismo ideologico panslavista, di demokratura allergica alle libertà e al diritto, sia più  ottuso e pericoloso di quanto non eravamo disposti ad immaginare...
 
 
Ho sentito in TV vari commentatori, ad esempio mercoledì notte (23 febbraio) Federico Rampini su Rai News 24 (ma non è il solo), sottolineare che Nord Stream 2, al momento bloccato sia da “strane” vicende burocratiche, sia adesso dall’annuncio esplicito del cancelliere Scholz dopo l’invasione russa dell’Ucraina, non c’entrerebbe affatto con l’aumento dei prezzi del gas perché non era e non è in funzione; quindi, non potrebbe influire su questo aspetto.
Ricordiamo che questo gasdotto ha una importanza strategica, raddoppia, aggirando il territorio ucraino, il gemello Nord Stream 1 già operativo da anni: insieme Nord Stream 1 e 2 possono portare fino a 110 miliardi di metri cubi di gas all’anno.
La tesi di Rampini, e di buona parte della stampa, non regge perché il mercato energetico, che vive di aspettative come tutti i mercati, considerava che il gasdotto sarebbe entrato in servizio a giugno 2022. (Si veda in proposito questo pezzo pubblicato sul sito della LUISS il 17 dicembre 2021: “Nord Stream 2: l’approvazione del gasdotto non arriverà prima del giugno 2022”. Al link: https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2021/12/17/nord-stream-2-lapprovazione-del-gasdotto-non-arrivera-giugno-2022/).
I contratti di compravendita “a termine”, distinti dai contratti “a pronti”, sono identificati dal fatto che la consegna del bene oggetto del contratto (il sottostante) e il pagamento del prezzo pattuito avvengono a una data futura prefissata e non nel momento in cui le due parti raggiungono d'accordo.
Ora questi contratti, detti anche “forward”, si erano adeguati contando su questa scadenza di giugno. Ma dopo l’annuncio di Scholz ecco che i prezzi del gas sono in generale subito saliti dell' 11% ; e per i forward del 23% (secondo Sergio Giraldo su LA VERITA' del 24 febbraio del 2022). In altri termini, è stato stimato che la notizia che NS2 non parta in tempi brevi – e forse addirittura non parta più – valga tra i 25 e i 30 euro a MWh su un prezzo del gas già alto e questa prospettiva si sta trasferendo sui prezzi dei contratti a termine.

"Berlino frena Nord Stream 2, Minsk minaccia: il prezzo del gas decolla")

Rampini e affini, in sostanza tentano di minimizzare l’impatto economico del blocco di NS2 perché, in questo in buona compagnia di gran parte del mondo ecopacifista, distratto e limitato nelle analisi, negano che si possa attribuire valenza strategica alla questione energetica, mentre andrebbe considerata proprio il cuore delle vicende cui stiamo assistendo, coperte da un polverone geopolitico in buona parte distraente sull’allargamento o meno della NATO.
L’asse energetico-economico tra Germania e Russia – questa è l’ipotesi da esaminare – è qualcosa di inaccettabile da parte di una superpotenza americana che vuole restare unico dominus globale e quindi senza concorrenti. È un’ipotesi che condivido con un importante editorialista del quotidiano Il Manifesto, Alberto Negri e che circola anche negli ambienti della rivista di geopolitica “LIMES”.
Washington, già allarmata dalla crescita veemente e aggressiva della Cina, vedrebbe un pericolo esistenziale per sé in questo legame organico che si stabilirebbe tra Berlino, la guida dell’Europa, e Mosca, a capo di una grande potenza militare presidiante uno spazio territoriale con enormi risorse.
La CEE, oggi UE, in un certo senso è stata, a ben guardare, un'invenzione americana. L’Europa unita dai commerci, favorita nel suo sorgere quale contrappeso rispetto all’URSS durante la Guerra fredda, si sarebbe dovuta ulteriormente sviluppare come braccio politico-economico supplementare rispetto a quello militare della NATO nel confronto con il Patto di Varsavia. Terminata quella fase oppositiva della Guerra fredda, l’Europa è cresciuta nella propria densità esistenziale, darsi appunto uno statuto di Unione oltre il semplice spazio di mercato, e iniziare un progressivo allargamento verso Est dopo la caduta del Muro di Berlino. Una dilatazione bene accolta e appoggiata dagli USA nella misura in cui coincideva con il parallelo processo di allargamento della NATO.
Ora vengo al nocciolo del mio ragionamento e vi prego di fare attenzione. Ritengo, con Alberto Negri, ma anche con la rivista “Limes”, che la questione NATO sia più una copertura che la sostanza del conflitto che si sta adesso squadernando con intensità drammatica e forte grancassa mediatica. Secondo la mia ipotesi l’allargamento all’Ucraina della NATO sarebbe un casus belli fondamentalmente fittizio e non solo perché “tecnicamente non all’ordine del giorno per molti anni”, come hanno ricordato Macron e Scholz. Il punto vero è che gli USA insistono sull’importanza strategica dell’Ucraina perché il loro obiettivo è evitare una liaison diretta tra Russia e Germania, a prescindere tra chi possa tra esse diventare il polo dominante (anche se temono che a prevalere alla fine possa essere la potenza militare russa su quella economica tedesca).
Dal punto di vista americano, caldeggiare l’importanza strategica dell’Ucraina, luogo di transito dei gasdotti dalla Siberia per l’Europa occidentale, è un modo per prospettare una Europa che sappia “stare al suo posto”, senza porre problemi all’ordine internazionale di cui gli USA devono restare il fulcro.
Da questo punto di vista i messaggi che sono lanciati ai leaders europei, ed in particolare tedeschi, sono chiarissimi: basta con l’Ostpolitik, non c’è spazio per le velleità di dare alla UE una seria autonomia strategica e politica, soprattutto se questo significa inglobare una Russia che Berlino, più o meno in alleanza con Parigi, probabilmente non riuscirebbe a controllare.
La questione Ucraina è quindi importantissima: da un punto di vista non ufficiale, bisogna essere consapevoli che è sul suo terreno che si gioca una partita che va al di là dell’immediato e riguarda il controllo e l’autonomia dell'intera Europa.
È quella che, come Disarmisti esigenti, abbiamo definito la “terza partita” (la prima è la riscrittura del piano energia e clima, la seconda la tassonomia senza gas e nucleare), in cui impegnare adesso le forze ecopacifiste italiane, nel campionato unico che si gioca, appunto, sul destino dell'Europa.
Ma, già che ci sono, ora vengo brevemente ad un altro abbaglio da parte ecopacifista, quella che porta a paragonare la crisi attuale a quella dei missili di Cuba.
Leggo ad esempio su Il MANIFESTO la solita domanda, questa volta avanzate da Giulio Marcon, in un articolo intitolato: “I venti di guerra della crisi ucraina e il bisogno di pacifismo”:
“Come avrebbero reagito gli Stati Uniti se il Canada avesse partecipato ad un’alleanza militare guidata da Putin? E d’altronde ancora ci ricordiamo come reagirono gli americani quando 60 anni fa i sovietici installarono I missili a Cuba. Si rischiò una nuova guerra mondiale”.
La risposta, in sintesi, è che questa domanda ha senso solo se si entra nella logica assurda della guerra nucleare che potrebbe essere combattuta e vinta con conflitti limitati e graduati, in una escalation programmata che può prevedere l’uso di vari tipi di armi, da campo di battaglia, tattiche, di teatro e per il confronto globale.
Una logica cui una persona dotata di buon senso, ancorata alla società degli uomini e non al risiko da caserma, non dovrebbe offrire il minimo appiglio, perché può avere un senso laddove vari corpi militari stiano litigando per ottenere stanziamenti ai loro progetti di guerra; nella vita reale invece dovremmo renderci conto che non porta differenza che un missile nucleare quale che sia per raggiungere una capitale ci metta cinque minuti oppure mezz’ora.
E lo dico da persona che da 40 anni studia queste strategie nucleari: ma per demistificarle, mica per prenderle sul serio!
L’unica differenza sostanziale accadrebbe se il comando e il controllo dei missili vengono attribuiti interamente all’intelligenza artificiale, che è il pericolo che adesso purtroppo corriamo. Questo sbocco infausto tanto più lo potremo evitare quanto più eviteremo, da pacifisti, di giocare al piccolo stratega rubando il mestiere ai generali: categoria che dovremmo volere mandare definitivamente in pensione…

La neutralità

considerazioni sulla crisi Ucraina di Antonia Sani - WILPF Italia

La posizione di Putin nell'opposizione alla Nato e sui confini con l'Ucraina ci riporta di colpo agli anni della "guerra fredda" , non tanto per l'allora dura separazione (soprattutto ideologica) tra paesi europei usciti dalle ceneri del dopoguerra col Patto di Varsavia, quanto per la decisa volontà del leader russo attuale di rimuovere l'ostacolo rappresentato dal potere degli USA/Alleanza Atlantica sul territorio europeo.

"I paesi dell'est da satelliti sovietici sono divenuti satelliti degli USA, preferendo la Nato all' U.E." (Sergio Romano). È questa un'osservazione fondamentale che ci fa capire la posizione di Putin rivolta in maniera felpata alla ricostituzione della grandezza dell' ex Unione Sovietica (ma non della sua ideologia), ora rappresentata in parte dall'insieme dei luoghi filorussi sul territorio euro-mediorientale...

I "satelliti" passano da Unione Sovietica a simpatie per la Nato piuttosto che per l'UE.

È una palla al piede per Putin ma anche per il Parlamento Italiano ed Europeo con la costituzione del gruppo di Visegrad, ostile al ricordo staliniano.

Ma gli Stati sono eredi- portatori di memorie e azioni tramandate nei decenni e oggi riproposte.

Vediamo Russia e USA: contrapposizione dei due mondi storicamente separati dalla guerra fredda, e da ideali opposti, oggi riaffiorati sul "nemico" storico .

Vediamo Russia e Cina, paesi amici legati da ideologie conquistate e tramandate, modificate, ma con un fondo comune e la via a un particolare capitalismo...

Il gas è oggi l'ago della bilancia. La Russia lo detiene e lo concede a mani larghe. L' Ucraina, porta d'accesso, non deve consentire l' ingresso della Nato alla frontiera con la Russia. Sarà una guerra? Scongiurata dalle mediazioni di Erdogan, Macron e Scholz?

La NATO, una modalità di intervento l'ha escogitata (ma in Ucraina c'è la spaccatura coi separatisti filorussi); una modalità furbesca l'ha trovata: la difesa del «diritto» dell'Ucraina di scegliersi i suoi alleati: in realtà sono soprattutto gli USA a spingere perché l’Ucraina entri nella NATO! Gli Stati UE si inchinano alla NATO una volta trovata la via, compreso l'aiuto alla Polonia...

Su tutto questo la Russia si barcamena assai bene.

Sventa ogni minaccia di guerra, ma resta punto fermo il rifiuto della NATO alla sua frontiera, barriera insormontabile per la Russia di Putin, un mondo dominato dagli USA e le sue alleanze, oggi indebolite dall'insufficiente presidenza Biden.

In realtà è soprattutto l’occidente (il complesso USA/NATO) a considerare la Russia e la Cina come nemici. La Cina in particolare non ha mai cercato di procurarsi delle colonie con la violenza a migliaia di kilometri di distanza delle sue frontiere.

POTREBBE scoppiare all'improvviso, dopo mesi di inviti alla Pace, la GUERRA tra popoli di diversi ideali e culture, ma appartenenti a due mondi storicamente «nemici».

info: Alfonso Navarra, portavoce dei Disarmisti esigenti cell. 340-0736871
 
12 FEBBRAIO MOBILITAZIONE NAZIONALE CONTRO LE BUFALE FOSSILI E NUCLEARI
Ci opponiamo al greenwashing nella tassonomia UE delle fonti "sostenibili" finanziabili: non un centesimo da parte nostra al rilancio del nucleare (principalmente) francese!
Per riscrivere il piano energia e clima nel senso della conversione ecologica: non ritorniamo all'atomo e fuoriusciamo al più presto dal gas così come abbiamo deciso di abbandonare il carbone!

Stiamo parlando di influire su decisioni che, globalmente, impattano quanto innumerevoli piccole opere locali (ad es. a Milano lo Stadio Meazza)! E che sono a nostra portata di mano, se sappiamo bene organizzare e concentrare le forze!
In tutta Italia si sono svolte manifestazioni (20 presidi) contro i progetti di nuove centrali a gas.
A Milano ci siamo visti dalle 13:00 alle 15:00 in Piazza Santa Maria delle Grazie.
Valutazione della ventina di partecipanti. "Forse, noi attivisti ecopacifisti, ce la facciamo a giocare le due "partite" (la tassonomia e il PNIEC - Piano nazionale integrato energia e clima) in modo collegato e a vincere il "campionato"!
E Magari riusciamo anche a lanciare un impegno perché la geopolitica attorno alla crisi Ucraina non costringa l'Europa schiacciata tra NATO e Russia a cercare alla rinfusa angosciose soluzioni fossili nell'emergenza energetica ed economica
".
Proponiamo, Disarmisti esigenti, WILPF Italia, Energia felice, Mondo senza violenza e senza guerre, Lega obiettori di coscienza & partners, principali organizzatori del presidio di Milano, la sottoscrizione online di un appello per "svegliare" gli europarlamentari:
https://www.petizioni.com/eurodeputatinonuke
Primi firmatari: Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Luciana Castellina, Eleonora Evi, Federico Butera, Guido Viale (e tant* altr*)
Un incontro on line si terrà oggi dalle ore 18:00 alle ore 20:00 e dovrebbe sfornare idee su come proseguire le campagne ecopacifiste che da tempo stiamo portando avanti:
Il link per partecipare con Google Meet
meet.google.com/jxr-egno-uhx

FERMIAMO LA GENERALIZZAZIONE DEL CONFLITTO IN UCRAINA. DIFENDIAMO, CON TRATTATIVE E ACCORDI DI PACE, LA SPERANZA DELL'EUROPA TRAINO DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA. COSTRUIAMO LE CONDIZIONI DI UNA CONVIVENZA LOCALE TRA UCRAINI FILOEUROPEI E UCRAINI FILORUSSI.

IL COMMENTO E LE PROPOSTE DI ALFONSO NAVARRA SEGRETARIO DELLA LEGA PER IL DISARMO UNILATERALE SULLA CRISI TRA USA RUSSIA NATO ED EUROPA CHE APRE IL 2022 (Fidenza 26 gennaio 2022 - ancora in fase di bozza da correggere)

Nella crisi ucraina uscire dalla logica di una Guerra fredda rediviva.  E costruire le condizioni di una pace anche locale nella sicurezza dei diritti.

Una guerra civile in Ucraina già c'è dal 2014

  • Vediamo i pacifisti italiani invocare «MAI PIU’ GUERRA IN EUROPA». Chissà come devono prendere queste parole i parenti dei circa 14.000 morti che hanno insanguinato Kiev e dintorni da quando, nel 2014, dopo la cacciata per rivolte di piazza dell’allora presidente filorusso Janukovic, Mosca si è ripresa invadendola la penisola di Crimea e sostenuto i movimenti separatisti nella regione del Donbass, in Ucraina orientale.
  • E questa natura sanguinosa di un conflitto armato in atto da anni andrebbe ricordata a tutte le anime belle che chiedono di «fermare la guerra» magari appendendo di nuovo le bandiere ai balconi. In realtà, data la situazione effettiva, la richiesta più vera e sentita (nel cuore dei pacifisti «specializzati» operanti in Italia) sarebbe quella non, come dovrebbe essere logico e congruo, di fare tornare la pace tra i poveri cittadini dell’ex Repubblica sovietica, ma di non allargare e generalizzare il conflitto armato in corso tra ucraini filorussi e ucraini filoeuropei.
  • La paura è su quella guerra generale che potrebbe coinvolgerci direttamente, perché quando gli altri muoiono per la guerra locale fuori dai riflettori mediatici si tende a non occuparsene…
  • Tutte le responsabilità della temuta deriva bellica generalizzata sono attribuite agli USA e alla NATO. Questa ultima viene bollata come «una alleanza che porta guerra e distruzione» mentre lo Stato russo è visto come un attore innocuo che pensa solo a difendersi dall’accerchiamento.

Tra USA e Russia il terzo che sta in mezzo è schiacciato

  • Ed il terzo, nella crisi Ucraina, a parte i poveri cittadini ucraini cui abbiamo accennato, è l’Europa, che nel nostro caso rappresenta il modello di «capitalismo sostenibile» spinto dalla Germania (non è cosa da poco l’uscita dal nucleare, basti solo pensare a quanto non sta facendo il Giappone che pure ha subito Fukushima)
  • Per vedere questa situazione, e quindi poter proporre dei rimedi efficaci, occorrono delle lenti interpretative che non si rifacciano al «luogocomunismo», sia atlantico e neoliberista, sia della «sinistra sinistrata» messa sul banco degli imputati dall’ultimo numero (gennaio 2022) di Le Monde Diplomatique
  • Delle lenti che non guardino la realtà geopolitica dal punto di vista della centralità americana (come «buoni» o come «cattivi» del mondo) e che non considerino la transizione ecologica dell’economia di mercato come un ossimoro: perché l’economia si svolge sempre entro una sovrastruttura giuridica

L’Europa sta soffrendo

  • La tensione in corso sta creando una crisi energetica.
  • La spirale inflattiva conseguente abbatte la ripresa. Le difficoltà economiche acuiscono i conflitti: il compromesso Francia-Germania su tassonomia, riforma del patto di stabilità, aumento dell’integrazione politica e democratica (ad esempio i poteri di iniziativa legislativa del Parlamento europeo), sta saltando.
  • Sarebbe miopia essere contenti del marasma che va crescendo.
  • Ed il ritorno della Guerra fredda in Europa non è nel vero interesse sia del popolo americano che di quello russo (per quanto possa illusoriamente esaltare una America «great again» e una Russia di nuovo riconosciuta come temibile potenza globale).

Il punto di partenza è l’occasione persa con lo scioglimento del Patto di Varsavia

  • Il disarmo dell’epoca gorbacioviana è culminato con la scomparsa dell’URSS. Purtroppo questo fatto è stato interpretato e gestito sic e simpliciter come «vittoria dell’Occidente sotto egemonia USA».
  • Secondo l’ambasciatore per antonomasia Sergio Romano (vedi Corsera del 23 gennaio 2022), «prevalse il desiderio di agire come se niente fosse accaduto… Gli Stati Uniti continuano a considerarsi investiti del diritto di esercitare un ruolo dirigente come negli anni della Guerra fredda e la Russia agisce come se gli Stati slavi dell’Est dovessero ancora restare tutti nella sua sfera di influenza. I Paesi che appartenevano all’area di influenza dell’Unione sovietica… sono diventati quasi tutti membri della NATO, una organizzazione … che avrebbe dovuto scomparire dopo la fine della Guerra fredda».
  • Secondo Romano, si sarebbe invece dovuti uscire da quella logica per «creare nell’intera Europa un clima di felice convivenza».

Come uscire dalla logica di potenza e dei blocchi?

  • Bisogna fare entrare in campo ciò che sia l’amministrazione USA sia Putin vogliono che sia cancellato: il ruolo dell’Europa come forza e modello di transizione ecologica.
  • Quindi come «diritto alla sicurezza» fondato sulla «sicurezza dei diritti»: in primo luogo il diritto a liberarsi dalle minacce nucleari ed ecologiche che incombono sulla sopravvivenza umana.
  • Occorre una de-escalation della crisi in corso sui confini ucraini e all’interno dello Stato multietnico con capitale Kiev, attraverso una mobilitazione diplomatica della UE in quanto tale. A Mr. PESC Josep Borrel va intimato di attivarsi! Gli americani e la NATO vanno invitati ai tavoli come «osservatori». Anche Guterres non va tenuto fuori da negoziati in cui la UE dovrebbe però aspirare a tenere le fila.

Quali le proposte immediate da mettere sul tavolo della trattativa?

  • 1- l’Ucraina non entra nella NATO ma comincia ad associarsi alla UE. Senza fretta, con i tempi che già nel 2016 l’allora presidente della Commissione calcolava in 25 anni;
  • 2- non ci sono sanzioni contro la Russia e Nord Stream 2 entra subito in funzione: ma i contratti vengono rivisti quantitativamente al ribasso in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione della UE;
  • 3- quanto viene risparmiato sul gas entra in un fondo per aiutare sia Russia che Ucraina ad adattare le reti elettriche ad un modello rinnovabile al 100% (come previsto dagli accordi di Parigi);
  • 4- si rinnova l’accordo che esclude il dispiegamento delle INF in Europa.

Il problema delle comunità russofone negli Stati dell’EST Europa

  • Si segnala una proposta di Luigi Mosca cui i Disarmisti esigenti hanno aderito.
  • “… a dialogue between the USA / NATO complex and Russia on the specific subject of Russian-speaking minorities: that is to say their status (in particular the way in which they are considered by the local population and by state representatives) in each of the 10 Eastern European countries, on the border with Russia”.
  • It is essential to undertake initiatives to change the perception of Russia as an enemy and instead establish cooperation relations to face common challenges (climate, pandemics, poverty, etc.).
  • Such an approach could then "dismantle" the reasons given by NATO for maintaining its nuclear component in Europe, and perhaps ... its very existence!
  • In this way, the current tensions, essentially based on a “culture of the enemy”, could give way to a regime of mutual trust and cooperation to solve the serious problems common to all: global warming, socio-economic imbalances. economic, security and peace.

Linea pacifista per il medio periodo

  • Si parte dalla realtà immediata per la quale non si può ignorare che 21 dei 27 Paesi UE appartengono alla NATO sotto comando USA.
  • Ma noi coltiviamo la stessa prospettiva dell’ambasciatore Romano: la NATO va sciolta in quanto contrasta con gli obiettivi di disarmo dell’ONU.
  • Quello che possiamo perseguire come percorso è uscire dalla organizzazione militare (alla vecchia maniera «gaullista») per mantenere un rapporto politico con il popolo americano: il Patto atlantico per riaffermare i valori di libertà, democrazia, Stato di diritto (che negli stessi USA possono essere travolti dal parafascismo di Trump)
  • La denuclearizzazione – ad esempio l’adesione al TPAN - è il «grimaldello» principale per ottenere questo scopo.
  • Ecco che nei fatti, attraverso questo percorso, si va a conquistare, come Europa, una posizione di neutralità attiva, si stemperano le tensioni cooperando alla soluzione dei problemi comuni dell’umanità, si inverte la corsa al riarmo affermando il disarmo, si eleva, nel rispetto dell’ambiente, la prosperità di tutte le popolazioni interessate.

La tendenza alla guerra si combatte tenendo conto delle ragioni che spingono a menare le mani

  • L’esperienza storica dimostra che ad evitare le guerre non basta il prospettare i danni, anche irreversibili e catastrofici, che il ricorso alle armi può provocare.
  • Bisogna andare oltre le prediche del «volemose bene» (tipiche degli appelli delle vecchie autorità religiose, pur non facendo rientrare Papa Francesco in questa categoria) e la negazione del contrasto degli interessi, che isola i pacifisti dalle masse popolari.
  • Non si possono allora ignorare i conflitti reali e va tenuto che soffiano sul fuoco di essi, sulla «cultura del nemico», le strutture del potere militarista che è una macchina relativamente separata rispetto all’organizzazione sociale (Brecht: «Il nemico marcia alla tua testa»).
  • La strategia è: non ricorriamo alle armi perché abbiamo una strada concreta per risolvere i problemi che intercorrono tra noi, gruppi umani in conflitto, che ci porta su un terreno di cooperazione superiore, in un gioco win-win.
  • Dobbiamo agire come elementi efficaci ed organizzati delle comunità politiche cui apparteniamo e – anche grazie ai ponti costruiti con gli ecopacifisti dell’altro polo del conflitto – sapere costruire quella pressione dal basso che spinga ad una diplomazia che porti a lavorare concretamente su un terreno costruttivo.

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Analisi

«Morire per Kiev». Russia e Occidente rischiano davvero la guerra in Ucraina?

La crisi ucraina pone l’Occidente di fronte alla sua questione morale, quando la diplomazia sta per esaurire le sue risorse

di Ugo Tramballi su "Il sole 24 ore" del 25 gennaio 2022

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La crisi ucraina e le ambizioni geopolitiche della nuova Germania (di U. Villani Lubelli) - HuffPost Italia (huffingtonpost.it)

La crisi ucraina e le ambizioni geopolitiche della nuova Germania

(ansa )

Ucraina-Russia, la crisi in 10 domande (e 10 risposte): Putin sta bluffando?

di Andrea Marinelli

La Russia si sta davvero preparando a invadere l’Ucraina? Da cosa nasce il conflitto? Kiev può davvero entrare nella Nato? Perché Mosca non vuole un allargamento dell’Alleanza atlantica? E perché gli Stati Uniti si interessano all’Ucraina?

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Un’esercitazione dei militari ucraini in un parco di Kiev, sabato 22 gennaio (foto Ap/Efrem Lukatsky)

La Russia ha schierato da mesi circa 100 mila soldati lungo il confine orientale dell’Ucraina, dove si trova la regione filorussa del Donbass, su quello meridionale, nella Crimea annessa nel 2014, e nelle ultime settimane ha inviato altre truppe in Bielorussia, sul confine settentrionale del Paese, ufficialmente per un’esercitazione congiunta con l’esercito di Minsk. Questo dispiegamento militare — l’Ucraina è di fatto circondata su tre lati — fa temere un’imminente invasione, che tuttavia Mosca nega: l’Ucraina ha comunque schierato l’esercito, mentre il presidente americano Joe Biden ha allertato circa 8.500 soldati da inviare nel Baltico e nell’Est Europa. Gli Stati Uniti hanno minacciato sanzioni qualora Mosca dovesse invadere l’Ucraina, mentre Kiev ne chiede di preventive: c’è anche disaccordo sull’entità delle sanzioni con gli alleati europei della Nato, che subirebbero le ripercussioni maggiori nel caso venissero imposte.

Nei giorni scorsi il segretario di Stato americano Antony Blinken ha incontrato il ministro degli Esteri russo Sergeij Lavrov a Ginevra per allentare la tensione, ma il colloquio non ha risolto la situazione: Mosca ha posto delle condizioni — fra cui la garanzia che l’Ucraina non verrà ammessa nella Nato, e che l’Alleanza atlantica non si espanda a Est — ma Washington non le ha accettate. Il segretario di Stato americano Antony Blinken invierà comunque una risposta scritta a giorni. La trattativa resta comunque aperta e non è escluso un nuovo vertice fra Joe Biden e Vladimir Putin: intanto Stati Uniti, Gran Bretagna e Australia hanno rimpatriato i diplomatici in Ucraina, e le loro famiglie, mentre il presidente Biden ha condotto lunedì sera una videochiamata di consultazione con i leader europei. Oggi, martedì 25 gennaio, il presidente francese Emmanuel Macron incontrerà a Berlino il cancelliere tedesco Olaf Scholz per stabilire una posizione comune sulle eventuali sanzioni, in vista dell’incontro con i rappresentanti russi e ucraini di domani a Parigi nel cosiddetto «formato Normandia» ( che prevede la partecipazione di Russia, Ucraina, Germania e Francia).

1. La Russia si sta preparando a invadere l’Ucraina, o è un bluff di Putin?
Non lo sappiamo. Mosca ha dispiegato abbastanza forze da condurre un’operazione in Ucraina: forse non abbastanza per invadere il Paese, ma sufficienti a conquistare la regione separatista e filorussa del Donbass. Nel determinare i rischi che la Russia invada davvero l’Ucraina, inoltre, c’è una grande divisione geopolitica, scrive Adam Taylor sul Washington Post. Gli Stati Uniti e il Regno Unito ritengono che le truppe al confine suggeriscano un conflitto sul suolo europeo, con il premier britannico Boris Johnson che ha parlato della possibilità di una «guerra lampo» condotta dai russi per conquistare la capitale Kiev. In molti, scrive Taylor, ritengono invece che Vladimir Putin stia bluffando per ottenere concessioni: la Germania, ad esempio, non vede un pericolo imminente, tanto che i jet anticarro inviati da Londra in Ucraina sono stati costretti a evitare lo spazio aereo tedesco. Lo stesso capo della diplomazia dell’Ue Josep Borrell non ritiene il rischio imminente. Il popolo russo infatti non vuole una guerra e una vittoria in Ucraina comporterebbe comunque un significativo numero di vittime fra i soldati. Anche Putin non intende davvero arrivare al conflitto, ma ha ottenuto l’attenzione dell’Occidente e ha una lunga lista di richieste che vanno ben oltre l’Ucraina e la Nato: per questo, sostiene l’inviato della Bbc Paul Adams, continua a tenere una pistola puntata alla testa dell’Ucraina. E, come insegnano i film, se c’è una pistola sul tavolo, qualcuno prima o poi la usa.

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Le truppe russe lungo il confine ucraino

2. Da cosa nasce il conflitto fra Russia e Ucraina?
A febbraio 2014, il popolo ucraino ha cacciato il presidente filorusso Viktor Yanukovich, instaurando un governo ad interim filoeuropeo non riconosciuto da Mosca. Vladimir Putin ha risposto annettendo la Crimea e incoraggiando la rivolta dei separatisti filorussi nel Donbass, regione nel Sudest del Paese. Oggi le generazioni più giovani spingono l’Ucraina verso l’Europa, e anche l’attuale presidente Volodymyr Zelensky — eletto nel 2019 — è vicino all’Occidente. Il conflitto, però, ha radici più antiche e profonde. Il presidente russo ritiene che il suo Paese abbia un «diritto storico» sull’Ucraina, che faceva parte dell’Unione Sovietica fino al collasso del 1991: lo ha anche scritto apertamente in un lungo articolo pubblicato lo scorso anno, in cui definisce Russia e Ucraina «una nazione». In molti, scrive David Sanger sul New York Times, ritengono che Putin si ritenga ora «in missione per correggere questo errore». L’Ucraina, inoltre, condivide con la Russia un confine di 2.200 chilometri.

3. L’Ucraina può entrare nella Nato?
L’Ucraina già dal 2008, in seguito al summit di Bucarest, stava lavorando per entrare nella Nato, ma l’Alleanza atlantica non può accettare nuovi membri già coinvolti in conflitti. Inoltre, per essere ammessa, Kiev ha bisogno di combattere la corruzione che domina nel Paese e di intraprendere un percorso di riforme politiche e militari. In questo momento, dunque, un ingresso nella Nato è altamente improbabile, anche per il veto posto dalla Russia con le sue condizioni: per Putin sarebbe il punto di non ritorno. Per la Nato, tuttavia, la Russia non ha potere di veto. L’Ucraina, invece, chiede una timeline precisa per entrare nell’Alleanza atlantica. A questa domanda ha risposto, indirettamente, anche Joe Biden: «La possibilità che l’Ucraina si unisca alla Nato in tempi brevi è molto remota», ha detto il presidente americano. L’interferenza russa, intanto, ha rinnovato anche le ambizioni di Paesi come Finlandia e Svezia, che Mosca vorrebbe tenere fuori dal Trattato nordatlantico.

4. Perché la Russia teme l’allargamento della Nato?
Al momento solo il 6% dei confini russi toccano Paesi della Nato, secondo il dipartimento di Stato americano. Il Cremlino vuole soprattutto mantenere la sua sfera d’influenza nell’aerea, e vuole che la Nato rinunci alle sue attività nell’Est Europa, tornando alla situazione del 1997: da allora sono diventati membri dell’Alleanza atlantica Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia, Slovenia, Albania, Croazia, Montenegro e Macedonia del Nord. Questo significherebbe che la Nato dovrebbe ritirare le proprie truppe dalla Polonia e dalle tre repubbliche baltiche, oltre che i propri missili da Polonia e Romania. Mosca accusa infatti la Nato di riempire l’Ucraina di armi e gli Stati Uniti di fomentare le tensioni.

5. Putin dice che non invaderà l’Ucraina: perché allora gli Stati Uniti stanno mandato avvertimenti a Mosca?
Perché i fatti indicano una situazione diversa: in particolare lo schieramento di soldati lungo il confine, il sostegno ai separatisti del Donbass — ai quali è stato fornito mezzo milione di passaporti russi — e la minaccia di dure conseguenze se l’Ucraina dovesse fare qualcosa di provocatorio. Inoltre Putin ha già attaccato la Cecenia nel 1999, la Georgia nel 2008, la stessa Ucraina nel 2014 e la Siria nel 2015. Come nota Henry Foy sul Financial Times, però, si sta verificando anche un approccio piuttosto inusuale per la diplomazia moderna: la Casa Bianca, la Nato e l’Unione europea stanno diffondendo una grande quantità di briefing, informazioni di intelligence, minacce e accuse di vario genere — materiale in genere riservato ai negoziati — al fine di evitare una guerra. Tutto questo, spiega il corrispondente da Bruxelles del quotidiano britannico, ha esposto al pubblico globale le divisioni del fronte occidentale su come affrontare la Russia.

6. Come giustifica Putin lo schieramento dei soldati al confine?
La Russia ritiene di poter muovere le truppe a suo piacimento all’interno del proprio territorio, spiega il corrispondente da Mosca della Bbc Steve Rosenberg.

7. Perché Stati Uniti e Russia si interessano all’Ucraina?
La Russia vuole ricostruire quello che ha perso con la caduta del Muro di Berlino nel 1989: la sua sfera d’influenza. Il crollo dell’Unione Sovietica, inoltre, ha lasciato profonde cicatrici in parte del popolo russo: lo stesso Vladimir Putin lo aveva definito «la più grande catastrofe geopolitica» e l’Ucraina era stata la perdita più dolorosa. Gli Stati Uniti, invece, vogliono limitare l’influenza di Vladimir Putin — temono l’espansione russa nell’Europa dell’Est — e difendere il principio per cui ogni Paese ha il diritto di scegliersi il proprio destino e le proprie alleanze: non solo per l’Ucraina, ma per tutti i Paesi che facevano parte del Patto di Varsavia e che negli anni Novanta sono passati con la Nato. «C’è una ragione fondamentale per cui gli Stati Uniti e il resto del mondo democratico dovrebbero sostenere l’Ucraina nella sua battaglia contro la Russia di Putin», scrive Francis Fukuyama su American Purpose. «L’Ucraina è una vera democrazia liberale, anche se in difficoltà. La popolazione è libera, in un modo in cui i russi non lo sono. Possono protestare, criticare, mobilizzarsi e votare. Per questo Putin vuole invadere l’Ucraina: la vede come una parte integrante della Russia, ma sopratutto ne teme la democrazia che può proporre un modello ideologico alternativo per il popolo russo». Secondo Fukuyama, quindi, l’Ucraina oggi è lo Stato in prima linea nella battaglia geopolitica globale fra democrazia e autoritarismo. La crisi ucraina, inoltre, trascende i confini europei: anche la Cina sta osservando attentamente la risposta occidentale, scrive lo storico, mentre valuta i rischi di reincorporare Taiwan.

8. Cosa può succedere in Europa?
Innanzitutto c’è il problema del gas: Mosca vuole dimostrarsi un fornitore affidabile ma, se la Nato dovesse imporre sanzioni, potrebbe tagliare la distribuzione. Il 40% del gas europeo arriva proprio dalla Russia, quindi una riduzione delle forniture avrebbe un impatto diretto sull’Europa. Mosca, che in ballo ha anche l’approvazione del gasdotto Nord Stream 2, potrebbe subire un contraccolpo economico, ma ritiene di avere un mercato alternativo in Cina e si sta già muovendo in questo senso. Poi c’è la questione della sicurezza: il conflitto ucraino metterebbe a rischio anche l’Europa, al punto che il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha dichiarato che l’Allenza atlantica si sta preparando a un conflitto nel continente. Il conflitto può ancora essere evitato, ma se dovesse scoppiare una guerra anche gli altri Paesi della regione sarebbero a rischio, in particolare le repubbliche baltiche: Estonia, Lettonia e Lituania. Intanto le potenze europee stanno inviando rinforzi: la Danimarca e la Spagna hanno inviato navi da guerra nel Mar Nero, la Francia è pronta a inviare truppe in Romania. Tutti i principali Paesi del continente sono oltretutto nel pieno di profonde transizioni politiche, nota l’editorialista del Financial Times Gideon Rachman: in Gran Bretagna Boris Johnson è stato travolto da uno scandalo riguardante le feste a Downing Street in pieno lockdown, l’Italia è alle prese con l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, in Germania si è appena insediato il nuovo cancelliere Olaf Scholz, la Francia andrà alle urne fra tre mesi per scegliere se rieleggere il presidente Emmanuel Macron. Insomma, spiega Rachman, «in Europa sono tempi particolarmente distratti».

9. Quali sono le sanzioni che potrebbero colpire Mosca? E che impatto avrebbero sull’Europa
L’Ucraina vorrebbe sanzioni preventive, ma l’Occidente è disposto a imporre sanzioni soltanto se la Russia dovesse procedere con l’invasione. In questo caso, l’Unione europea ha promesso «sanzioni massicce» e il senato americano ha già messo a punto la legge per imporle ai funzionari del governo russo, ai leader militari e alle istituzioni bancarie di Mosca. La Russia potrebbe essere colpita però in parecchi modi. La Casa Bianca, ad esempio, sta pensando di limitare le esportazioni di microchip in Russia, e di bloccare totalmente l’accesso di Mosca alle componenti elettroniche e tecnologiche come avveniva durante la Guerra Fredda. Per quanto riguarda il settore finanziario e della difesa, sia gli Stati Uniti che l’Ue hanno già sanzioni in vigore: ora potrebbero colpire le principali banche del Paese e impedire a Mosca di convertire i rubli in dollari o altre valute, o addirittura tagliarla fuori dallo Swift, il sistema bancario internazionale utilizzato da oltre 11 mila istituti finanziari in oltre 200 Paesi. Potrebbero poi essere sanzionati singoli individui, fra cui lo stesso Vladimir Putin, a cui verrebbero congelati gli asset finanziari e/o impediti i viaggi fuori dai confini russi. Infine, ed è la questione che tocca più da vicino l’Europa, c’è il gasdotto Nord Stream 2 del colosso russo Gazprom, che attraverso il Baltico porterebbe il gas dalla Russia alla Germania: il cancelliere Olaf Scholz si è detto pronto a sospendere il progetto, che deve ancora essere approvato ma a cui gli Stati Uniti si oppongono, temendo che l’Europa diventi energeticamente troppo dipendente da Mosca.

10. Se la Russia dovesse invadere l’Ucraina, potrebbero esserci vittime civili?
La Russia potrebbe sferrare un attacco «ibrido» puntando su hackeraggi o disinformazione, sostiene Paul Adams della Bbc, oppure procedere con un’invasione vera e propria, che in Europa non si vede dai tempi della Seconda guerra mondiale. In entrambi i casi, i civili resteranno in mezzo: potrebbero restare al freddo e senza elettricità nelle loro case, oppure ritrovarsi dietro le linee nemiche se i carrarmati russi dovessero avanzare nel territorio ucraino. In questo conflitto, iniziato nel 2014, sono già morti 14 mila ucraini, ed è difficile credere che non se ne aggiungano altri nel caso in cui Mosca decida di annettere parte del territorio o instaurare un regime amico.

Truppe nel Baltico, ma anche guerra psicologica. Le mosse dell’Occidente

Di Gabriele Carrer ed Emanuele Rossi -

Tassonomia UE: le nostre motivazioni contro l'inserimento di nucleare e gas tra le "fonti sostenibili". In difesa, in Italia, dei referendum del 2011 sui beni comuni.

 

green washing

 

12 gennaio 2022 - ore 18:00 - 20:30 (Durata: due ore e mezza)

Su piattaforma Zoom

https://us02web.zoom.us/j/85443358187?pwd=R3pabSs2Z25EZzFxK0RnYjVtOEhRQT09

ID della riunione: 854 4335 8187 - Codice di accesso: 2022

Organizzato dai Disarmisti esigenti e Associazione Laudato Si', con la collaborazione dello Argonauti per la pace: incontro dei firmatari dell'appello per una lotta unica ecologisti-pacifisti-attivisti sociali: vogliamo una tassonomia no nucleare e no gas e una autentica conversione ecologica!

(Si vada su: https://www.petizioni.com/notassonomianukerispettareferendum)*

La discussione online, collegata alle mobilitazioni in Europa (e a Milano con presidio contro l'industria di Stato francese pro-atomo, dalle 13:00 alle 15:00 in Foro Buonaparte 31), riguarda l'incompatibilità con la giustizia sociale e ambientale di nucleare e gas; e come fare pressione dal basso perché ci si opponga nelle sedi del Consiglio europeo e del Parlamento europeo.

Presentazione di Andrea Bulgarini.

Introduzione di Alfonso Navarra e Mario Agostinelli.

Sono invitati ad intervenire i primi firmatari: Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Edo Ronchi, Massimo Scalia, Marco Bersani, Luciana Castellina, Eleonora Evi, Federico Butera, Massimo Serafini, Haidi Gaggio Giuliani, Vittorio Bardi, Ennio La Malfa, Guido Viale, Antonio De Lellis, Keivan Motavalli, Gian Piero Godio, Maurizio Bucchia, Antonella Nappi, Marco Zinno, Rocco Altieri, Sabina Santovetti, Luciano Benini

Conclusioni dei coordinatori: Antonia Sani, Patrizia Sterpetti, Ennio Cabiddu, Daniele Barbi, Oliviero Sorbini, Laura Tussi, Fabrizio Cracolici e Luigi Mosca, Giuseppe Farinella

Possibilità di domande da parte del pubblico.

Per maggiori informazioni:  Alfonso Navarra cell. 340-0736871  -   Mario Agostinelli cell. 335-1401703

https://www.disarmistiesigenti.orghttps://www.energiafelice.it

*(L'iniziativa è collegata all'azione VERSO UN COORDINAMENTO ANTINUCLEARE EUROPEO, promossa da Disarmisti esigenti, WILPF Italia & partners.

Daremo notizia di eventuali altre manifestazioni a Bruxelles, a Roma o in altre città).

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da parte di Alfonso Navarra  e Mario Agostinelli - per il coordinamento dell'appello online su un fronte comune di lotta di ecologisti e pacifisti

CAR* tutt*,

in continuità con l'appello che abbiamo lanciato a fine novembre "contro la tassonomia UE pro nucleare e pro gas - per il rispetto dei referendum sui beni comuni", e tutte le mobilitazioni che abbiamo impostato su di esso con la collaborazione di WILPF Italia (le tende dei cittadini a Roma), abbiamo indirizzato una lettera con richiesta di incontro urgente al presidente del consiglio Mario Draghi.

Si tratta di fatto dell'aggiornamento dell'appello sotto citato ed è bene comunque continuare a raccogliere le firme online su di esso.

Si vada su: https://www.petizioni.com/notassonomianukerispettareferendum

Ovviamente una richiesta di incontro che ha come riferimento la scadenza del 12 gennaio è bene che sia rivolta come minimo una settimana prima!

Questo anche perché sono possibili nostre proteste a Roma ed anche sit in sotto l'ambasciata di Francia in piazza Farnese.

E' utile è sapere che sicuramente il 12 gennaio a Milano, con la collaborazione dell'Associazione Argonauti per la pace, siamo in presidio davanti alla sede di Edison in Foro Buonaparte 31 dalle ore 13 alle ore 15.

Edison è di proprietà di EDF: cioè prendiamo di mira l'industria nucleare francese e protestiamo ovviamente contro il nucleare civile e militare.

Portiamo in piazza un missile e forse anche un reattorino di cartapesta.

Dalle 18 alle 20 i primi firmatari della nostra iniziativa sono invitati a  incontrarsi online su zoom.

La ragione originaria del nostro appello di novembre stava chiara nel titolo:  UNICA LOTTA PER TAGLIO DEI SAD, POLITICA ECOLOGICA INDIPENDENTE, TASSONOMIA NO GAS E NO NUCLEARE.

Si trattava, in sostanza, di cercare di mettere insieme ambientalisti e pacifisti, che di solito camminano separati. E l'insieme delle firme raccolte sul nostro appello stava e sta ad indicare un buon avvio del lavoro. Come pure la qualità delle presenze ai nostri incontri on line (el 15 e del 22 dicembre, per citare gli ultimi).

Ecco perché segnaliamo la mobilitazione del 10 gennaio contro tutti i progetti sul gas e sulla conversione rinnovabile della centrale Civitavecchia: sentiamo la necessità del collegamento con tutta la vasta rete associativa e sindacale che in essa è coinvolta.

Vi si sottopone comunque anche la possibilità di firmare, se la condividete, una nuova richiesta online, più specificamente pacifista, sulla tassonomia UE che riassume in modo stringatissimo i motivi della nostra opposizione al nucleare.

Si può sottoscrivere su: https://www.petizioni.com/letteradraghinotassonomianucleare

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da parte di Alfonso Navarra e Mario Agostinelli

coordinamento iniziativa "Contro la tassonomia UE pro nucleare e pro gas, per il rispetto dei referendum sui beni comuni” 

OGGETTO: LETTERA APERTA AL GOVERNO (7 gennaio 2022): SCHIERARSI IN EUROPA, NELLA TASSONOMIA DELLE FONTI SOSTENIBILI, CONTRO L'INSERIMENTO DI NUCLEARE E GAS 

Signor presidente del Consiglio Mario Draghi

Le scriviamo a nome dei sottoscrittori di un appello già lanciato a fine novembre (si vada on line su https://www.petizioni.com/notassonomianukerispettareferendum) che ha raccolto forze ed esponenti ecologisti e pacifisti, fortemente critici sulla “transizione ecologica” così come viene delineata in Italia e in Europa dalle politiche governative e comunitarie: faremmo meglio anzi, se si fa un bilancio complessivo, a parlare di “non transizione ecologica”!

Ci sembra francamente vergognoso che la Commissione europea, il 2 gennaio 2022, abbia reso pubblica, e dunque praticamente ufficiale, una proposta, in verità da tempo preannunciata, di definizione degli aspetti climatici ed ambientali della classificazione delle fonti “sostenibili” in cui vengono appunto incluse sia l'energia nucleare che il gas!

Per quanto riguarda il gas si tratterebbe di una stolta reiterazione del modello centralizzato delle fonti fossili reso letale nel caso di investimenti aggiuntivi che comporterebbero ulteriori emissioni di climalteranti.

Per il caso del nucleare il silenzio o l'assenso del governo andrebbe oltre ogni più impudente previsione. Riteniamo infatti particolarmente inaccettabile da parte del governo italiano un disimpegno, perché qui entra in gioco il disprezzo del voto popolare nei referendum del 2011: il nostro ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani, a Bruxelles ha di fatto dato, con ripetute dichiarazioni pubbliche, anche se non con atti formali, il suo via libera alla bozza nuclearista della presidente Von der Leyen..

Dovremmo, anche per lealtà istituzionale e democratica, darci da fare in Europa per creare uno schieramento antinucleare e non invece accodarci a Paesi filonucleari come la Francia; e questa presa di posizione dovrebbe essere manifestata da subito, cioè da prima del 12 gennaio, scadenza importante se consideriamo il percorso che la stessa nota ufficiale della Commissione UE indica per l’iter dell’atto delegato che darà corpo agli aspetti climatici e ambientali del regolamento UE 2020/852.

Il nucleare, per quanto lo si presenti proiettato verso una quarta generazione tutta di là da venire, non possiamo assolutamente considerarlo una fonte "pulita" né tantomeno esente da rischi (su questo condividiamo pienamente l'opinione del popolo italiano): comunque è una fonte “estrattiva” e sicuramente non rinnovabile; una tecnologia in ogni caso da non raccomandare e sostenere negli investimenti finanziari necessitanti di marchi certificati (e garantiti con soldi pubblici).

Siamo costretti pertanto a rinnovare per l'ennesima volta la nostra esortazione al suo governo di rispettare la volontà dell'espressione di voto popolare. Un popolo - ci scusi l'insistenza su questo concetto - cui dovremmo oltretutto essere riconoscenti per la sua lungimiranza, invece di bollarlo nei discorsi pubblici come "emotivo" e "irrazionale". Un esempio tra tanti: consideriamo che i quattro EPR francesi che avremmo dovuto costruire in base agli accordi Berlusconi – Sarkozy ci sarebbero venuti a costare non 3,3 miliardi ma circa 20 miliardi di euro a testa (e a Flamanville la centrale non è ancora pronta!).

Consentire che il nucleare sia inserito nella tassonomia UE servirà solo a nascondere l’aiuto allo Stato atomico francese indebitato da scelte queste sì irrazionali di “grandeur” degne di miglior causa. Perché tra i motivi di opposizione al nucleare non ultimo è il suo carattere proliferante dal punto di vista militare, oltretutto persino esplicitamente rivendicato dal presidente Macron.

Accettare nella tassonomia europea il nucleare è inquinare i futuri green bond europei fin dalla loro nascita. E collocarci anche il gas fossile, sia pure con limiti di C02 al kilowattore, è come incaponirsi a incardinare e a stabilizzare una fonte che invece dovremmo subito andare a ridimensionare sostituendola con le rinnovabili.

Su queste posizioni e per illustrarLe la nostra impostazione di conversione ecologica siamo disponibili ad incontrarci con lei in ogni momento.

Alfonso Navarra (cell. 340-0736871 alfiononuke@gmail.com) e Mario Agostinelli (cell. 335-1401703 agostinelli.mario@gmail.com)

Coordinamento della iniziativa “Contro la tassonomia UE pro nucleare e pro gas, per il rispetto dei referendum sui beni comuni” sottoscritta, tra gli altri, da:

Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Edo Ronchi, Massimo Scalia, Marco Bersani, Luciana Castellina, Eleonora Evi, Federico Butera, Antonia Sani, Patrizia Sterpetti, Massimo Serafini, Haidi Gaggio Giuliani, Vittorio Bardi, Guido Viale, Antonio De Lellis, Andrea Bulgarini - Ennio Cabiddu - Luigi Mosca – Oliviero Sorbini- Daniele Barbi - Fabrizio Cracolici e Laura Tussi - Keivan Motavalli - Gian Piero Godio - Maurizio Bucchia - Antonella Nappi - Marco Zinno - Enrico Peyretti  - Rocco Altieri - Mino Forleo - Vittorio Pallotti - Teresa Lapis - Angelo Gaccione - Giuseppe Natale - Renato Ramello - Sabina Santovetti - Alessandra Micozzi - Olivier Tourquet - Luciano Benini - Claudio Carrara - Elisabetta Donini –Ennio La Malfa, Renato Zanoli, 

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da parte di Disarmisti esigenti & partners verso un coordinamento antinucleare europeo (info: Alfonso Navarra cell. 340-0736871, Laura Tussi e Ennio Cabiddu)

La prima parte del testo riassume il comunicato UE. Siete pregati di fare attenzione alla seconda parte del testo che espone la nostra posizione politica

LA NOSTRA OPPOSIZIONE ALLA TASSONOMIA UE PRO NUCLEARE E PRO GAS CONTINUA SENZA AMBIGUITÀ

Per la UE nucleare e gas sono verdi”. Questo è un titolo apparso su Repubblica il 2 gennaio 2021 (oggi). Ma quasi tutti i giornali ne hanno parlato.

Sulla stampa nazionale ha avuto quindi spazio l'annuncio della Commissione UE che si riferisce alla possibile inclusione dell'energia nucleare e del gas naturale tra le fonti “sostenibili” da finanziare.

La Commissione europea ha avviato ad inizio 2022 le consultazioni con il gruppo di esperti degli Stati membri sulla finanza sostenibile e la piattaforma sulla finanza sostenibile su una bozza di testo di un atto delegato complementare di “tassonomia” (regolamento 2020/852) che copre le attività relative al gas e al nucleare.

La tassonomia dell'UE secondo la Commissione si propone di guidare e mobilitare gli investimenti privati nelle attività necessarie per raggiungere la neutralità climatica nei prossimi 30 anni.

Recita testualmente il comunicato della Commissione rinvenibile su: https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_22_2

Il mix energetico esistente oggi in Europa varia da uno Stato membro all'altro. Alcuni Stati d'Europa sono ancora fortemente basati sul carbone ad alta emissione di carbonio. La tassonomia prevede attività energetiche che dovrebbero consentire agli Stati membri di avanzare verso la neutralità climatica da posizioni diverse.

Tenendo conto dei pareri scientifici e degli attuali progressi tecnologici, nonché delle diverse sfide di transizione tra gli Stati membri, la Commissione ritiene che il gas naturale e il nucleare possano svolgere un ruolo come mezzi per facilitare la transizione verso un futuro prevalentemente basato sulle energie rinnovabili. Nel quadro della tassonomia, ciò significherebbe classificare queste fonti energetiche a condizioni chiare e rigorose (ad esempio, il gas deve provenire da fonti rinnovabili o avere basse emissioni entro il 2035), in particolare perché contribuiscono alla transizione verso la neutralità climatica.

Inoltre, per garantire la trasparenza, la Commissione modificherà l'atto delegato sulla divulgazione della tassonomia in modo che gli investitori possano identificare se le attività includono attività nel settore del gas o nucleari e in quale misura, in modo da poter effettuare una scelta informata.

Prossimi passi del percorso istituzionale

Il comunicato della commissione UE delinea anche le tappe del percorso istituzionale che dovrebbe portare all'entrata in vigore del provvedimento.

La piattaforma sulla finanza sostenibile e il gruppo di esperti degli Stati membri sulla finanza sostenibile devono essere consultati su tutti gli atti delegati ai sensi del regolamento sulla tassonomia, dato il loro ruolo di esperti previsto dal regolamento sulla tassonomia. Avranno tempo fino al 12 gennaio per fornire i loro contributi.

La Commissione analizzerà i loro contributi e adotterà formalmente l'atto delegato complementare nel gennaio 2022. Sarà quindi inviato ai colegislatori per il loro esame.

Analogamente al primo atto delegato sul clima, il Parlamento europeo e il Consiglio (che hanno delegato alla Commissione il potere di adottare questo atto delegato) avranno quattro mesi per esaminare il documento e, qualora lo ritengano necessario, per opporvisi. In linea con il regolamento sulla tassonomia, entrambe le istituzioni possono richiedere ulteriori due mesi di tempo per l'esame. Il Consiglio avrà il diritto di opporsi a maggioranza qualificata rafforzata inversa (il che significa che per opporsi all'atto delegato è necessario almeno il 72% degli Stati membri (cioè almeno 20 Stati membri) che rappresentino almeno il 65% della popolazione dell'UE), e il Parlamento europeo a maggioranza semplice (ossia almeno 353 deputati in plenaria).

Una volta terminato il periodo di controllo e ammesso che nessuno dei colegislatori si opponga, l'atto delegato (complementare) entrerà in vigore e si applicherà”.

La tassonomia dell'UE viene proposta dalla Commissione quale strumento di trasparenza basata su pareri scientifici per le aziende e gli investitori. Dovrebbe creare un linguaggio comune che gli investitori possono utilizzare quando investono in progetti e attività economiche che hanno un impatto sostanziale sul clima e sull'ambiente. Introdurrà obblighi di informativa a carico delle società e dei partecipanti ai mercati finanziari.

Per maggiori informazioni istituzionali si può consultare il sito web della DG FISMA sulla finanza sostenibile

https://ec.europa.eu/info/business-economy-euro/banking-and-finance/sustainable-finance_en

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Noi Disarmisti esigenti & partners siamo assolutamente contrari e stiamo rispondendo subito con una iniziativa rivolta alla stampa nazionale a cui chiediamo di fare il suo mestiere rispetto a una situazione che riteniamo molto importante: chiarire chi tra gli stessi ecopacifisti manifesta ambiguità rispetto all'opposizione contro il nucleare.

Questa ambiguità è una caratteristica della confusione che – a nostro parere - caratterizza il panorama politico contemporaneo e che non dobbiamo ulteriormente ingarbugliare: è bene che gli ecologisti facciano il loro mestiere e non si lascino mescolare con tesi che rappresentano, storicamente e logicamente, il contrario di ogni lotta che hanno condotto da quando sono nati e si sono riconosciuti come componente culturale e politica indipendente.

Ecco di seguito il testo base del nostro appello su cui stiamo raccogliendo sottoscrizioni (ancora modificabile su aspetti di contenuto e formali).

Possiamo ancora vincere la partita europea della tassonomia energetica ed è bene che chi si proclama per la giustizia sociale e ambientale dismetta ogni ambiguità sul nucleare

La stampa aiuti i cittadini in un chiarimento ormai non più rinviabile. Facendo il suo mestiere: porre le domande appropriate per accertare i fatti e gli orientamenti effettivi sui fatti!

Alfonso Navarra, Laura Tussi, Ennio Cabiddu (con il supporto di personalità che stiamo aggregando e si vanno aggiungendo) ...

22 dicembre: terzo rinvio dopo il 7 e il 15 dicembre.

La Commissione europea che aveva annunciato l’introduzione di gas e nucleare nella tassonomia delle fonti sostenibili non vara ancora l’atto delegato del regolamento 2020/852: ora dovrebbe riunirsi a metà gennaio per formalizzare una decisione che al momento – e per fortuna - non riesce ancora a prendere.

Nelle nostre speranze non dovrà assumerla mai e poi mai! Ed abbiamo molte probabilità che questo succeda, considerato che il Parlamento europeo può opporsi alla entrata in vigore dell’atto delegato ed in esso le posizioni antinucleari sono quasi maggioritarie in partenza.

Tutti questi rinvii da parte della Commissione significano che i vertici del potere europeo stanno litigando tra loro su un aspetto fondamentale della costruzione dell’Europa nel dopo Merkel: quale politica energetica darsi, e quali finanziamenti devono sostenerla con regolamenti e fondi pubblici orientanti gli investimenti privati. La presidente dell’Unione Europea e il vicepresidente, espressione di vecchi equilibri adesso in discussione, sostengono che vi è bisogno del nucleare e del gas e che questi devono rientrare nella tassonomia delle fonti energetiche da sostenere nella transizione ecologica.

Al contrario, in Germania il nuovo governo Scholz, includente i verdi nella coalizione cd “semaforo”, non è d'accordo sul rilancio del “nuovo” nucleare, sedicente “alleato delle rinnovabili”, tanto più che il Paese chiuderà già entro il 2022 tutti i suoi reattori.

Il governo italiano, fresco fresco di “patto del Quirinale”, non compie passi ufficiali ma nelle dichiarazioni pubbliche con il ministro della transizione ecologica prende inopinatamente posizione con i filonucleari guidati dalla Francia di Macron; infatti, il ministro Cingolani si sbraccia nel promuovere i mini-reattori nucleari che concretizzerebbero una Quarta generazione tutta di là da venire.  Per non parlare poi dell’araba fenice della fusione nucleare!

Questa sarà pure, nelle intenzioni dell’inquilino del MITE, una scelta non ideologica e “tecnologicamente neutra”; ma è comunque una decisione pubblica contraria ai referendum del 1987 e del 2011.  Noi, disarmisti esigenti, WILPF Italia, Laudato Si’ e partners, in collaborazione con personalità come Luciana Castellina, Edo Ronchi, Massimo Scalia, Guido Viale, Vittorio Bardi, Marco Bersani, Moni Ovadia e Alex Zanotelli, continuando l’esperienza della tenda antinucleare delle cittadine e dei cittadini a Roma, vantando coinvolgimenti dalla Germania, dalla Francia, dalla Svizzera, dalla Danimarca, dall’Inghilterra, ci siamo incontrati online per portare avanti la mobilitazione contro il rilancio del nucleare in Europa (e quindi in Italia).

Proprio il 22 dicembre abbiamo ribadito che ci opponiamo alla tassonomia pro-nucleare e pro-gas in Europa e alle decisioni di Cingolani perché, oltre le considerazioni di merito contro una fonte costosa, inquinante, insicura, collegata al militare, riteniamo sia obbligo istituzionale di un ministro della Repubblica italiana rispettare e far rispettare la volontà referendaria: un preciso mandato ricevuto dal popolo contro il rischio nucleare.

Non ci rassegniamo a che passi sotto silenzio questa manifestazione di disprezzo democratico (altro che green pass!) esercitata nelle sedi europee: di conseguenza ci diamo da fare nel coinvolgere le organizzazioni della cittadinanza attiva per far pressione dal basso sulle istituzioni che devono prendere la decisione. In questa prospettiva e a questo scopo l’opinione pubblica va sensibilizzata e risvegliata ed un aspetto di questo sommovimento di coscienza è rappresentato dal chiarimento che devono svolgere all'interno di loro stessi movimenti di nome ecopacifisti ma di fatto ambigui sul tema.

Anche la stampa, con la sua autorevolezza di servizio pubblico, in questo senso potrebbe essere d'aiuto ponendo a tali movimenti, adusi a produrre documenti e comunicati nelle più svariate occasioni, e che oggi i media identificano tout court con la lotta ecologista, una domanda cui finora sono sfuggiti.

Una domanda precisa, ed oseremmo dire coraggiosa, cui dovrebbero rispondere esponenti di tali movimenti, aprendo il dibattito sulle colonne dei giornali che avessero il coraggio di fuoriuscire dal riflesso condizionato di identificare erroneamente l'ecologismo con l'unico parametro della riduzione della CO2.

Eccola: davvero, cari giovani ispirati da figure più o meno carismatiche, pensate che la questione nucleare sia solo un “tema di dibattito” e non invece un elemento imprescindibile della identità di soggetti collettivi che si proclamino ecologisti e lavorino alla giustizia sociale e ambientale?

Non ritenete essenziale, in questa partita di enorme rilevanza della tassonomia europea, prendere chiara e netta posizione, contro il gas, va bene, ma anche contro il nucleare?

È importante per noi la mobilitazione sia a Bruxelles sia a Strasburgo nei prossimi mesi con tende e presidi europei di tutti gli antinuclearisti, cioè degli ecologisti e dei pacifisti conseguenti, in cui speriamo vengano a schierarsi a pieno titolo e con inequivocabile convinzione i nuovi marchi attrattivi dell'attivismo giovanile.

L'incendio della casa comune “Terra” a causa dell'inquinamento da CO2 non può essere estinto buttando benzina nucleare sul fuoco: questo deve essere affermato oggi in modo chiaro e limpido, perché, nell’emergenza che stiamo attraversando, non c’è, a nostro parere, più tempo per i se e per i ma sull’impiego anche parziale dell’atomo.

VERSO UN COMPROMESSO PRO NUCLEARE E PRO GAS NELLA TASSONOMIA UE? MOBILITIAMOCI PER IMPEDIRLO!

 

Link al collegamento online
https://us02web.zoom.us/j/82244651062?pwd=Q0RLTjFyVnl4Mmtmc1JjZVkzVnFOUT09

Libero confronto di opinioni tra ecopacifisti antinucleari
(a partire dai firmatari di https://www.petizioni.com/notassonomianukerispettareferendum)

MERCOLEDÌ 22 DICEMBRE 2021
Dalle ORE 18:30 fino alle 20:30 Italia

ID: 822 4465 1062
Codice: 2021

Organizzano, nell'ambito del percorso delle Tende antinucleari delle cittadine e dei cittadini:
Disarmisti Esigenti – Verso il Coordinamento antinucleare europeo - Mondo senza Guerre e senza Violenza – Argonauti per la pace – Spazio Foppette – Movimento Umanista
Diretta su Facebbok MSGV @foppette

L'incontro di domani è un evento su facebook (grazie alla gestione tecnica di  spazio foppette)

https://www.facebook.com/events/4286776108100738

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VERSO UN COMPROMESSO PRO NUCLEARE NELLA TASSONOMIA UE? MOBILITIAMOCI PER IMPEDIRLO! Libero confronto di opinioni tra ecopacifisti antinucleari il 22 dicembre 2021 alle ore 18:30

(i promotori di https://www.petizioni.com/notassonomianukerispettareferendum)

Collegato al percorso delle Tende delle cittadine e dei cittadini verso un coordinamento antinucleare europeo.

L'opportunità di classificare l'energia nucleare e il gas come investimenti sostenibili, anche dopo il Consiglio europeo del 16 e 17 dicembre, è questione ancora aperta (anche se non per molto, la partita sta per chiudersi) – mentre è certo che le norme della tassonomia UE nel loro basico impianto attuativo entreranno in vigore il 1° gennaio 2022.
La Commissione europea, come nell'incontro online del 15 dicembre ci ha riferito l'eurodeputata Eleonora Evi, ha annunciato che, per quanto riguarda appunto nucleare e gas, presenterà una proposta aggiuntiva entro il 22 dicembre 2021.

Il presidente della Commissione UE, Ursula Von der Leyen, non ha lasciato adito a dubbi sul fatto che “abbiamo bisogno del nucleare e del gas, durante la transizione”: per cui entreranno nella tassonomia. Nello stesso senso – scusate se è poco – si è espresso il vicepresidente Timmermans, responsabile del Green New Deal.

Il commissario europeo per l'energia, Kadri Simson, ha chiesto un "cambio di marcia sugli investimenti" nell'energia nucleare al fine di prolungare la durata dell ecentrali elettronucleari esistenti e mantenere gli attuali livelli di produzione fino al 2050.
Nel senso del compromesso con la Francia nuclearista (appoggiata dall’Italia) - i termini saranno i tutti da vedere - si è pronunciato anche il neo cancelliere tedesco Olaf Scholz, a capo della “coalizione semaforo” includente i Verdi: questo è sicuramente un elemento decisivo nel parallellogramma delle forze che porterà al risultato finale nel testo sull’atto delegato per la tassonomia.

Parallelogramma che deve includere anche la pressione di base degli ecopacifisti e degli ambientalisti, affinché il compromesso raggiunga il livello, per così dire, meno greenwashing e più alto possibile nel senso della coerenza ed efficacia ecologica.

Noi Disarmisti esigenti, in continuità con la Tenda delle cittadine e dei cittadini di Roma, avviata in due periodi con WILPF Italia (inizio dicembre e15 dicembre), stiamo pensando di organizzare, insieme agli Argonauti, una iniziativa analoga a Milano, sotto la sede di EDF in Foro Bonaparte: riteniamo che l’industria nucleare francese di Stato, al pari di ENI per il gas, sia il motore fondamentale del tentativo di rilancio del nucleare in Europa. Non è detto che la tenda a Milano sia piazzata proprio il 22 dicembre: comunque è nostra precisa volontà attivare al più presto uno strumento di controinformazione e sensibilizzazione.

Qui in Italia siamo obbligati anche moralmente ad impegnarci con particolare responsabilità in questa campagna, per evitare pastrocchi a livello europeo, perché dobbiamo rispettare il mandato antinucleare che il popolo italiano ci ha consegnato con i pronunciamenti referendari del 1987 e del 2011.

Decisivo sarà mobilitare, organizzando i gruppi antinucleari in tutti i Paesi europei, come già sta facendo la WILPF internazionale, il Parlamento europeo perché faccia opposizione all’atto delegato della Commissione entro 60 giorni dalla sua pubblicazione. Dovremo sicuramente scendere in piazza a Bruxelles e a Strasburgo presumibilmente nel febbraio/marzo 2022…

Daremo il massimo e non molleremo!

Info: Alfonso Navarra cell. 340-0736871

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Verso un compromesso sul nucleare nella tassonomia UE

 

Libero scambio di opinioni su zoom

tra i firmatari promotori di

https://www.petizioni.com/notassonomianukerispettareferendum

22 dicembre 2021 – ore 18:30 – 20:00

L'opportunità di classificare l'energia nucleare e il gas come investimenti sostenibili, anche dopo il Consiglio europeo del 16 e 17 dicembre, è questione ancora aperta (anche se non per molto, la partita sta per chiudersi) – mentre è certo che le norme della tassonomia UE nel loro impianto attuativo fondamentale entreranno in vigore il 1° gennaio 2022.

I criteri dell'atto delegato definiscono a quali condizioni gli investimenti sono compatibili con l'accordo di Parigi sul clima e con gli obiettivi ambientali dell'Unione europea. In futuro, la tassonomia sarà obbligatoria quando le aziende riferiscono su questioni di sostenibilità o lanciano prodotti finanziari verdi. Le nuove norme, che ora possono entrare in vigore, definiscono i criteri di sostenibilità per un'ampia gamma di settori economici. L'atto delegato specifica in dettaglio le condizioni alle quali numerosi settori produttivi (ad es. la generazione di energia) possono contribuire in modo significativo alla mitigazione dei cambiamenti climatici o all'adattamento agli stessi. Inoltre, sono definite linee rosse per tutti i settori al fine di escludere danni alla biodiversità, ai sistemi idrici o alla transizione verso un'economia circolare.

La Commissione europea ha annunciato che, per quanto riguarda appunto nucleare e gas, presenterà una proposta aggiuntiva entro il 22 dicembre 2021.

Il presidente della Commissione UE, Ursula Von der Leyen, non ha lasciato adito a dubbi sul fatto che “abbiamo bisogno del nucleare e del gas, durante la transizione”: per cui entreranno nella tassonomia. Nello stesso senso – scusate se è poco – si è espresso il vicepresidente Timmermans, responsabile del Green New Deal.

Ecco il discorso agli industriali europei della Von der Leyen, il 9 novembre del 2021, come riferito dall’ANSA:

"Dobbiamo rendere il nostro sistema energetico più resiliente agli shock di prezzo e di offerta" e "investire nelle rinnovabili è la scelta politica più ovvia. Abbiamo bisogno di fonti stabili: il nucleare e, durante la transizione, il gas naturale".

https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2021/11/09/von-der-leyen-avanti-su-stock-gas-ue-contro-caro-energia_e629c166-9f2f-4013-869d-30790a301813.html

Ed ecco Timmermans. Il titolo del dispaccio ANSA del 9 dicembre è “Proposta su gas e nucleare prima di Natale”.

Arriverà poco prima di Natale, probabilmente il 22 dicembre, la proposta della Commissione Ue sulla classificazione degli investimenti sostenibili, con l'inclusione di gas e nucleare.

Lo ha detto il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans a un evento organizzato da Politico. "Penso - ha detto - che dobbiamo trovare un modo per riconoscere che queste due fonti energetiche svolgono un ruolo nella transizione energetica, non classificarle 'verdi', ma riconoscere il fatto che il nucleare è molto importante per ridurre le emissioni, e che il gas naturale sarà molto importante per passare dal carbone all'energia rinnovabile".

https://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/energia/2021/12/09/ue-timmermans-proposta-su-gas-e-nucleare-prima-di-natale_79a7421d-6096-4d67-b154-3afcf16b85e5.html

Il commissario europeo per l'energia, Kadri Simson, ha chiesto un "cambio di marcia sugli investimenti" nell'energia nucleare al fine di prolungare la durata delle centrali elettriche esistenti e mantenere gli attuali livelli di produzione fino al 2050.

"I termini del dibattito sull'energia nucleare in Europa stanno cambiando" a causa dell'emergenza climatica e della necessità di decarbonizzare rapidamente il mix energetico dell'UE, ha detto Simson, che stava parlando alla cerimonia di apertura dell'Esposizione mondiale nucleare a Parigi.

La Commissione europea è sempre stata chiara sul fatto che il gas fossile era necessario solo come combustibile transitorio e non doveva essere considerato una fonte di energia a lungo termine.

Per il nucleare, tuttavia, la scelta di chiamarlo transitorio è ancora oggetto di controversie, con i sostenitori che sostengono che dovrebbe essere etichettato come "sostenibile" a causa della sua natura a basse emissioni di carbonio.

Divisione del nucleare in tre categorie

Secondo il commissario europeo per l'energia Kadri Simson,la proposta "sarà presto pronta ... e chiarirà se la produzione di energia nucleare, lo smaltimento dei rifiuti o la fornitura di combustibile possano o meno essere classificati come attività sostenibili per gli investitori."

I commenti di Simson suggeriscono che l'imminente atto delegato potrebbe dividere le attività nucleari in tre categorie: fornitura di combustibile, produzione di energia e rifiuti.

Nel senso del compromesso con la Francia nuclearista (appoggiata dall’Italia) si è pronunciato anche il neo cancelliere tedesco Olaf Scholz, a capo della “coalizione semaforo” includente i Verdi: questo è sicuramente un elemento decisivo nel parallellogramma delle forze che porterà al risultato finale nel testo sull’atto delegato per la tassonomia.

Ecco la dichiarazione di Scholz, risalente a questo 17 dicembre, come riportata dall’ANSA:

"Già da tempo la Germania ha preso la decisione che l'energia nucleare non prenderà parte alla transizione energetica" ma "è importante che ognuno possa proseguire il suo cammino senza minare l'unità dell'Ue", ha aggiunto Scholz, sottolineando che "non è un compito facile, ma alla fine dovremo trovare l'unità nonostante le diverse priorità che ci siamo dati"

(https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/europa/2021/12/17/energia-scholz-percorsi-germania-e-francia-sono-diversi_ad1fb380-7656-4d76-b0e7-a12a958afb7e.html)

Parallelogramma che deve includere anche la pressione di base degli ecopacifisti e degli ambientalisti, affinché il compromesso raggiunga il livello, per così dire, meno greenwashing e più alto possibile nel senso della coerenza ecologica.

Noi disarmisti esigenti, in continuità con la Tenda delle cittadine e dei cittadini di Roma, avviata in due periodi con WILPF Italia (inizio dicembre e 15 dicembre), stiamo pensando di organizzare una iniziativa analoga a Milano, sotto la sede di EDF in Foro Bonaparte: riteniamo che l’industria nucleare francese di Stato, al pari di ENI per il gas, sia il motore fondamentale del tentativo di rilancio del nucleare in Europa.

Qui in Italia siamo obbligati anche moralmente ad impegnarci con particolare responsabilità perché dobbiamo rispettare il mandato antinucleare che il popolo italiano ci ha consegnato con i pronunciamenti referendari del 1987 e del 2011.

Decisivo sarà mobilitare, organizzando gli antinucleari in tutti i Paesi europei, il Parlamento europeo perché faccia opposizione all’atto delegato della Commissione entro 60 giorni dalla sua pubblicazione. Dovremo sicuramente scendere in piazza a Bruxelles e a Strasburgo presumibilmente nel febbraio/marzo 2022…

 

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Il comunicato dell’europarlamentare Sven Giegold

GRUPPO VERDE/ALLEANZA LIBERA EUROPEA

 

L'eurodeputato Sven Giegold,portavoce della politica finanziaria ed economica del gruppo Verdi/ALE, ha commentato (si vada su: https://sven-giegold.de/en/green-light-for-eu-taxonomy/ ):

"L'introduzione della tassonomia dell'UE è una pietra miliare per i mercati finanziari più ecologici in Europa. La tassonomia dell'UE garantirà che in futuro i prodotti finanziari verdi finanzino realmente gli investimenti verdi. Metterà fine al greenwashing nei mercati finanziari. La tassonomia dell'UE incanalerà il denaro in investimenti urgentemente necessari per il futuro. Ora deve essere usata in modo pragmatico e non burocratico per avere effetto rapidamente. L'introduzione della tassonomia dell'UE è un grande successo per noi Verdi, per le imprese lungimiranti e per la società civile che da anni ci battiamo per essa. Ma è anche chiaro che la credibilità della tassonomia dell'UE è fondamentale per il suo successo. Il gas fossile e l'energia nucleare non hanno posto nella tassonomia dell'UE. L'energia nucleare e il gas fossile non sono né ecologicamente né economicamente sostenibili a lungo termine. Contiamo su un compromesso che rispetti la sovranità degli Stati membri per il loro mix energetico e allo stesso tempo non danneggi la credibilità della Tassonomia UE".

La mia valutazione del primo atto delegato della Commissione europea:

https://sven-giegold.de/en/com-taxonomy-hazards-remain/

Lettera aperta di oltre 250 professionisti della finanza sostenibile per regole di tassonomia credibili:

https://sven-giegold.de/wp-content/uploads/2021/04/08.04.2021-Open-Letter-to-EU-Commission-on-credible-Sustainable-Finance-rules-MEP-GIEGOLD-and-951-signatories.pdf

La mia petizione "Meltdown for Europe's energy transition: Stop the greenwashing of nuclear power and gas!" con più di 65.000 firmatari:

https://www.change.org/p/eu-commission-president-von-der-leyen-meltdown-for-europe-s-energy-transition-stop-the-greenwashing-of-nuclear-power-and-gas?utm_source=share_petition&utm_medium=custom_url&recruited_by_id=fcfa76e0-fb4b-11e5-a184-4daf85baadba

La mia petizione "Save the European Green Deal!" con quasi 70.000 firmatari:

https://www.change.org/p/eu-comission-urgent-petition-save-the-european-green-deal

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Documentazione dal sito ufficiale della Commissione UE

Regolamento tassonomico e atti delegati

Un primo atto delegato sulle attività sostenibili per gli obiettivi di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici è stato approvato in linea di principio il 21 aprile 2021 e formalmente adottato il 4 giugno 2021 per l'esame da parte dei colegislatori. Un secondo atto delegato per i restanti obiettivi sarà pubblicato nel 2022.

La pubblicazione del primo atto delegato è stata accompagnata dall'adozione di una comunicazione della Commissione dal titolo "Tassonomia dell'UE, rendicontazione di sostenibilità delle imprese, preferenze in materia di sostenibilità e doveri fiduciari: indirizzare i finanziamenti verso il Green Deal europeo", che mirava a trasmettere messaggi chiave su come il pacchetto di strumenti per la finanza sostenibile facilita l'accesso ai finanziamenti per la transizione. La presente comunicazione si basa sulla relazione sul finanziamento della transizione adottata dalla piattaforma sulla finanza sostenibile nel marzo 2021.

Il 6 luglio 2021 la Commissione ha adottato l'atto delegato che integra l'articolo 8 del regolamento sulla tassonomia per il controllo da parte dei colegislatori. Il presente atto delegato specifica il contenuto, la metodologia e la presentazione delle informazioni che le imprese finanziarie e non finanziarie devono comunicare in merito alla percentuale di attività economiche ecosostenibili nelle loro attività, investimenti o attività di prestito.

giovedì, 6 luglio 2021

giovedì, 4 giugno 2021

Nota: questo progetto è stato approvato in linea di principio dalla Commissione europea il 21 aprile 2021 e la sua adozione formale in tutte le lingue ufficiali dell'Unione europea è avvenuta il 4 giugno 2021, quando sono state rese disponibili tutte le versioni linguistiche.

 

TENDA ANTINUCLEARE  DELLE CITTADINE E DEI CITTADINI: IL SECONDO TEMPO DELLA MOBILITAZIONE.

PRESIDIO IL 15 DICEMBRE SOTTO IL MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE, INCONTRO ONLINE DALLE 17:30 ALLE 19:30, PARTECIPAZIONE ALLO SCIOPERO GENERALE DEL 16  DICEMBRE IN PIAZZA DEL POPOLO

meet.google.com/ykt-udfk-deo 

è il link per collegarsi con la discussione, collegata al presidio fisico, che prevede gli interventi  degli organizzatori Disarmisti esigenti e WILPF Italia, con Luciana Castellina, Elena Evi, Mario Agostinelli, Vittorio Bardi, Guido Viale e altri...
La tassonomia UE dopo le comunicazioni di Draghi alla Camera e al Senato. Il presidente del Consigio è in partenza per il Consiglio UE del 16 e 17 dicembre (la posizione sul nucleare civile non è però all'odg dell'incontro di Bruxelles).
La domanda cruciale, sottoposta a un libero scambio di opinioni, è: la coalizione semaforo che include i Verdi, al governo in Germania, si opporrà seriamente a questa nuova ufficializzazione del ruolo determinante del nucleare in Europa, sancita con ogni probabilità dal patto del Quirinale tra Italia e Francia?

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Nel presidio fisico la Questura di Roma ha autorizzato un numero massimo di sei persone presenti.

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Sotto riportato l'appello da sottoscrivere on line contro la tassonomia pro nucleare e pro gas per il rispetto dei referendum, sottoscrivibile al link:

https://www.petizioni.com/notassonomianukerispettareferendum

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Questa la scaletta dell'incontro online - organizzato con la collaborazione di Radio Nuova Resistenza - con inizio alle ore 17:30 e termine programmato alle ore 19:30

Presentazione di Alfonso Navarra - portavoce dei Disarmisti esigenti e moderatore dell'incontro - 10 minuti

Relazione di Patrizia Sterpetti  (WILPF Italia) e Ennio Cabiddu (Coordinamento antinucleare europeo) su conferenza stampa all'Hotel  Nazionale la mattina del 15 dicembre - 10 minuti

Introduzione di Mario Agostinelli - presidente Laudato Si' - 10 minuti

Interventi di 10 minuti:

Laura Castellina

Eleonora Evi

Vittorio Bardi

Guido Viale

Antonio De Lellis

Giuseppe Farinella

domande del pubblico 10 minuti

Interventi di cinque minuti

Keivan Motavalli

Luigi Mosca

Daniele Barbi

Ennio La Malfa

Oliviero Sorbini

Antonia Sani

Teresa Lapis

Laura Tussi e Fabrizio Cracolici

Conclusioni degli organizzatori (DE-WILPF Italia-Laudato si')

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NO TASSONOMIA UE PRO NUCLEARE E PRO GAS - RISPETTARE I REFERENDUM SUI BENI COMUNI!

PREMESSA

Siamo ad un passaggio cruciale sulla transizione energetica. Le lobby del nucleare e del gas stanno imponendo a Bruxelles l'inserimento di investimenti nucleari e a metano nel novero degli elenchi da finanziare in varie modalità con i fondi pubblici, cioé con i nostri soldi. Tutto procede silenziosamente e con la copertura da noi di Cingolani e Draghi, schierati nel dibattito europeo con la parte più conservatrice e avversa all'ecologia sociale ("integrale" secondo Papa Francesco) e alla diffusione delle fonti rinnovabili. Dobbiamo avviare una campagna, di cui la mobilitazione del 15 dicembre è solo un primo passo, che possa far intervenire su una simile rottura, coinvolgendo le giovani generazioni di attivisti, l'opinione pubblica e le rappresentanze democratiche e del lavoro. Di qui la nostra proposta di condividere, sottoscrivendola,  la presa di posizione dei Disarmisti esigenti, di Wilpf Italia e dell'Osservatorio del lavoro, supportata da personalità autorevoli quali Moni Ovadia e Alex Zanotelli. E Luciana Castellina, Haidi Giuliani, Massimo Scalia e Guido Viale. Ed è utile - crediamo - essere a conoscenza del fatto che proprio il 15 dicembre l'Associazione italiana nucleare, con la partecipazione di esponenti di governo (il Ministro degli affari europei Vincenzo Amendola e la sottosegretaria al MITE Vannia Gava), tiene un convegno alla Camera dal titolo: "Il nucleare decisivo per la transizione energetica".

Qui di seguito il testo della dichiarazione da sottoscrivere a supporto della campagna e poi riportato in basso, il comunicato di adesione dell'Osservatorio sul PNRR.

Segue anche adesione della Convenzione delle donne, che ringraziamo per avere fatto riferimento al tema dell'aumento delle spese militari e di come il settore militare sia anche un grande consumatore/sprecone enegetico ed un grande inquinatore: alla COP26 di Glasgow, consapevoli dell'intreccio tra minaccia nucleare/militare e minaccia climatico/ecologica, abbiamo lavorato per inserire il disarmo negli accordi di Parigi sul clima globale.

 

APPELLO PER UNA MOBILITAZIONE UNITARIA IN VISTA DI BILANCIO 2022 E CONSIGLIO UE: UNICA LOTTA PER TAGLIO DEI SAD, POLITICA ECOLOGICA INDIPENDENTE, TASSONOMIA NO GAS E NO NUCLEARE

Il 15 dicembre al Senato il presidente del Consiglio Mario Draghi farà le sue comunicazioni ai parlamentari in vista del Consiglio Europeo che si terrà a Bruxelles il 16 e 17 dicembre. Sarà un vertice importante per l’Europa perché verranno discusse le priorità e gli indirizzi politici della UE e le prospettive del processo di integrazione dopo la chiusura dell’”era Merkel”.

Indichiamo proprio il 15 dicembre, nel pieno della discussione della legge di bilancio 2022, e alla vigilia dello sciopero generale del 16 dicembre indetto da CGIL e UIL, quale data per metterci insieme per la giustizia ambientale e sociale, a partire dal rispetto dei referendum del 2011, su acqua e nucleare, prefiguranti nel loro risultato inequivocabile un mandato popolare per un welfare che valorizzi i beni comuni e pubblici.

Siamo forze ed esponenti ecologisti e pacifisti, fortemente critici sulla “transizione ecologica” così come viene delineata dalle politiche governative: faremmo meglio anzi a parlare di “non transizione ecologica”, perché quello che costatiamo, nell’assemblaggio incoerente di politiche di bilancio, PNRR e prese di posizione in sede europea, è l’assenza di un qualsiasi serio disegno di attuazione, fondato su un ruolo trainante degli investimenti pubblici, di un Green New Deal degno di questo nome.

Quella che osserviamo con indignazione è la sudditanza, da parte del governo italiano, agli interessi dell’ENI nella politica energetica, ambientale e persino estera: in particolare il ministro Roberto Cingolani ci appare come l'esecutore di una deriva tecnocratica giustificata come "neutralità tecnologica", espressa con il mito infondato del nucleare di quarta generazione e da fusione.

Riteniamo inaccettabile, ad esempio, anche da un punto di vista di moralità democratica e istituzionale (il voto popolare sui referendum non può essere disprezzato!) che, su questa linea, Cingolani, a Bruxelles, per conto del governo italiano, abbia dato il suo via libera all’inserimento di nucleare e gas nella cosiddetta “tassonomia UE” delle tecnologie da raccomandare e sostenere negli investimenti finanziari necessitanti di marchi certificati (e garantiti con soldi pubblici) di “sostenibilità”.

Il nostro giudizio è che, di questa deriva, il principale motore sia la dirigenza dell’ENI che non intende cambiare rotta rispetto alla centralità del gas nella sua politica e nella politica energetica dello Stato.

Pensiamo che, a questo punto, occorra mobilitarsi contro la volontà, taciuta, ma chiara nei fatti, del Governo di non toccare neanche un euro dei finanziamenti pubblici a favore dei fossili (e non dimentichiamo che il nucleare, nel suo significato letterale, è una energia fossile!).

Si tratta non solo dei finanziamenti al CCS, sui quali è acceso da tempo lo scontro, ma di quella marea di 19 miliardi destinati ai "Sussidi Ambientalmente Dannosi" (SAD), cioè per le tariffe agevolate per gli impieghi di idrocarburi di cui fruisce un'ampia platea di settori imprenditoriali.

Ci rivolgiamo – per riempire le piazze come oggi è necessario - con particolare speranza e fiducia ai giovani attivisti che in questi ultimi anni hanno dato vita a grandi manifestazioni per superare l’emergenza climatica e ambientale: nuove politiche orientate alla piena occupazione “verde”, in una società strutturalmente pacifica (energie rinnovabili e disarmo!), trovano radici proprio in quel cambiamento radicale di rotta che essi invocano nei loro “strikes” per evitare il collasso incombente della civilizzazione umana.

La nostra proposta è di darci un primo appuntamento a Roma, dalle ore 15:00, in continuità con la Tenda antinucleare delle cittadine e dei cittadini, e di altre esperienze di attiva partecipazione sociale, sotto il Ministero dell’economia e delle finanze, in via XX Settembre, 97.

In collegamento con questa manifestazione, speriamo il più possibile partecipata, riteniamo utile organizzare un incontro on line alle 18:00 per commentare insieme il discorso di Mario Draghi, cioè il suo programma di candidato a perno “conservatore” per la gestione di nuovi equilibri neoliberisti in Europa.

Intendiamo proporre in alternativa, anche alle forze sindacali impegnate nello sciopero generale, soluzioni di conversione ecologica (bellissima espressione usata da Papa Francesco), che non ignorino le sfide epocali che siamo obbligati a fronteggiare: perché le ansie per “la fine del mese”, ce lo insegnano i giovani attivisti impegnati a spegnere l’incendio di una Terra che brucia, devono essere messe in relazione con la preoccupazione per la “fine del mondo” da scongiurare.

Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Mario Agostinelli, Alfonso Navarra, Patrizia Sterpetti, Massimo Scalia, Marco Bersani, Luciana Castellina, Antonia Sani, Massimo Serafini, Haidi Gaggio Giuliani, Vittorio Bardi, Ennio La Malfa, Renato Zanoli, Guido Viale, Antonio De Lellis

Ennio Cabiddu - Luigi Mosca – Oliviero Sorbini- Daniele Barbi - Fabrizio Cracolici e Laura Tussi - Andrea Bulgarini - Elio Pagani - Keivan Motavalli - Gian Piero Godio - Maurizio Bucchia - Antonella Nappi - Marco Zinno - Enrico Peyretti  - Marco Palombo - Rocco Altieri - Mino Forleo - Vittorio Pallotti - Teresa Lapis - Renato Napoli - Angelo Gaccione - Giuseppe Natale - Renato Ramello - Sabina Santovetti

Coordinamento organizzativo:

Disarmisti esigenti - Alfonso Navarra cell. 340-0736871  email alfiononuke@gmail.com;

Wilpf Italia Patrizia Sterpetti  cell. 320-7825935 email patty.sterpetti@gmail.com;

Laudato Si' - Mario Agostinelli  email agostinelli.mario@gmail.com;

Altre info su:

www.disarmistiesigenti.org

 

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DA PARTE DI OSSERVATORIO SUL PNNR

(COORDINAMENTO PER LA DEMOCRAZIA COSTITIZIONALE - LAUDATO SI' - NOSTRA!)

IL GOVERNO FERMI LA PROPOSTA DI INSERIRE NUCLEARE E GAS TRA LE ENERGIE VERDI IN EUROPA

Un conto è affermare che per realizzare gli obiettivi climatici c’è bisogno di un periodo di transizione a causa dei ritardi dei Governi europei nel realizzare gli obiettivi indispensabili per contenere la crescita della temperatura entro 1,5 gradi.Altro è spacciare nucleare e gas naturale per quello che non sono, cioè energie “verdi” come vento, sole, acqua, terra. Questo tentativo di alterare la verità punta a permettere ai paesi che hanno centrali nucleari di utilizzare i fondi europei per alleggerire i costi proibitivi del nucleare e ad altri di fingere di non sapere che il metano produce CO2, anche se in combustione meno del carbone, ed è molto inquinante nell’atmosfera per la dispersione derivante da estrazione e lavorazione.Il Governo italiano, in particolare il Ministro Cingolani, anziché mantenere una posizione limpidamente contraria ha appoggiato il pasticcio che l’Europa potrebbe approvare nei prossimi giorni, se i paesi ancora contrari non insisteranno per bloccare questo tentativo.Per di più i prezzi delle fonti fossili, soprattutto del gas naturale, sono esplosi, non tanto in rapporto con la ripresa post pandemia, quanto per un’enorme speculazione finanziaria che scommette sull’aumento dei prezzi di questi prodotti, usando come in passato i futures. Gli analisti non hanno spiegazioni per questi aumenti che non hanno fondamento economico ma puramente speculativo.La speculazione si batte solo se nel tempo più rapido possibile viene realizzato un piano di investimenti nelle fonti alternative, in coerenza con gli obiettivi europei per il 2030.  L’Italia ha l’obiettivo di 70 Giga Watt di fonti alternative al 2030, che al ritmo attuale non verrà mai raggiunto. Investimenti a ritmo incalzante e le indispensabili semplificazioni procedurali possono facilitare la realizzazione dell’obiettivo, ma il Governo pensa ad altro ed è in ritardo sugli stessi impegni presenti nel PNRR.In Germania il nuovo governo ammette di avere bisogno del gas nella transizione, ma conferma l’uscita dal nucleare entro il 2022, si impegna a dismettere il carbone entro il 2030, anziché il 2038, non pretende di fare passare il gas come fonte rinnovabile ma si impegna a realizzare centrali a gas solo per il periodo strettamente necessario.In Italia nulla di tutto questo. Né sincerità, né chiarezza, né un progetto sulle rinnovabili degno di questo nome. Anzi, attraverso Terna si continua con le aste per avere energia a disposizione per le fasi di carenza elettrica nella rete senza porre la condizione delle fonti di alimentazione e “dimenticando” che l’Italia ha la possibilità di usare i pompaggi dell’idroelettrico.Si parla di aste a 9 zeri i cui costi vengono scaricati sulle bollette elettriche, come del resto avviene con gli enormi costi dello smaltimento delle scorie nucleari.Per questo il Governo dovrebbe ripensarci, impegnando il Ministro Cingolani a cambiare strada. Il nucleare in Italia non è credibile, non ci sarebbe neppure il tempo entro il 2030 e in ogni caso dovremmo prima passare attraverso un referendum popolare che sconfessi quelli precedenti.Il Governo deve rendersi conto che sostenere il nucleare e il gas nella tassonomia verde comprometterebbe la sua credibilità in Italia e in Europa, costruita con impegni al G20 e alla Cop 26, e soprattutto confermerebbe che la spinta per la transizione ecologica erano solo parole, perché nei fatti prevalgono politiche a sostegno dell’uso delle fonti fossili climalteranti e dei gruppi economici e delle aziende che vogliono continuare a fare profitti scaricando le conseguenze su salute e ambiente. Sarebbe il fallimento della transizione ecologica di cui si parla nel PNRR e delle speranze che ha suscitato. Il PNRR diventerebbe solo uno strumento per spendere soldi allo scopo di finanziare i soliti gruppi economici e di potere.

Sosteniamo la proposta di un primo appuntamento a Roma il 15 dicembre prossimo, dalle ore 15,00, sotto il Ministero dell’economia e delle finanze, in via XX Settembre 97, in continuità con la Tenda antinucleare delle cittadine e dei cittadini, e altre esperienze di attiva partecipazione sociale.

Mario Agostinelli, Alfiero Grandi,  Jacopo Ricci,  Massimo Scalia  11/12/2021

 

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La convenzione delle donne - #governodilei aderisce e sostiene la
mobilitazione proposta da Disarmisti esigenti, Wilpf Italia e
Osservatorio del lavoro, contro l’inserimento di investimenti nucleari e
a metano negli elenchi da finanziare con fondi pubblici, con la
convinzione che non possa esserci un femminismo che non sia
autenticamente ecologista e che sia ipocrita parlare di transizione
ecologica e contemporaneamente portare le spese per la difesa armata
nell’anno 2021 alla quota di ben 25 miliardi di euro, in barba alla
grave crisi economica che stiamo attraversando, ignorando che il settore
della difesa ha un elevato impatto negativo ambientale, essendo il più
grande utilizzatore di idrocarburi al mondo e il maggiore consumatore di
energia.
Le pressioni delle lobby del gas e del nucleare sulle scelte europee
trovano sponda in Italia grazie alla posizione conservatrice di Draghi e
Cingolani, che confligge con una transizione ecologica attenta al
sociale e all’utilizzo diffuso di fonti rinnovabili.
La mobilitazione proposta per il 15 dicembre coincide con il convegno
organizzato alla Camera e dal titolo che non lascia spazio ad ambiguità:
"Il nucleare decisivo per la transizione energetica".

Noi non ci stiamo, vogliamo praticare una transizione ecologica vera,
che preveda l’abbandono dei combustibili fossili, il rispetto del
risultato del referendum contro l’utilizzo di energia nucleare, la
riduzione drastica degli investimenti in campo della difesa.

Grazie per la lodevole iniziativa,

Ufficio Stampa Governo Di Lei

www.governodilei.it

Accordo di coalizione: "Protezione climatica rivoluzionaria" incompatibile con l'energia militare e nucleare

Mentre il nuovo governo tedesco si oppone

IL GOVERNO ITALIANO, AL RIMORCHIO DELLA FRANCIA, DICE SI AL NUCLEARE NELLA TASSONOMIA UE

NOI - DISARMISTI ESIGENTI E WILPF ITALIA, MONI OVADIA E ALEX ZANOTELLI - RISPONDIAMO CON LA TENDA DELLE CITTADINE E DEI CITTADINI  (con mascherine, distanziamenti e green pass)

Iniziativa che si svolge anche con incontri online dalle ore 17 alle ore 19. Ci si collega cliccando al seguente link: https://meet.google.com/mpv-oxgm-hyp

Riportiamo in fondo alla pagina il comunicato di adesione di Europa Verde

(Roma 6 dicembre 2021)

Di seguito il comunicato che abbiamo emesso il 3 dicembre. Rispetto ad esso la principale novità proviene dal nuovo governo tedesco che, avendo i Verdi in maggioranza, è indisponibile a votare sulla sostenibilità del nucleare e del gas nell'atto delegato della Commissione UE, sulla tassonomia UE. Tale provvedimento deve articolare, relativamente all'aspetto climatico, il regolamento 2020/852: ma Consiglio europeo e soprattutto Parlamento europeo possono opporsi. Sembra quindi che la decisione della Commissione UE, prevista per il 7 dicembre, slitti in attesa che si creino nuovi equilibri e compromessi tra le potenze guida dell'Europa. Questo dà tempo anche a noi, ecopacifisti di movimento, di organizzarci meglio e di sensibilizzare in modo ampio l'opinione pubblica. Ci mobilitiamo quindi perché la maggioranza antinucleare del Parlamento europeo possa farsi valere e non soggiaccia allo scambio indecente tra il SI al nucleare, voluto soprattutto dallo Stato atomico francese, e il SI al gas, sponsorizzato dal governo italiano sotto influenza ENI (e che può comunque tentare Berlino, fresca fresca di Nord Stream2).

Continuiamo a insistere perché il governo italiano la faccia finita con le sue ambiguità e prenda una posizione chiara nel rispetto dei referendum antinucleari cui è vincolato. Per questo proseguiamo con la nostra iniziativa della Tenda antinucleare davanti al MITE. Se Roberto Cingolani è convinto della bontà del nucleare di IV Generazione e crede alla favola della fusione nucleare, liberissimo di farlo come privato cittadino, ma non come ministro della Repubblica italiana!

Nell'incontro online svoltosi il 5 dicembre, in cui Alfonso Navarra, Ennio Cabiddu, Giuseppe Farinella, e Keivan Motavalli hanno interloquito con Massimo Scalia, Vittorio Bardi e Fabio Amato, è emersa la necessità, scendendo in piazza, di collegare la "battaglia europea" sulla tassonomia con l'impegno a intervenire su PNNR e bilancio italiani perché sviluppino politiche più coerenti con le intenzioni proclamate di un "Green New Deal".

Non possiamo accettare che il governo italiano sembri deciso a non toccare neanche un euro dei finanziamenti pubblici a favore dei fossili!

(Roma 3 dicembre 2021)

Secondo il Fatto quotidiano del 3 dicembre 2021 in un articolo a firma Marco Palombi, " il governo dice sì al nucleare (poi tocca al gas)". Questo nel titolo. Si sta parlando di "parere favorevole all'inserimento del nucleare nella cosiddetta tassonomia europea delle tecnologie adatte a garantire la neutralità climatica ".
In questo modo si farebbe " felice la Francia ormai super-alleata".
Per quanto riguarda il gas l'articolo ritiene che l'esecutivo appoggi l'Eni sottolineando la presenza di Di Maio accanto De Scalzi : l'ad del nostro ente idrocarburifero  proclama che le rinnovabili hanno dei limiti e che un ruolo centrale va dato all'idrogeno prodotto anche da fonti fossili.

L'atto delegato della Commissione UE sulla tassonomia è una partita non chiusa (il nuovo governo tedesco si opporrà al tandem franco-italiano ma il problema è un eventuale compromesso per la gestione complessiva dell'Europa) ma che si risolverà nei prossimi mesi.

Noi ecopacifisti (in particolare Disarmisti esigenti, WILPF Italia e partners), non dormiamo affatto e diamo appuntamento alla Tenda antinucleare delle cittadine e dei cittadini davanti al MITE in via Cristoforo Colombo a Roma. Si tratta insieme di un festival delle analisi, delle idee e delle proposte e di un presidio fisico dalle ore 17 alle ore 19 con gazebo davanti al Ministero della Transizione ecologica dal 1 al 7 dicembre.

Il 1 dicembre abbiamo lanciato la nostra iniziativa con Moni Ovadia in videoconferenza dallo SCUP di Roma, un centro sociale occupato sotto sfratto.

Questo governo deve rendersi conto che chi difende i referendum antinucleari e per i beni comuni in nome e per conto del popolo italiano è ancora in campo ed è intenzionato a sbarrargli la strada, in Italia e in Europa.

Su un punto è bene che siamo chiarissimi e non diamo adito ad equivoci:  la modalità con cui avvengono le nostre manifestazioni è nel rispetto delle norme di prevenzione antiCovid vigenti nel nostro Paese: quindi mascherine, distanziamento e green pass (o certificato di tampone valido).

Bisogna telefonare e prenotare agli organizzatori perché al presidio del 4 e del 5 dicembre possiamo essere in cinque persone e al presidio del 6 dicembre possiamo radunarci in massimo settanta persone.

Per info alfiononuke@gmail.com   

Alfonso Navarra cell. 340-0736871  Patrizia Sterpetti cell. 320-7825935 

LA TENDA ANTINUCLEARE DELLE CITTADINE E DEI CITTADINI E' PROMOSSA DA DISARMISTI ESIGENTI E WILPF ITALIA CON LA COLLABORAZIONE DEI PRIMI FIRMATARI DELLA INIZIATIVA ONLINE "RISPETTARE I REFERENDUM" (si vada su: https://www.petizioni.com/rispettarereferendum) 

Alex Zanotelli - missionario comboniano
Moni Ovadia - artista, ebreo contro
Mario Agostinelli e Guido Viale - Laudato Si'
Marco Bersani - Convergenza per la Società della cura
Antonia Sani - WILPF Italia
Ennio Cabiddu - Sardegna pulita
Ennio La Malfa - Accademia Kronos
Luigi Mosca - scienziato, Armes Nucleaires STOP
Daniele Barbi - comitato antinucleare di Treviri (Germania)
Antonio Mazzeo - campagna scuole smilitarizzate
Marco Palombo - attivista no war Roma
Marco Bertaglia, attivista di Extinction rebellion, formatore alla nonviolenza
Sabina Santovetti, attivista di Extinction rebellion
Laura Tussi - Peacelink
Fabrizio Cracolici - Memoria e futuro
Francesco Lo Cascio - Rete ambasciate di pace
Mario Di Padova - Lega Obiettori di coscienza
Massimo Aliprandini - obiettore di coscienza alle spese militari
Giuseppe Farinella - Il Sole di Parigi
Olivier Tourquet - Pressenza
Alessandra Mecozzi - Fiom-CGIL
Elisabetta Donini - ricercatrice su Donne e scienza
Antonella Nappi - Donne, difendiamo la salute
Pierangelo Monti e Enrico Peyretti - animatori di impegno nonviolento
Luciano Zambelli - Lega per il disarmo unilaterale
Celeste Grossi - pace, disarmo Arci Lombardia
Marco Salomone, WEEC
Enrico Gagliano, No TRIV
Roberto Brambilla, Lista Civica Italiana
Vittorio Pallotti, CDMPI
Pinella Depau - Cagliari Social Forum

Adriano Ciccioni - Ban the Bomb (referendum digitale globale)

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ECCO IL FESTIVAL RADIOFONICO DELLA TENDA ANTINUCLEARE DELLE CITTADINE E DEI CITTADINI

CON LA COLLABORAZIONE DI RADIO NUOVA RESISTENZA

(IL PROGRAMMA E' DA COMPLETARE CON ALTRI INTERVENTI PROGRAMMATI)

PER COLLEGARSI SU GOOGLE MEET: https://meet.google.com/mpv-oxgm-hyp

4 dicembre 2021 – sabato

ACQUA E NUCLEARE LA STESSA LOTTA PER I BENI COMUNI

Nell'ambito della Tenda dei cittadini - iniziativa dal 1 al 7 dicembre contro la tassonomia della Commissione UE che intende includere l'energia nucleare tra le fonti decarbonizzanti per gli investimenti privati e pubblici - si discute con Alex Zanotelli di difesa dei referendum sui beni comuni: acqua ed energia

5 dicembre 2021 –  domenica

INCONTRO SU LEGGE DI BILANCIO E PNRR

Nell'ambito della Tenda delle cittadine e dei cittadini - iniziativa dal 1 al 7 dicembre contro la tassonomia della Commissione UE che intende includere l'energia nucleare tra le fonti decarbonizzanti per gli investimenti privati e pubblici - si discute con Massimo Scalia e Vittorio Bardi di PNRR e legge di bilancio dal punto di vista della transizione ecologica. Sono intervenuti come relatori anche Fabio Amato, Giuseppe Farinella, Keivan Motavalli.

6 dicembre 2021 – lunedì

INCONTRO SU ENERGIA DI PACE E TERRESTRITA’

Nell'ambito della Tenda delle cittadine e dei cittadini - iniziativa dal 1 al 7 dicembre contro la tassonomia della Commissione UE che intende includere l'energia nucleare tra le fonti decarbonizzanti per gli investimenti privati e pubblici - si discute con gli autori del libro "Memoria e Futuro" (Alfonso Navarra, Fabrizio Cracolici e Laura Tussi) e con Antonella Nappi,  di energie di pace, di femminismo e terrestrità. Interventi programmati di esponenti di WILPF Italia (Bruna Bianchi, Teresa Lapis, Rosa Omodei) e, per Planet 2084 ,  di Gaia Pallottino.

7 dicembre 2021 – martedì

IL COORDINAMENTO ANTINUCLEARE EUROPEO

Nell'ambito della Tenda dei cittadini si discute con Alfonso Navarra, Ennio Cabiddu, Luigi Mosca, Daniele Barbi  e Patrizia Sterpetti e Antonia Sani di come costruire un coordinamento antinucleare europeo a partire dal percorso già avviato con la catena umana di Buchel del 5 settembre 2021.

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MERCOLEDÌ 01 DICEMBRE 2021 10.53.21

Energia: Europa Verde, aderiamo all'iniziativa antinucleare

ZCZC6373/SXA XPP21335018035_SXA_QBXB R POL S0A QBXB Energia: Europa Verde, aderiamo all'iniziativa antinucleare (ANSA) - ROMA, 01 DIC - "Aderiamo convintamente all'iniziativa promossa da Disarmisti esigenti, WILPF Italia, Missione Mediterraneo e Associazione Laudato Si', con la collaborazione di Radio Nuova Resistenza, per una tenda antinucleare, un gazebo che, a partire da oggi e per una settimana, ospitera' una serie di incontri volti ad approfondire le ragioni per cui il nucleare non dovrebbe essere incluso nella tassonomia verde dell'UE". Cosi', in una nota, Fiorella Zabatta e Marco Boato, co-Presidenti del Consiglio Federale Nazionale di Europa Verde, che proseguono: "E' incredibile come, a scadenze piu' o meno regolari, in Italia, si torni a parlare di nucleare dopo la bocciatura che i cittadini italiani hanno gia' avuto modo di decretare con ben due referendum". "Mentre molti Paesi europei, Germania compresa, stanno abbandonando la produzione di energia elettrica da fonte nucleare, qui qualcuno pare intenzionato a votare il suo inserimento in una tassonomia definita 'verde'. Al contrario, noi riteniamo fondamentale che tutta l'Europa superi una tecnologia energetica rischiosissima e costosissima. E non siamo soli". "Il nucleare, come ha recentemente sottolineato il Premio Nobel per la Fisica 2021, prof. Giorgio Parisi, è da escludere in Paesi densamente abitati come l'Italia. A sottolinearne il carattere anacronistico è, invece, il candidato Verde alle Presidenziali francesi, Yannick Jadot. Riteniamo di primaria importanza realizzare una vera e propria svolta nelle politiche energetiche che abbia come punto centrale il rilancio delle rinnovabili e l'abbandono di fossili e nucleare. Per questo, - concludono Zabatta e Boato, - come Verdi, lavoreremo accanto ai comitati e alle associazioni". (ANSA). IRA-COM 01-DIC-21 10:52 NNNN

 

di Alfonso Navarra - portavoce dei Disarmisti esigenti

I leader del G20 che si incontrano a Roma delineano un mondo che, ingabbiato nelle logiche della competizione di potenza, non riesce a cooperare per le sfide globali neanche al livello minimo  necessario.

La coesione occorrente dovrebbe esercitarsi innanzitutto contro il COVID19, che ha già causato 5 milioni di vittime e quasi 250 milioni di contagiati. Qui il problema è la cessione dei brevetti e delle tecnologie per potere conseguire l'obiettivo indicato dall'OMS: vaccinare il 70% della popolazione entro l'inizio della nuova sessione dell'Assemblea generale dell'ONU nel settembre 2022.

Non viene recepito l'elementare principio che "ci si salva tutti insieme" e che quindi l'egoismo intelligente è aiutare il Sud del Pianeta ad affrontare la carenza di strutture sanitarie e di farmaci efficaci.

Si insegue una ripresa economica globale tentando di stabilire un'agenda comune fra Paesi più industrializzati ed economie emergenti: sono, ad esempio, sul tappeto la minimum tax del 15% sui profitti digitali delle multinazionali, l'allocazione di 650 miliardi di diritti speciali di prelievo del FMI a favore dei 190 Paesi membri, la riforma del WTO...

Si è divisi, in vista della COP26 di Glasgow, sulle politiche da adottare contro il riscaldamento climatico ed è notevole che lo stesso obiettivo di 1,5°C di aumento per Cina, Russia, India, Brasile sia considerato non tassativo.

Il nodo è quanto deve essere valutata la CO2 scaricata nel passato: solo dopo aver fatto questo calcolo si può mettere la Cina sul banco degli imputati perché vuole azzerare le emissioni solo nel 2060.

Sul tappeto vi sono i 100 miliardi di dollari annui che le nazioni più ricche dovrebbero destinare a quelle povere.

 

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GIORNATE DI MOBILITAZIONE
VOI G20, NOI IL FUTURO
 
Il 30 ottobre a Roma, si riuniscono i governi del G20 sotto la presidenza italiana Draghi: gli stessi poteri, le stesse ricette, gli stessi interessi, la stessa ingiustizia
che ci hanno portato nella crisi e nella pandemia.
Noi facciamo convergere le lotte per la giustizia climatica, sociale e di genere
per la salute, l'istruzione, la dignità delle persone e del lavoro, la difesa dei beni comuni per liberare il mondo da armi, muri, debito illegittimo, razzismi e fascismi
per la rivoluzione della cura.

venerdì 29 mattina: students strike e corteo degli studenti e delle studentesse organizzato dalla Rete della Conoscenza e dai Fridays For Future

sabato 30 pomeriggio: manifestazione dei movimenti sociali con ritrovo alle 15 a Piazzale Ostiense (MM PIramide) e corteo fino a piazza Bocca della Verità

domenica ore 10-16: assemblea nazionale di convergenza dei movimenti sociali presso il Teatro Garbatella (MM Garbatella)

da giovedì 28 sera a lunedì 1 novembre mattina: Climate Camp organizzato dalla rete eco-sociale delle realtà romane, presso il LOA Acrobax

L'insieme di iniziative segna un fondamentale passo avanti nella convergenza fra i movimenti sociali: per dare l'idea, sia il corteo che l'assemblea nazionale vedranno assieme la giovane generazione ecologista dei Fridays For Future e di Extinction Rebellion con importanti vertenze operaie e del lavoro come la Gkn (annunciati 10 pullman dal Collettivo di Fabbrica), l'Alitalia, la Whirlpool; tutti i sindacati di base ma anche la Flc Cgil e la Fiom; tutti i movimenti sociali  ma anche le esperienze del mondo contadino e dell' agroecologia; le reti studentesche e i movimenti per l'abitare; la rete Fuori dal Fossile e il movimento No tav; le esperienze femministe e il Consiglio Nazionale Indigeno dell'Ezln del Chiapas... e molto altro ancora.

Tutte realtà che arricchiranno il corteo e che parteciperanno all'assemblea di domenica 31, che avrà lo scopo di confrontarsi tra tutte le vertenze in campo sia per rafforzare ogni singola lotta, sia per costruire una strategia comune di confronto e mobilitazione per il prossimo autunno-inverno, durante il quale molti nodi verranno al pettine e servirà la costruzione di una massa critica adeguata.

L'assemblea sarà strutturata con quattro interventi introduttivi, durante i quali prenderanno parola le realtà che in questi mesi hanno costruito processi reali di convergenza. Nello specifico, il primo intervento introduttivo sarà appannaggio della Società della Cura; il secondo della realtà femminista, nata all'interno della società della cura, che ha costruito percorsi di convergenza fra donne di diverse realtà; il terzo intervento sarà dei Fridays For Future per dare una prospettiva generazionale e sulla questione climatica; il quarto intervento sarà della Gkn, esempio di lotta operaia che è uscita dallo steccato per fare della propria vertenza una questione generalizzata. E, nel pomeriggio, interverrà la rappresentante del CNI dell'Ezln.

DEDICATO ALLE RAGAZZE E AI RAGAZZI

CHE SOGNANO UN FUTURO VIVIBILE

contro le banche fossili, armate e nucleari

Disinvestiamo dalla finanza insostenibile e iniqua che sovvenziona le produzioni di morte

a sostegno dell'inserimento del disarmo negli accordi sul clima proposto per la COP26 di Glasgow dagli ecopacifisti scozzesi

Dopo la contestazione a piazza Affari (sede della Borsa Italiana) delle ore 17

Incontro/discussione con gli attivisti

del Climate Camp (1 ottobre 2021 dalle ore 19)

c/o Centro sporttivo XXV aprile – via Giovanni Cimabue, 24 - Milano

Alfonso Navarra – portavoce dei Disarmisti esigenti

presenta gli obiettivi generali dell'iniziativa, che riflette sul possibile coordinamento di tre campagne di pressione in corso di svolgimento

Alex Zanotelli – missionario comboniano

introduce con un intervento videoregistrato un ragionamento sulla necessità di fermare le armi e le guerre per fare la pace tra gli uomini e con la natura

Andrea Bulgarini – Mondo senza guerre

Interviene sul significato del flash mob appena effettuato in piazza Affari proponendo le modalità dell’azione diretta nonviolenta

Teresa Lapis – WILPF Italia

Propone considerazioni sul concetto di cittadinanza globale e informa sulla campagna ICAN

Antonio De Lellis – ATTAC Italia

Relaziona su debito pubblico e finanza etica