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10.12.2017 - Municipio di Oslo - Norvegia

Domenica 10 dicembre 2017, ICAN ha ricevuto il Premio Nobel per la pace per il suo lavoro, volto a garantire un Trattato per la proibizione delle armi nucleari (TPAN).

A ritirare l'onoreficenza, a nome di migliaia di attiviste e di attivisti di tutto il mondo, sono state due donne: Beatrice Fihn, direttrice esecutiva di ICAN, e Setsuko Thurlow, “hibakusha”, cioé sopravvissuta il 6 agosto 1945 alla bomba di Hiroshima.

Ecco i discorsi (tradotti dall'originale in inglese) che hanno pronunciato al Municipio di Oslo, di fronte ai reali norvegesi, durante la cerimonia di consegna del Premio.

ICAN come cornice di questo evento ha organizzato una quattro giorni di iniziative, includenti concerti, fiaccolate, esposizioni di mostre, una assemblea dei campaigners (9 settembre) ed un seminario sul diritto internazionale (11 settembre).

 

 

Conferenza al Nobel: Dobbiamo reclamare la libertà di non vivere le nostre vite come ostaggi di un’imminente annientamento

 

Il discorso di Beatrice Fihn

Vostre Maestà.

Membri del Comitato Nobel norvegese,

Stimati ospiti,

Oggi è un grande onore accettare il Premio Nobel per la Pace 2017 a nome delle migliaia di persone ispiratrici che hanno preso parte alla Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari (ICAN).

Insieme abbiamo portato la democrazia al disarmo e stiamo ridando forma alla legge internazionale.

Più di tutti ringraziamo umilmente il Comitato Nobel Norvegese per aver riconosciuto il nostro lavoro e aver dato impulso alla nostra cruciale causa.

Vogliamo dare riconoscimento a coloro che hanno donato così generosamente a questa campagna il loro tempo e le loro energie.

Vogliamo ringraziare i coraggiosi ministri degli esteri, i diplomatici, la Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa, i funzionari delle Nazioni Unite, gli accademici e gli esperti con i quali abbiamo collaborato per avanzare nel nostro obiettivo comune.

E ringraziamo tutti coloro che si impegnano per debellare dal mondo questa terribile minaccia.

In dozzine di luoghi intorno al mondo – dentro silos con missili sepolti nella nostra terra, su sottomarini che navigano attraverso i nostri oceani, e a bordo di aerei che volano in alto nei nostri cieli – si trovano 15.000 oggetti di distruzione dell’umanità.

Forse è l’enormità di questo fatto, forse è l’inimmaginabile scala delle conseguenze, che porta molti semplicemente ad accettare questa truce realtà, a continuare con le proprie vite quotidiane senza pensare ai folli strumenti che ci circondano.

Perchè è follia permettere a noi stessi di essere governati da queste armi. Molti dei critici di questo movimento insinuano che siamo noi quelli irrazionali, gli idealisti senza criterio di realtà. Quegli stati dotati di armi nucleari non molleranno mai le loro armi.

Ma noi rappresentiamo la sola scelta razionale. Rappresentiamo quelli che rifiutano di accettare le armi nucleari come ospiti fissi del nostro mondo, quelli che rifiutano di tenere il proprio destino legato a poche righe di un codice di lancio.

La nostra è la sola realtà possibile. L’alternativa è impensabile.

La storia delle armi nucleari avrà una fine, e dipende da noi quale sarà questa fine.

Sarà la fine delle armi nucleari, o sarà la nostra fine?

Una di queste cose accadrà.

L’unica via di azione razionale è quella di smettere di vivere nella condizione per cui la nostra distruzione reciproca dipende da un mero capriccio impulsivo.

Oggi io voglio parlare di tre cose: paura, libertà e futuro.

Per ammissione di coloro stessi che le posseggono, la reale utilità delle armi nucleari sta nella loro abilità nel provocare paura. Quando fanno riferimento al loro effetto “deterrente”, i sostenitori delle armi nucleari celebrano la paura come arma di guerra. Si gonfiano il petto dichiarandosi pronti a sterminare, in un lampo, innumerevoli migliaia di vite umane.

Il Premio Nobel William Faulkner, accettando il suo premio nel 1950, disse: “Rimane solo la questione di quando mi faranno saltare in aria”. Ma da allora, questa paura universale ha lasciato il posto a qualcosa di ancora più pericoloso: la negazione.

Andata è la paura dell’Armageddon in un istante, andato è l’equilibrio tra due blocchi che è stato utilizzato come giustificazione per la deterrenza, andati sono i rifugi dalle piogge radioattive.

Ma una cosa rimane: le migliaia e migliaia di testate nucleari che ci hanno riempiti di questa paura.

Il rischio per l’ uso delle armi nucleari è oggi anche maggiore che alla fine della guerra fredda. Ma a differenza della guerra fredda, oggi ci troviamo di fronte a molti più stati dotati di armi nucleari, a terroristi e a guerre cibernetiche. Tutto questo ci rende meno sicuri.

Imparare a vivere con la cieca accettazione di queste armi è stato il nostro grande errore seguente.

La paura è razionale. La minaccia è reale. Abbiamo evitato la guerra nucleare non grazie a una prudente leadership, ma per pura fortuna. Prima o poi, se non agiamo, la nostra fortuna si esaurirà.

Un momento di panico o di disattenzione, un commento frainteso o un ego ferito, potrebbero facilmente condurci all’inevitabile distruzione di intere città. Un’escalation militare calcolata potrebbe portare all’assassinio indiscriminato di massa di civili.

Se si utilizzasse solo una piccola parte delle armi nucleari odierne, fumo e fuliggine delle tempeste di fuoco si depositerebbero in alto nell’ atmosfera – raffreddando, oscurando e prosciugando la superficie terrestre per oltre un decennio.

Eliminerebbero le colture alimentari, mettendo a rischio per fame miliardi di persone.

Eppure continuiamo a vivere nella negazione di questa minaccia esistenziale.

Ma Faulkner nel suo discorso al Nobel ha anche lanciato una sfida a coloro che sono venuti dopo di lui. Solo in quanto voce dell’ umanità, ha detto, possiamo sconfiggere la paura, possiamo aiutare l’umanità a resistere.

Il compito di ICAN è di essere quella voce. La voce dell’umanità e delle leggi umanitarie; far sentire la propria voce per conto dei civili. Dare voce a quella prospettiva umanitaria è il modo in cui creeremo la fine della paura, la fine della negazione. E in definitiva, la fine delle armi nucleari.

Questo mi porta al secondo punto: la libertà.

Come hanno affermato su questo palco, nel 1985, i Medici Internazionali per la Prevenzione della guerra nucleare, la prima organizzazione in assoluto contro le armi nucleari a vincere questo premio:

Noi medici dichiariamo l’indignazione del tenere in ostaggio il mondo intero. Protestiamo per l’oscenità morale in baase alla quale ognuno di noi è continuamente minacciato dall’estinzione “.

Queste parole suonano ancora vere oggi,  nel 2017.

Dobbiamo rivendicare la libertà di non vivere la nostra vita come ostaggi dell’imminente annientamento.

Gli uomini – non le donne! – hanno creato le armi nucleari per controllare altri, ma invece siamo noi ad essere controllati da queste.

Ci hanno fatto false promesse: che rendendo così impensabili le conseguenze dell’uso di queste armi, qualsiasi conflitto sarebbe risultato inattuabile; che ci avrebbe liberati dalla guerra.

Ma, lungi dall’impedire la guerra, queste armi ci hanno portato più volte sull’orlo del conflitto durante tutta la guerra fredda. E in questo secolo, queste armi continuano ad avvicinarci alla guerra e al conflitto.

In Iraq, Iran, Kashmir, Corea del Nord. La loro esistenza spinge altri a unirsi alla corsa nucleare. Non ci tengono al sicuro, causano conflitti.

Come lo stesso premio Nobel per la pace, Martin Luther King Jr, le ha definite da questo palco nel 1964, queste armi sono “sia genocide che suicide”.

Sono la pistola del folle puntata permanentemente alla nostra tempia. Queste armi avrebbero dovuto tenerci liberi, ma ci negano le nostre libertà.

E’ un affronto alla democrazia essere governati da queste armi. Ma sono solo armi. Sono solo strumenti. Così come sono state create dal contesto geopolitico, possono essere distrutte altrettanto facilmente collocandole in un contesto umanitario.

Questo è il compito che ICAN si è prefissata – e il terzo punto di cui vorrei parlare, il futuro.

Oggi ho l’onore di condividere questo palco con Setsuko Thurlow, che ha scelto come proposito della sua vita quello di portare il testimone dell’orrore della guerra nucleare.

Lei e gli hibakusha all’inizio della storia erano lì, e la nostra sfida collettiva è di assicurarci che siano testimoni anche della sua fine.

Loro rivivono quel doloroso passato, ancora e ancora, perché noi possiamo creare un futuro migliore.

Ci sono centinaia di organizzazioni che insieme, come ICAN, stanno compiendo grandi passi avanti verso quel futuro.

Ci sono migliaia di instancabili attivisti che ogni giorno, in tutto il mondo, lavorano per raccogliere questa sfida.

Ci sono milioni di persone in tutto il mondo che si sono alzate in piedi, spalla a spalla con quegli attivisti, per mostrare ad altre centinaia di milioni che un futuro diverso è davvero possibile.

Chi afferma che quel futuro non è possibile deve togliersi dal cammino di coloro che lo rendono una realtà.

Come culmine di questo sforzo popolare, attraverso l’azione della gente comune, quest’anno l’ipotetico è avanzato verso il reale con 122 nazioni che hanno negoziato e concluso un trattato ONU per proibire queste armi di distruzione di massa.

Il Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari rappresenta il sentiero da seguire in un momento di grande crisi globale. È una luce in un periodo di buio.

E,  più ancora, ci dà una scelta.

Una scelta tra due finali: la fine delle armi nucleari o la nostra fine.

Non è ingenuo credere nella prima possibilità. Non è irrazionale pensare che gli stati nucleari possano disarmarsi. Non è idealistico credere nella vita che supera la paura e la distruzione; è una necessità.

Siamo tutti di fronte a questa scelta. E faccio appello a tutte le nazioni perché aderiscano al Trattatodi Proibizione delle Armi Nucleari.

Stati Uniti, scegliete la libertà piuttosto che la paura.

Russia, scegliete il disarmo piuttosto che la distruzione.

Gran Bretagna, scegliete la regola della legge piuttosto che l’oppressione.
Francia, scegliete i diritti umani piuttosto che il terrore.
Cina, scegliete la ragione piuttosto che l’irrazionalità.
India, scegliete il senso piuttosto che il nonsenso.
Pakistan, scegliete la logica piuttosto che l’Armageddon.
Israele, scegliete il senso comune piuttosto che l’annientamento.
Corea del Nord, scegliete la saggezza piuttosto che la rovina.
Alle nazioni che credono di essere al riparo sotto l’ombrello delle armi nucleari, sarete complici della vostra stessa distruzione e della distruzione di altri in vostro nome?

A tutte le nazioni: scegliete la fine delle armi nucleari piuttosto che la nostra fine!

Questa è la scelta che il Trattato di Proibizione delle armi nucleari rappresenta. Unitevi a questo Trattato.

Noi cittadini viviamo sotto l’ombrello delle menzogne. Queste armi non ci tengono al sicuro, stanno contaminando la nostra terra e la nostra acqua, avvelenando i nostri corpi e tenendo in ostaggio il nostro diritto alla vita.

A tutti i cittadini del mondo: state con noi e chiedete ai vostri governi di schierarsi con l’umanità e di firmare questo trattato. Non ci fermeremo fino a quando tutti gli Stati non avranno aderito, dalla parte della ragione.

Oggi nessuna nazione si vanta di essere uno Stato dotato di armi chimiche.

Nessuna nazione sostiene che sia accettabile, in circostanze estreme, usare il gas nervino Sarin.

Nessuna nazione proclama il diritto di scatenare sul suo nemico la peste o la polio.

Questo perché sono state stabilite norme internazionali, le percezioni sono cambiate.

E ora, alla fine, abbiamo un’inequivocabile norma contro le armi nucleari.

Enormi passi avanti non cominciano mai con un accordo universale.

Con ogni nuovo firmatario e con il passare degli anni, questa nuova realtà prenderà piede.

Questa è la via da seguire. C’è un solo modo per impedire l’uso di armi nucleari: proibirle ed eliminarle.

Le armi nucleari, come le armi chimiche, le armi biologiche, le munizioni a grappolo e le mine antiuomo, ora sono illegali. La loro esistenza è immorale. La loro abolizione è nelle nostre mani.

La fine è inevitabile. Ma questa fine sarà la fine delle armi nucleari o la nostra fine? Dobbiamo sceglierne una.

Siamo un movimento per la razionalità. Per la democrazia. Per la libertà dalla paura.

Siamo attivisti di 468 organizzazioni che lavorano per salvaguardare il futuro, e rappresentiamo la maggioranza morale: i miliardi di persone che scelgono la vita anziché la morte, che insieme vedranno la fine delle armi nucleari.

Grazie.

Il discorso di Setsuko Thurlow

Vostra Maestà,

Illustri membri del Comitato Nobel norvegese,

Miei colleghi attivisti, qui e in tutto il mondo,

Signore e signori,

E’ un grande privilegio accettare questo premio, insieme a Beatrice, a nome di tutte le persone straordinarie che formano il movimento ICAN. Ognuno di voi mi dà la grandissima speranza che possiamo – e lo faremo – porre fine all’era delle armi nucleari.

Parlo come membro della famiglia degli hibakusha – quelli di noi che, per una miracolosa casualità, sono sopravvissuti ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. Da oltre settant’anni lavoriamo per la totale abolizione delle armi nucleari.

Ci siamo alzati solidalmente con coloro che sono stati danneggiati dalla produzione e dalla sperimentazione di queste orribili armi in tutto il mondo. Persone provenienti da luoghi con nomi a lungo dimenticati, come Moruroa, Ekker, Semipalatinsk, Maralinga, Bikini. Persone le cui terre e i cui mari sono stati irradiati, i cui corpi sono stati usati per esperimenti, le cui culture sono state per sempre sconvolte.

Non ci siamo accontentati di essere vittime. Ci siamo rifiutati di aspettare un’istantanea fine ardente o il lento avvelenamento del nostro mondo. Ci siamo rifiutati di sederci pigramente nel terrore perché le cosiddette grandi potenze ci hanno portato al passato crepuscolo nucleare e sconsideratamente vicini alla mezzanotte nucleare. Ci siamo alzati. Abbiamo condiviso le nostre storie di sopravvissuti. Abbiamo detto: l’umanità e le armi nucleari non possono coesistere.

Oggi, voglio che voi sentiate in questa sala la presenza di tutti coloro che sono morti a Hiroshima e a Nagasaki. Voglio che voi sentiate, sopra e attorno a noi, una grande nuvola di un quarto di milione di anime. Ogni persona aveva un nome. Ogni persona era amata da qualcuno. Facciamo in modo che la loro morte non sia stata vana.

Avevo solo 13 anni quando gli Stati Uniti hanno lanciato la prima bomba atomica sulla mia città, Hiroshima. Ricordo ancora vividamente quella mattina. Alle 8:15 ho visto un accecante flash bianco-bluastro dalla finestra. Ricordo di avere avuto la sensazione di galleggiare nell’aria.

Mentre riacquistavo coscienza nel silenzio e nelle tenebre, mi sono ritrovata immobilizzata dalle macerie dell’edificio crollato. Ho cominciato a sentire le deboli grida dei miei compagni di classe: “mamma, aiutami. Dio, aiutami”.

Poi, improvvisamente, ho sentito delle mani toccarmi la spalla sinistra, e un uomo dire: “Non arrenderti! Continua a spingere! Sto cercando di liberarti. Vedi la luce che passa attraverso quell’apertura? Muoviti in quella direzione il più velocemente possibile”. Appena sono strisciata fuori, le rovine hanno preso fuoco. La maggior parte dei miei compagni di classe sono morti bruciati vivi in quell’edificio. Ho visto tutto intorno a me una devastazione assoluta, inimmaginabile.

Processioni di figure spettrali che si trascinavano. Persone grottescamente ferite, sanguinanti, bruciate, annerite e gonfie. Pezzi dei loro corpi erano mancanti. Carne e pelle penzolavano dalle loro ossa. Alcuni avevano in mano i propri bulbi oculari. Qualcuno con il ventre esploso, aperto, con gli intestini che fuoriuscivano. Il disgustoso puzzo di carne umana bruciata riempiva l’aria.

Così, con una bomba la mia amata città è stata cancellata. La maggior parte dei suoi abitanti erano civili che sono stati inceneriti, vaporizzati, carbonizzati – tra questi, membri della mia famiglia e 351 miei compagni di scuola.

Nelle settimane, nei mesi e negli anni successivi molte altre migliaia di persone sarebbero morte, spesso in modi arbitrari e misteriosi, a causa degli effetti a posteriori delle radiazioni. Ancora oggi le radiazioni uccidono i sopravvissuti.

Ogni volta che ricordo Hiroshima, la prima immagine che mi viene in mente è quella del mio nipotino di quattro anni, Eiji – il suo piccolo corpo trasformato in un irriconoscibile pezzo di carne fusa. Ha continuato a chiedere acqua con un filo di voce finchè la morte non lo ha liberato dall’agonia.

Per me, è diventato la rappresentazione di tutti i bambini innocenti del mondo, minacciati come sono, proprio in questo momento, dalle armi nucleari. Ogni secondo di ogni giorno, le armi nucleari mettono in pericolo tutti coloro che amiamo e tutto ciò che ci sta a cuore. Non dobbiamo più continuare a tollerare questa follia.

Attraverso la nostra agonia e alla lotta per la pura sopravvivenza – e per ricostruire la nostra vita dalle ceneri – noi hibakusha ci siamo convinti di dover mettere in guardia il mondo da queste armi apocalittiche. Ancora e ancora, abbiamo condiviso le nostre testimonianze.

Ma alcuni tuttavia rifiutavano di vedere Hiroshima e Nagasaki come delle atrocità – come crimini di guerra. Hanno accettato la propaganda secondo cui si trattava di “bombe buone” che avevano posto fine a una “guerra giusta”. E’ stato questo mito che ha portato alla disastrosa corsa agli armamenti nucleari, una corsa che continua ancora oggi.

Nove nazioni minacciano ancora di incenerire intere città, di distruggere la vita sulla terra, di rendere il nostro bel mondo inabitabile per le generazioni future. Lo sviluppo delle armi nucleari non significa l’elevazione di un paese alla grandezza, ma la sua discesa alle profondità più oscure della depravazione. Queste armi non sono un male necessario; sono il male ultimo.

Il sette luglio di quest’anno sono stata travolta dalla gioia, quando la stragrande maggioranza delle nazioni del mondo ha votato a favore dell’adozione del Trattato di proibizione delle armi nucleari. Dopo essere stata testimone del peggio dell’umanità, quel giorno sono stata testimone del suo meglio. Noi hibakusha abbiamo aspettato il bando per settantadue anni. Che questo sia l’inizio della fine delle armi nucleari.

Ogni leader responsabile firmerà questo trattato. E la storia giudicherà duramente coloro che lo respingeranno. Le loro astratte teorie non devono più mascherare la realtà genocida delle loro pratiche. Il “deterrente” non deve più essere considerato altro che un deterrente al disarmo. Non vivremo più sotto una nuvola di paura a forma di fungo.

Ai funzionari delle nazioni dotate di armi nucleari – e ai loro complici sotto il cosiddetto “ombrello nucleare” – dico questo: ascoltate la nostra testimonianza. Date retta al nostro avvertimento. E sappiate che le vostre azioni sono importanti. Ognuno di voi è parte integrante di un sistema di violenza che mette in pericolo il genere umano. Facciamo in modo di stare tutti all’erta sulla banalità del male.

A ogni presidente e primo ministro di ogni nazione del mondo, vi imploro: aderite a questo trattato; eliminate per sempre la minaccia dell’annientamento nucleare.

Quando ero una ragazzina di 13 anni, intrappolata nelle macerie, ho continuato a spingere. Ho continuato a muovermi verso la luce. E sono sopravvissuta. Ora la nostra luce è il trattato di proibizione. A tutti in questa sala e a tutti quelli che nel mondo stanno ascoltando, ripeto quelle parole che ho sentito rivolgermi nelle rovine di Hiroshima: “Non mollate! Continuare a spingere! Vedete la luce? Muovetevi verso di essa”.

Stasera, mentre marciamo per le strade di Oslo con le torce accese, seguiamoci l’un l’altro fuori dalla notte buia del terrore nucleare. Non importa quali ostacoli dobbiamo affrontare, continueremo a muoverci e continueremo a spingere e a condividere questa luce con altri. Questa è la nostra passione e il nostro impegno affinché il nostro prezioso unico mondo sopravviva.

Nobel per la Pace a ICAN

08.12.2017 Disarmisti Esigenti

Nobel per la Pace a ICAN
(Foto di https://www.facebook.com/retedisarmo/)

La campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari ha organizzato una 4 giorni nella capitale norvegese in concomitanza, il 10 dicembre, della consegna del Premio, assegnato in riconoscimento del lavoro che ha portato, il 7 luglio 2017, alla Conferenza ONU di New York che ha adottato il Trattato di proibizione della armi nucleari (TPAN).

 WILPF Italia, PeaceLink, Pax Christi Italia, Disarmisti Esigenti, Pressenza sono rappresentati da Luigi Mosca (e dal nipotino di Luigi Pablo).

 (Parteciperanno anche delegazioni di INPPW Italia (Michele Di Paolonatonio) e RID più Senzatomica).

 La Cerimonia di Consegna del Premio è in programma per le 13.00 di domenica 10 Dicembre (che è anche la Giornata Internazionale per i Diritti Umani) nella City Hall di Oslo.

Nella quattro giorni di celebrazione – dal 9 al 12 dicembre – che faranno da cornice alla Consegna del Nobel sono previste diverse importanti iniziative, organizzate da ICAN: ricordiamo, tra le altre, l’assemblea di tutti gli attivisti internazionali (sabato 9 dicembre); una fiaccolata celebrativa con interventi degli attivisti internazionali di ICAN (pomeriggio di domenica 10 dicembre); un seminario  che focalizza l’impatto negativo delle armi nucleari sui diritti umani presso la sede della Croce Rossa norvegese (lunedì 11 dicembre) e l’inaugurazione della mostra dedicata ad ICAN e al disarmo nucleare presso il Centro Nobel (dalle 12 di martedì 12 dicembre).

L’azione dei Disarmisti esigenti e dei loro partner ha come obiettivo quello di contribuire dal nostro Paese ad un disarmo nucleare concreto: sottolineiamo che l’abolizione giuridica delle armi nucleari è anche mezzo per una mobilitazione internazionale della società civile che deve conseguire atti unilaterali di denuclearizzazione ed una convenzione generale per l’eliminazione effettiva degli ordigni nucleari.

Siamo convinti che il disarmo nucleare generale sia una assoluta necessità, un diritto dell’Umanità da esigere (Stéphane Hessel), perché consapevoli della verità della formula di Einstein: “O l’Umanità distruggerà gli armamenti, o gli armamenti distruggeranno l’Umanità”, sintetizzata dallo scrittore antimilitarista Carlo Cassola, di cui ricorre il 100enario della nascita, con: “Rischio nucleare=fine del mondo”.

In questo contesto si inseriscono i nostri sforzi per la ratifica da parte dell’Italia del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari: il governo riveda la sua attuale posizione e rifiuti i diktat del Consiglio generale atlantico del 20 settembre scorso!

Il 10 e 11 dicembre cocelebriamo a Roma il premio Nobel ad ICAN con due eventi: 1) una conferenza stampa al Senato dal titolo: SIAMO TUTTI PREMI NOBEL; 2) la conclusione della Carovana delle donne per il disarmo nucleare.

La conferenza stampa si tiene l’11 dicembre 2017

ore 12.00 – 13.00

sala “Caduti di Nassirya”

Palazzo Madama

presso il Senato della Repubblica

Presentazione: SENATRICE Loredana De Petris – Modera: Antonia Sani – WILPF Italia

Relazioni sulle iniziative per il disarmo nucleare (di ritorno da New York 7 luglio e dalla COP 23 di Bonn): Alfonso Navarra – Disarmisti esigenti- Giovanna Pagani (Wilpf Italia, Carovana delle donne per il disarmo nucleare) – Giuseppe Farinella (Accademia Kronos- il Sole di Parigi – Energia Felice)

Interventi di organizzazioni che sono membri italiani ICAN (e comunque impegnate per la denuclearizzazione): Fabrizio Truini (Pax Christi), Giuseppe Padovano (No guerra No Nato), Maro Piccinelli (Pressenza), Patrick Boylan (Peacelink), Francesco Lo Cascio (Consulta per la Pace – Palermo). Ed eventuali altri interventi di organizzazioni membri ICAN Italia invitate: (Associazione italiana medicina per la prevenzione della guerra nucleare, RID, Senzatomica, Cormuse, World Foundation for Peace).

Per contattate Luigi Mosca presente ad Oslo: 00336-7502.9872

La Carovana delle donne per il disarmo nucleare cercherà di essere ricevuta al Quirinale: l’intento è di illustrare al presidente della Repubblica perché le armi nucleari che l’Italia ospita, già incostituzionali, siano incompatibili con l’evoluzione del diritto internazionale (il TPAN) e con l’interpretazione che deve essere fatta valere con il già ratificato Trattato di non proliferazione delle armi nucleari.

Per contattate Giovanna Pagani, coordinatrice WILPF della Carovana delle donne: 320-1883333

Alla COP 23 di Bonn, con Trump isolato, viene riaffermato il bando dei combustibili fossili - di Alfonso Navarra e Giuseppe Farinella

18 novembre 2017 - Laura Tussi

Alla COP 23 di Bonn, con Trump isolato, viene riaffermato il bando dei combustibili fossili

(ma le misure concrete sono molto fumose e scarse!)

BONN COP23

Di Giuseppe Farinella* (Energia Felice - Il Sole di Parigi) e Alfonso Navarra* (Disarmisti esigenti – Accademia Kronos) – 17 novembre 2017

 

Questo 17 novembre, dopo due settimane di intensi negoziati, si è conclusa la COP 23 di Bonn ( 23ª Conferenza delle Nazioni Unite sul clima ). Stiamo parlando del cammino internazionale, di governi, ma anche di agenti sociali, cui nel nostro piccolo partecipiamo, che dovrebbe unire gli sforzi di tutti per curare il mondo dal “riscaldamento globale” dovuto all'effetto serra.

E' stato varato, nel sudore di trattative complesse e serrate, il documento finale con l'approvazione di 197 Paesi.

(Sotto riportiamo il comunicato stampa ufficiale del segretariato della conferenza).

Si fanno passi avanti, con il “draft zero”, verso il “regolamento” che deve attuare l'accordo di Parigi del 2015, “regolamento” che sarà completato alla COP 24 di Katowice in Polonia.   

Le Fiji, l'isola che presiede la Conferenza, dovrebbero, nei prossimi mesi, presentare un format per il cosiddetto "Dialogo Talanoa" (parlare con il cuore è una possibile traduzione), che potrebbe portare a un negoziato tra paesi nel 2018 nel tentativo di aumentare l'ambizione degli obiettivi nazionali, che ora come ora porterebbero ad un aumento della temperatura di minimo 3 gradi centigradi rispetto all'era pre-industriale (quindi oltre i 17° C di temperatura media annuale del Pianeta).

 

L'ISOLAMENTO FA L'AMERICA PIU' PICCOLA

L'Accordo di Parigi del 12 dicembre 2015, entrato in vigore il 4 novembre 2016, è stato la base degli incontri ed un risultato acquisito è che questa base ha, tutto sommato, retto lasciando del tutto isolati gli USA.

Il neo- presidente USA Donald Trump aveva deciso di sabotarla, questa base, annunciando il ritiro degli Stati Uniti dal patto globale (questo ritiro, salvo ripensamenti, potrà diventare effettivo solo nel 2020). Ma persino il Nicaragua, con la sua gravissima crisi interna  e anche la Siria, immersa in una guerra civile trascinata dal 2011, hanno annunciato che aderiranno all'Accordo della COP21: gli Stati Uniti, a questo punto, saranno l'unico paese a rifiutare il “compromesso storico” scaturito a Parigi! 

Già all'apertura della conferenza, i delegati di Washington avevano pubblicamente dichiarato che loro erano venuti a Bonn “solo per tutelare gli interessi dei cittadini americani” e nient’altro. Come se gli Stati Uniti stessero su un pianeta a parte e non sulla Terra allo stesso modo di tutti gli altri!

A colpi di Tweet Donald Trump ha abbondantemente chiarito che ritiene i cambiamenti climatici una bufala da complottisti e che non ha nessuna intenzione di mettere in discussione quello che ritiene “l’attuale stile di vita americano”, basato sull’economia fossile. I recenti cataclismi che hanno devastato anche il Sud degli States, Texas petrolifero in testa, le centrali nucleari della Florida a rischio Fukushima, non gli hanno fatto cambiare idea!

Sin dai primi giorni del suo mandato, Trump, con il tripudio delle multinazionali dei fossili, aveva cominciato a picconare anche quel poco che aveva fatto Obama in tema di ecologia; ora anche a Bonn abbiamo costatato che non scherzava affatto quando prometteva di svincolarsi dagli impegni di Parigi: la delegazione USA non ha fatto altro che complicare o addirittura respingere qualsiasi tentativo di lavorare per una soluzione comune. Ma questo spinge all'irritazione tutto il resto del mondo e dà occasione ad altre potenze, Cina in testa, di riempire il vuoto di leadership lasciato.

 

IL DIALOGO DI TALANOA

Durante i negoziati, le tensioni erano come sempre incentrate sulla divisione delle responsabilità tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo. Nel tentativo di persuadere tutte le parti a raggiungere obiettivi più ambiziosi, Fiji, delegata ad arbitrare, propone che il dialogo avvenga con empatia.

Il Dialogo di Talanoa è il metodo facilitativo per valutare le azioni intraprese per arrestare il cambiamento climatico ed eventualmente se prevedere un – necessario – innalzamento degli obblighi di riduzione delle emissioni di gas serra.

Talanoa è una parola tradizionale usata nelle Fiji e nel Pacifico per riflettere un processo di dialogo inclusivo, partecipativo e trasparente, con lo scopo di condividere storie, costruire empatia e prendere decisioni sagge, per il bene collettivo. Durante il processo, le Parti costruiscono la fiducia e avanzano la conoscenza attraverso l’empatia e la comprensione. Colpire gli altri e avanzare osservazioni critiche non sono coerenti con l’edificazione della fiducia e rispetto reciproci e quindi incoerenti con il concetto di Talanoa. Talanoa promuove la stabilità e l’inclusività in relazione al dialogo, creando uno spazio sicuro che abbraccia il rispetto reciproco di una piattaforma per il processo decisionale per un bene maggiore”. – dal sito UNFCCC. 

(Si vada su: http://unfccc.int/items/10265.php)

 

L'EUROPA LEADER DELL'AZIONE CLIMATICA?

La padrona di casa tedesca Angela Merkel ha colto l'opportunità per proporsi, in concorrenza con la Cina, come nuova leader dell'azione climatica globale, ma le sue ali sono state tarpate dalle trattative interne per formare il nuovo governo: i due alleati che dovrebbero comporre la coalizione “Giamaica” , i verdi e la FDP, tirano la coperta in direzioni opposte!

L'Europa però non ha ancora una data chiara per la chiusura del carbone e su questo punto l'Italia frena insieme ai Paesi ex socialismo reale. Il 18 dicembre si terrà a Bruxelles un Consiglio Europeo sull’energia, durante il quale gli Stati Membri esprimeranno le proprie posizioni sul pacchetto di misure denominato “Clean Energy for all Europeans”.

 

SI COSTITUISCE L'ALLEANZA CONTRO IL CARBONE. 

 

Francia e Messico, hanno anche stretto un'alleanza per ridurre l'uso del carbone - combustibili fossili e altamente inquinanti. Germania, Cina e Russia hanno rifiutato di aderire all'alleanza.

 

MOBILITAZIONE DELLA SOCIETA' CIVILE

I negoziati hanno mostrato una vitalità della società civile che va ben al di là dell'espressione dei vari governi nazionali. Città, regioni, imprese, investitori e associazioni ecopacifiste  sono stati attivissimi alla COP23 di Bonn: le componenti stranieri sicuramente più coordinate e visibili dei “pezzetti” italiani sparsi qua e la per la Conferenza. 

I Disarmisti esigenti, in stretta collaborazione con la WILPF Italia, sono stati protagonisti in uno stand ottenuto da WILPF Germania, che ha ospitato i nostri side event sul nesso tra minaccia nucleare e minaccia climatica, nonché esposto la mostra: ESIGETE! Il disarmo nucleare totale.

La sensazione che abbiamo avuto in questo evento è stata che effettivamente la conversione ecologica è un movimento in corso e che ha molti protagonisti, dalle associazioni, alle città alle stesse aziende. Abbiamo visto molto meno merketing e molta più comunicazione effettiva tra i diversi attori, soprattutto addetti ai lavori; ma pensiamo che le prossime COP debbano adottare una formula più aperta: la zona della manifestazione non deve essere riservata ai soli accreditati ma vi deve potere accedere la gente comune. In fondo la salvezza del mondo dipende dall'uscita dallo stato di letargia in cui attualmente si trova l'opinione pubblica globale...

 

LE PROSSIME COP

Della COP 24 in Polonia si è già detto.

A causa di un sistema di rotazione delle Nazioni Unite, la COP25 è già prevista per un paese dell'America Latina o dei Caraibi.

Intervenuto giovedì 16 novembre in seduta plenaria, il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, ha annunciato che l'Italia sta lavorando a livello interministeriale con l'obiettivo di proporre la candidatura a ospitare nel 2020 la COP 26.

 

* missione Bonn dei Disarmisti esigenti (includente Accademia Kronos ed Energia Felice)

https://cop23.unfccc.int/news/concrete-climate-action-commitments-at-cop23

 

UN CLIMATE PRESS RELEASE / 17 NOV, 2017

Concrete Climate Action Commitments at COP23

 

UN Climate Change News, Bonn, Nov 17 – As the UN Climate Change Conference comes down to the last day and governments work to complete the final negotiation decisions, it’s good to be reminded of the new wave of climate action that has been announced during COP23 from countries, cities, states, regions, business and civil society.

The common message from all sides at this conference has been that action to get on track towards the objectives of the Paris Climate Change Agreement and to ultimately achieve the 2030 Agenda Sustainable Development Goals is urgent, time is really running out and everyone simply must do much better together to drive climate action further and faster ahead now.

Above all, this means rapidly raising the current global ambition to act on climate change that is captured in the full set of national climate action plans (NDCs) which sit at the heart of the Agreement.

The following list includes announcements made during Cop23 to drive us further, faster and together to this destination.

Financing Climate Action

Major announcements included funds to support the poorest and most vulnerable, whose plight has been brought into sharp perspective by this year’s extreme weather

InsuResilience Initiative additional USD 125 mln from Germany to support provision of insurance to 400 more million poor and vulnerable people by 2020. A G20 and V20 (vulnerable nations) partnership

Adaptation Fund exceeds 2017 Target – Germany’s contribution of 50 million euros and Italy’s contribution of 7 million euros means the Fund has now surpassed its 2017 target by over USD 13 million and stands at a total equivalent of USD 93.3 million dollars

Norway & Unilever USD 400 mln fund for public and private investment in more resilient socioeconomic development.  Investing in business models that combine investments in high productivity agriculture, smallholder inclusion and forest protection

Germany and Britain to provide combined USD 153 mln to expand programs to fight climate change and deforestation in Amazon rainforest

European Investment Bank will provide USD 75 million for a new USD 405 million investment programmeby the Water Authority of Fiji. The scheme will strengthen resilience of water distribution and wastewater treatment following Cyclone Winston, the world’s second strongest storm ever recorded, which hit Fiji in February 2016

Green Climate Fund and the European Bank for Reconstruction and Development signed up to free USD 37.6 million of GCF grant financing in the USD 243.1 million Saïss Water Conservation Project to make Moroccan agriculture more resilient

World Resources Institute announced a landmark USD2.1 billion of private investment earmarked to restore degraded lands in Latin America and the Caribbean through Initiative 20x20

UNDP, Germany, Spain and EU launch EUR 42 million programme NDC Support Programme at UN Climate Summit to help countries deliver on the Paris Agreement

NDC Partnership to establish a new regional hub to support implementation of Nationally Determined Contributions (NDCs) in the Pacific

13 countries and IEA - EUR 30 mln to “IEA Clean Energy Transitions Programme” to support clean energy transitions around the world

Ecuador to reduce 15 million tonnes of CO2 emissions in the forest sector

Gabon’s National Park Service to halt illegal logging to stop emission of 20 million tonnes of CO2

Investing in Climate Action

HSBC announces 100 billion for green investments just before COP23

R20 and Blue Orchard Finance’s African Sub-national Climate Fund to provide ready-to-invest projects and funds to implement at least 100 infrastructure projects by 2020

Coordinating Climate Action

With so many climate action pledges and initiatives from across government, business and civil society, there is a growing need to coordinate effort to ensure that every cent invested and every minute of work contributed results in a much greater impact than each acting separately.

SIDS Health Initiative by WHO, UN Climate Change secretariat and Fijian COP 23 Presidency to ensure small island developing states have health systems resilient to climate change by 2030

America’s Pledge brings together private and public sector leaders to ensure the US remains a global leader in reducing emissions and delivers the country’s climate goals under the Paris Agreement

Powering Past Coal Alliance brings together 25 countries, states and regions to accelerate the rapid phase-out of coal and support affected workers and communities to make the transition

C40 mayors of 25 pioneering cities, representing 150 million citizens, pledged to develop and begin implementing more ambitious climate action plans before the end of 2020 to deliver emissions neutral and climate resilient cities by 2050

Global Alliance for Buildings and Construction – signed agreement to dramatically speed up and scale upcollaborative action

below50 -World Business Council on Sustainable Development initiative to grow the global market for the most sustainable fuels.

EcoMobility Alliance - Ambitious cities committed to sustainable transport.

Transforming Urban Mobility Initiative - Accelerating implementation of sustainable urban transportdevelopment and mitigation of climate change.

The Ocean Pathway Partnership aims, by 2020, to strengthen action and funding that links climate change action; healthy oceans and livelihoods including through the UN Climate Change process and via national climate action plans

United Nations Development Programme launched the Global Platform for the New York Declaration on Forests to accelerate achievement of its goals of forest protection and restoration.

Corporate Emission Cuts

Mars Inc. to reduce carbon footprint 27% by 2025 and 67% by 2050

Microsoft to cut carbon emissions by 75 percent by 2030

EV100 – More big companies join transition to electro-mobility

Walmart commits to commodities that do not increase deforestation

Government Ratifications

Syria ratified the Paris Agreement – 170 have now ratified

Six countries have ratified the Doha Amendment (Belgium, Finland, Germany, Slovakia, Spain, and Sweden) – 90 countries in total have ratified

Eight countries have ratified the Kigali Amendment to the Montreal Protocol (Comoros, Finland, Germany, Lao People's Democratic Republic, Luxembourg, Maldives, Slovakia and the UK) – 19 countries in total have ratified

Siamo tutti - i movimenti per il disarmo nucleare - Premi Nobel per la Pace con  ICAN 

 

 CONFERENZA STAMPA SIAMO TUTTI PREMI NOBEL (l'iniziativa è un work in progress ancora in corso di definizione)

In contemporanea con le cerimonie ad Oslo per il conferimento del Premio Nobel per la pace 2017 ad ICAN 

(International Campaign to abolish nuclear weapons ) 

conclusione a Roma della Carovana delle donne per il disarmo nucleare 

ROMA 11 dicembre 2017

ore 12.00 - 13.00

sala "Caduti di Nassirya"

Palazzo Madama

presso il Senato della Repubblica

Presentazione: Loredana De Petris  - Modera: Antonia Sani – WILPF Italia

Relazioni sulle iniziative per il disarmo nucleare (di ritorno da New York e impegnati nella COP 23 di Bonn): Alfonso Navarra - Disarmisti esigenti- Giovanna Pagani (Wilpf Italia, Carovana delle donne per il disarmo nucleare) - Adriano Ciccioni (Campagna OSM-DPN), Giuseppe Farinella (Accademia Kronos- il Sole di Parigi – Energia Felice)

Interventi di organizzazioni che sono membri italiani ICAN (e comunque impegnate per la denuclearizzazione): Franco Dinelli  (Pax Christi), Giuseppe Padovano (No guerra No Nato), Manlio Giacanelli (IPPNW Italia), Olivier Turquet (Pressenza),  Patrick Boylan (Peacelink), Francesco Lo Cascio (Consulta per la Pace - Palermo)

 

Le Associazioni Premi Nobel per la Pace 2017 sono tutte invitate:

 

Associazione Italiana Medicina per la Prevenzione della Guerra Nucleare

Cormuse

Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo

PeaceLink

Rete Disarmo

Senzatomica

WILPF Italia

World Foundation for Peace

 

già membri ed in attesa tecnica di Registrazione:

Disarmisti esigenti

Pax Christi Italia

 

tutti i gruppi possono aderire ad ICAN – ed invitiamo caldamente a farlo - compilando il seguente form;

http://www.icanw.org/become-partner/

 

 

BONN - COP23

Il governo Gentiloni ha presentato il suo deludente piano energetico “a tutto gas”

Ma l'eliminazione dell'energia fossile è una “conversione logica” più che “ecologica” (anche verso una società pacifica)!

Di Giuseppe Farinella* (Energia Felice - Il Sole di Parigi) e Alfonso Navarra** (Disarmisti esigenti – AK) – 14 maggio 2017

Meglio tardi che mai: finalmente abbiamo la nuova Strategia energetica nazionale - SEN presentata, a COP 23 di Bonn in corso, dal governo Gentiloni, con un piglio retorico (“uno dei due grandissimi assi della politica industriale dei prossimi anni”) cui non corrisponde la realtà deludente del testo.

(Il documento ufficiale lo si può trovare alla URL: http://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php/it/energia/strategia-energetica-nazionale)

La tempistica – la coincidenza con la manifestazione ONU che prosegue il percorso della COP 21 di Parigi - induce a pensare – non considerateci troppo maliziosi! - ad esigenze di immagine “verde” che prevalgono sulla sostanza “grigia”.

Si parla di “addio al carbone” nel 2025 – e questo è indubbiamente positivo (l'Italia sarebbe la quarta nel G7 a programmarlo) - ma il ruolo sostitutivo e dominante, nella cosiddetta “transizione energetica”, è di fatto assegnato non alle rinnovabili ma al gas, per il quale si propongono massicci investimenti infrastrutturali.

(Il primo pensiero corre alla Puglia e alla vicenda TAP contrastata dalla popolazione ma anche dalle Amministrazioni locali).

A garantirne l'attuazione si prevede una “cabina di regia”, in cui saranno coinvolti vari ministeri (in primo luogo Ambiente e Sviluppo economico, ma anche Economia, Trasporti, Beni culturali...).

Per la mobilità sostenibile, si prospetta l'obiettivo di 5 milioni di vetture elettriche al 2030, con incentivi da studiare per svecchiare il parco circolante: da finanziare sempre con bollette più care?

Perché, noi che , da ecopacifisti, abbiamo preparato la “missione collettiva a Bonn, per sensibilizzare sul “nesso su minaccia nucleare e mianaccia climatica” (è il titolo dei side event ufficiali che abbiamo incardinato come “Disarmisti esigenti” e WILPF Italia), ci dichiariamo insoddisfatti e lo abbiamo ribadito senza peli sulla lingua nel nostro intervento alla Conferenza ONU?

La concezione di questa SEN, secondo noi, in fondo, resta quella del governo Monti, incentrata sull'Italia come “hub del gas naturale”, con concessioni a nostro giudizio, ma non solo nostro, alquanto secondarie al settore delle rinnovabili.

Non si vede come, con l'idea neanche tanto nascosta che la quota di mercato del gas vada comunque tutelata, se non aumentata, possa essere raggiunta la “decarbonizzazione”, nel senso tecnico di zero emissioni di gas serra.

Se guardiamo il problema con gli occhi di Parigi e di Bonn, cioè  ponendo mente alla gravità del problema climatico, il giudizio su questa SEN dovrebbe essere logico: stiamo ancora perdendo tempo (e non ce n'è molto, secondo gli ultimi allarmi scientifici) sulla rivoluzione da compiere senza tentennamenti né contraddizioni verso le energie  veramente pulite.

Bisognerebbe invece puntare ad un “sistema rinnovabile” al 100% subito e proporre questo obiettivo come “imperativo”, secondo l'indicazione data da Hermann Sheer, l'autore della “Bibbia” per la completa riconversione del nostro sistema energetico (Edizioni Ambiente, 2012).

Qui a Bonn è ormai diventata quasi un luogo comune la frase: “Non dobbiamo più parlare di <conversione ecologica> ma semplicemente di <conversione logica>, di fronte ai moniti allarmati della comunità scientifica, sempre più compattamente preoccupata; ma anche alle tendenze evidenti del mercato: dopo l'accordo di Parigi si  è manifestamente invertito il trend di investimenti di  grandi banche e fondi privati dalle fossili alle rinnovabili! Ci torneremo su con i prossimi interventi.

Va anche considerato che l'Italia dovrà seguire l'Europa nel rivedere al rialzo gli obiettivi al 2030, se si vuole appunto dare seguito all'accordo di Parigi.

Bisognerà che il nostro Paese affianchi in questo caso la Germania – e non la Polonia e le altre Nazioni diciamo “paratrumpiane” dell'ex Patto di Varsavia.

E' notevole che in questo senso, in sinergia con i nuovi orientamenti dei grandi investitori privati, si stia muovendo parte dell'industria elettrica europea, inclusa l'ENEL, mentre un'altra parte, in Italia l'ENI, vuole continuare a basarsi essenzialmente su gas e prodotti petroliferi.

Dopo anni di aggressione masochistica, con il taglio agli incentivi, al nostro settore delle rinnovabili – ci si è messi d'impegno nel tentare di ammazzare un business che prometteva benissimo! - si fa ora una parziale marcia indietro, ma non è l'inversione ad U richiesta dall'Accordo di Parigi, come già l'industria più intelligente comincia a chiedere.

Sarebbe opportuno, a nostro avviso, fare il contrario: tagliare i 16 miliardi circa di sussidi alle fonti fossili dirottandoli alle rinnovabili. Insomma, niente più sostegno pubblico (a spese dei consumatori) all'incenerimento dei rifiuti con il CIP6, alla costruzione dei rigassificatori, alle facili trivellazioni su mare e su terra!

Con l'orizzonte degli obiettivi climatici sarebbe importantissimo adottare una carbon tax non più rinviabile, che potrebbe essere applicata innanzitutto nei settori riscaldamento e trasporti (oggi beneficiati con varie esenzioni fiscali per chi consuma carburante), con collegata riduzione della pressione fiscale sul lavoro.

(Questo spostamento del carico fiscale dal reddito e dal lavoro alle attività dannose per l'ambiente viene indicato come “riforma fiscale ecologica”).

Va modificato il modello che definisce il mercato elettrico come un sistema basato su un numero ridotto d'impianti di generazione centralizzata e sulla distribuzione capillare attraverso le reti elettriche di alta, media e bassa tensione verso piccoli e grandi consumatori, sempre in modo unidirezionale.

Per far fronte alla necessità di ricorrere a metodi di produzione d'energia elettrica sostenibili e in grado di fronteggiare la crescente domanda energetica a livello mondiale, le tecnologie della generazione distribuita, in particolare quella fotovoltaica ed eolica, permettono oggi di rendere disponibile energia pulita in prossimità dei punti di consumo, a prezzi sempre più competitivi.

Si tratta di appoggiare una nuova proposta di Direttiva UE che prevede espressamente che gli Stati membri debbano assicurare che le comunità locali abbiano diritto a generare, consumare, immagazzinare e vendere l'energia rinnovabile, anche attraverso accordi di acquisto di energia, senza essere soggette a procedure burocratiche esagerate e ad oneri sproporzionati.

La meta sembra quindi definita, quantomeno a livello europeo, nonostante il percorso normativo-regolatorio non sia omogeneo e lineare neppure all'interno del nostro continente.

Altro punto da non dimenticare: la conferma del “no al nucleare”, che il popolo sovrano ha affermato con ben due referendum. dovrebbe comportare una gestione seria e non affaristica (o affaristico-clientelare) del triste lascito delle scorie radioattive, cosa di cui l'attuale struttura SOGIN non ci garantisce affatto.

Nel corso degli anni la SOGIN ha accumulato ritardi nei lavori che sono arrivati fino al 170%, i costi preventivati sono più che raddoppiati e l'incremento di attività degli ultimi anni è un dato "drogato" perché è dovuto all'impegno sullo smantellamento delle strutture civili, mentre la parte nucleare è ancora al palo.

La morale di questo intervento è che dobbiamo prendere sul serio il “bando dei combustibili fossili” decretato a Parigi il 12 dicembre del 2015. Questo grande cambiamento richiede una “transizione” con aspetti di gradualità ma l'indirizzo del percorso deve essere chiaro: il passaggio al 100% rinnovabili deve avvenire quanto prima possibile, escludendo la “centralità del gas” o “l'imbroglio nucleare”. Tanto più se si considera che il modello energetico rinnovabile è intrinsecamente collegabile ad una società più pacifica, non fosse altro perché ciascun Paese può controllare risorse diffuse di cui dispone “a casa sua”, senza dipendere da situazioni esterne, magari da “stabilizzare” con pressioni o addirittura interventi militari.

O seguiamo una strategia coerente o proseguiamo per inerzia facendoci annebbiare da una cappa fumosa di parole: ma ci permettiamo ancora una volta, scusandoci della ripetitività, di mettere in guardia da questa seconda opzione, comoda ma catastrofica. Il risultato più probabile di essa sarà di ottenere che il Pianeta, rotto l'equilibrio, faccia fuori la nostra arrogante ma stupida specie.

Dovremmo parafrasare la formula di Albert Einstein sulle armi nucleari, e qui a Bonn stiamo provando a condividerla con molte orecchie consenzienti: “O l'Umanità farà a meno dei combustibili fossili, o la Terra farà a meno dell'Umanità!”.

* da Bonn ** da Milano

 

Sotto riportato: il testo della presentzione powerpoint che hanno supportato gli interventi a Bonn di Giuseppe Farinella, durante gli “Eventi collaterali ufficiali” su “Nesso tra minaccia climatica e minaccia nucleare”.

Questi eventi si sono svolti al ….

 

Slide 1

Accordo di Parigi COP21 e Strategia Energetica  Nazionale in ITALIA 

 

Slide 2

Piano Energetico  Nazionale

Fino al 2030 manca 2050

Incentivi diretti e indiretti alle fossili in particolare gasolio, kerosene e metano.

Scarsi incentivi alle rinnovabili

Manca transizione mobilità elettrica

Conferma no nucleare ma non seria gestione del problema scorie radioattive

Slide 3

Mercato Elettrico  (grafico)

Nel 2016 310 Twh (-2% 2015 -8% 2011)

42% da fonti rinnovabili

Possibile grid-parity al 2030

 

Slide 4

Generazione distribuita

800.000 impianti già connessi alla rete

Gestione integrata energia

Stabilità della rete

 

Slide 5 e Slide 6

Nostre proposte per la SEN

80% generazione elettrica da rinnovabili al 2030 (linea Sheer)

Elettrificazione consumi energetici per 100% rinnovabili al 2050

Vettore idrogeno e biogas per mobilità pesante

Smart grid e generazione distribuita

Associazione consumatori per controllo dal basso

Car sharing elettrico nelle città

Dismissione entro 5 anni di tutte le centrali a carbone

Aumento efficienza in tutti i settori

Carbon tax

Trasporto pubblico su ferro

Reale trasferimento di Knowhow ai paesi in via di sviluppo per permettere transizione diretta alle rinnovabili

Aperto alla firma il Trattato sulla messa al bando delle armi nucleari: giorno storico per il disarmo

20.09.2017 Rete Italiana per il Disarmo

Aperto alla firma il Trattato sulla messa al bando delle armi nucleari: giorno storico per il disarmo

Inizia la mobilitazione della società civile coordinata da Campagna Senzatomica e Rete Italiana per il Disarmo per convincere il Governo a firmare e ratificare: “Italia Ripensaci!”. La proposta: i cittadini e le cittadine firmino simbolicamente il Trattato #nuclearban

Oggi è un giorno storico per chi crede nel disarmo e vuole la completa eliminazione degli inumani ordigni nucleari dalla faccia della Terra. Alle ore 8:00 di New York e nell’ambito dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, si apre infatti alla firma degli Stati il “Trattato sulla proibizione delle armi nucleari” (Nuclear Ban Treaty). La cerimonia sarà aperta dal Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres seguito dal Presidente dell’Assemblea Generale, dal Presidente del Costa Rica e infine come rappresentanti della società civile internazionale il Presidente della Croce Rossa Internazionale e Beatrice Fihn coordinatrice della campagna ICAN (di cui Senzatomica e Rete Disarmo sono parte).

Inizia dunque la fase di adesione formale alla prima norma internazionale che mette fuorilegge le più potenti armi di distruzione di massa. Si tratta di un passo ormai non più rimandabile, come testimoniano le tensioni internazionali che in questo momento coinvolgono anche la proliferazione nucleare. Sono circa 15.000 le testate ancora presenti nel mondo, in leggera diminuzione numerica ma in continuo e problematico ammodernamento. Una tendenza pericolosa e da fermare. Al momento si prevedono le firme da parte di 53 Stati, entro questa settimana, un buon viatico per le 50 ratifiche necessarie affinché il Trattato possa entrare in vigore.

Come noto l’Italia non ha sostenuto questo percorso di disarmo multilaterale sia votando contro la risoluzione in Assemblea Generale dello scorso anno che convocava una Conferenza di elaborazione del Trattato, sia non partecipando alle negoziazioni di New York concluse lo scorso luglio con l’approvazione di un testo condiviso.Per questo motivo Rete Italiana per il Disarmo e Campagna Senzatomica hanno deciso di lanciare proprio oggi un’iniziativa di pressione sul Governo. Sotto lo slogan “Italia Ripensaci!” verranno raccolte diverse iniziative e azioni con il fine di convincere Esecutivo e Parlamento a cambiare rotta allineandosi a quello che è il sentire comune degli italiani: che le armi nucleari di distruzione di massa siano messe al bando!

Il mese scorso in Giappone, alle cerimonie in ricordo dei bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki cui ho partecipato, si respirava un entusiasmo davvero nuovo! – commenta Lisa Clark di Rete Italiana per il Disarmo e co-presidente dell’International Peace Bureau – In particolare sono stati gli Hibakusha (i sopravvissuti delle atomiche del 1945) a considerare finalmente ascoltata la loro voce. Peccato che il Governo Giapponese, così come quello italiano, abbia deciso di non firmare il Trattato contro le armi nucleari”. I sindaci delle due città distrutte 72 anni fa sono stati nei loro discorsi molto determinati nel ritenere inaccettabile che l’unico Paese che abbia subito le conseguenze dell’uso in guerra delle armi nucleari non firmi tale norma che tutta la popolazione chiede con forza. Una situazione simile a quella italiana “A noi, in Italia, è stata risparmiata la distruzione atomica, ma anche le cittadine e i cittadini italiani chiedono al proprio Governo di unirsi al percorso multilaterale che renderà il mondo libero da armi nucleari. Dobbiamo far sentire la nostra voce” conclude Lisa Clark. In questo senso le città italiane che fanno parte del coordinamento internazionale Mayors for Peace (iniziativa lanciata nel 1982 dall’allora sindaco di Hiroshima) stanno per inviare una lettera al Presidente del Consiglio e al Ministro degli Esteri come sostegno al Trattato sulla messa al bando delle armi nucleari.

Lo strumento scelto dalle campagne italiane per il disarmo nucleare è quello della “sottoscrizione simbolica” da parte dei cittadini del testo del Trattato. Atto chiaro e forte per dimostrare che se il Governo e la politica non riescono ad interpretare il vero sentire della popolazione saranno gli stessi cittadini a farsi carico di un sostegno al percorso multilaterale di disarmo nucleare. Per ottenere questo importante risultato èfondamentale il sostegno di tutti ed è importante che associazioni, organizzazioni, Enti Locali, semplici cittadini facciano la propria parte prendendo posizione e gridando “Italia Ripensaci!” con la propria sottoscrizione simbolica

La mobilitazione delle organizzazioni che fanno riferimento a Rete Italiana per il Disarmo e Campagna Senzatomica non però una novità di oggi. Dtempo e con continue sollecitazioni al Governo, che non ha mai voluto rispondere direttamente, abbiamo chiesto che l’Italia sostenesse il Trattato di messa al bando delle armi nucleari: la nuova fase di azione in avvio parte dunque con il supporto già raccolto. un supporto sostanziato in particolare nelle oltre 150.000 firme che Senzatomica ha raccolto negli ultimi mesi in occasione degli appuntamenti territoriali della mostra itinerante che illustra le problematiche delle armi nucleari

Noi di Senzatomica e Rete Italiana per il Disarmo abbiamo partecipato ad entrambe le sessioni della Conferenza per negoziare il Trattato sulla messa al bando delle armi nucleari, con lassoluta convinzione che un nuovo strumento legale internazionale fosse necessario e urgente affinché nessuno sperimenti piùl’atrocità di tali armi di distruzione di massa – dichiara Daniele Santi, Segretario Generale di Senzatomica – Questo Trattato è l’espressone di un sentire umano condiviso, di un desiderio popolare diffuso anche negli Stati nucleari o dipendenti dal nucleare, come lItalia. Ora è il momento che gli Stati si uniscano e firmino il Trattato per garantirne lefficacia e luniversalità. Come società civile, sosteniamo i governi che sono in prima linea in questo momento storico, e uniamo le nostre voci affinché anche il Governo italiano decida di essere dal lato giusto della storia.

Da oggi inizia un percorso che dovrà portare alla firma e ratifica da parte dell’Italia del Trattato sulla messa al bando delle armi nucleari. L’intenzione è mostrare alla politica e al Governo cosa pensano veramente i cittadini italiani delle armi nucleari, e dobbiamo farlo con coraggio. Come quello avuto da Stanislav Petrov,l’ufficiale sovietico recentemente scomparso che nel settembre 1983 rifiutò di rispondere con ordigni nucleari all’allarme di attacco nemico in corso che il computer (per errore) gli stava mostrandoSalvando così il mondo.

In suo onore il 26 settembre è stata dichiarata dall’ONU “Giornata internazionale per l’eliminazione totale delle armi nucleari”, che quest’anno andremo a celebrare con iniziative importanti nell’ambito della nuova pagina aperta dall’approvazione del Trattato da oggi alla firma. Dedichiamo a Stanislav Petrov la nostra mobilitazione “Italia Ripensaci!” e chiediamo al nostro Parlamento il coraggio di una scelta di pace capace di andare oltre lo status quo basato sul negativo equilibrio del terrore e del pericolo di distruzione totale.

 Note:

Gli eventi principali che caratterizzeranno le prime settimane della nostra mobilitazione sono:

Presenza alla 17TH CASTIGLIONCELLO INTERNATIONAL CONFERENCE “International Security in the Trump Era” Pugwash-USPID Joint meeting, 21-23 Settembre
Presentazione del libro “Per un mondo libero dalle armi nucleari” di Enza Pellecchia, 26 settembre 2017 presso il Senato della Repubblica
Inaugurazione Mostra Senzatomica il 2 ottobre a Torino
Premio Colombe Oro dell’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo assegnato quest’anno alla International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN), 10 ottobre a Roma

21.09.2017 PRESSENZA Redazione Italia

Quest'articolo è disponibile anche in: Inglese

La proibizione delle armi nucleari è in vigore!
(Foto di Wikimedia Commons)

50 nazioni  hanno già firmato il Trattato di Interdizione delle Armi Nucleari e 3 (Guyana, Santa Sede e Tailandia) lo hanno anche già ratificato.
50 è il numero minimo di ratifiche perché il Trattato entri in vigore: comincia un cammino che si spera di completare massimo in 2 anni.

Ieri al palazzo delle Nazioni Unite di New York si sono aperte le sottoscrizioni del Trattato per l’Interdizione delle Armi Nucleari.
50 nazioni lo hanno già firmato (elenco sotto) e 3 (Guyana, Santa Sede e Tailandia) lo hanno anche già ratificato.

50 è il numero minimo perché si metta in moto la procedura di entrata in vigore del Trattato. La procedura completa comporta, ovviamente, la ratifica di ogni stato che è però conseguenza della firma.
E’ certo che nei prossimi giorni/mesi il Trattato sarà sottoscritto e ratificato da un numero preponderante di stati, ad eccezione di quelli già armati che finora avevano boicottato in ogni modo il suo iter per evitare di essere dichiarati “fuorilegge internazionali”.

In ogni caso la società civile, e in particolare la campagna ICAN (Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari) continuerà a far pressione perché i governi firmino (a cominciare da quello italiano) e perché il Trattato venga applicato il più rapidamente possibile.

Lista dei primi 50 sottoscrittori:

STATO FIRMATO RATIFICATO
Guyana 20/09/17 20/09/17
Santa Sede 20/09/17 20/09/17
Thailand 20/09/17 20/09/17
Algeria 20/09/17
Austria 20/09/17
Bangladesh 20/09/17
Brazil 20/09/17
Cabo Verde 20/09/17
Central African Republic 20/09/17
Chile 20/09/17
Comoros 20/09/17
Congo 20/09/17
Costa Rica 20/09/17
Cote d’Ivoire 20/09/17
Cuba 20/09/17
DRC (Congo) 20/09/17
Ecuador 20/09/17
El Salvador 20/09/17
Fiji 20/09/17
Gambia 20/09/17
Ghana 20/09/17
Guatemala 20/09/17
Honduras 20/09/17
Indonesia 20/09/17
Ireland 20/09/17
Kiribati 20/09/17
Libya 20/09/17
Liechtenstein 20/09/17
Madagascar 20/09/17
Malawi 20/09/17
Malaysia 20/09/17
Mexico 20/09/17
Nepal 20/09/17
New Zealand 20/09/17
Nigeria 20/09/17
Palau 20/09/17
Palestine 20/09/17
Panama 20/09/17
Paraguay 20/09/17
Peru 20/09/17
Philippines 20/09/17
Samoa 20/09/17
San Marino 20/09/17
Sao Tome & Principe 20/09/17
South Africa 20/09/17
Togo 20/09/17
Tuvalu 20/09/17
Uruguay 20/09/17
Vanuatu 20/09/17
Venezuela 20/09/17

Chi vuole le armi nucleari?

21.09.2017 da PRESSENZA Leopoldo Salmaso

Chi vuole le armi nucleari?
(Foto di Vimeo)

Il 20 Settembre 2017 è una data storica per l’umanità perché segna la messa al bando delle armi nucleari da parte dell’ONU.

Questa risoluzione è sostenuta dalla grande maggioranza delle nazioni, mentre vi si sono sempre opposti gli stati che detengono armi nucleari e i loro vassalli, coi membri della NATO saldamente in testa in questa vergognosa classifica.

La Finlandia è l’unico stato europeo che, pur dichiarandosi ‘protetto’ dal deterrente nucleare, ebbe almeno la decenza di astenersi nella votazione all’Assemblea Generale dell’ONU del 2016 in cui fu approvato a larga maggioranza il mandato per gli stati membri di negoziare il trattato per la messa al bando delle armi nucleari.

In quella medesima seduta ebbero la decenza di astenersi anche Cina e India, pur possedendo armi nucleari. Come dire: condivido il principio ma non sono disposto a disarmare unilateralmente…

Ecco l’elenco degli stati che, lungo tutto l’iter di preparazione del Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari, hanno sistematicamente votato contro:

Albania
Australia
Belgium
Bosnia & Herzegovina
Bulgaria
Canada
Croatia
Czech Republic
Denmark
Estonia
France
Germany
Greece
Hungary
Iceland
Israel
Italy
Japan
Latvia
Lithuania
Luxembourg
Micronesia
Montenegro
Netherlands
North Korea
Norway
Pakistan
Poland
Portugal
Romania
Russia
Serbia
Slovakia
Slovenia
South Korea
Spain
Turkey
Ukraine
United Kingdom
United States

Italia ripensaci: ratifica il bando ONU alle armi atomiche

Il 26 settembre è la Giornata Internazionale per l’eliminazione totale delle armi atomiche, proclamata dall’ONU nel 2013.

Il nostro coordinamento, nato nel giugno scorso per iniziativa di più di 70 associazioni che hanno firmato un appello al nostro governo affinché ratifichi il Trattato che proibisce tutte le armi atomiche, approvato dalle Nazioni Unite lo scorso 7 luglio, invita la cittadinanza a partecipare al

presidio

che si svolgerà

martedì 26 settembre dalle 18 alle 19 in piazza Castello (di fronte a palazzo Madama)

Torino

per ribadire con forza questa nostra richiesta, convinti che solo un mondo senza armi nucleari può essere un mondo più giusto.

Coordinamento di cittadini, associazioni, enti e istituzioni locali contro l’atomica, tutte le guerre e i terrorismi

Il MIR da Napoli: “Il bando delle armi nucleari è un imperativo imprescindibile, Italia aderisci!”

23.09.2017 - Napoli - redazione di PRESSENZA  Domenico Musella

Il MIR da Napoli: “Il bando delle armi nucleari è un imperativo imprescindibile, Italia aderisci!”
(Foto di Domenico Musella)

Continuano le mobilitazioni della società civile per diffondere ed applicare il Trattato di messa al bando delle armi nucleari, approvato lo scorso 7 luglio a New York in una conferenza ONU con 122 Paesi a favore, siglato il 20 settembre in sede di Assemblea Generale da oltre 50 Stati e che entrerà in vigore ufficialmente 90 giorni dopo la ratifica di almeno 50 firmatari − 3 di essi: Guyana, Thailandia e Santa Sede, lo hanno già ratificato.

Il governo italiano, che aveva disertato i negoziati e la conferenza di luglio, ha continuato a boicottare il bando negandogli la sua firma durante l’Assemblea Generale ONU e cedendo incondizionatamente alla volontà degli Stati Uniti e della NATO. Tuttavia i disarmisti italiani non demordono e stanno chiedendo a gran voce la ratifica di questo fondamentale accordo di proibizione: dopo un primo presidio davanti al Ministero degli Esteri giovedì 21 settembre, venerdì 22 è toccato a Napoli ospitare un evento molto significativo per sostenere questa richiesta.

Il MIR, Movimento Internazionale della Riconciliazione (branca italiana dell’International Fellowship of Reconciliation), alla vigilia della sua assemblea nazionale che si tiene nel capoluogo partenopeo il 23 e 24 settembre, ha infatti organizzato nella Sala Valeriano della Chiesa del Gesù Nuovo l’incontro pubblico “Bandire le armi nucleari: un imperativo imprescindibile”. Il tono forte del titolo si rispecchia anche nell’appello del sottotitolo che lo accompagna: “Italia ripensaci, aderisci al trattato ONU del 7 luglio 2017”.

Dopo i saluti introduttivi del parroco del Gesù Nuovo di Napoli Padre Vincenzo Sibilio e del presidente del MIR italiano Claudio Carrara, tutti gli interventi hanno incoraggiato la società civile a ritrovare la propria carica etica e di mobilitazione su questi temi, sottolineando la gravità della scandalosa assenza dalle iniziative per il disarmo nucleare mondiale di uno dei Paesi che richiama con più forza nella sua Carta costituzionale il rifiuto della guerra e l’impegno per la pace e la giustizia fra le Nazioni.

Francesco Ambrosi, referente del MIR nella Rete Italiana Disarmo, ha ribadito che la non partecipazione dell’Italia al processo di interdizione delle armi nucleari (alla stregua delle potenze nucleari e degli Stati membri della NATO, ad eccezione dei Paesi Bassi), unita alla presenza di ordigni atomici USA nelle basi di Ghedi ed Aviano, costituisce una grave violazione non solo dell’articolo 11 della nostra Costituzione, ma anche delle risoluzioni del Parlamento Europeo e del Trattato di Non Proliferazione del 1968. Di fronte a tutto ciò, compito degli attivisti per la pace ed il disarmo è far risvegliare sia nei decisori politici che nella gente comune la percezione del rischio nucleare: un compito non facile, soprattutto se a mettere i bastoni fra le ruote è, come purtroppo accade, il comportamento dei mass-media che tacciono quasi del tutto su questi argomenti.

Dal canto suo il portavoce dei Disarmisti Esigenti Alfonso Navarra è ritornato sui mezzi di comunicazione, evidenziando come L’Avvenire, quotidiano espressione della Conferenza Episcopale, sia stata l’unica testata a dare ampio spazio al bando delle armi nucleari e all’assenza dell’Italia, nettamente indietro rispetto al Vaticano in questa occasione. Il lavoro che la società civile dovrà fare per rendere effettiva la proibizione delle armi atomiche − afferma Navarra − è ancora molto. Si tratta innanzitutto di convincere le potenze nucleari ad uniformarsi ad una proibizione che prima era solo morale mentre adesso è legale, e la road map prevede due scadenze fondamentali: la Conferenza ONU sul disarmo nucleare del 2018 e la revisione del Trattato di Non Proliferazione prevista per il 2020. È necessario esigere con determinazione il diritto dell’umanità alla propria sopravvivenza, prioritario rispetto a qualsiasi altro interesse dei singoli Stati: una rivendicazione politica nonviolenta che deve accompagnarsi al rispetto degli accordi di Parigi sul clima e dell’agenda globale per lo sviluppo sostenibile.

Sul tema della mobilitazione nonviolenta necessaria per cambiare la società e giungere al disarmo totale è ritornato anche il sociologo Alberto L’Abate, che dall’alto del suo storico impegno per la pace ha invitato a non perdere mai di vista i tre aspetti interconnessi della ricerca, dell’educazione e dell’azione per vincere l’attuale senso di impotenza del movimento pacifista e della società civile in generale. Il passato ci ha dimostrato come i grandi cambiamenti, anche nell’evoluzione del diritto e delle coscienze, non avvengano dall’alto, ma grazie all’impegno convinto e costruttivo degli attivisti.

La dottoressa Dorothee Müller, pastore della Chiesa Evangelica Valdese, ha portato la sua testimonianza di donna di fede rispetto al disarmo, evidenziando anche come già dagli anni ’80 diversi documenti ecumenici delle Chiese Protestanti abbiano sancito la necessità assoluta dell’impegno di ogni fedele cristiano in favore della pace, così come l’appello globale delle religioni per la pace ha ribadito l’incompatibilità totale delle armi nucleari con il diritto delle persone a vivere in piena sicurezza.

Infine, l’ecopacifista Ermete Ferraro, referente del MIR napoletano, negli spunti di riflessione forniti tra un intervento e l’altro, ha affermato con forza che per realizzare l’imperativo imprescindibile del disarmo nucleare ognuno di noi deve farsene carico, nel suo piccolo e a vari livelli. In questo senso, è fondamentale che gli enti locali, comuni in primis, ma anche associazioni, comunità religiose, comitati, gruppi di base, movimenti politici, facciano proprio l’appello affinché l’Italia ci ripensi e aderisca al Trattato, dando una spinta dal basso al riconoscimento del primato dell’umanità su tutto il resto.