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OPPOSIZIONE ALLA GUERRA IN UCRAINA

INIZIATIVA DEL "DIGIUNO  DI COERENZA PACIFISTA" (DEDICATO AD ANTONIA SANI) CON PRESIDI DI SENSIBILIZZAZIONE CHE SI PROLUNGANO PER TUTTO IL 2023

PRIMO PASSO. 13 DICEMBRE

LARGO ARGENTINA ROMA, angolo via San Nicola de Cesarini  (ore 10:30-13:30)

VIALE TRASTEVERE ROMA Ministero dell'Istruzione (ore 17:00 - 18:30)

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SECONDO PASSO. 10 GENNAIO 2023

PIAZZA DELLA ROTONDA ROMA, vicino Pantheon (dalle ore 15:00 alle ore 19:00)

con presidi in varie città italiane _______________________________________

TERZO PASSO 23 - 24 GENNAIO 2023  

23 gennaio dalle ore 10:30 alle ore 13:30

PIAZZA DELLA ROTONDA ROMA, vicino Pantheon

24 gennaio dalle ore 16:00 alle ore 19:00 Assemblea on line

con presidi in varie città italiane 

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QUARTO PASSO - 24/25 febbraio 2023 ANNIVERSARIO DELLO SCOPPIO DELLA GUERRA IN UCRAINA (invasione del Donbass)  

con manifestazione nazionale a Genova convocata dal CALP e con presidi in varie città italiane

24 febbraio dalle ore 16:00 alle ore 19:00 Assemblea on line  

25 febbraio a Roma, a Piazza Madonna di Loreto (h 15:00-19:30); e a Porta Genova a Milano

Dopo la manifestazione del 5 novembre del "popolo della pace", si tratta ora, per impulso dei Disarmisti esigenti & partners, di costruire un ponte di dialogo e rappresentanza verso il "popolo italiano" in quanto tale. Il tema è mettersi "ALL'ASCOLTO DEL POPOLO PER RAPPRESENTARLO".  Su quattro punti, conformi ai nostri valori, cui i sondaggi degli stessi media con l'elmetto attribuiscono un consenso largamente maggioritario: no aiuti militari ai combattenti, negoziato subito senza condizioni, no riarmo meno che mai nucleare, no guerra economica mediante sanzioni che oltretutto fanno danni più a noi che al "nemico" russo. Abbiamo dispiegato, il 13 dicembre, in Largo Argentina e poi, il 10 gennaio, e quindi il 23 gennaio al Pantheon, lo striscione che abbiamo portato al corteo del 5 novembre: "NON CI SONO GUERRE GIUSTE (PAPA FRANCESCO). Fermate subito i combattimenti, intervenga l'ONU per negoziare una tregua e prevenire una escalation nucleare. Custodiamo, esseri umani cooperanti, la Terra sofferente. Riconvochiamoci, quando si vota in Parlamento, per protestare contro l'invio di nuove armi all'esercito ucraino".

Quei momenti di riconvocazione promessi nello striscione sono stati effettivamente messi in atto, continuano e continueranno. 

QUI maggiori info sulla iniziativa e le considerazioni sui presupposti culturali e politici "centenari" che consentono ai Disarmisti esigenti, per il tramite della LOC membro WRI, di evitare le "sbandate" del pacifismo contingente (spesso burocratico e mediatico) e di essere, con i partner stretti (in primo luogo WILPF Italia), gli unici, al momento, a proporre proteste di piazza, nei luoghi politicamente appropriati, contro le decisioni di invio di armi che coinvolgono l'Italia nella "Guerra grande" con epicentro Ucraina.

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Ci attendiamo, i Disarmisti esigenti promotori, i partners stretti come la WILPF Italia, che vari soggetti collettivi, collaboratori e convergenti, manifestino le loro prese di posizione, ciascuno con i suoi contenuti, le sue modalità, il suo stile

Mobilitazioni e iniziative intermedie (info sotto riportate):

4 e 5 febbraio, convegno "Il futuro è NATO?" presso il castello dei Missionari Comboniani (via delle Missioni 12) di Venegono Superiore (Varese)

11 febbraio, presidi alle sedi RAI contro la propaganda di guerra collegati alla contestazione del Festival di Sanremo

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24-25 febbraio 2023

L'ITALIA RIPUDIA LA GUERRA: FERMIAMO QUESTA FOLLIA! ESIGIAMO, NOI POPOLO, UNA ECONOMIA DI PACE!


in collegamento con la manifestazione di Genova per "abbassare le armi, alzare i salari"
Sono molte le realtà di base che stanno aderendo all'appello del Collettivo autonomo lavoratori portuali-CALP di Genova per una mobilitazione nazionale contro la guerra il 25 febbraio.
Una di queste è "Abbasso la guerra" di Varese che sta organizzando un pullman dalla cittadina lombarda verso Genova.
Noi disarmisti esigenti da tempo abbiamo deciso di coordinarci con questa mobilitazione del CALP che ha il merito di essere chiara nei contenuti (ce ne sono state altre molto partecipate ma del tipo: la pace è bella, la guerra è brutta) per il 24 e il 25 febbraio. Con i nostri partner, a cominciare da WILPF Italia, proseguiamo nel percorso per protestare fisicamente a ridosso dei luoghi istituzionali in cui si decide il coinvolgimento bellico dell'Italia nei suoi vari aspetti, a cominciare dall'invio delle armi all'esercito di Kiev.
Ecco perché a Roma organizziamo il quarto presidio il 25 febbraio dopo quelli del 13 dicembre 2022 , del 10 gennaio e del 23 gennaio 2023, quando si è discusso e approvato il decreto 185/2022 che predispone la cornice giuridica (la prosecuzione del "metodo Draghi") per inviare gli aiuti militari dell'Italia.
Quindi il 25 febbraio 2023 dalle ore quindici alle ore diciannove e trenta ci diamo di nuovo appuntamento in piazza della Madonna di Loreto per il presidio informativo di opposizione alla guerra.
Oltre al no all'invio delle armi, come ormai dovrebbe essere noto, cerchiamo di dare voce alla maggioranza degli italiani inascoltati da governo e parlamento su altri 3 punti: cessate il fuoco e trattative subito senza condizioni, no al riarmo convenzionale e nucleare, no a sanzioni distruttive e autodistruttive.
In aggiunta nonviolenta, non di espressione maggioritaria ma di positiva caratterizzazione politico-culturale, segnaliamo l'importanza della petizione internazionale "Object War" da sottoscrivere (https://you.wemove.eu/campaigns/russia-bielorussia-ucraina-protezione-e-asilo-per-disertori-e-obiettori-di-coscienza-al-servizio-militare); ed inoltre la possibilità, su cui stiamo lavorando, e annunciata dal palco del 5 novembre, di rilanciare una iniziativa di opzione fiscale.

Segnaliamo infinel'elaborazione, rispetto alla Guerra grande in corso, da parte della WILPF, di proposte di mediazione in attuazione della risoluzione ONU 1325/2000 che riconosce l'importanza del protagonismo delle donne nel promuovere processi di pace.

Per maggiori info: coordinamentodisarmisti@gmail.com   cell. 340-0736871

 


Considerazioni dei Disarmisti esigenti

Siamo alla vigilia del primo anno dall'invasione da parte russa dell'Ucraina, di fatto una guerra per procura tra Russia e NATO, e le notizie sulla prosecuzione del conflitto armato sono estremamente allarmanti.

Ci troviamo di fronte ad una escalation che può degenerare persino in confronto atomico, se le dinamiche in campo non vengono controllate, perché il percorso militare, come è stato tratteggiato al vertice di Ramstein del 20 gennaio, ha sbarrato ogni possibilità di soluzioni diplomatiche.

L'Italia è pedissequamente accodata al carro NATO trainato dagli USA, nonostante il suo popolo sia contrario ad ogni coinvolgimento bellico, e questo resistendo ad una martellante propaganda.

I Disarmisti esigenti ricordano i "quattro punti" su cui concordano la maggioranza degli italiani, continuamente citati dai grandi media, TV e stampa. Elenchiamoli per l'ennesima volta:

1- Non rifornire di armi e di aiuti militari l’esercito di Kiev (pur solidarizzando con il popolo martoriato dall’aggressione russa. Ma martirizzato anche da una guerra che cresce in intensità e durezza, senza sapere dove si potrà finire all’interno della logica che persegue la “vittoria militare”)
2- Darsi da fare diplomaticamente per “fare tacere le armi”  ed avviare subito, senza precondizioni, trattative di tregua e poi di pace con l’intervento dell’ONU
3- Non alimentare la corsa al riarmo né convenzionale né tantomeno nucleare. Quindi riduzione delle spese militari e rifiuto di ospitare vecchie e nuove bombe atomiche. Ancor meglio: aderire al Trattato di proibizione delle armi nucleari e comportarsi di conseguenza
4- Non alimentare una guerra economica parallela con quella militare: le sanzioni energetiche alla Russia, in particolare, risulta chiaro che vanno a danneggiare più i popoli che le élites che profittano dalle guerre.
È questo ultimo punto il contenuto più focalizzato dell’appello che ancora sottoponiamo per le adesioni dal titolo:
SALVIAMO LA TERRA – BLOCCHIAMO LA GUERRA
Revochiamo le sanzioni energetiche contro la Russia che ci separano dalla pace. Indirizziamoci invece verso la soluzione negoziata e cooperativa del conflitto!
PACE SIGNIFICA ANCHE PANE!
I primi firmatari sono:
Alfonso Navarra – Antonia Sani - Luigi Mosca - Moni Ovadia - Alex Zanotelli - Angelica Romano - Luciano Benini - Antonino Drago - Antonella Nappi ... e altre/i
Si vada, per leggere il testo al completo, e per sottoscrivere, al link:
https://www.petizioni.com/nonsiamoinguerra-nosanzioni/

La mobilitazione pacifista coordinata invece dalle forze politiche e sindacali subalterne o sensibili alle direttive della sinistra neoliberista atlantica, si è avviluppata in una fumosità di contenuti di cui la massima espressione è stata il 5 novembre 2022 (100mila in corteo senza nessuna rivendicazione rispetto al governo); e pare che si voglia persistere nell'errore di limitarsi ad "auspicare la sperimentazione della via diplomatica" da parte dei coordinatori e nell'acquiescenza passiva per questa  impostazione da parte dei coordinati.

(Una parziale difformità tattica, non nel senso di strategia politica ma quasi di sindacalismo settoriale, sta nelle carovane di Stop the War Now collegate alla campagna per il sostegno agli obiettori sia ucraini che russi).

Noi in particolare il 5 novembre eravamo al corteo solo perché appoggiavamo l'appello di Papa Francesco a "fare chiasso": eravamo convinti che fosse necessario appoggiare dal basso una volontà di mediazione diplomatica da parte della Santa Sede che, in quanto Stato membro dell'ONU, valutavamo seria e credibile.

La nostra iniziativa è stata ed è impostata per costruire un polo attrattivo rispetto ai soggetti che intendono opporsi con coerenza e capacità organizzative alla guerra attivando un dialogo tra "popolo della pace" e "popolo".

Di qui la nostra proposta: non mollare nella vigilanza (nelle sedi istituzionali proprie, non solo nei festival della canzone!) sugli aiuti militari e rilanciare per l’anniversario dell’inizio del conflitto, il 24 febbraio 2022, nuove iniziative nazionali e territoriali, in connessione con quanto si muove con spirito di base autentico e non in direzione buro-mediatica, da "professionista (settorializzato) della pace".

In questo senso non intendiamo aderire alla due giorni di "Europe for Peace" né alla Perugia-Assisi in cui dovremmo, su invito del comitato promotore, trasformarci in "lampadieri notturni".

Il nostro 24 e 25 febbraio lo vediamo in collegamento con il CALP di Genova, che - in una assemblea svoltasi il 28 gennaio, ha lanciato una giornata di mobilitazione nazionale per il 25 febbraio. La linea è "boicottare la guerra a partire da casa nostra" (vedi appello sotto riportato e resoconto dell'incontro redatto da Gregorio Piccin).

Questo approccio locale va sicuramente bene, ma non bisogna dimenticare le campagne generali, da collegare al fronte centrale dell'opposizione alla guerra; e neanche la capacità di premere sul livello politico-istituzionale (includente non solo il Parlamento, ma anche gli Enti Locali) per aumentarne le contraddizioni e per renderlo più ricettivo rispetto alla voce popolare inascoltata.

Nella nostra assemblea on line del 10 gennaio è stata però ricordata la prospettiva dell'accampamento permanente sotto i Palazzi del Potere da parte di migliaia di persone come la forma da perseguire in prospettiva per pensare a una grande trasformazione nonviolenta in senso ecopacifista.

L'esempio da avere in mente è quello degli Indignados in Spagna, di Occupy Wall Street negli USA, dei primissimi Gilet Gialli in Francia, delle Primavere arabe prima maniera (in particolare la rivolta tunisina): una assemblea permanente contro le élites al potere che esprime non una rivolta disperata di pochi individui alla ricerca del gesto con clamore mediatico, ma una ribellione radicale con alto coinvolgimento di giovani partecipanti e occupanti in modo fisico diretto.

La rivoluzione nonviolenta che perseguiamo ha la consapevolezza che l'imperativo è quello di fare la pace con la Natura perché l'impennata delle attività militari e nella corsa agli armamenti è una delle cause principali dell’inquinamento del Pianeta e dell’effetto serra. Di qui la consapevolezza che siamo tutte e tutti aggrediti dalla guerra in quanto "non esistono più guerre giuste".

Non dobbiamo sentirci depressi, impotenti, rassegnati, come ci descrivono le ricerche ISTAT, e darci invece da fare per sollevare gli italiani e gli europei da questi sentimenti pessimisti che portano alla delega, alla depressione, o all'azione solo reattiva; mentre la corsa verso il baratro verso cui ci stanno indirizzando può essere fermata se organizziamo insieme una risposta centrata sulla soluzione del problema. La gente comune, che è attaccata alla vita, condivide - dobbiamo esserne convinti a ragion veduta, ce lo ricordano gli stessi media con l'elmetto sciorinando i loro sondaggi-  i nostri valori fondamentali di "avanguardie calde". Siamo, stando alla terminologia inventata da Alberto L'Abate, in cammino verso la società della pace con le moltitudini "tiepide" che sapremo prima o poi risvegliare e riscaldare...

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Di seguito l’appello del CALP per l'assemblea del 28 gennaio:

Appello per un'assemblea pubblica e una mobilitazione

Negli anni scorsi, nel porto di Genova, una mobilitazione partita dai lavoratori del porto ha impedito l’imbarco di materiale bellico diretto in Arabia Saudita e destinato alla guerra in Yemen. Analoghe manifestazioni a sostegno del blocco del traffico di armi si sono tenute in altri porti europei contro le navi della compagnia saudita Bahri, che rifornisce d’armi e mezzi militari tutto il Medio Oriente. Ma anche mobilitazioni contro produttori di armi, contro la costruzioni di nuove basi militari, contro treni e aerei che oggi riforniscono conflitti accesi per puro interesse economico e geopolitico. Sono conflitti sanguinosi che mietono vittime giornalmente, devastano territori, alimentano la crisi climatica e ambientale, spingono migliaia di persone ad abbandonare i loro paesi per emigrare.
Oggi siamo a un anno dall’inizio della guerra tra Russia e NATO per procura in Ucraina, guerra che non accenna a trovare una soluzione. Uno scontro iniziato nel 2014 da parte dell'Ucraina verso le zone del Donbass, che ha provocato decine di migliaia di vittime di cui nessuno parla, sfociando in un conflitto allargato nel febbraio del 2022 e che oggi rischia di arrivare  ad un escalation nucleare. Il conflitto avviene nel cuore dell’Europa, un conflitto in cui l’Italia è attivamente coinvolta con invio di armi e non solo. Una guerra che ha delle cause che vanno al di là delle cose che vengono propagandate. Una guerra che ci racconta come il capitalismo a guida dell’Occidente e degli USA in particolare sia in profonda crisi che si trasforma in aggressioni militari sempre più aperte. In cui non si esita di fronte a nulla, sacrificando i popoli coinvolti nascondendo però i veri obiettivi, inventando scontri di civiltà laddove esiste innanzitutto uno scontro per l’egemonia economica, per la supremazia mondiale sullo sfruttamento dell’intero pianeta.
Il complesso militare industriale è tra i molti responsabili di questa escalation, quello almeno che ci guadagna di più, agendo in combutta con governi sempre pronti ad approvare politiche di saccheggio sulle risorse naturali in varie zone del mondo.
Governi che nell’Unione Europea agiscono come burattini proni ai diktat USA nell’inviare armi in Ucraina per far continuare il conflitto, armi sempre più potenti (ultima la richiesta dello scudo antimissile). In Italia il Governo Meloni continua la politica “filoatlantista” del Governo Draghi dimostrando che non esiste nessuna possibilità né volontà di disubbidire a una politica sanguinosa e fallimentare anche per lo stesso futuro della UE.
I lavoratori e gli sfruttati di ogni paese non hanno nulla da guadagnare. La guerra non è soltanto un enorme macello per i popoli ma porta con se anche devastazione sociale, tagli di risorse per il lavoro e per il welfare per sostenere le spese militari. Porta ad aumenti delle tariffe che si scaricano sulle popolazioni mentre le speculazioni sui prezzi fanno lievitare i profitti di pochi soggetti economici.  Risorse pubbliche a favore della guerra, tolte a quelle che sono le richieste dei lavoratori come il riconoscimento dei lavori usuranti o gli aumenti salariali in base anche all'aumento dell'inflazione. O come le risorse negate al “reddito di cittadinanza” e la “disoccupazione”. Soldi che vengono meno per la pubblica istruzione o la pubblica sanità.
Fermarli però è possibile cominciando dai nostri territori. Boicottando la guerra cominciando da casa nostra.
Il 28 gennaio alle ore 18:30 al CAP di Genova in Via Albertazzi 3r, come lavoratori del Porto, chiediamo a tutte le realtà di partecipare all'assemblea pubblica per costruire assieme una giornata di mobilitazione a Genova per il 25 febbraio. Chiediamo a tutti i lavoratori e lavoratrici, ai cittadini e alle cittadine, ai sindacati alle organizzazioni sociali, collettivi, centri sociali, alle forze politiche di sostenere questa giornata; una  occasione di lotta contro la guerra e per la pace tra i popoli e tra gli oppressi. Invitiamo tutti e tutte a raccogliere quest’appello

Guerra alla guerra! Pace fra i popoli!

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https://www.pressenza.com/it/2023/01/dockers-calling-per-una-grande-manifestazione-nazionale-a-genova-il-25-febbraio-contro-la-guerra-e-linvio-di-armi/

Dockers calling: per una grande manifestazione nazionale a Genova il 25 febbraio contro la guerra e l’invio di armi

L’assemblea di ieri convocata dal Collettivo autonomo lavoratori portuali (CALP) per organizzare a Genova una mobilitazione nazionale il prossimo 25 febbraio contro la guerra e il traffico di armi ha visto una partecipazione straripante e forse inaspettata. La sala messa a disposizione dal Calp presso il Circolo dell’autorità portuale di Genova non ha potuto contenere le oltre cento persone che hanno partecipato all’assemblea.

Presenti in video conferenza anche gruppi e collettivi da Torino, Padova, e Cagliari. Centri sociali della città come il Zapata (che sta battagliando contro lo sgombero) e l’Askatasuna di Torino si sono alternati negli interventi con esponenti di Rifondazione Comunista, Potere al Popolo, Rete dei comunisti, Unione popolare e di sigle del sindacalismo di base come Usb, molto attive nel contrasto diretto alla “logistica di guerra”.

Tutti hanno confermato l’adesione all’iniziativa del Calp per costruire insieme una grande manifestazione nazionale il prossimo 25 febbraio.

Tra le proposte avanzate l’apertura alle realtà cattoliche di base e il dialogo con chiunque sia contrario all’economia di guerra in cui il governo Meloni, in continuità con Draghi, ha precipitato il Paese aggravando la crisi sociale in atto.

“Siamo maggioranza” è stato detto riferendosi ai recenti sondaggi che vedono il 70% degli italiani contro l’invio di armi all’Ucraina, Leopard compresi.

“Sempre al fianco del Calp” hanno dichiarato gli studenti medi dell’Opposizione studentesca d’alternativa in un applauditissimo intervento in cui hanno ricordato come la militarizzazione nelle scuole passi anche attraverso l’alternanza scuola lavoro presso la sede genovese di Leonardo.

Il coordinamento nazionale porti di Usb (presente oltre che a Genova anche a Livorno e Civitavecchia) ha annunciato uno sciopero generale a copertura della manifestazione.

Condivisa da molti interventi la critica a un pacifismo troppo generico, che non ha il coraggio di affrontare le trasversali responsabilità di guerra del nostro Paese, prima fra tutti l’invio di armi con l’unico effetto di prolungare l’inutile strage.

“Guardarsi allo specchio” e combattere la co-belligeranza dell’Italia è stato infatti il senso comune emerso dalla gran parte degli interventi, anche perché questa belligeranza sta affossando l’economia e viene fatta pagare principalmente a lavoratori e lavoratrici. Intanto il governo non fa nulla per mettere la museruola alle speculazioni sulle bollette che stanno producendo extra-profitti stellari per le multinazionali di bandiera.

Stoccate nel merito anche alla Fiom-Cgil che sulla questione centrale del comparto militare industriale marca uno schiacciamento tendenzialmente corporativo (come del resto le altre sigle confederali) sulle politiche industriali del management, che da Moretti a Profumo hanno trasformato Finmeccanica in una holding dell’hi-tech militare. Nessuna prospettiva alternativa alla trasformazione dell’industria militare in un finanziatissimo pilastro della politica estera italiana. Una contraddizione gigantesca che pesa come un macigno perché il ricatto guerra-lavoro e ambiente-lavoro deve essere spezzato. L’ultimo “brindisi” dei confederali per una grossa commessa militare è peraltro arrivato proprio qualche giorno fa a Palermo, dove è stata consegnata una nave da guerra nuova di zecca realizzata da Fincantieri e consegnata alla marina del Qatar.

Senza il coinvolgimento delle lavoratrici e dei lavoratori dei settori dell’industria e della logistica, cruciali per la belligeranza voluta da un trasversale ceto politico guerrafondaio, il movimento pacifista non sarà mai in grado di imporre un’inversione di rotta.

In questo senso, hanno detto i camalli genovesi, il 25 febbraio sarà allo stesso tempo “proseguimento e tappa di un percorso che viene da lontano”.

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Convegno “Il futuro è NATO?”

Da sabato 4 febbraio alle 10:15 a domenica 5 febbraio 2023 alle 17:30

Castello dei missionari comboniani, via della Missione 12, Venegono Superiore (Va)

Evento di C.s. 28 maggioDonne e uomini contro la guerra – Brescia e Abbasso la guerra

“Le guerre condotte dalla NATO prima contro la Repubblica federale Jugoslava e poi contro la Libia possono essere assunte come l’archetipo della guerra di aggressione terroristica, abilmente coperta sotto le vesti della guerra umanitaria. Si è trattato in realtà di guerre di aggressione dirette a realizzare un progetto neo-imperialistico di egemonia globale sul terreno politico, militare e soprattutto economico.”
Danilo Zolo, 2011

La NATO nei suoi oltre 70 anni di vita ha subito profonde trasformazioni soprattutto nelle sue finalità. E’ nata nel 1949 come “strumento di difesa”, ma non risulta nella storia che qualche Paese NATO sia mai stato aggredito da nazioni belligeranti. A seguito dello scioglimento del Patto di Varsavia (1955-1991) la NATO da “strumento di difesa” dal comunismo inizia una mutazione genetica assegnandosi il compito di “fare fronte a rischi multiformi e multidirezionali”, che infatti portano gli eserciti di molti Paesi del Patto Atlantico in nuove direzioni, in Medio Oriente e Africa, mentre promuove una politica di inclusione dei Paesi ex sovietici.

Qualche anno dopo, nel 1999, la NATO festeggia il suo 50° compleanno bombardando con l’uranio impoverito la Federazione Jugoslava senza alcuna dichiarazione di guerra e al vertice di Washington di quell’anno elabora un nuovo concetto strategico, assegnandosi il compito e il potere di effettuare interventi al di fuori dell’esercizio del “diritto di difesa”, diritto oramai ritenuto obsoleto e insufficiente.

L’argine è ormai aperto e la progressione verso la funzione di “vigilantes mondiale” è sancita nel vertice di Riga del 2006, dove la NATO si attribuisce il compito di “gestire la direzione delle crisi mondiali”, sottraendolo all’ONU, compito confermato nel vertice di Madrid del giugno 2022. Crisi in cui spesso sono coinvolti direttamente i principali Paesi NATO.

L’Unione Europea la segue supinamente, sebbene ne sia vittima in qualche modo. L’Italia segue supinamente entrambe, non solo sostenendo le decine di “missioni di pace” in giro per il mondo, ma anche ritagliandosi il ruolo di Paese belligerante con le forniture di armi all’Ucraina: avvenimento che ha aperto il dibattito sulla costituzionalità della nostra adesione alla NATO, ritenuta dai governi conforme all’art. 11 della Costituzione. Ma tutto ciò è compatibile con un futuro di pace, prosperità, collaborazione tra popoli e Paesi a cui la stessa NATO afferma di voler giungere?

A queste e altre questioni cercheranno di dare risposte e approfondimenti esperti giuridici e politici, militari ed economici in una due giorni che da un lato vuole dare spazio ad una visione generale della tendenza alla guerra e del ruolo della NATO oggi, dall’altro promuovere il necessario confronto tra le realtà che lottano ogni giorno contro la guerra, la militarizzazione dei territori, la corsa al riarmo e le politiche guerrafondaie.

Per informazioni e iscrizioni: abbassolaguerra@gmail.com

sabato 4 febbraio 2023
dalle ore 10:15 alle 17:30,
con pausa pranzo
domenica 5 febbraio 2023
dalle ore 9:30 alle 17:30,
con pausa pranzo
Presso il Castello dei
Missionari Comboniani
via delle Missioni 12,
Venegono Superiore (Va)
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Saranno disponibili 2 pranzi, una
cena e una prima colazione (per il
pranzo del 4 portare specialità del
luogo di provenienza).
Per il pernottamento saranno disponibili 50 posti letto (portare sacco a
pelo o lenzuola e coperte).
Contributo consigliato per le spese
sostenute:
€10 per il pasto,
€15 per il pernottamento.

PROMUOVONO
Abbasso la Guerra OdV Venegono,
Centro Sociale 28 Maggio Rovato,
ANVUI Associazione Nazionale
Vittime Uranio Impoverito, Donne e
Uomini Contro la Guerra Brescia

CO-ORGANIZZANO
Comitato PACEsubito! Bergamo,
Disarmisti Esigenti Milano, Kinesis
Tradate, LOC Milano, Movimento
Bergamasco e Sindacato ASIA,
Punto Pace di Pax Christi di Tradate,
Rete Varese Senza Frontiere, Sindacato di Base ADL Varese, Tavola
della Pace Val Brembana, Unità
Popolare Valle Brembana
Per adesioni, prenotazioni dei
pernottamenti e per ottenere la
possibilità di seguire online i lavori scrivere a: abbassolaguerra@
gmail.com
PER AGGIORNAMENTI
facebook.com/AbbassoLaGuerra

Relatori
Rossana De Simone
Alex padre Zanotelli (online)
Claudio Giangiacomo
Luigi mons. Bettazzi (online)
Mario Agostinelli
Patrick Boylan

Tematiche
Geopolitica, economia e NATO
Sull’orlo dell’abisso nucleare. La posizione di
Papa Francesco su guerra e armamenti.
Struttura della NATO.
Il rapporto tra NATO-UE e NATO-ONU.
Penetrazione USA e NATO in Italia
Sull’illegittimità costituzionale della NATO
Le campagne militari di NATO ed USA
dal 1991 ad oggi
Campagna “Fuori l’Italia dalla guerra”
La NATO o l’Europa?
Il potere militare della NATO,
evoluzione dei Concetti strategici USA e NATO
Militarismo, ambiente e riscaldamento climatico.
Non c’è più tempo
Guerra, NATO, disinformazione e informazione,
Assange: verità sulle guerre occidentali
Il Rischio nucleare. Evoluzione della postura
Nucleare di USA e NATO. Rapporto con i Trattati
sulle armi nucleari e sul TPNW
Interventi di realtà che si oppongono alla guerra e ai suoi strumenti
Interventi di realtà che si oppongono alla guerra e ai suoi strumenti e dibattito

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No a Zelensky a Sanremo (pressenza.com)

Professori universitari, giornalisti, economisti, artisti e giuristi lanciano una petizione per contestare la partecipazione del presidente ucraino al Festival di Sanremo e promuovono una manifestazione sabato 11 febbraio dalle 10 alle 20 a Pian di Nave a Sanremo.

Testo della petizione:

Fin dagli albori della televisione pubblica, il Festival di Sanremo si è accreditato come la più seguita manifestazione popolare italiana. Milioni di persone seguono lo spettacolo trasmesso in mondovisione dalla Rai. Che piaccia o meno, il Festival rappresenta anche sul piano internazionale un aspetto dell’identità culturale del Bel Paese. L’Italia ha lanciato da Sanremo successi planetari che celebrano la vita, la felicità e l’amore.

Abbiamo appreso perciò con incredulità che, in una delle serate clou dell’evento, presumibilmente sabato 11 febbraio, interverrà Vladimir Zelensky, capo di Stato di uno dei due paesi che oggi combattono la sanguinosa guerra del Donbass. Una guerra terribile, fomentata da irresponsabili invii di armi e da interessi economici e geostrategici inconfessabili, che ha portato il mondo sull’orlo di un olocausto nucleare per la prima volta dopo la crisi dei missili di Cuba. Una guerra che ha ragioni complesse, tra cui il fatto che la Nato sia andata ad “abbaiare ai confini della Russia” (utilizzando le parole di Papa Francesco), oltre alle conseguenze della brutale repressione del governo nazionalista di Zelensky contro la popolazione russofona, soprattutto in Donbass. Una guerra che come italiani abbiamo il dovere costituzionale di “ripudiare”, non soltanto di rifiutare, nel rispetto dell’ Art. 11 Costituzione, ma che invece continuiamo a finanziare, favorendone così in modo diretto e indiretto la letale escalation.

L’Italia non solo invia armi (ed aumenta il budget militare in una fase economica difficilissima per la maggioranza degli italiani), ma lascia che la NATO e gli Stati Uniti utilizzino a loro piacimento il suo territorio, in assenza di qualsiasi forma di controllo governativo, parlamentare e popolare. A causa di questa posizione acritica e supina, l’Italia ha rinunciato a svolgere l’importante ruolo di mediazione geopolitica che corrisponde alla sua vocazione storica, abdicando al contempo al proprio interesse nazionale e al proprio ruolo di fondatrice del processo di unificazione europea, come struttura per assicurare la pace fra le nazioni.

Proprio in queste settimane, mentre la propaganda infuria sui giornali controllati dagli interessi del blocco finanziario che si riconosce nella NATO, è in corso da parte americana la sostituzione dei precedenti ordigni nucleari. Questi già da anni collocati sul suolo italiano (in violazione del Trattato sulla non proliferazione nucleare a suo tempo sottoscritto sia dagli USA che dall’Italia) saranno ora sostituiti con dispositivi di ultimissima generazione, dotati di intelligenza artificiale e piena manovrabilità a distanza. Un’operazione pericolosissima anche nell’immediato, di cui il popolo italiano, che più volte si è espresso contro il rischio nucleare anche civile, è tenuto all’oscuro.

Riteniamo dunque tragicamente ridicolo e profondamente irrispettoso di un’ampia fetta dell’opinione pubblica che non si riconosce nelle politiche militari dei governi Draghi e Meloni il fatto che Zelensky sia invitato a Sanremo. Il dramma oggi in corso nel suo Paese non è altro, infatti, che l’epilogo di un conflitto ben più lungo, quale quello del Donbass, che i maggiori Stati della NATO (quegli stessi cui oggi l’Italia è accodata!) hanno contribuito ampiamente a fomentare, limitandosi ad appoggiare militarmente l’Ucraina, nel corso degli anni.

Come intellettuali abbiamo il dovere di comprendere ciò che avviene dietro le quinte, e ci mettiamo perciò a disposizione per parlare al popolo italiano, che a tal fine invitiamo alla mobilitazione sabato 11 febbraio a Sanremo, per partecipare ad una grande assemblea popolare di piazza. L’Italia deve uscire subito dalla guerra interrompendo ogni aiuto diretto o indiretto a una delle parti in conflitto. L’ Italia non può rassegnarsi a restare un deposito di ordigni nucleari micidiali sotto controllo americano, né luogo di laboratori e centri di ricerca bellici. È necessario liberare il nostro territorio da questa presenza.

Saremo a Sanremo l’11 febbraio per dire al mondo in modo motivato e razionale ma forte e chiaro: Il ripudio della guerra significa ripudio senza se e senza ma. La sovranità può essere limitata solo per assicurare la pace e la giustizia fra le nazioni (Art. 11 Cost.).

UGO Mattei (Generazioni Future/CLN; giurista, professore universitario)

Manlio Dinucci (Comitato NO NATO NO WAR; giornalista)

Germana Leoni (Comitato NO NATO NO WAR/CLN; giornalista)

Alberto Bradanini (ex ambasciatore)

Franco Cardini (storico, professore universitario)

Carlo Freccero (massmediologo)

Joseph Halevi (economista, professore universitario)

Moni Ovadia (regista, drammaturgo)

Paolo Cappellini (storico del diritto, professore universitario)

Franco Guarino (reporter)

Geminello Preterossi (filosofo del diritto, professore universitario)

Roberto Michelangelo Giordi (scrittore, cantautore)

Alessandro Somma (giurista, professore universitario)

Savino Balzano (sindacalista, saggista)

Anna Cavaliere (giurista, professore universitario)

Thomas Fazi (economista, saggista)

Carlo Magnani (giurista, ricercatore)

Pasquale De Sena (giurista, professore universitario)

Alessandra Camaiani (giurista, ricercatrice)

Gabriele Guzzi (economista, presidente de L’Indispensabile)

Giovanni Messina (giurista, ricercatore)

Giulio Di Donato (filosofo del diritto, ricercatore)

Sara Gandini (epidemiologa, biostatistica, professore universitario)

Simone Luciani (editore)

Sirio Zolea (giurista, ricercatore)

Giorgio Bianchi (giornalista, attivista)

Alessandro Di Battista (politico, giornalista)

Giuseppe Mastruzzo (direttore International University College of Turin)

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Una bozza di lettera al presidente RAI (in discussione tra i DE & partners)

Gentile (CDA? Presidente?) della RAI

La notizia che al Festival di Sanremo interverrà Vladimir Zelensky, capo di Stato del Paese impegnato nella guerra contro la Russia, cosa che consideriamo del tutto sbagliata, e sulla quale chiediamo alla RAI un ripensamento, ci offre lo spunto per le seguenti considerazioni e proposte.

Proprio i vostri TG e le vostre trasmissioni di approfondimento mettono in evidenza che il popolo italiano condivide in maggioranza questi quattro punti:

1- Non rifornire di armi e di aiuti militari l’esercito di Kiev (pur solidarizzando con il popolo martoriato dall’aggressione russa. Ma martirizzato anche da una guerra che cresce in intensità e durezza, senza sapere dove si potrà finire all’interno della logica che persegue la “vittoria militare”)
2- Darsi da fare diplomaticamente per “fare tacere le armi”  ed avviare subito, senza precondizioni, trattative di tregua e poi di pace con l’intervento dell’ONU
3- Non alimentare la corsa al riarmo né convenzionale né tantomeno nucleare. Quindi riduzione delle spese militari e rifiuto di ospitare vecchie e nuove bombe atomiche. Ancor meglio: aderire al Trattato di proibizione delle armi nucleari e comportarsi di conseguenza
4- Non alimentare una guerra economica parallela con quella militare: le sanzioni energetiche alla Russia, in particolare, risulta chiaro che vanno a danneggiare più i popoli che le élites che profittano dalle guerre.

Se si tiene presente che la nostra Costituzione all’art. 11 ci impone di “ripudiare la guerra” e che per di più esiste una legge, la 185/1990, che ci vieta di rifornire di armi i Paesi in guerra, sorge spontanea la proposta.

Non sarebbe giusto dare adeguato spazio a un comitato di esponenti ecopacifisti, con composizione femminile almeno al 50%, ai sensi della risoluzione ONU 1325, che si faccia portatore nelle trasmissioni di proposte consone ad un ruolo di mediazione tra i contendenti che l’Italia potrebbe svolgere nell’ambito internazionale?

Non ci sembra comunque sia rispettare il principio del pluralismo martellare solo la posizione governativa e parlamentare prevalente.

L’opposizione politica dovrebbe potere spiegarsi di più e meglio e soprattutto questa possibilità dovrebbe essere data all’opposizione sociale.

Noi ci mettiamo a disposizione per formare questo comitato ecopacifista coinvolgendo responsabili di associazioni e intellettuali prestigiosi, indipendenti da appartenenze partitiche, senza discriminazione tra i sessi.

Questa proposta potrebbe essere relativa a un evento televisivo collaterale al Festival, magari la stessa data della finale canora dell’11 febbraio. Ma appare chiaro da quanto sopra scritto e argomentato che il comitato che proponiamo dovrebbe avere una funzione permanente almeno per tutto il periodo (ahinoi, si prevede lungo) in cui è in corso il conflitto armato in Ucraina...

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