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Comunicato stampa del 9 gennaio 2023

GUERRA IN UCRAINA, I DISARMISTI ESIGENTI ORGANIZZANO A ROMA IL "DIGIUNO DI COERENZA" CONTRO IL DECRETO PER L'INVIO DELLE ARMI ALL'ESERCITO UCRAINO

APPELLO PER PRESIDI INFORMATIVI IN TUTTA ITALIA (ciascuno con contenuti e modalità autogestiti) 

1O GENNAIO 

PIAZZA DELLA ROTONDA ROMA, VICINO IL PANTHEON (ore 15:00-19:00)

dedicato alla memoria di Antonia Sani, ex presidente WILPF Italia

Il 10 gennaio 2023 viene sottoposto a voto parlamentare al Senato, il decreto del Consiglio dei Ministri n. 185 del 2 dicembre 2022* per prorogare «fino al 31 dicembre 2023» l’invio di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari all'esercito ucraino al fine di combattere l’invasione russa.

  • * Si veda l’appendice sotto riportata: illustrazione del DL 185/2022 da parte del servizio studi del Senato;

Si tratta di una proroga del provvedimento introdotto dopo l’inizio della guerra dal governo Draghi, che era in scadenza a fine 2022.
In seguito al 185/2022, che fa da cornice giuridica, all’inizio del 2023, il governo Meloni varerà il sesto decreto di aiuti militari (e gli eventuali decreti successivi) all’Ucraina: per quanto ci è dato sapere, si verrà incontro, da parte italiana, alla necessità manifestata da Kiev di di avvalersi di sistemi missilistici di difesa aerea per proteggere le infrastrutture energetiche dagli attacchi russi.
Ma il nuovo pacchetto, stando a quanto promesso dal ministro della Difesa Guido Crosetto, passerà in ogni caso da una comunicazione parlamentare.
Si profila nel voto del 10 gennaio, come già avvenuto il 30 novembre, e il 13 dicembre 2022, una ampia "unità nazionale", trasversale rispetto agli schieramenti destra-sinistra (più precisamente: centro-destra, centro-sinistra), perché le modalità del decreto (segretezza della lista di armi riferita solo al COPASIR) sono le stesse del governo Draghi votate a suo tempo anche da Fratelli d'Italia.
Il decreto dovrà essere convertito entro sessanta giorni, quindi max fine gennaio- primo febbraio 2023,
e va a seguire il nodo sciolto della approvazione delle legge di Bilancio, caratterizzata dall’aumento delle spese militari in ottemperanza delle direttive NATO (raggiungere il 2% del PIL entro il 2028).
Una parte dell’opposizione annuncia battaglia, a nostro giudizio blanda; e su di essa pesano comunque  le accuse di incoerenza e di strumentalità. A prescindere dal grado di fondatezza delle critiche, interfacciarsi con una presenza pacifista in piazza sarebbe per essa un modo per limitare l'isolamento e la cattiva stampa, pronta a scagliarsi contro chi tradisce la “causa della libertà” presuntamente incarnata dal governo di Zelensky.

I Disarmisti esigenti, tenendo conto di questi dati politici, promuovono un "digiuno di coerenza pacifista", facendo seguito a un appello portato alla manifestazione del 5 novembre, con l'invito ai manifestanti, tramite striscione e volantino, a riconvocarsi quando si sarebbe discusso in Parlamento l'invio delle armi all'Ucraina.
Si parla di "coerenza pacifista" perché, se ci battiamo affinché "tacciano le armi", ci sembra logico e doveroso darsi da fare per impedire che l'Italia le passi a chi le usa per combattere in guerra.
Siamo contro la guerra e quindi siamo contro a che degli esseri umani si sparino l’uno contro l’altro, a prescindere dalle ragioni e dai torti reciproci. Anche se le ragioni fossero tutte da una parte e i torti tutti dall’altra. Il che nella vita reale, nella Storia, quasi mai accade.

Un presidio si svolgerà, appunto il 10 gennaio, in piazza della Rotonda, nei pressi del Pantheon, dalle ore 15:00 alle ore 19:00.

Verrà esposto lo striscione "OGGI NON ESISTONO GUERRE GIUSTE (PAPA FRANCESCO)", portato in quel corteo del 5 novembre (dalle 100mila presenze, non una però fattasi viva il 30 novembre  e nemmeno il 13 dicembre durante le discussioni parlamentari sulla guerra in Ucraina) promosso allora da Europe for Peace e dalla CGIL (più altri).
Oggi, a nostro giudizio, non ci sono più guerre giuste per due motivi: 1) perché, nella concreta situazione di guerra, qualsiasi impiego ormai indispensabile di armi pesanti in battaglia oggi danneggia più gli innocenti estranei che gli implicati direttamente nel conflitto e danneggia la Terra, cioè il corpo vivente di tutti; 2) perché esiste, nella risoluzione dei conflitti, l’alternativa efficace dei metodi di resistenza nonviolenta.

(Non è azzardato stimare che la guerra con epicentro Ucraino oggi produca molti più morti per fame in Africa e stia facendo saltare gli accordi di Parigi sul clima globale).

Vi sono, al momento, cinque digiunatori promotori, in presenza a Roma, Alfonso Navarra, Ennio Cabiddu, Mino Forleo, Gianpiero Monaca e Marco Palombo.

Si aggiunge un supporto a distanza con Moni Ovadia, Turi Vaccaro, Francesco Lo Cascio, Maria Carla Biavati, Totò Schembari, Alessandro Capuzzo, Angelo Gaccione.

Il digiuno è dedicato alla memoria di Antonia Sani, già presidente WILPF Italia, scomparsa il 12 novembre 2022.

La WILPF Italia aderisce allo sciopero, insieme ad altre organizzazioni partners dei Disarmisti esigenti: la LDU, la LOC, IPRI-CCP, Kronos, Per la Scuola della Repubblica, Marcia dei Girasoli/Comiso…

Altre adesioni:  Melitea, Coordinamento No Green Pass di Trieste (vedi documento in calce)

Un presidio informativo di supporto è già organizzato a Trieste ed altri sono in via di preparazione in altre città: Brescia, Firenze...

Alfonso Navarra è il portavoce dei Disarmisti esigenti, Ennio Cabiddu segue per l'organizzazione l'obiezione di coscienza alle spese militari e l'opzione fiscale, Mino Forleo è il responsabile di Per la scuola della Repubblica, Marco Palombo è della Rete No War di Roma.
Giampiero Monaca, maestro elementare, è impegnato a tutelare l'esperienza di scuola attiva, all'aperto, cooperativa e partecipata di Bimbisvegli

Dalle 18:00 alle 19:00 del 10 gennaio, diretta online su RADIO NUOVA RESISTENZA al seguente link:https://streamyard.com/3vyvqhp2rg

Lo concepiamo, questo digiuno, come un giorno di riflessione e di rinnovato impegno per trovare la strada di un rapporto di servizio con il popolo italiano inascoltato per come andremo spiegando.
Nella consapevolezza che il concetto di "popolo" non coincide con quello di "popolo della pace", questo ultimo in buona parte identificabile con i manifestanti del 5 novembre. Quindi
si tratta di costruire un ponte di dialogo e di servizio tra "popolo della pace" e "popolo italiano".
I digiunatori fanno rilevare che un movimento pacifista indipendente che volesse fare il suo mestiere ed influire politicamente dovrebbe in primo luogo farsi carico dei 4 punti su cui i media all'unanimità riferiscono di un consenso popolare maggioritario.
I punti sono i seguenti:
1- Non rifornire di armi e di aiuti militari l’esercito di Kiev (pur solidarizzando con il popolo martoriato dall’aggressione russa. Ma martirizzato anche da una guerra che cresce in intensità e durezza, senza sapere dove si potrà finire all’interno della logica che persegue la “vittoria militare”)
2- Darsi da fare diplomaticamente per “fare tacere le armi” (appunto) ed avviare subito, senza precondizioni, trattative di tregua e poi di pace con l’intervento dell’ONU
3- Non alimentare la corsa al riarmo né convenzionale né tantomeno nucleare. Quindi riduzione delle spese militari e rifiuto di ospitare vecchie e nuove bombe atomiche. Ancor meglio: aderire al Trattato di proibizione delle armi nucleari e comportarsi di conseguenza fuoriuscendo dalla condivisione nucleare NATO
4- Non alimentare una guerra economica parallela con quella militare: le sanzioni energetiche alla Russia, in particolare, risulta chiaro che vanno a danneggiare più i popoli che le élites che profittano dalle guerre.
È questo ultimo punto il contenuto più focalizzato dell’appello che ancora sottoponiamo per le adesioni dal titolo:
SALVIAMO LA TERRA – BLOCCHIAMO LA GUERRA
Revochiamo le sanzioni energetiche contro la Russia che ci separano dalla pace. Indirizziamoci invece verso la soluzione negoziata e cooperativa del conflitto!
PACE SIGNIFICA ANCHE PANE!
I primi firmatari sono:
Alfonso Navarra – Antonia Sani - Luigi Mosca - Moni Ovadia - Alex Zanotelli - Angelica Romano - Luciano Benini - Antonino Drago - Antonella Nappi ... e altre/i
Si vada, per leggere il testo al completo, e per sottoscrivere, al link:
https://www.petizioni.com/nonsiamoinguerra-nosanzioni/

I digiunatori auspicano che, con il 10 gennaio, e dal 10 gennaio, una pluralità di iniziative fiorisca declinando, con i valori e le posizioni delle varie componenti dell'arcipelago, diverse impostazioni della esigenza sopra indicata, ciascuna libera di esprimersi con le modalità che ritiene opportune. Occorre intraprendere una discussione su come rendere l'iniziativa di carattere continuativo, tenendo conto del fatto bisogna far sentire, da parte del movimento, il fiato sul collo delle istituzioni tutte le volte che si andrà a concretizzare con pacchetti di aiuti militari la "cornice giuridica" del "metodo Draghi" per tutto il 2023. Cornice giuridica, varata nel CDM del 2 dicembre 2022, che sarà presto convertita in legge con un altro voto alla Camera. La discussione dovrà inoltre affrontare come possono essere attivate convergenze con altre campagne, ad esempio il sostegno agli obiettori sia russi che ucraini (il fronte va prosciugato da ambedue i lati) e l'obiezione di coscienza alle spese militari anche come protesta nei confronti della corsa agli armamenti scatenata dallo scenario bellico in cui ci muoviamo.

Per adesioni e info: coordinamentodisarmisti@gmail.com - cell. 340-0736871

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ADESIONE DEL COORDINAMENTO NO GREEN PASS DI TRIESTE

Trieste, 10 gennaio 2023

Disarmo e Neutralità per il Friuli Venezia Giulia: Tiare de Pâz, Tera de
Pase, Dežela Miru, Land des Friedens

PERCHÈ NON DOBBIAMO NE’ VOGLIAMO INVIARE ARMI IN UCRAINA

La nostra Regione ha vissuto in prima persona tutte le guerre del ‘900.
Popolazioni divise, confini mobili, lingue contrapposte, invasioni e
occupazioni; tragedie inenarrabili, che impongono grandi responsabilità.
Fin dall’inizio della guerra in Ucraina, le misure governative relative alla
pandemia che ora sembrano nel complesso rientrare, hanno dato a molti
la sensazione di vivere una sorta di collaudo, di preparazione per uno
Stato autoritario prossimo venturo.
Abbiamo partecipato alle mobilitazioni contro la guerra organizzate a
Trieste e in Regione, e fin dalla comparsa di un chiaro pericolo abbiamo
richiesto ai prefetti di Pordenone e Trieste il rilascio o l’aggiornamento dei
Piani di emergenza in caso di incidente nucleare militare, al porto di
Trieste e alla base di Aviano. Richiesta ripresa dalla stampa e che ha
stimolato analoga presa di posizione, indirizzata al prefetto di Brescia, per
la base nucleare americana, e italiana di Ghedi.
Nel lontano 2005, la Tavola per la Pace del FVG, stigmatizzò la mancata
approvazione parlamentare che fece saltare le norme statutarie sulla
Pace, approvate dall’Amministrazione in occasione del tentativo di riforma
statutaria regionale. Da allora, abolita la legge promossa nel 1989 da
Augusta De Piero, non è più esistita una Legge regionale sulla Pace.
In prossimità delle elezioni regionali di aprile, proponiamo di caratterizzare
l’azione di Movimento durante e dopo la campagna elettorale, con una
proposta programmatica di revisione dello Statuto Regionale; a iniziare
dall’inserimento in Statuto del Trattato di Pace con l’Italia, i cui obblighi
derivanti dal 1947 nell’ambito del Diritto internazionale, sono stati finora
rimossi dallo Stato.
Ci si riferisce in particolare allo status di Disarmo e Neutralità, previsto dal
Trattato di Pace per l’ex Territorio Libero di Trieste, che comprende l’ex
Provincia di Trieste, il Litorale Sloveno e il Bujese Croato. Da rivendicare
con assoluta fermezza, nella presente situazione di “guerra mondiale a
pezzi”, che riguarda l’Ucraina i Balcani l’intero Medioriente e l’Africa.
Si puntualizza che il Trattato in questione è stato ratificato dal Parlamento,
e fatto proprio con Risoluzione n.16 dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU
che, a quanto dato di sapere ne avrebbe affidato il protettorato militare
alla NATO. Alleanza che perduta la fisionomia difensiva e divenuta
apertamente aggressiva, manca delle caratteristiche necessarie e
indispensabili per poter “proteggere” un territorio Disarmato e Neutrale.
Il Trattato di Pace statuì la cessazione della Sovranità italiana sulla Zona
A, la cui Amministrazione civile venne concessa col Memorandum di
Londra al Governo Italiano nel 1954. In quanto appartenente al regime di
“protezione” NATO, vi potè accedere anche l’esercito italiano. A seguire,
vennero create la Regione Friuli Venezia Giulia e la Provincia di Trieste;
mentre nel 1975 il Trattato di Osimo lasciò inalterata la situazione di Diritto
riguardante il Disarmo e la Neutralità del Territorio, come accaduto per gli
Atti di diritto precedenti.
La proposta programmatica della Tavola regionale per la Pace comprende
anche - come da lettera inviata al Commissario del Governo a Trieste, e
che rinnoveremo al nuovo prefetto - il supporto alla Proposta di
denuclearizzazione del Golfo internazionale di Trieste, che ospita due
porti nucleari militari di transito, Trieste e la slovena Capodistria; proposta
presentata alla Conferenza ONU istitutiva del Trattato di Proibizione delle
Armi Nucleari, realizzabile in base al nuovo Trattato - entrato in vigore nel
gennaio 2021 - e al più volte citato Trattato di Pace con l’Italia.
Lo status di Disarmo e Neutralità di Trieste è sistematicamente violato,
dalla produzione e traffico di armi verso Paesi in guerra o che violano
gravemente i Diritti umani, traffici che hanno come epicentro il nostro
territorio. Nel 2015 denunciammo le spedizioni di armi dal porto verso gli
Emirati Arabi Uniti, che invasero lo Yemen.
Dal sito The Weapon Watch, osservatorio sui movimenti di armi nei porti
Europei e Mediterranei, si possono evincere notizie sui traffici miliardari di
armi Fincantieri verso l’Egitto, autorizzati dal Governo, in contrasto con la
Costituzione, la Legge 185/‘90 e il Trattato di Pace. In collusione con
l’ormai evidente ostruzionismo internazionale, verso il raggiungimento
della verità sull’omicidio Regeni.
Nelle scorse settimane, è emersa quindi la problematica industriale e
occupazionale legata alla Wärtsilä, la cui produzione militare è stata negli
ultimi anni di ben 43 milioni di euro; fabbrica che potrebbe essere
destinata a costruire carri armati per Rheinmetall, l’azienda tedesca che in
Sardegna produce le bombe lanciate sullo Yemen dai Sauditi, ponendo
l’Italia a rischio di processo per crimini di guerra in ambito internazionale.
Tutte le questioni sollevate contribuiscono a definire con chiarezza la
nostra contrarietà all’invío di armi in Ucraina, che verrebbe
immeditamente denunciata nel caso che partisse dalla città di Trieste.

Per Tavola Pace FVG, Alessandro Capuzzo

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PRESA DI POSIZIONE DEL CENTRO SOCIALE 28 MAGGIO - BRESCIA

INVITO A PARTECIPARE

Martedì 10 gennaio alle 16.30 nell’aula del Senato inizierà la discussione generale per la conversione in legge del decreto 185 del 2 dicembre 2022 che autorizza la cessione di armi all’Ucraina per tutto il 2023.

Per protestare contro la fornitura di armamenti italiani all’Ucraina e chiedere un impegno dell’ONU per una soluzione pacifica del conflitto armato interimperialistico che vede opporsi la Russia e la Nato e che causa migliaia di vittime innocenti alle popolazioni coinvolte ,  invitiamo tutte le realtà di movimento e tutti i soggetti che non vogliono essere complici di questo sistema guerrafondaio sotto la Prefettura di Brescia  martedì 10 gennaio dalle ore 16 alle ore 19.

Donne e Uomini contro la guerra / CentroSociale28maggio

Aderiscono:

RC, Unione Popolare, SA, PCI, USB, Tavolo della Pace Franciacorta, Risorgimento Socialista, Comitato Spontaneo contro le Nocività, Carc, Associazione interculturale il Cerchio delle Donne Rovato, Restiamo Umani, Associazione di Amicizia Italia Palestina, Collettivo Gardesano Autonomo,

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APPENDICE 1

Senato: Dossier n. 19 Camera: Progetti di legge n. 10 5 dicembre 2022

Senato Servizio Studi del Senato Ufficio ricerche nel settore politica estera e difesa Studi1@senato.it - 066706-2451 SR_Studi Camera Servizio Studi Dipartimento Difesa st_difesa@camera.it - 066760-4172 CD_difesa

 

Disposizioni urgenti per la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle Autorità governative dell'Ucraina D.L. 185/2022 / A.S. 389

A.S. 389 D.L. 185/2022 Titolo: Conversione in legge del decreto-legge 2 dicembre 2022, n. 185, recante disposizioni urgenti per la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle Autorità governative dell'Ucraina

Iter al Senato: Sì Numero di articoli: 2 Date: pubblicazione in G.U.: 2 dicembre 2022

L'articolo 1 del decreto proroga fino al 31 dicembre 2023, l'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina, già prevista, fino al 31 dicembre 2022, dall'articolo 2-bis del decreto 25 febbraio 2022, n. 14, convertito con modificazioni dalla legge 5 aprile 2022, n. 28. L'autorizzazione è concessa "nei termini e con le modalità" stabilite nella normativa richiamata, e "previo atto di indirizzo delle Camere". A tal proposito si ricorda che l'articolo 2-bis, del decreto legge n. 14 del 2022 ha autorizzato, previo atto di indirizzo delle Camere, la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative ucraine, in deroga alla legge 9 luglio 1990, n. 185, e agli articoli 310 e 311 del Codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo, n. 66 del 2010 e alle connesse disposizioni attuative, che disciplinano la cessione di materiali di armamento e di materiali non di armamento.

L'elenco dei mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari oggetto della cessione, nonché le modalità di realizzazione della stessa (anche ai fini dello scarico contabile), sono definiti con uno o più decreti del Ministro della difesa, adottati di concerto con i Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e dell'economia e delle finanze (art. 2 bis, comma 2 del decreto legge n. 14/2022). Ai sensi dello stesso art. 2-bis (al comma 3) del decreto legge n. 14 del 2022, il Ministro della difesa e il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con cadenza almeno trimestrale, riferiscono alle Camere sull'evoluzione della situazione in atto, "anche alla luce di quanto disposto dai precedenti commi 1 e 2" (che disciplinano, appunto, la cessione di armi). Si ricorda che il 1° marzo 2022 i due rami del Parlamento, a conclusione delle comunicazioni sugli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina rese dal Presidente del Consiglio, hanno approvato risoluzioni (al Senato 6-00208, alla Camera 6-00207), che impegnano, tra l'altro, il Governo ad attivare "con le modalità più rapide e tempestive, tutte le azioni necessarie per assicurare assistenza umanitaria, finanziaria, economica e di qualsiasi altra natura, nonché- tenendo costantemente informato il Parlamento e in modo coordinato con gli altri Paesi europei e alleati - la cessione di apparati e strumenti militari che consentano all'Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere la sua popolazione".

Tale orientamento è confermato e precisato nelle risoluzioni approvate dal Senato e dalla Camera, rispettivamente il 21 e il 22 giugno (con le risoluzioni 6-00226 e 6-00224) in occasione delle comunicazioni del Presidente del Consiglio in vista del Consiglio europeo del 24 e 25 giugno 2022. Le risoluzioni impegnano il Governo, tra l'altro, a "continuare a garantire, secondo quanto precisato dal decreto legge n. 14 del 2022, il necessario e ampio coinvolgimento delle Camere con le modalità ivi previste, in occasione dei più rilevanti summit internazionali riguardanti la guerra in Ucraina e le misure di sostegno alle istituzioni ucraine, ivi comprese le cessioni di forniture militari". In relazione alle cessioni in oggetto, sono stati finora emanati i seguenti decreti ministeriali - d.m. 2 marzo 2022 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 3 marzo); - d.m 22 aprile 2022 (Gazzetta Ufficiale del 28 aprile); - d.m. 10 maggio 2022 ( Gazzetta Ufficiale del 28 aprile); - d.m. 26 luglio 2022 (Gazzetta Ufficiale del 29 luglio); - d.m. 7 ottobre 2022 (Gazzetta Ufficiale del 12 ottobre). In relazione a ciascuno di questi decreti ministeriali, il Ministro della difesa pro-tempore, Lorenzo Guerini, è stato audito presso il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (sedute del 2 marzo, 28 aprile, 16 maggio, 27 luglio e 4 ottobre). I decreti ministeriali appena citati hanno un medesimo contenuto. I mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari di cui si autorizza la cessione sono elencati in un allegato, "elaborato dallo Stato maggiore della difesa", che è però classificato. Lo Stato maggiore della difesa viene anche autorizzato ad adottare "le procedure più rapide per assicurare la tempestiva consegna dei mezzi, materiali ed equipaggiamenti". Si segnala che lo scorso 30 novembre la Camera dei deputati ha approvato la mozione 1/00031, che impegna tra l'altro il Governo a sostenere le iniziative normative necessarie a prorogare fino al 31 dicembre 2023 l'autorizzazione, previo atto di indirizzo delle Camere, alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative dell'Ucraina nei termini e con le modalità stabilite dall'articolo 2-bis del decreto legge 25 febbraio 2022, numero 14» e «ad assumere tutte le iniziative necessarie per conseguire l'obiettivo di una spesa per la difesa pari al 2% del Pil entro il 2028, anche promuovendo, nel quadro della riforma del Patto di stabilità e crescita, l'esclusione delle spese per gli investimenti nel settore della difesa dal computo dei vincoli di bilancio e a incrementare le risorse umane e finanziarie destinate alla politica estera, quale strumento fondamentale per tutelare l'interesse nazionale».

Nel dettaglio lo scorso 30 novembre la Camera ha esaminato le mozioni concernenti iniziative in relazione al conflitto tra Russia e Ucraina ed ha respinto le mozioni Conte ed altri n. 1-00010 e Zanella ed altri n. 1-00020; ha approvato la mozione Richetti ed altri n. 1-00022, limitatamente al dispositivo, ad eccezione del 1° capoverso, che ha respinto con distinta votazione, approvandone con successiva votazione la premessa; ha approvato la mozione Serracchiani ed altri n. 1-00025, limitatamente al dispositivo ad eccezione dei capoversi 2°. 4° e 9°, che ha approvato con distinte votazioni, approvandone con successiva votazione la premessa; ha infine approvato la mozione Tremonti, Formentini, Mulè, Bicchielli ed altri n. 1-00031, limitatamente al dispositivo ad eccezione dei capoversi 3°, 5°, 6° 7° e 8°, che ha approvato con successive distinte votazioni, approvandone con successiva votazione la premessa. Pe un approfondimento si veda qui Come si legge nella relazione tecnica allegata al disegno di legge di conversione del decreto legge in esame, dall'attuazione della disposizione (art.1) non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, tenuto conto che i materiali e mezzi oggetto di cessione sono già nelle disponibilità del Ministero della difesa, mentre eventuali oneri ad essi connessi saranno sostenuti nell'ambito delle risorse disponibili a legislazione vigentI. Si precisa che le cessioni di mezzi, materiali e armamenti avvengono a titolo non oneroso per la parte ricevente (cioè il governo ucraino) ma, al pari di quelle realizzate dagli altri Stati membri, sono parzialmente rimborsate dall'Unione europea attraverso i fondi dello Strumento europeo per la pace (European Peace Facility). Su tale strumento vedi il nota di documentazione. Per tali cessioni Il Consiglio dell'Unione ha finora disposto lo stanziamento di 3 miliardi di euro (di cui 180 milioni per forniture "non letali"). Si segnala anche che l'articolo 29 bis, del decreto legge n. 21 del 2022 ha novellato l'articolo 2-bis del citato decreto legge n. 14 del 2022, al fine di specificare che le somme in entrata derivanti dai decreti ministeriali che definiscono l'elenco dei mezzi, dei materiali e degli equipaggiamenti militari oggetto di cessione alle autorità governative dell'Ucraina, devono essere riassegnate integralmente sui pertinenti capitoli dello stato di previsione del Ministero della difesa.

Da ultimo, il comma 13 dell'articolo 166 del ddl di bilancio per l'anno 203, attualmente all'esame della Camera (A.C. 643-bis) autorizza il Ragioniere generale dello Stato a provvedere, con propri decreti, alla riassegnazione, allo stato di previsione del Ministero della difesa, per l'anno finanziario 2023, delle somme versate all'entrata del bilancio dello Stato dalle istituzioni dell'Unione europea, concernenti le misure di assistenza supplementari connesse allo strumento europeo per la pace(EPF) tese a sostenere ulteriormente le capacità e la resilienza delle forze armate ucraine. L'articolo 2 dispone l'entrata in vigore del provvedimento il giorno stesso della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, ovvero il 2 dicembre 2022. Relazioni allegate o richieste Il testo è corredato dalla relazione illustrativa e dalla relazione tecnica. Precedenti decreti-legge sulla stessa materia In relazione aal provvedimento in esame si ricorda che successivamente all'aggressione militare della Russia nei confronti dell'Ucraina del 24 febbraio scorso, il Governo ha adottato il decreto legge legge 25 febbraio 2022, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 aprile 2022, n. 28, che ha previsto, tre le diverse misure urgenti, anche la cessione previo atto di indirizzo delle Camere, di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative ucraine, in deroga alla legge 9 luglio 1990, n. 185, e agli articoli 310 e 311 del Codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo, n. 66 del 2010 e alle connesse disposizioni attuative, che disciplinano la cessione di materiali di armamento e di materiali non di armamento. Motivazioni della necessità ed urgenza Come precisato dal Governo nel preambolo del decreto legge, la necessità e l'urgenza della proroga in esame è dovuta al protrarsi della grave crisi internazionale in atto in Ucraina. Rispetto delle competenze legislative costituzionalmente definite Le disposizione del decreto legge riono riconducibili sia alla materia politica estera e rapporti internazionali dello Stato, di competenza esclusiva statale (art. 117, secondo comma, lettera a) della Costituzione), sia alla materia "difesa e Forze armate" di competenza esclusiva statale (art. 117, secondo comma, lettera d) della Costituzione).

 

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