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petrovday2022

 

PACE SIGNIFICA PANE 

COMMENTO DEL 28 SETTEMBRE 2022

NEL GIORNO DI STANISLAV PETROV, L'UOMO CHE NEL 1983 HA SALVATO IL MONDO DALL'OLOCAUSTO NUCLEARE

NEL MOMENTO IN CUI NATO E RUSSIA COMBATTONO SUL TERRITORIO UCRAINO RISCHIANDO L'ESCALATION DI UNA GUERRA ATOMICA

RICORDIAMOCI CHE:

NON SIAMO IN GUERRA

NON PAGHIAMO NESSUNA GUERRA!

INCONTRO DI DIALOGO E SENSIBILIZZAZIONE
LUNEDI 26 SETTEMBRE 2022
PIAZZALE DELLA STAZIONE DI PORTA GENOVA
ORE 17:00-19:00

26 SETTEMBRE PETROV DAY: PACE SIGNIFICA PANE

Di Alfonso Navarra - Portavoce dei Disarmisti esigenti

Cell. 340-0736871  - alfiononuke(at)gmail.com  - www.disarmistiesigenti.org

La prima e fino ad adesso disgraziatamente unica manifestazione contro le sanzioni economiche (in particolare energetiche) alla Russia si è tenuta il 26 settembre, Petrov Day, giornata ONU contro le armi nucleari.

L’abbiamo organizzata a Milano, in piazzale Stazione di Porta Genova, noi Disarmisti esigenti, insieme alla Lega Obiettori di Coscienza e a Mondo senza guerre e senza violenze.

L’abbiamo chiamata, nella sua forma espressiva, “dialogo e risveglio”: non abbiamo, alcuni di noi più di altri, la presunzione di rivoluzionare l’anima dei soggetti popolari. Intendiamo invece fare riflettere i cittadini maggiormente consapevoli che i loro valori magari non coincidono con quelli degli idealisti nonviolenti (l’I Care di Don Milani non è sicuramente al primo posto per tutti) ma nemmeno, a livello di massa, sono quelli avidi e super competitivi della élite dei super potenti, cioè l’accumulazione senza limiti di ricchezza e potere.

(L’opinione di chi scrive, per carità, non la metto in bocca a tutti gli organizzatori, è che il sogno prevalente e ignorato dei soggetti popolari potrebbe riassumersi nel motto: “Se potessi avere 5.000 euro al mese”, il corrispettivo delle 1.000 lire al mese di una vecchia canzone del 1939*).

Come mai questo collegamento tra disarmo e economia, che a prima vista può apparire strano e azzardato, addirittura funambolico?

E, ancora più difficile e complesso, con l’ecologia, come testimoniato anche dalla mostra su energia e clima con poster su pannelli che abbiamo esposto? Di questo aspetto ne parleremo in ultimo, anche se non lo consideriamo l’ultimo in ordine di importanza; ma possiamo già anticipare che consideriamo oggi ogni guerra che usi armi pesanti una aggressione tecnicamente, materialmente, concretamente diretta all’unico ecosistema vivente; quindi, in modo lineare contro tutta l’umanità che ne fa parte. La guerra in quanto tale, che è il nostro “nemico”, al di là delle differenziate responsabilità dei suoi protagonisti armati, non sta allora aggredendo solo gli ucraini, ma tutti noi, in senso proprio e non metaforico, offendendo e ferendo nostra Madre Terra.

La spiegazione, quindi, sul no alle sanzioni nel Petrov Day, sta nel nesso tra guerra militare in Ucraina e conflitto economico globale incarnato dalle sanzioni contro la Russia (guerra armata sul campo, sia detto, scatenata, nella fase attuale, colpevolmente e stupidamente da Putin, messe in conto anche le “provocazioni” che può avere subito dalla NATO e dal regime ucraino).

La guerra militare è un confronto tra NATO e Russia con l’esercito ucraino all’interno di esso combattente sostanzialmente per procura (quella di Kiev è una forza militare da distinguere dalla resistenza popolare ad una invasione armata, che può benissimo esercitarsi con metodi nonviolenti).

La guerra economica globale è un tentativo da parte americana di distruggere economicamente la Russia: come effetto neanche tanto collaterale ha quello di ridimensionare il concorrente europeo, formalmente alleato nel “blocco occidentale”. Specularmente, il regime di Putin, coltivando l’ambizioso sogno di restaurare l’impero russo, gioca d’azzardo sulla possibilità di ribaltare l’ordine mondiale dollarocentrico sperando di trascinare dietro sé le potenze emergenti, in primo luogo la Cina.

Anche qui però mi permetto di avanzare una impressione personale che non pretendo sia condivisa da tutto il mio ambito politico-culturale. Non penso che Putin sia un grande ed astuto stratega ma al contrario che abbia proprio sbagliato tutto con la sua mossa di invadere l’Ucraina senza disporre della forza militare per prevalere nello spazio di un blitz: avrebbe dovuto nell’immediato invece cedere territorialmente privilegiando l’asse economico con la Germania attraverso l’inaugurazione operativa del Nord Stream 2.

La NATO era già in stato vegetativo, secondo la definizione di Macron, ed invece questa guerra, se sognata e fomentata dagli americani da considerare una provocazione in cui il leader russo non sarebbe dovuto cadere, la ha risuscitata e l’ha ampliata a Svezia e Finlandia. Ora le evidenti difficoltà militari lo stanno portando a una “mobilitazione parziale” e ai referendum nel Donbas che veicolano la deriva delle minacce atomiche non controllabili razionalmente. Sembra realistico pensare che la stessa oligarchia russa si stia rendendo conto di essere stata cacciata da una guerra - mal concepita e mal gestita dallo stesso punto di vista imperialista - in un pericolosissimo vicolo cieco e che quindi la deposizione del leader che sta mal guidando il Paese possa entrare nel novero delle possibilità che consentiranno una via di uscita, cioè una brutta pace come tregua militare che è sempre meglio di una bella guerra totale.

Uscendo da queste analisi sicuramente discutibili e tornando però ai fatti odierni, la guerra militare, la guerra in senso proprio, sta registrando delle escalation e la logica del progressivo salto di scala della violenza può portare all’uso, già minacciato, dell’arma atomica e di conseguenza, se si sbagliano i calcoli sul suo impiego “tattico”, alla guerra nucleare per errore: quella che appunto il colonnello sovietico Stanislav Petrov evitò il 26 settembre del 1983.

Quindi nel Petrov Day ci riferiamo all’attualità della guerra per errore, che diventa probabile grazie alle vicende belliche in Ucraina e alle esplicite minacce di impiego “tattico” delle armi nucleari in essa.

Solleviamo con maggiore convinzione, di fronte a questa prospettiva spaventosa, la necessità urgente del disarmo nucleare, riferendoci al percorso umanitario che ha dato vita al Trattato di proibizione delle armi nucleari, ratificato per il momento da 68 Stati, tra i quali manca l’Italia in quanto facente parte della condivisione nucleare NATO (ed in procinto di ammodernare le B-61 nelle basi di Ghedi ed Aviano).

E, contrastando la guerra militare anche come rischio di escalation nucleare, contrastiamo anche la guerra economica che la affianca proponendo che si rifiuti l’uso dell’energia come arma bellica anziché come ponte di cooperazione e di pace.

La piccola manifestazione del 26 settembre di piazzale della stazione di porta Genova ribadiamo, per quanto sopra argomentato, che non va sottovalutata. Il tema delle sanzioni, che per primi abbiamo sollevato in una iniziativa pubblica in presenza, tra la gente, diventa, a nostro parere, decisivo se si vuole dare uno sbocco appropriato alle proteste che esploderanno in seguito all'aumento dei prezzi dell'energia, le cui dinamiche speculative vanno appunto agganciate all’intreccio che abbiamo individuato tra conflitto militare localizzato e guerra economica globale.

Le vicende economiche che promuovono il carovita e la disoccupazione (per il tramite soprattutto dei maxi-rincari delle bollette) mettono insieme la fine del mese con la fine del mondo, a partire da ciò che più preoccupa il popolo italiano.

In questo momento l'ecopacifismo può ridursi alle sue scadenze autocelebrative e di didattica tra gli addetti ai lavori nonviolenti oppure tentare di contribuire a dare una alternativa alla esplosione sociale incombente, che rischia di esprimersi come sfogo rabbioso con le modalità che abbiamo già visto nei gilet gialli e nei forconi: petardi che fanno tanto rumore per poi dissolversi rapidamente nel nulla.

Per ottenere l’alternatività efficace una pista di lavoro che proponiamo è inserire nello sciopero generale del 2 dicembre, convocato dalle organizzazioni sindacali di base, appunto la revoca delle sanzioni che deve diventare anche lo sbocco appropriato e risolutivo di una campagna di autoriduzione delle bollette (al posto dei diversivi demagogicamente attraenti ma inattuabili del “tetto al prezzo del gas” e degli “extraprofitti da tassare”).

Ci convince, in questo ambito, quanto ci suggerisce una riflessione di Federica Fratini, di Mondo senza guerre e senza violenza, sulla rabbia che deve essere guidata dalla intelligenza con la nonviolenza attiva:

Organizziamo campagne di disobbedienza civile consapevolmente nonviolente (…): dall’autoriduzione delle bollette, all’aumento degli orti condivisi e delle relazioni dirette tra produttori e consumatori locali; boicottiamo prodotti specifici di varie aziende che affamano i popoli dei paesi più poveri; spegniamo la TV; organizziamo una rete di trasporti condivisa e rafforziamo le reti di solidarietà per i più sfortunati; diamo vita nei quartieri alle banche del tempo dove ognuno mette a disposizione la sua competenza per il tempo che può: una rete di medici, avvocati, insegnanti, fiscalisti, artisti di ogni tipo, panettieri, calzolai, aiutanti domestici, cuochi, contadini…”

Altro punto politicamente decisivo, più legato allo specifico pacifista, è la lotta perché la UE apra le frontiere agli obiettori e disertori russi (invece le sta chiudendo). Questo nel quadro della campagna, promossa tra gli altri dalla WAR RESISTERS INTERNATIONAL, a cui è collegata l’iniziativa STOP THE WAR NOW, che oggi vede un nuovo convoglio di attivisti recarsi in Ucraina per stringere più strette relazioni con la società civile e sostenere chi rifiuta di combattere o critica la guerra.

Qui si innesta il nostro vecchio lavoro sull’obiezione di coscienza alle spese militari ed il suo tentativo di allargamento e potenziamento con una nuova campagna di opzione fiscale.

La pace, a nostro parere, non si fa limitandosi al lavoro culturale sulla nonviolenza teorica (ad esempio la celebrazione nelle scuole del compleanno di Gandhi, visto come il santino dei “Sii tu stesso il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”) ma cercando l'aggiunta nonviolenta ai conflitti in cui la gran massa del popolo è impegnato (Gandhi, che festeggeremo il 2 ottobre, si applicò a offrire una strategia nonviolenta alla lotta di liberazione del popolo indiano dal dominio coloniale inglese).

L'azione nonviolenta è stare dentro la resistenza popolare che si svilupperà per sopravvivere alla crisi offrendo la soluzione di una Italia che lavori per la pace invece di affiancarsi alla NATO nella guerra contro la Russia con misure rigettate, secondo tutti i sondaggi, dalla maggioranza degli italiani: l’invio delle armi allo Stato ucraino, l’aumento delle spese militari al 2% del PIL, le sanzioni contro la Russia…

Nei prossimi giorni le fasce deboli della società lotteranno letteralmente per sopravvivere. L'antifascismo, in questa situazione, non sarà occupare le scuole o qualsiasi altro tipo di edificio per contestare il voto popolare (per quanto da noi mal giudicato visto il successo delle forze post-fasciste) ma fare capire, per dirla con uno slogan, che “pace significa pane”. Questa verità, un po’ la scoperta dell’acqua calda, va fatta capire a chi? Ecco la nostra risposta: alle moltitudini popolari, rintronate e confuse da una propaganda massiccia, cui dobbiamo rivolgerci. A questo dovrebbe servire la convergenza degli attivisti sociali che si propongono per un ruolo di animazione, di stimolo, di riferimento solido e organizzato.

A questo proposito riprendiamo infine un ultimo ragionamento, già accennato. Questa guerra sicuramente impatta in modo decisivo sugli equilibri ecologici globali, con le distruzioni sul campo (ogni giorno si bombardano raffinerie, depositi di carburante, impianti chimici, oltre che edifici e infrastrutture) foriere di inquinamenti che possono investirci direttamente. Se potessimo effettuare delle stime, non ci sarebbe affatto da meravigliarsi che si stiano già facendo saltare fisicamente gli accordi di Parigi sul clima; ma c'è anche il rischio di una possibile contaminazione radioattiva da ZaporizhJa o da altre centrali nucleari nel mezzo delle sparatorie.

Il ruolo di “aggiunta nonviolenta” che dobbiamo ritagliarci da attivisti sociali, come ci ricorda Patrizia Sterpetti di WILPF Italia, nostra stretta partner operativa nelle iniziative nazionali ed internazionali, è anche quello di denunciare l’intreccio tra guerre, militarismo e crisi ecologica. Dobbiamo portare alle COP sul clima (la numero 27 si tiene a novembre in Egitto) l’obiettivo di inserire l’attività militare nel calcolo ufficiale delle emissioni di CO2. Per chiudere il cerchio: la pace è pace con la natura, lottare insieme contro il riscaldamento globale è il terreno per costruire la pace e questa è la condizione per assicurarci, nella giustizia sociale, il pane quotidiano e la ricerca delle rose per la felicità.

Segnaliamo l'appello online che esige la revoca delle sanzioni energetiche contro la Russia che ci separano dalla pace. Indirizziamoci invece verso la soluzione negoziata e cooperativa del conflitto!

Questo il link: https://www.petizioni.com/nonsiamoinguerra-nosanzioni

 

  • 1000 lire al mese di Gilberto Mazzi. Dal testo di questa canzone del 1939: “Se potessi avere mille lire al mese, senza esagerare, sarei certo di trovar tutta la felicità! Un modesto impiego, io non ho pretese, voglio lavorare per poter al fin trovar tutta la tranquillità! Una casettina in periferia, una mogliettina giovane e carina, tale e quale come te. Se potessi avere mille lire al mese, farei tante spese, comprerei fra tante cose le più belle che vuoi tu!

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NEL GIORNO DI STANISLAV PETROV, L'UOMO CHE NEL 1983 HA SALVATO IL MONDO DALL'OLOCAUSTO NUCLEARE

NEL MOMENTO IN CUI NATO E RUSSIA COMBATTONO SUL TERRITORIO UCRAINO RISCHIANDO L'ESCALATION DI UNA GUERRA ATOMICA

RICORDIAMOCI CHE:

NON SIAMO IN GUERRA

NON PAGHIAMO NESSUNA GUERRA!

INCONTRO DI DIALOGO E SENSIBILIZZAZIONE
LUNEDI 26 SETTEMBRE 2022
PIAZZALE DELLA STAZIONE DI PORTA GENOVA
ORE 17:00-19:00

Proponiamo anche di partecipare ad un nostro incontro on line, con inizio alle ore 20:00, sempre il 26 settembre.
Intendiamo riflettere sulle possibilità di costruire un'opposizione sociale che punti ovviamente a dei NO necessari ma pensando globalmente alla pace come nuovo modello di ecosviluppo, per una umanità di liberi ed eguali nella "terrestrità"; ed anche commentare insieme i primi risultati elettorali.

Questo il link per partecipare all'incontro su piattaforma Google Meet: 

meet.google.com/pqf-ffxs-oct

Segnaliamo infine l'appello online che esige la revoca delle sanzioni energetiche contro la Russia che ci separano dalla pace. Indirizziamoci invece verso la soluzione negoziata e cooperativa del conflitto!

Questo il link: https://www.petizioni.com/nonsiamoinguerra-nosanzioni

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DISARMO "ATOMICO" A PARTIRE DALLA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI (L'ITALIA RATIFICHI IL TRATTATO ONU A CUI HANNO ADERITO 67 PAESI)
NO ALLE SANZIONI - NO ALLA GUERRA (CHE RISCHIA DI USARE ARMI NUCLEARI) - NO AL RIARMO
NO ALLA SPECULAZIONE E AI RINCARI SPROPOSITATI DI BOLLETTE, AFFITTI E MUTUI CHE SI INNESTA SULL'INFLAZIONE CAUSATA DALLA GUERRA
SI ALLA RICERCA DELLA PACE USANDO L'ENERGIA COME PONTE DI COOPERAZIONE NELLA LOTTA AL CAMBIAMENTO CLIMATICO
(TUTTI GLI STATI HANNO FIRMATO GLI ACCORDI DI PARIGI!)

Le elezioni daranno la vittoria sicuramente a uno schieramento atlantista, comunque denominato, perché sia la Meloni che Letta, ufficialmente di idee opposte, sono stati espliciti in campagna elettorale: tutti e due seguiranno l'Agenda Draghi, non ritoccata sul punto fondamentale.
Quale è questo punto? Ma è chiaro! La guerra voluta non certamente dai cittadini italiani, dalla base popolare, ma dalle élites nutrite dalla globalizzazione finanziarizzata, protette dal militarismo transnazionale.
A Milano i maggiordomi di queste élites, come Sala e la sua Giunta, ma anche quasi tutta l'opposizione in consiglio comunale, tengono ovviamente il sacco alla rapina: essa parte dal caro bollette, ma si estenderà al caro affitti e al caro mutui, lasciandoci alla fine in mutande.
Le sanzioni, in particolare, che sono una forma di GUERRA ECONOMICA (chi le contesta, secondo il premier ex BCE, sarebbe un "Pupazzo prezzolato da Putin"), stanno da subito portando ai cittadini europei carovita, restrizioni, disoccupazione.
COSI' NON POSSIAMO ANDARE AVANTI, DOBBIAMO SVEGLIARCI ED ESIGERE CHE SI CAMBI STRADA.
IL GOVERNO, DA CHIUNQUE FORMATO, DEVE CAPIRE CHE NON VOGLIAMO LA GUERRA, NE' MILITARE NE' ECONOMICA, QUINDI NON SIAMO DISPOSTI A PAGARE SITUAZIONI IN CUI NON ABBIAMO DA ESSERE TRASCINATI CON IL PRETESTO CHE SIAMO (MA CHI CI CREDE?) CROCEROSSINI DI POPOLI OPPRESSI!
VOGLIAMO IL DISARMO NUCLEARE, CHE L'ITALIA ADERISCA AL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI ATOMICHE, CHE NON INSTALLI A GHEDI AD AVIANO NUOVE BOMBE USA TRASPORTABILI DAI COSTOSISSIMI CACCIABOMBARDIERI F35!

PER OTTENERE QUESTI (E ALTRI OBIETTIVI) CHE CI STANNO A CUORE
NON DELEGHIAMO SEMPRE AGLI ALTRI, MA ORGANIZZIAMOCI PER FARCI SENTIRE IN PRIMA PERSONA!

Promuovono:
Disarmisti esigenti - Mondo senza guerre e senza violenza

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