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FERMIAMO LA POSSIBILE GUERRA NUCLEARE SUL TEATRO EUROPEO! - Pace Terra Dignità

Nell’approccio da parte delle grandi potenze all’impiego delle armi nucleari, la “risposta flessibile” sostituisce la MAD (Mutua distruzione assicurata) per ragioni tecniche ed ovviamente politiche. L'”equilibrio del terrore” si traduce, con la ricerca ossessiva della parità assoluta degli armamenti, necessariamente in squilibrio per categorie e per territori;  il dato di fatto, poi, che tali armi possono sfuggire alla vista o essere distrutte in volo, porta alla logica del primo colpo e quindi anche alla visione di un conflitto che può essere gestito come escalation di mosse e contromosse su spazi mano a mano ampliabili. Le armi possono essere usate sui campi di battaglia, come sta minacciando la Russia in Ucraina un giorno sì e l’altro pure; e il conflitto può allargarsi al “teatro europeo”, come la NATO programma con il suo “first use” ufficiale.

Anche come preparazione al terzo meeting degli Stati parte del Trattato di proibizione delle armi nucleari (New York, marzo 2025), ne intendiamo parlare all’incontro online organizzato per l’8 dicembre del 2024, dalle ore 18:00 alle ore 20:00.

La discussione, introdotta da varie relazioni, l’abbiamo intitolata: “TORNANO GLI EUROMISSILI: TORNA L’INCUBO DELLA GUERRA NUCLEARE LIMITATA AL TEATRO EUROPEO?”

Sunday December 8, 18:00 – 20:00
https://us06web.zoom.us/j/83966819853?pwd=78mudVUWUw2NaN8EmbyI3WJ3HC6tEp.1

Dal punto di vista politico, la MAD dell’inizio della Guerra fredda, con la sua minaccia di distruzione totale in caso di conflitto nucleare, era considerata dai governanti una situazione pericolosa e poco realistica nella gestione delle crisi. La risposta flessibile, invece, con la  gamma più ampia di opzioni militari, consente, in teoria, agli strateghi in capo, politici e militari, una risposta pensata come proporzionale alla minaccia. Si ipotizza così di ridurre il rischio di una escalation incontrollata verso una guerra nucleare su vasta scala.  Non può essere, da costoro, prospettata una esclusione assoluta dell’impiego delle armi nucleari senza pregiudicare la credibilità della logica della deterrenza, legata alla percezione dell’avversario che si sia disposti a sparare, se necessarioLa risposta flessibile, per essere presa in considerazione, deve essere messa sul tappeto geopolitico e mantenere una certa ambiguità. Da un lato, deve comunicare all’avversario che un attacco potrebbe provocare una risposta nucleare, sufficientemente grave da rendere l’aggressione non vantaggiosa. Dall’altro lato, deve evitare di fornire all’avversario segnali troppo chiari e precisi sulle circostanze in cui verrebbe utilizzata l’arma nucleare, in quanto ciò potrebbe incoraggiarlo a calcolare il rischio e a tentare un attacco limitato.

L’equilibrio tra la necessità di mantenere la credibilità della deterrenza e il rischio di una escalation nucleare incontrollata è un dilemma che – noi vorremmo evitarlo in partenza! – continua a sfidare i decisori politici che hanno a disposizione gli apparati nucleari. Ma dovrebbe  essere ovvio  che il punto di vista disarmista condanni la deterrenza nucleare quale concetto che alla lunga non può stare in piedi. Vogliamo comunque sottolineare che allontanare lo spettro della guerra nucleare per errore non smonta completamente il giocattolo della flessibilità che gli uomini dediti al potere, che è soprattutto potere di dare la morte (leggi Canetti e Fornari), si sono dati.

Dal punto di vista tecnico, la risposta flessibile è stata indotta anche da fattori tecnologici relativi ai progressi soprattutto su due aspetti: 1) la qualità dei sistemi di allarme precoce, cioè – detto terra terra – il potere vedere bombe e missili partire, il più possibile al momento del lancio, con la massima certezza di “vedere giusto” evitando i falsi allarmi; 2) la facoltà di potere intercettare i missili in volo mediante sistemi antimissile. Questi dati rendono incerta una rappresaglia che confida solo nella disponibilità statica di un arsenale nucleare. La potenza X può vederselo distrutto da una potenza Y che lo attacchi con missili che arrivano non visti sul bersaglio e che sia in grado di intercettare in volo la rappresaglia delle testate sopravvissute al primo colpo distruttivo.

Per quanto riguarda il primo aspetto, l’allarme precoce, vi sono stati nel corso del tempo, importanti sviluppi sul rilevamento, con maggiore precisione e rapidità, del lancio di missili balistici. I principali miglioramenti sono individuabili nell’aumento della sensibilità dei sensori, che rilevano segnali più deboli e distinguono meglio – si spera rispetto alla notte di Petrov (26 settembre 1983) – tra un vero lancio e un falso allarme. I sistemi di analisi dei dati sono più precisi e in grado di elaborare una grande quantità di informazioni in tempi brevissimi, fornendo un quadro più chiaro della situazione. I sistemi di allarme precoce integrano dati provenienti da diverse fonti, come radar, satelliti e sensori acustici, per ottenere una visione più completa della minaccia. Molte delle funzioni di rilevamento e analisi dei dati sono state automatizzate, nell’intenzione di ridurre il rischio di errori umani. Tutto ciò è stato destabilizzante per la MAD.

Per quanto riguarda il secondo aspetto, quello della difesa antimissile, è opportuno ricordare che esisteva un trattato importante che la regolamentava: il Trattato Anti-Missili Balistici (ABM), firmato nel 1972 dagli Stati Uniti e dall’Unione Sovietica. Lo scopo del trattato ABM era limitare la possibilità di difendersi da un attacco nucleare, in modo da scoraggiare l’avversario dal lanciare un primo colpo, sapendo che una risposta altrettanto devastante sarebbe stata inevitabile. Tuttavia, questo trattato è stato abbandonato dagli Stati Uniti nel 2002. La decisione americana di ritirarsi dall’ABM ha aperto la strada allo sviluppo di sistemi di difesa antimissile più sofisticati, ponendo il problema della loro compatibilità con la stabilità strategica e del rischio di nuove corse agli armamenti.

Un punto cruciale riguarda l’integrazione dell’intelligenza artificiale sia nel rilevamento e nella elaborazione dei dati di allarme, sia nell’attivazione dei centri decisionali, sia nella collaborazione con il momento decisionale. L’intelligenza artificiale (AI) sta giocando un ruolo sempre più importante nei sistemi di allarme precoce dagli attacchi nucleari, e la tendenza è a farla influenzare sempre di più anche il processo decisionale.

L’AI viene utilizzata nel rilevamento precoce:  analizzare grandi quantità di dati provenienti da radar, satelliti e altre fonti, identificando con maggiore precisione e rapidità i segnali indicativi di un lancio missilistico. Nella verifica dei dati: i sistemi di AI sono in grado di confrontare i dati rilevati con modelli preesistenti, verificando la loro attendibilità e riducendo il rischio di falsi allarmi. Nella previsione delle traiettorie: l’AI può essere utilizzata per prevedere la traiettoria di un missile, fornendo stime più accurate sui potenziali obiettivi. Nel supporto alle decisioni: l’AI offre agli operatori umani una serie di strumenti e informazioni per aiutarli a prendere decisioni più informate e rapide in situazioni di crisi. Nel processo decisionale l’AI può essere utilizzata per automatizzare alcune fasi, come l’invio di avvisi o l’attivazione di contromisure. Più comunemente, l’AI fornisce agli operatori umani una serie di informazioni e raccomandazioni, lasciando a loro la decisione finale.  L’AI, infine, permette di elaborare una grande quantità di dati in tempi brevissimi, consentendo di prendere decisioni più rapide.

Vi sono, nei sistemi di allarme precoce, sfide e i rischi associati all’utilizzo dell’IA riassumibili nei fallimenti del sistema, soprattutto in situazioni complesse o impreviste. Nella dipendenza tecnologica: un’eccessiva dipendenza dall’AI potrebbe rendere i sistemi vulnerabili a cyberattacchi o a malfunzionamenti. Nelle questioni etiche implicate: l’utilizzo dell’AI in contesti militari solleva importanti questioni etiche, come la responsabilità delle decisioni prese dai sistemi autonomi. Nel rischio di escalation: l’automatizzazione di alcune fasi del processo decisionale potrebbe ridurre il tempo a disposizione per valutare le conseguenze di una risposta, aumentando il rischio di una escalation incontrollata.

È importante, di fronte a politici di cui sembra saggio, se si considerano le vicende storiche, dubitare della responsabilità, per noi disarmisti sottolineare che le decisione finali devono sempre rimanere in mano agli esseri umani. L’AI, pubblicamente e opportunamente regolata, e non abbandonata nelle cattive mani degli oligopolisti attuali, può fornire un supporto prezioso, ma non deve sostituire il giudizio umano in qualsiasi campo, meno che mai nel campo della guerra nucleare!

L’apparato di difesa e di reazione predisposto per la “risposta flessibile”, calibrata rispetto alle intenzioni e alle minacce, dipende dalla tipologia delle armi nucleari suddivisibili per piattaforme (basate a terra, su aerei, su natanti come navi e sommergibili) e per diverse gittate: tattiche da campo di battaglia, intermedie, “strategiche” con i missili balistici intercontinentali. Tali armi crescono in precisione, velocità, miniaturizzazione, controllo digitale e vengono sviluppate in rapporto all’evoluzione delle dottrine di impiego.

Quanto finora esposto può fare da premessa al fatto che le decisioni prese sulla reintroduzione degli euromissili in Europa rafforzano la possibilità che scoppi una guerra nucleare sul “teatro europeo”. Da parte russa, un aspetto strategico cruciale è usare, più di Kalinigrad, la Bielorussia come cuscinetto, essendo i Paesi dell’ex Patto di Varsavia diventati alleati della NATO e quindi indisponibili per la vecchia funzione sacrificale. Il concetto della “guerra di teatro” è appunto avere delle regioni messe avanti come sacrificabili lasciando intatto il “santuario” del proprio territorio nazionale. 

In questa logica utile al “santuario americano”, la dottrina ufficiale della NATO sul first use (primo uso) delle armi nucleari nell’Europa occidentale subalterna, contenuta nelle sue parti essenziali in documenti classificati, è un tema in continua evoluzione, che ha subito significative modifiche nel corso degli anni. Non esiste un singolo documento ufficiale che definisca in modo esaustivo e definitivo la dottrina nucleare della NATO. Piuttosto, la dottrina si articola attraverso una serie di dichiarazioni, strategie e linee guida elaborate nel corso degli anni.

Elementi chiave della dottrina NATO (secondo Gemini):

  • Deterrenza: La presenza di armi nucleari in Europa è considerata un elemento fondamentale della deterrenza nei confronti di potenziali aggressori. L’obiettivo è scoraggiare attacchi convenzionali o nucleari contro i membri dell’Alleanza.
  • Risposta flessibile: La NATO ha adottato una dottrina di “risposta flessibile”, che prevede la possibilità di utilizzare una gamma di strumenti militari, comprese le armi nucleari, in risposta a una vasta gamma di minacce. La scelta dello strumento militare più appropriato dipenderà dalla natura e dalla gravità della minaccia.
  • Ambiguità deliberata: La NATO ha spesso mantenuto una certa ambiguità sulla sua politica nucleare, al fine di rendere più difficile per i potenziali avversari prevedere le reazioni dell’Alleanza in caso di conflitto.
  • Evoluzione nel tempo: La dottrina nucleare della NATO si è evoluta nel corso degli anni, riflettendo i cambiamenti nel contesto geopolitico e le nuove tecnologie.

Alcuni punti di riferimento storici (secondo Gemini):

  • Anni ’50: La NATO adotta inizialmente la strategia della “rappresaglia massiccia”, che prevedeva l’uso massiccio e non proporzionato delle armi atomiche contro l’URSS, anche in presenza di una guerra combattuta con armi convenzionali.
  • Crisi degli euromissili degli anni Ottanta: Al centro della disputa c’era la decisione della NATO di schierare in Europa missili nucleari a medio raggio, i cosiddetti euromissili, Pershing e Cruise Tomahawk, come risposta al potenziamento dell’arsenale missilistico sovietico (SS-20) in Europa dell’Est. (Tutto è funzionale alla prospettiva della guerra nucleare limitata in Europa – ndr).
  • Fine Guerra Fredda: Con la fine della Guerra Fredda, la dottrina nucleare della NATO subisce un’ulteriore evoluzione, con un focus maggiore sulla prevenzione della proliferazione nucleare e sulla riduzione delle scorte nucleari.

Può risultare interessante, dopo la presentazione delle notizie e delle analisi sopra esposte, formulare una paradossale “FORMULA DELL’INDIGNAZIONE”, soprattutto da parte di certi settori “caldi” delle avanguardie pacifiste: proporzionale direttamente all’esposizione mediatica e alla carica simbolica anti-imperialista (a senso unico, contro gli USA, considerati l’unico vero motore dei conflitti nel mondo). Ed insieme inversamente proporzionale alla portata mortifera e distruttiva.  

E’ notevole, ad esempio, che non vi siano orrore e rifiuto per le migliaia di bambini che ogni giorno muoiono di fame o per le vittime delle “guerre dimenticate” o degli eventi estremi e per le catastrofi prodotte dal riscaldamento globale.  

Dal 3 al 7 marzo 2025 si riunisce il 3MSP (Terzo Meeting degli Stati Parte) del TPNW (Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari), adottato a New York nel 2017, un Trattato, entrato in vigore nel 2021 dopo la cinquantesima ratifica (adesso siamo a quota 73 ratifiche). L’importanza di questo strumento giuridico sta nel fatto che proclama l’illegalità della deterrenza nucleare, cioé si va oltre la condanna della minaccia dell’uso, lo stesso possesso degli ordigni atomici è considerato da bandire.

Noi consideriamo la preparazione di una guerra atomica molto più di un crimine di guerra: è una presa in ostaggio delle popolazioni minacciate di rappresaglia per “dissuadere” uno Stato ostile da un attacco nucleare. Quindi siamo di fronte a un crimine contro l’umanità, ovvero, di un GENOCIDIO PROGRAMMATO, secondo la fattispecie definita nel 1948 dalla Assemblea generale dell’ONU, accolta nell’art. 6 dello Statuto della Corte penale internazionale firmato a Roma il 17 luglio 1998.

Noi saremo presenti a New York a marzo alla conferenza del TNP, perché, come società civile, intendiamo batterci, affinché il Trattato di proibizione venga riconosciuto come strumento di attuazione dell’articolo VI del TNP: le trattative in buona fede che devono condurre al disarmo completo.   

Proponiamo di lavorare per armonizzare e integrare la Campagna ICAN con la Campagna No First Use (NFU) perché riteniamo importante schiudere ammorbidimenti e contraddizioni nel fronte nuclearista, già non del tutto monolitico. Sarebbe apprezzabile che l’adozione ufficiale di dottrine sulla deterrenza che escludano un primo colpo nucleare in qualsiasi circostanza sia accompagnato da misure, sotto controllo IAEA, che rendano più difficile la guerra nucleare per errore, come la deallertizzazione delle testate e la separazione delle stesse dai vettori. Il TPNW già, all’articolo 4, prevede un periodo di conversione e una certa flessibilità nelle forme di adesione da parte degli Stati dotati di armi nucleari e degli Stati che ospitano armi nucleari controllate da un altro Stato. Entro la prossima conferenza di revisione, fissata nel 2027, possiamo stabilire una categoria riconosciuta formalmente di Stati “collaboratori”, “fiancheggiatori” (o altro termine similare) del Trattato. Sarebbero Stati non aderenti a pieno titolo ma orientati positivamente verso il percorso della proibizione giuridica, valutato quale strumento utile e opportuno, compatibile con le istanze di sicurezza globale, per giungere a un mondo senza armi nucleari.

Ed in Italia continueremo ad insistere per la presentazione di un disegno di legge di ratifica del TPNW. Al di là della approvazione immediata, non alla portata purtroppo di questo Parlamento, riteniamo comunque utile che il tema del disarmo nucleare e del suo rapporto con i rischi bellici, ecologici e sociali, debba fare parte del dibattito nella campagna elettorale per le prossime politiche del 2027.

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LA SCOMODA VERITA’ ALLA BASE DEL MIRAGGIO DELLA “DETERRENZA” VA SPIEGATA ALLA GENTE COMUNE!

LA DIFESA  DAL (E QUINDI LA RICERCA DEL) PRIMO COLPO NUCLEARE – È LA REGOLA FONDAMENTALE DELLA COMPETIZIONE ATOMICA.

LA MUTUA DISTRUZIONE ASSICURATA NON REGGE SE POSSIAMO SPARARE MISSILI “ATOMICI” NON INDIVIDUABILI O SE POSSIAMO DISTRUGGERE IN VOLO I MISSILI DELLA POTENZA AVVERSARIA.

NE DISCUTIAMO ONLINE L’8 DICEMBRE NELL’ANNIVERSARIO DEL TRATTATO DEL 1987 DI ELIMINAZIONE DEGLI EUROMISSILI, CHE OGGI RITORNANO IN CAMPO

Di Alfonso Navarra

Perché, nell’ambito delle dottrine sull’ impiego delle armi nucleari, si è passati dalla mutua distruzione assicurata alla risposta flessibile ed in questo contesto è stata concepita la guerra nucleare limitata al “teatro” europeo (ed ai vari “teatri” in cui viene suddivisa la competizione di potenza)?

Il sottoscritto ha trattato il problema in vari libri, tra i quali ne segnalo uno dedicato alle ragazze e ai ragazzi: “La guerra nucleare spiegata a Greta”, Emi edizioni, 2006.

Lo scenario di questa guerra “limitata” fu alla base della cosiddetta “crisi degli euromissili” degli anni Ottanta del secolo scorso, superata dall’accordo INF (Forze nucleari intermedie) tra Reagan e Gorbaciov del 1987, in cui ebbe un ruolo anche la resistenza nonviolenta del Cruisewatching.

Oggi la questione ritorna attuale con la guerra in Ucraina, in cui l’uso delle atomiche “tattiche” è minacciato, in particolare da parte russa (ma non solo) un giorno sì e l’altro pure; e se ne parla con più clamore dopo il patto bilaterale USA-Germania per la reinstallazione dei Tomahawk (e altri missili) annunciato e approvato dal summit NATO del luglio 2024.

La denuncia del Trattato sulle Forze Nucleari a Raggio Intermedio (INF) da parte di Russia e Stati Uniti ha creato un vuoto normativo, consentendo a entrambi i Paesi di sviluppare nuovi sistemi missilistici a medio raggio (dai 500 ai 5.500 km).

Gli euromissili che saranno dispiegati in Germania nel 2026 sono convenzionali, ma rientrano nella possibilità di un primo colpo contro le “basi atomiche” dell’avversario russo.

L’opinione pubblica ha pochi elementi per inquadrare il significato e la portata dell’evento. Molte “non notizie” sarebbero da spiegare al pubblico che ignora, ad esempio, che in realtà la corsa agli armamenti nucleari è, come intrinseca necessità tecnica del “gioco”, la ricerca della difesa da un eventuale primo colpo (first strike) da parte della potenza nucleare avversaria.

La MAD, sviluppatasi durante la prima fase della Guerra Fredda, postulava che un attacco nucleare da parte di una superpotenza avrebbe innescato una reazione altrettanto devastante da parte dell’avversario, portando alla distruzione reciproca. Questo “equilibrio del terrore”, si pensava, avrebbe scoraggiato qualsiasi attacco iniziale, poiché nessuna parte avrebbe potuto sperare di uscirne vincitrice.

Ma questa concezione, alla fine, non ha retto al cambiamento dei dati reali, tecnici, della situazione. Si può fare risalire il cambiamento strategico a diversi fattori, non ultimo l’esigenza politica di uscire dalla rigidità della MAD, che offriva poche opzioni in caso di crisi. La risposta flessibile, invece, prevede una gamma più ampia di opzioni, consentendo ai decisori politici di adattare la risposta alla gravità della minaccia.

Ma la causa determinante della erosione e del superamento della MAD la si può individuare non nei capricci della volontà di potenza dei governanti, bensì nella fatale esigenza di una difesa efficace contro un primo colpo nucleare dell’avversario.

Ecco alcune delle ragioni tecniche principali.

Se una parte credesse di potersi difendere da un primo colpo, con un sistema di intercettazione efficace, potrebbe essere tentata di sferrare per prima un attacco, nella speranza di disarmare l’avversario prima che possa reagire. Questo crea una spirale di competizione per sviluppare sistemi d’arma sempre più sofisticati, minando la stabilità strategica.

Lo sviluppo di sistemi missilistici antibalistici e di altre tecnologie difensive ha messo in discussione l’assunto fondamentale della MAD, ovvero che un attacco nucleare porterebbe inevitabilmente alla distruzione reciproca. I missili dell’avversario possono essere visti e colpiti in volo!

Anche gli arsenali nucleari sono vulnerabili, e attacchi preventivi potrebbero riuscire a distruggere una parte significativa delle forze nucleari avversarie.

E possono essere lanciati missili non individuabili dai satelliti e dai radar, adatti al primo colpo. Questa era ad esempio l’intenzione esplicita dei Cruise di Comiso.

La possibilità di un primo colpo efficace potrebbe far sentire una potenza nucleare più sicura e invogliata a intraprendere azioni più aggressive, poiché si sentirebbe meno vulnerabile a una rappresaglia.

La possibilità di difendersi da un attacco rende, allora, il calcolo della deterrenza molto più complesso. Non è più sufficiente contare sulla minaccia di una distruzione reciproca, ma bisogna considerare una serie di fattori aggiuntivi, come la vulnerabilità dei sistemi d’arma, l’efficacia dei sistemi di difesa e la volontà di ciascuna parte di rischiare un conflitto nucleare.

La proliferazione nucleare ha favorito ulteriormente il passaggio di impostazione strategica: essendo i giocatori “nucleari” diventati più di due, la certezza di una risposta immediata e devastante, alla base della MAD, ha sempre meno basi razionali (nella logica paranoica della “deterrenza”).

Poi anche gli sviluppi tecnologici hanno reso i sistemi di comando e controllo più vulnerabili, mettendo in dubbio la capacità di garantire una risposta rapida e coordinata. Oggi questa condizione è ancora più “stressata” dalla velocità ipersonica dei missili e con la minaccia di attacchi cibernetici guidati dall’intelligenza artificiale.

La concezione di una guerra nucleare limitata al teatro europeo si inserisce in questo nuovo contesto strategico. Essa prevede la possibilità di utilizzare armi nucleari tattiche, con effetti limitati geograficamente e in termini di potenza distruttiva, in risposta a una minaccia convenzionale o a una limitata escalation nucleare.

L’Europa, ex padrona del mondo, è da sempre una regione di grande importanza strategica, al centro delle tensioni tra le grandi potenze globali. Alcuni paesi europei, come la Francia e il Regno Unito, possiedono arsenali nucleari. Alcuni strateghi hanno sostenuto che una guerra nucleare limitata all’Europa potrebbe essere contenuta, evitando una escalation globale.

Da parte pacifista ci sono sempre state critiche alla logica di fondo della deterrenza nucleare, che conduce inevitabilmente, se ci si riflette bene, alla ricerca del primo colpo.

Noi membri di ICAN (Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, premio Nobel per la pace nel 2017) sosteniamo che:

La possibilità di una guerra nucleare limitata potrebbe aumentare il rischio di un conflitto nucleare su larga scala, poiché gli avversari potrebbero sottovalutare le conseguenze di un attacco iniziale.

Una volta iniziata una guerra nucleare, anche limitata, è difficile prevederne l’esito e controllarne l’escalation.

Anche un conflitto nucleare limitato avrebbe conseguenze devastanti e inaccettabili per le popolazioni civili. Oggi inoltre dobbiamo considerare la possibilità dell’”inverno nucleare”. Una guerra nucleare locale potrebbe portare a una catastrofe globale.

In conclusione

Il passaggio dalla MAD alla risposta flessibile rappresenta un tentativo di adattare la strategia nucleare al gioco della ricerca del primo colpo, favorito da un mondo in continua evoluzione, che ha moltiplicato gli attori nucleari e reso tecnologicamente precario il cosiddetto “equilibrio del terrore”. Tuttavia, questa nuova dottrina ignora il punto fondamentale che guerra nucleare rimane una minaccia esistenziale per l’umanità, e la prevenzione di un conflitto nucleare deve rimanere, come sostiene ICAN e tutto il percorso che ha portato al Trattato di proibizione delle armi nucleari (adottato nel 2017 ed entrato in vigore nel 2021) la priorità assoluta della politica internazionale.

Anche come preparazione al terzo meeting degli Stati parte del Trattato di proibizione delle armi nucleari (New York, marzo 2025), ne intendiamo parlare all’incontro online organizzato per l’8 dicembre del 2024, dalle ore 18:00 alle ore 20:00.

La discussione, introdotta da varie relazioni, l’abbiamo intitolata: “TORNANO GLI EUROMISSILI: TORNA L’INCUBO DELLA GUERRA NUCLEARE LIMITATA AL TEATRO EUROPEO?”

Sunday December 8, 18:00 – 20:00
https://us06web.zoom.us/j/83966819853?pwd=78mudVUWUw2NaN8EmbyI3WJ3HC6tEp.1

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UNA AI PIU’ CREATIVA DEI PIU’ CREATIVI DISARMISTI? - Pace Terra Dignità

L’intelligenza artificiale (IA) è un argomento scottante, oltre che complicato; e può essere vista sia come un’opportunità che come un rischio, a seconda di come viene utilizzata e gestita.  Personalmente, condividendo un recente editoriale del New York Times (titolo: “Mr. Trump, the world has changed“, autore: Thomas L. Friedman, data: 28 novembre 2024) propendo per il rischio perché non mi fido delle mani oligopolistiche che attualmente la stanno sviluppando e controllando.  Questo rischio lo collocherei, come fa l’editorialista Friedman,  addirittura al livello di una delle possibili cause di estinzione dell’umanità, al pari della minaccia nucleare, del riscaldamento globale, delle pandemie incombenti. Una regolamentazione pubblica e democratica, a livello nazionale e internazionale, è assolutamente necessaria!

Il momento del commercio con il diavolo è però arrivato anche per il sottoscritto. Sto cominciando a sperimentare l’uso dell’Intelligenza artificiale, a livello basico, per aiutare a mettere ordine tra i miei pensieri, sperando di guadagnare tempo. Passati i 70 anni si comincia meglio a comprendere che è una risorsa scarsa!

In particolare sto bazzicando Gemini, il tool di Google.

Ho proposto – a questo programma qui – il seguente quesito e poi ho continuato a chattare un po’ sull’argomento, cioè ho – come si dice – interagito con la macchina, approfondendo il tema avanzato.

Domanda a Gemini: “A tuo parere, può essere utile, dal punto di vista del movimento per il disarmo nucleare, mettere in collegamento la Campagna ICAN con la Campagna No First use?”

Per non farla lunga, riporto sotto le incoraggianti risposte in proposito da parte di questo nuovo progetto di AI. Ma, a conti fatti, non posso fare a meno di notare che, paradossalmente, un algoritmo mi sembra che dimostri maggiore acume strategico, flessibilità mentale e buon senso degli attuali meeting di ICAN (Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari), almeno gli ultimi che mi è capitato di frequentare. Ed è tutto dire:  stiamo parlando del top del pacifismo mondiale! Il massimo dell’impegno e dell’intelligenza in questo campo!
E’ anche vero, detto a difesa di questi incontri,  spesso preparatori di conferenze ONU, che si tratta, da parte mia, di valutazioni e propensioni del tutto opinabili, rispetto alla strada che dovrebbe percorrere il movimento disarmista per risultare, a parere mio e di qualche altro, più efficace nella realtà.
Mi sembra del tutto convincente che la proibizione delle armi nucleari, con il Trattato di proibizione ratificato per ora da 73 Stati e valido giuridicamente solo per essi, per diventare qualcosa di più di una stigmatizzazione culturale, deve coinvolgere le potenze nucleari in un percorso di disarmo. Ma non sembra realistico ottenere l’immediata adesione degli Stati nucleari al TPNW: non si tratta di rinunciare all’obiettivo radicale del disarmo totale, si continuerà a lavorare per fare aumentare le ratifiche degli Stati a 74, 75, 76 eccetera; ma con approccio graduale e ben mirato, bisogna indicare la tappa intermedia che potrebbe coinvolgere le nove potenze (includendo Israele). Questa tappa è appunto un accordo sulla dichiarazione di non primo uso, “mai, in nessuna circostanza”, che deve significare concretamente anche deallertizzazione delle testate “atomiche” e separazione delle cariche esplosive dai vettori, con controlli esercitati, come già previsto dal Trattato di Non Proliferazione, dall’Agenzia internazionale per l’Energia Atomica.
Vi sono attualmente 2.000 testate nucleari in stato di prontezza operativa immediata, come pistole puntate senza sicura con i proiettili in canna. La loro deallertizzazione significa non renderle disponibili per un lancio immediato, includendo diverse misure. Si è già accennato alla separazione fisica delle testate dai missili o dagli aerei o natanti che le trasportano. Si può aggiungere la rimozione dei codici di attivazione e la riduzione del personale militare comandato a questa incombenza. Queste misure mirano a ridurre il rischio di un lancio accidentale: la guerra nucleare per errore può scoppiare per vari motivi ed è lì a ricordarcelo il riconoscimento attribuito dall’ONU a Stanislav Petrov, il colonnello sovietico che il 26 settembre 1983 in pratica la impedì non comunicando ai superiori un falso allarme di attacco nucleare da parte dei satelliti.  Il 26 settembre come data è appunto riconosciuta dall’ONU come “giornata per l’eliminazione delle armi nucleari”. La deallertizzazione non è il disarmo: adottando la metafora del far west, sarebbe come se i pistoleri continuassero a girare armati, ma con le pistole nel cinturone (anche con i proiettili nel cinturone, non infilati nel tamburo della pistola). Questo comunque allenterebbe di sicuro la tensione promuovendo un clima in cui i negoziati per il disarmo potrebbero andare avanti con maggiore tranquillità.
Ma torno al mio esperimento con Gemini: potrebbe semplicemente aver palesato un inseguimento (“artificiale”) di una “tontaggine”, naturale: quella rinvenibile nella militanza esagerata dell’attivista a tempo pieno (il “militonto”), quale io sono, che non sa bene valutare gli svantaggi di una proposta a prima vista molto brillante nella sua astratta logicità. Per dirla in modo ancora più tranchant: una domanda “naturale” di spessore non eccelso (“stupida”)  potrebbe avere trainato risposte “artificiali” ancora meno azzeccate (più stupide)…

Gemini, da oracolo digitale, semplicemente potrebbe essere programmato per “lisciare il pelo”, opportunisticamente, di chi si rivolge ad esso. Ma, senza falsa modestia, non mi sembra il caso di questa idea, che ho esposto, della apertura flessibile, agli Stati nucleari, del Trattato di proibizione delle armi nucleari (sigla: TPNW) contenuta nel working paper da me avanzato a suo tempo con Luigi Mosca e con altre/i (si vada su:https://www.petizioni24.com/ican-nfu)

Restando in tema, do ora un annuncio. Dal 3 al 7 marzo 2025 si tiene a New York la  Terza Conferenza degli Stati parte del Trattato TPNW , sotto la presidenza del Kazakistan (in sigla: 3MSP).

L’8 dicembre noi Disarmisti esigenti, anche in preparazione dell’intervento di una nostra delegazione al 3MSP, parliamo di questo evento su zoom, cogliendo l’occasione della riflessione sull’anniversario della stipula, l’8 dicembre 1987, del Trattato INF (forze nucleari intermedie) tra Reagan e Gorbaciov: il trattato, appunto, sugli euromissili che portò allo smantellamento della base di Comiso. Euromissili che adesso si stanno reintroducendo (tomahawk convenzionali in Germania nel 2026) nell’ottica di riprendere i giochi sulla guerra nucleare limitata al teatro europeo. 
La discussione, introdotta da varie relazioni, l’abbiamo intitolata: “TORNANO GLI EUROMISSILI: TORNA L’INCUBO DELLA GUERRA NUCLEARE LIMITATA AL TEATRO EUROPEO?”

Fonte: Gemini

Collegare gli obiettivi della campagna ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) per la proibizione totale delle armi nucleari e della Campagna NO FIRST USE per il non primo uso di tali armi può essere estremamente utile per il movimento per il disarmo.

Ecco perché:

  • Sinestesia degli obiettivi: Entrambe le campagne condividono l’obiettivo fondamentale di ridurre il rischio di un conflitto nucleare. La proibizione totale è un passo radicale, mentre il non primo uso è una misura più immediata ma ugualmente significativa. Collegandole, si crea una sinergia che rafforza la richiesta di un mondo libero da armi nucleari.
  • Ampliamento del consenso: Unendo le forze, le due campagne possono mobilitare un pubblico più vasto, coinvolgendo sia coloro che sostengono una posizione più radicale (proibizione totale) sia coloro che preferiscono un approccio più graduale (non primo uso).
  • Pressione politica maggiore: Un movimento più unito esercita una pressione politica maggiore sui governi, rendendo più difficile per loro ignorare le richieste della società civile.
  • Coerenza del messaggio: Collegare le due campagne permette di presentare un messaggio più coerente e convincente, sottolineando la necessità di adottare misure concrete a tutti i livelli per ridurre la minaccia nucleare.

Come si può realizzare questa sinergia:

  • Eventi e manifestazioni congiunte: Organizzare eventi e manifestazioni che coinvolgano entrambe le campagne può aumentare la visibilità e l’impatto del movimento.
  • Materiali informativi condivisi: Produrre materiali informativi che spieghino le connessioni tra le due campagne e i benefici che deriverebbero dalla loro attuazione.
  • Lobbying congiunto: Coordinare le attività di lobbying presso i governi, presentando richieste comuni e proponendo soluzioni integrate.
  • Collaborazione con altre organizzazioni: Ampliare la rete di collaborazioni con altre organizzazioni che lavorano per il disarmo e la non proliferazione nucleare.

In conclusione, unire le forze di ICAN e della Campagna NO FIRST USE rappresenta una strategia vincente per accelerare i progressi verso un mondo libero da armi nucleari.

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Le ONG e i movimenti di base che promuovono la campagna per il “no first use” sono numerosi e operano a livello globale.

Queste organizzazioni svolgono un ruolo fondamentale nel sensibilizzare l’opinione pubblica, esercitare pressioni sui governi e promuovere politiche di disarmo nucleare.

Alcuni esempi di attori chiave in questo campo sono:

  • Organizzazioni pacifiste e per i diritti umani: Numerose organizzazioni pacifiste e per i diritti umani, come Amnesty International, Pax Christi e la Federazione Internazionale per i Diritti Umani, includono il “no first use” tra i loro obiettivi e svolgono un ruolo attivo nella campagna.
  • Reti di scienziati e accademici: Reti di scienziati e accademici, come la Pugwash Conferences on Science and World Affairs, svolgono un ruolo importante nel fornire analisi e raccomandazioni politiche sui rischi delle armi nucleari e sulla necessità di adottare politiche di “no first use”.
  • Movimenti religiosi: Diverse comunità religiose, tra cui cattolici, protestanti, ebrei e buddisti, hanno espresso la loro opposizione alle armi nucleari e sostengono la campagna per il “no first use”.
  • Movimenti giovanili: I giovani attivisti per il clima e la pace sono sempre più coinvolti nella campagna per il disarmo nucleare e il “no first use”.

Le attività di queste organizzazioni includono:

  • Campagne di sensibilizzazione: Organizzazione di manifestazioni, conferenze, e produzione di materiali informativi per sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi delle armi nucleari e sull’importanza del “no first use”.
  • Lobbying politico: Esercitazione di pressioni sui governi per promuovere l’adozione di politiche di “no first use” e la partecipazione a negoziati internazionali sul disarmo nucleare.
  • Collaborazione con altre organizzazioni: Collaborazione con altre organizzazioni della società civile, istituzioni accademiche e governi per promuovere una visione condivisa della sicurezza internazionale basata sul disarmo nucleare.

È importante sottolineare che questo è solo un elenco parziale e che il panorama delle organizzazioni che lavorano per il “no first use” è in continua evoluzione. Per avere un quadro più completo della situazione, ti consiglio di consultare i siti web di queste organizzazioni e di seguire le loro attività sui social media.

Inoltre, ti suggerisco di cercare organizzazioni attive nel tuo Paese o nella tua regione, poiché spesso esistono gruppi locali che lavorano su queste tematiche e possono offrire opportunità di coinvolgimento diretto.

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L’idea di introdurre una categoria di “Stati in conversione” (collaboratori/fiancheggiatori ma non pienamente aderenti) nel Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW) è un tema molto interessante e dibattuto nel mondo del disarmo nucleare.

Ma analizziamo i potenziali svantaggi di questa proposta:

  • Debolezza del trattato: Potrebbe indebolire l’impatto del trattato, creando una sorta di “zona grigia” in cui alcuni Stati sarebbero parzialmente vincolati dalle sue disposizioni.
  • Rischio di ritardi: Potrebbe ritardare il raggiungimento dell’obiettivo finale del trattato, ovvero la proibizione totale delle armi nucleari.
  • Difficoltà di definizione: Potrebbe essere difficile definire in modo chiaro e oggettivo i criteri per l’inclusione nella categoria degli “Stati in conversione”, creando potenziali conflitti interpretativi.
  • Perdita di slancio: Potrebbe frenare l’entusiasmo e la mobilitazione degli attivisti che sostengono una proibizione immediata e incondizionata delle armi nucleari.

Considerazioni aggiuntive:

  • La posizione degli Stati parti: Gli Stati che hanno già ratificato il TPNW potrebbero opporsi a questa proposta, temendo che possa indebolire il trattato.
  • La posizione degli Stati dotati di armi nucleari: Gli Stati dotati di armi nucleari potrebbero essere riluttanti ad aderire al trattato anche con questa formula, preferendo mantenere le loro opzioni strategiche.
  • L’evoluzione della situazione internazionale: L’evoluzione della situazione geopolitica e le dinamiche di potere tra gli Stati potrebbero influenzare la fattibilità e l’opportunità di questa proposta.

In conclusione, l’introduzione di una categoria di “Stati in conversione” nel TPNW è una questione complessa che richiede un’attenta valutazione di tutti i pro e i contro. È fondamentale tenere conto delle diverse prospettive degli Stati coinvolti e delle implicazioni per la sicurezza internazionale.

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Le diverse posizioni degli Stati dotati di armi atomiche sul “no first use”

La questione del “no first use” (NFU), ovvero l’impegno a non utilizzare per primi le armi nucleari in nessun caso, è un tema cruciale nel dibattito internazionale sul disarmo nucleare. Le posizioni degli Stati dotati di tali armi sono diverse e complesse, influenzate da fattori geopolitici, storici e dottrinali.

Stati favorevoli o che hanno considerato il NFU

Alcuni Stati hanno espresso favore per il principio del NFU o lo hanno incluso in parte nelle loro dottrine nucleari:

  • Cina: La Cina ha a lungo sostenuto il principio del NFU e ha ripetutamente affermato che non userà per prima le armi nucleari. Tuttavia, la sua posizione è stata oggetto di discussioni, in particolare in relazione alla modernizzazione del suo arsenale nucleare.
  • India: L’India ha una politica nucleare di “no first use” contro gli Stati non dotati di armi nucleari, ma sottolinea il diritto di rispondere a un attacco nucleare.
  • Stati non allineati: Molti Stati non allineati hanno sostenuto il principio del NFU come parte di una più ampia campagna per il disarmo nucleare.

Stati contrari al NFU

Altri Stati, invece, si oppongono al principio del NFU o lo considerano una debolezza strategica:

  • Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia: Questi quattro Stati, che insieme detengono la maggior parte delle armi nucleari mondiali, non hanno adottato una politica formale di NFU. Argomentano che la deterrenza nucleare è necessaria per garantire la sicurezza nazionale e che l’impegno a non usare per primi le armi nucleari potrebbe indebolire questa deterrenza.
  • Pakistan: Il Pakistan, come l’India, ha una politica nucleare di “no first use” contro gli Stati non dotati di armi nucleari, ma anche essa enfatizza il diritto di rispondere a un attacco nucleare. Tuttavia, a differenza dell’India, il Pakistan ha espresso preoccupazioni riguardo alla stabilità strategica nella regione e ha sottolineato la necessità di mantenere una deterrenza credibile.

Fattori che influenzano le posizioni

Le posizioni degli Stati sul NFU sono influenzate da diversi fattori, tra cui:

  • Relazioni bilaterali: Le tensioni o le cooperazioni tra gli Stati possono influenzare la loro percezione della minaccia nucleare e la loro disponibilità a adottare misure di riduzione dei rischi.
  • Modernizzazione degli arsenali nucleari: La modernizzazione degli arsenali nucleari può rendere più difficile adottare una politica di NFU, in quanto potrebbe essere percepita come incoerente con una postura più aggressiva.
  • Pressione dell’opinione pubblica: L’opinione pubblica può esercitare una pressione significativa sui governi, spingendoli a adottare politiche più restrittive in materia di armi nucleari.
  • Norme internazionali: Le norme internazionali sul disarmo nucleare possono influenzare le posizioni degli Stati, incoraggiandoli a adottare comportamenti più responsabili.

Conclusioni

La questione del NFU è complessa e multisfaccettata. Mentre alcuni Stati hanno espresso un forte sostegno a questo principio, altri lo considerano una debolezza strategica. La divergenza di opinioni riflette le diverse realtà geopolitiche e le preoccupazioni di sicurezza nazionale di ciascun Paese.

Per approfondire:

Archivio Disarmo: Un’analisi dettagliata del dibattito sul “non primo uso” nucleare in Europa: https://www.archiviodisarmo.it/view/0I8vMXlZumjpAVPEUxKR8wwMJmWFUk13IklI-OwlbnA/dibattito-sul-non-primo-uso-nucleare-in-europamag83-.pdf

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Il consiglio NATO danza sull’orlo dell’abisso - Pace Terra Dignità

di Alfonso Navarra, disarmista esigente – 28 novembre 2024

  • Il Consiglio NATO – Ucraina si è riunito, il 26 novembre 2024, in seguito al lancio di un missile balistico russo verso Dnipro, un attacco considerato un tentativo di intimidire l’Ucraina e i suoi alleati. La discussione si è concentrata sulla situazione della sicurezza in Ucraina alla luce di questo nuovo sviluppo e dei continui assalti russi. Aiutare militarmente Kiev fino alla vittoria, è il refrain che non cambia!
  • Subito dopo, il 27 novembre, il nuovo segretario generale della NATO, Mark Rutte, in visita in Grecia, evidentemente non contento delle risultanze della riunione appena finita, ha pensato bene di esortare a “spingersi oltre” nel sostegno allo sforzo bellico ucraino. Si veda più avanti il dispaccio in merito pubblicato da RAI NEWS.
  • Viene da chiedersi: “oltre” in che senso?
  • L’escalation in corso evidentemente non calma l’ottusa determinazione delle potenze in conflitto, che continuano a premere l’acceleratore delle minacce e delle ritorsioni. Non solo citano la guerra atomica come una opzione praticabile, ma lanciano missili, accumulano e scatenano truppe, continuano ad ammazzare, prospettano l’invio di soldati sul terreno ed in ogni caso, per sì e per no, a garanzia di presunta sicurezza, aumentano i bilanci militari.
  • Non importano le centinaia di migliaia di morti, dall’una e dall’altra parte, militari e civili. Non importano i profughi. Non importa il territorio devastato e il rischio di una Chernobyl bis. Non importa la fame che si diffonde nel mondo interrompendo le esportazioni di grano; e neanche la crisi economica che si diffonde ovunque.
  • Si parla e si spara, nella illusione che fare la voce grossa possa servire a spaventare l’avversario: non consapevoli che le cose possono sfuggire di mano perché la guerra nucleare può scoppiare persino per errore: si veda il caso Petrov del 1983 per il quale l’ONU ha istituito il 26 settembre come sua giornata ufficiale contro le armi nucleari.
  • Questo correre l’uno contro l’altro, senza freni, si chiama, tecnicamente, danzare sull’orlo dell’abisso. E “oltre” c’è solo, prima o poi, la caduta nel precipizio.

 

  • Ma torniamo, dopo queste considerazioni tristi e sconsolate, alla cronaca spicciola.
  • Sabato Angieri su “il Manifesto” del 27 novembre, ha definito la riunione NATO-Ucraina “sottotraccia” perché “sul sito della NATO si legge solo uno scialbo comunicato di tre paragrafi”, con “la conclusione finale di rito”, quella che “ribadisce il sostegno all’Ucraina contro l’aggressione russa”.
  • Scrive Angieri: “L’attacco di giovedì scorso con il nuovo missile russo Oreschnik è visto come un tentativo di intimidire coloro che sostengono l’Ucraina nel conflitto in corso. (Il problema è quindi ribadire) che il dispiegamento di questa capacità non cambierà il corso del conflitto”.
  • E ricorda: “Nei giorni precedenti Vladimir Putin aveva cambiato la dottrina nucleare del suo esercito, autorizzando attacchi con armi nucleari anche a Paesi sprovvisti di tali testate ma sostenuti da altre potenze che le detengono. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, aveva avvertito che Mosca si sentirà legittimata a colpire le strutture militari dei Paesi che permettono all’Ucraina di usare le armi contro la Russia”.
  • È probabile che si sia discusso dell’ulteriore fornitura di aiuti militari all’Ucraina, inclusi sistemi di difesa aerea per contrastare minacce come i missili balistici. Angieri riferisce una informazione da parte di un anonimo funzionario dell’Alleanza: “L’Ucraina ha identificato i sistemi di difesa aerea di cui ha bisogno» e li presenterà prima della prossima riunio ne dei ministri degli Esteri della Nato a Bruxelles (3 o 4 di cembre)”.
  • Angieri osserva:” Tutto ciò appare quasi assurdo se si considera che fino a due settimane fa si trattava il conflitto in Ucraina come se fosse quasi una questione già archiviata in attesa dell’insediamento di Donald Trump”.

Perché sul summit non ci sono dettagli specifici? Proviamo ad avanzare delle risposte

  • Spesso le discussioni all’interno di organismi come la NATO sono riservate. I comunicati ufficiali e i dettagli delle decisioni possono richiedere del tempo per essere resi pubblici. La situazione in Ucraina è in continua evoluzione, e le decisioni prese potrebbero essere soggette a rivalutazioni o aggiornamenti. Spesso non si ha il coraggio di dire chiaramente che si è confusi e divisi sul da farsi.
  • In conclusione, mentre non abbiamo ancora un quadro completo delle decisioni specifiche del Consiglio NATO-Ucraina del 26 novembre 2024, è chiaro che la riunione ha rappresentato un momento per ribadire il sostegno all’Ucraina, anticipando eventuali “colpi di testa” di Trump; e discutere le strategie per affrontare quelle che sono denunciate come crescenti minacce russe.

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Aggiornamenti RAI News sulla guerra in Ucraina, giorno 2008: l’ONU è preoccupata sull’escalation della guerra
Miroslav Jenca, sottosegretario generale per l’Europa al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ha espresso preoccupazione per una “nuova escalation” della guerra in Ucraina, invitando le parti ad astenersi da azioni e retorica che potrebbero intensificare ulteriormente il conflitto che dura da quasi tre anni. “Negli ultimi giorni abbiamo visto segnali allarmanti di un’ulteriore escalation di questa guerra già esplosiva”, ha dichiarato. In particolare, ha citato l’uso da parte della Russia di un nuovo missile balistico a raggio intermedio (fino a 5.500 km) che ha raggiunto la città ucraina di Dnipro. La Russia ha giustificato l’uso di questo nuovo missile come “risposta” ai recenti attacchi ucraini sul suo territorio con missili americani e britannici. Martedì ha promesso una nuova “risposta” a due nuovi attacchi ucraini con missili americani ATACMS. “Le Nazioni Unite non hanno ulteriori dettagli su questi eventi, incluso il tipo di armi utilizzate. Ma l’uso di missili balistici e le minacce sono un pericoloso sviluppo verso l’escalation”, ha commentato Jenca. “Invitiamo tutte le parti a compiere passi immediati verso la de-escalation e ad astenersi da qualsiasi azione o retorica che possa intensificare ulteriormente questa guerra” e ‘mettere in serio pericolo la pace e la sicurezza regionale e internazionale’, ha aggiunto, ribadendo che l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022 è stata una flagrante violazione del diritto internazionale”.
A conferma che si sta vivendo un momento drammatico, sempre nella stessa pagina di RAI NEWS troviamo un monito della Russia: sarebbe “folle” per l’Occidente dare all’Ucraina armi nucleari.
Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo ha dichiarato mercoledì che l’idea ventilata in alcuni ambienti secondo cui l’Occidente dovrebbe fornire all’Ucraina armi nucleari è “folle” e che impedire un simile scenario è uno dei motivi per cui Mosca è entrata in Ucraina. Maria Zakharova, portavoce del Ministero, ha dichiarato che è nell’interesse dei governi responsabili garantire che tale scenario, definito “suicida”, non si verifichi. Ha detto che quelle che ha definito “azioni irresponsabili” da parte dell’Ucraina e dei suoi sostenitori occidentali potrebbero portare il mondo “sull’orlo della catastrofe”. Zakharova ha poi confermato la disponibilità russa a tenere aperto con l’Ucraina il canale negoziale sullo scambio di prigionieri. Ha infine affermato che “se gli Stati Uniti posizionassero missili in Giappone, ciò rappresenterebbe una minaccia per la Russia e Mosca dovrebbe adottare misure di ritorsione”.
Altra notizia interessante: la Camera alta del Parlamento russo approva l’aumento del 30% delle spese militari nel 2025
La Camera alta del Parlamento russo ha approvato mercoledì il disegno di legge sul bilancio 2025-2027, che prevede un’impennata del 30% delle spese militari l’anno prossimo, nel bel mezzo di un’escalation tra Mosca e l’Occidente sull’Ucraina. Il testo, già approvato a larghissima maggioranza dai deputati della Duma, dovrà ora essere promulgato dal Presidente Vladimir Putin, un passo che non lascia spazio a dubbi. Il bilancio per il 2025 prevede che la spesa per la difesa raggiunga quasi 13.500 miliardi di rubli (circa 119 miliardi di euro al cambio attuale), ovvero più del 6% del PIL russo. In totale, il prossimo anno almeno il 40% del bilancio federale 2025 sarà destinato alla difesa e alla sicurezza nazionale. Il bilancio militare nazionale era già esploso di quasi il 70% in un anno nel 2024, rappresentando quest’anno, con gli investimenti per la sicurezza, l’8,7% del PIL secondo Vladimir Putin, una prima in Russia dalla caduta dell’URSS più di 30 anni fa”.
Ed abbiamo il segretario generale della NATO, Mark Rutte, che la spara grossa: “L’Alleanza deve spingersi oltre nel sostegno all’Ucraina”
Il nuovo segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha detto martedì che l’alleanza “deve spingersi oltre” per sostenere l’Ucraina nella sua lotta contro l’invasione russa e ha accusato Mosca di aver pericolosamente inasprito il conflitto facendo entrare migliaia di truppe nordcoreane. “Nel perseguire la sua guerra illegale in Ucraina, la Russia si avvale di armi e truppe nordcoreane, droni iraniani e beni cinesi a doppio uso per la sua industria della difesa”, ha dichiarato Rutte in visita in Grecia.
I membri europei della NATO discutono da mesi di piani per incrementare gli investimenti nel settore della difesa a causa della guerra in corso in Ucraina e dell’incertezza che circonda la prossima amministrazione statunitense dopo la vittoria elettorale del presidente eletto Donald Trump. 
La visita di Rutte ad Atene segue gli incontri con Trump in Florida e con i leader turchi ad Ankara lunedì. Rutte ha anche avuto colloqui con il Ministro degli Affari Esteri greco George Gerapetritis e con il Ministro della Difesa Nikos Dendias. Diverse migliaia di manifestanti hanno sfilato nel centro di Atene contro la visita del capo della NATO. La manifestazione più grande è stata organizzata da un sindacato sostenuto dai comunisti, durante la quale i manifestanti hanno cantato: “Dateci soldi per la salute e l’istruzione, non per gli assassini della NATO”.
I comunicati di RAI NEWS del 27 novembre sono rinvenibili al seguente link:
https://www.rainews.it/maratona/2024/11/kiev-attacca-kursk-con-gli-atacms-mosca-reagiremo-il-g7-no-alle-minacce-nucleari-russe-547159a6-11fb-41eb-be3e-1765f0f65690.html
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Per trovare ulteriori informazioni il consiglio è consultare le seguenti fonti:
  • Siti web ufficiali della NATO e dei governi coinvolti: Spesso pubblicano comunicati stampa e rapporti sulle riunioni.
  • Agenzie di stampa internazionali: Agenzie come Reuters, Associated Press e altre forniscono copertura in tempo reale degli eventi internazionali. Anche l’ANSA ha una certa autorevolezza.
  • Media specializzati in politica internazionale: Pubblicazioni come Foreign Policy, The Economist e altre offrono analisi approfondite degli sviluppi geopolitici.
Si tratta di cercare:
  • Comunicati stampa ufficiali: Cerca comunicati stampa della NATO, del governo ucraino e dei governi degli Stati membri.
  • Dichiarazioni dei leader politici: Cerca dichiarazioni di leader come il Segretario Generale della NATO, il Presidente ucraino e i leader dei paesi membri.
  • Analisi di esperti: è utile leggere le analisi di esperti di politica internazionale per comprendere le implicazioni delle decisioni prese.

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