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ESTATE ANTINUCLEARE 2024. A 40 ANNI DAL CRUISEWATCHING (EUROPEO E DI COMISO), TORNA LA NECESSITA' DI OPPORSI AI NUOVI EUROMISSILI. AD OVEST COME AD EST

 

LA "DETERRENZA" COME "SUPREMA GARANZIA DI INSICUREZZA":  PER SUPERARLA COLLEGARE ICAN* E NFU**

* ICAN = campagna internazionale per l'abolizione delle armi nucleari 

**NFU= campagna internazionale contro il primo uso delle armi nucleari 

QUI le riflessioni e le proposte dopo la decisione di installare i nuovi euromissili, a testata convenzionale in Germania 

QUI il link per partecipare all'incontro online del 1 settembre 2024

Entra Zoom Riunione: No ai nuovi euromissili: affiancare il movimento tedesco e superare la sindrome di Asterix
https://us06web.zoom.us/j/89502937624?pwd=9kVlwLToKoh76TbegiP4KmFnXFn7h3.1

QUI il link per visionare l'incontro del 12 luglio 2024 al Servizio Civile internazionale

LA "DETERRENZA" COME "SUPREMA GARANZIA DI INSICUREZZA":  PER SUPERARLA COLLEGARE ICAN* E NFU**

* ICAN = campagna internazionale per l'abolizione delle armi nucleari 

**NFU= campagna internazionale contro il primo uso delle armi nucleari

di Alfonso Navarra - coordinatore dei Disarmisti esigenti (www.disarmistiesigenti.org - cell. 340-0736871)  - 25 agosto 2024

Il subentro in ICAN di MELISSA PARKE a Beatrice Fihn nella carica di direttrice esecutiva della Campagna non ha, al momento, cambiato la sua impostazione tattica di fondo. Si continua a proporre il Trattato di proibizione - TPNW del 2017 (entrato in vigore il 2021) come soluzione immediata a tutti i problemi tattici del disarmo. Ad opinione dello scrivente e dei Disarmisti esigenti, questo significa nei fatti la rinuncia ad avere una qualsiasi tattica efficace nel contesto reale: non corrisponde alla realtà l'idea che, nel gioco internazionale della potenza, le armi nucleari abbiano un ruolo residuale e anacronistico e che alleanze militari come la NATO possano con relativa facilità rinunciare ad esse. Stiamo vivendo invece un periodo di riarmo nucleare generale, sospinto da crescenti conflitti di potenza (in Ucraina, in Medio Oriente, nei Mari Cinesi...) e per di più "condito" da una nuova, martellante  e preoccupantissima retorica sulla impiegabilità delle armi nucleari nei campi di battaglia. Il contesto in cui ci muoviamo non è, purtroppo, di disarmo ma di crescente corsa agli armamenti, anche nucleari. Proprio per questo bisogna puntare a creare contraddizioni tra le potenze nucleari, tentare di coinvolgere in qualche modo la più disponibile, cioè - per cominciare - la Cina (sperando sia presto seguita da altre) - stante alla dichiarazione ufficiale di "non primo uso in qualsiasi circostanza", giostrare sulla "complementarietà" tra Trattato di proibizione e Trattato di Non proliferazione - TNP per rendere più flessibile il primo. Lo scopo? appunto favorire progressi nel TNP che rendano più difficile la "guerra nucleare per errore" (una ipotesi per niente fantastica e risibile) e predisporre condizioni di convergenza nel TPNW  di Stati aderenti al TNP "satelliti" di potenze nucleari primarie. Si pensi a tutti i Paesi della NATO (arrivata a 32 Stati membri). E' quanto abbiamo proposto, come Disarmisti esigenti & partners, nel working paper presentato al Secondo meeting degli Stati parte del TPNW, sul quale possiamo leggere quanto segue:

"Per questo obiettivo del disarmo nucleare effettivo, in sostanza proponiamo che tutti i 9 paesi che possiedono armi nucleari (insieme ai loro alleati) si siedano allo stesso tavolo delle trattative, con l'ONU nel ruolo di mediatrice riconosciuta, avendo compreso che il possesso di armi nucleari costituisce un rischio inaccettabile, in primo luogo per loro stessi. Il pericolo concreto di una possibile "guerra nucleare per errore" andrebbe messo in cima alle ragionevoli preoccupazioni di chiunque abbia a cuore la sopravvivenza della specie umana sulla Terra. Se da un lato spetta a questi Stati dotati di armi nucleari prendere questa iniziativa, spetta anche a noi, società civile, aiutarli a raggiungere tale consapevolezza anche mediante una "esigente" pressione dal basso. Negli ultimi tempi questo rischio è ancora aumentato principalmente a causa di due fattori: 1. lo sviluppo delle "mini-nuke", cioè armi nucleari di potenza intermedia tra quella della bomba di Hiroshima e quella delle armi convenzionali. Queste "mini-armi nucleari" saranno più facili da usare sui campi di battaglia e quindi romperebbero il "tabù" dell'uso delle armi nucleari, con le conseguenze che possiamo facilmente immaginare. 2. il possibile utilizzo degli algoritmi di IA ("Intelligenza Artificiale") nella rilevazione di attacchi nucleari e, cosa ancora peggiore, nel processo decisionale per un'eventuale ritorsione. Di conseguenza dobbiamo concentrarci principalmente su questi due fattori di rischio per convincere gli Stati dotati di armi nucleari a decidere un disarmo nucleare globale. Quindi, l'adesione universale al TPNW, il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, non dovrebbe più incontrare gli ostacoli argomentativi che finora vengono solitamente frapposti. (...) Proponiamo di lavorare per armonizzare e integrare la Campagna ICAN con la Campagna No First Use (NFU) perché riteniamo importante schiudere ammorbidimenti e contraddizioni nel fronte nuclearista, già non del tutto monolitico. Sarebbe apprezzabile che l'adozione ufficiale di dottrine sulla deterrenza che escludano un primo colpo nucleare in qualsiasi circostanza sia accompagnato da misure, sotto controllo IAEA, che rendano più difficile la guerra nucleare per errore, come la "deallertizzazione" delle testate e la separazione delle stesse dai vettori. Il TPNW già, all'articolo 4, prevede un periodo di conversione e una certa flessibilità nelle forme di adesione da parte degli Stati dotati di armi nucleari e degli Stati che ospitano armi nucleari controllate da un altro Stato. Entro la prossima conferenza di revisione, fissata nel 2027, possiamo stabilire una categoria riconosciuta formalmente di Stati "associati" e/o "fiancheggiatori" (o altro termine similare) del Trattato. Sarebbero Stati non aderenti a pieno titolo ma orientati positivamente verso il percorso della proibizione giuridica, valutato quale strumento utile e opportuno, compatibile con le istanze di sicurezza globale, per giungere a un mondo senza armi nucleari". 

Per il testo del working paper (anche in inglese) si vada al link: https://www.petizioni24.com/ican-nfu

La dovremo presentare ufficialmente, questa proposta contenuta nel working paper, quale organizzazione accreditata membro ICAN in Italia,  al Terzo meeting,  previsto - sotto la presidenza del Kazakistan - nel 2025 a New York, la settimana che inizia il 3 marzo. 

Queste considerazioni spiegano perché riteniamo che, se occorre ricorrere, in Italia, ad uno strumento di LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE (LIP), preferiamo che sia meglio non prendere subito di petto la ratifica del nostro Paese al Trattato di proibizione delle armi nucleari.   

Al momento l'impegno degli  attivisti di ICAN, in Italia e nel mondo, guardando soprattutto ad Occidente, è quello di accerchiare con le città gli Stati per ottenere nuove adesioni al TPNW, aumentando quantitativamente in modo lineare gli Stati ratificanti e puntando in particolare a "sfondare" in qualcuno dei Paesi NATO.
A nostro parere, questa linea è tatticamente inefficace perché basata su due presupposti del tutto opinabili: 1) le armi nucleari sono già militarmente obsolete; 2) per i Paesi NATO non è difficile dissociarsi dal nucleare, che non è citato nel Patto del 1949.
Non si è capita, lo ripetiamo,  la fase, che - trainata dalle grandi guerre in corso - non solo è di riarmo nucleare generale ma anche di sciagurata introduzione di una nuova retorica sulla impiegabilità delle stesse sui campi di battaglia.
Il problema non è l'aumento quantitativo delle ratifiche, da perseguire con progressione lineare, che ora come ora non sposta una virgola nei rapporti di forza internazionali rispetto all'alternativa riarmo-disarmo.
Il problema è quello di tentare in tutti i modi di provocare una crepa - da allargare - nel fronte nucleare.
Ed è su questo punto che dovremo esercitare la nostra fantasia propositiva ed eventualmente, a nostro parere, avanzare in Italia una LIP studiata in modo acconcio.
La LIP, in sostanza, non dovrebbe riguardare una immediata, impossibile ratifica del TPNW da parte dell'Italia, che equivarrebbe nei fatti alla richiesta di una uscita dalla NATO, non matura negli attuali rapporti di forza politici e culturali.
Dovrebbe invece riguardare eventualmente l'indirizzo di un dialogo associativo dell'Italia rispetto al Trattato facendo riferimento all'articolo 4 del TPNW con al centro il non uso, in qualsiasi circostanza, delle armi nucleari.
Questa proposta potrebbe essere forse capita in modo più chiaro e diretto dalla più ampia opinione pubblica, che dalla TV e dai social un giorno sì e l'altro pure si vede squadernate sotto il naso la minaccia dell'uso delle armi nucleari e tende, giustamente, a rimuovere, per paura, il problema.
E' difficile arrivare a pensare che le élites governanti siano tanto stupide da autodistruggersi, ma per sì e per no può risultare utile prospettare l'interruzione del gioco alla roulette russa nucleare in cui purtroppo siamo tutti sempre più esplicitamente trascinati ...

Il primo settembre nell'incontro online che abbiamo organizzato affronteremo il problema in una discussione libera e aperta, esaminando questa ed altre possibili proposte.

(Milano, 25 agosto 2024)

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No ai nuovi euromissili: ci prepariamo ad  affiancare il movimento di resistenza tedesco (e a superare la "sindrome di Asterix")

di Alfonso Navarra - coordinatore dei Disarmisti esigenti (www.disarmistiesigenti.org - cell. 340/0736871)


Tornano gli "euromissili", dopo la disdetta, nel 2019, da parte della presidenza Trump, del Trattato che nel 1987 li aveva eliminati: questo il dato fondamentale di cui prendere coscienza nel suo significato e nelle sue implicazioni. E nell'obbligo di risposta cui ci chiama. Sullo sfondo delle guerre in Ucraina e in Medio Oriente (e di tutti i conflitti armati purtroppo dimenticati), il rischio di escalation anche nucleare si fa molto concreto, distogliendo dalla collaborazione "terrestre", indispensabile per affrontare i veri problemi della crisi ecologica e sociale; e dello stesso disarmo

I disarmisti esigenti hanno individuato tre pilastri su cui costruire la risposta: 1) il respiro non locale, ma ampio e generale, non limitato al versante NATO, pur non perdendo l'ancoraggio alle politiche del disarmo unilaterale, garantito anche dal ricorso a tecniche radicali (azioni dirette, disobbedienza civile) della nonviolenza di base; 2) il riconoscimento del ruolo di battistrada al movimento tedesco, da cui si attendono gli input iniziali per la mobilitazione; 3) la capacità di creare alleanze politiche strette con i soggetti di cui ci si può fidare perché mantengono, con la speranza utopica del futuro, una coerenza non scontata tra pensieri, parole ed opere. Su questo aspetto, per avviare una pressione ed un controllo, i Disarmisti esigenti, "novelli Diogene", sono stati gli unici in Europa a mobilitarsi fisicamente, davanti al Palazzo del Parlamento europeo a Strasburgo, le date della sessione inaugurale della Decima Legislatura, dal 16 al 19 luglio. Ricordiamo che il 18 luglio ha rieletto a capo della Commissione UE Ursula von der Leyen, allargando la sua maggioranza ai Verdi, mentre il 17 luglio una risoluzione "militarista", senza nessun riferimento a tentativi diplomatici e politici per portare la pace, ha ribadito "il fermo impegno dell'Ue a fornire sostegno politico, finanziario, economico, umanitario, militare e diplomatico per tutto il tempo necessario a garantire la vittoria dell'Ucraina".

Per quanto riguarda il primo punto, cioè il puntare al disarmo generale, sono importanti due aspetti: 1-a) le analisi che documentano come il riarmo nucleare intermedio sia oggi praticato anche dalla Russia. Putin nega, ma è ad esempio smentito dalle denunce della dissidente bielorussa, rifugiata in Lituania, Olga Karatch (considerata peraltro da Vilnius una sua "spia" e quindi sul punto di essere cacciata dal Paese). In ogni caso la stipula di auspicabili nuovi accordi INF (Forze nucleari intermedie), includenti possibilmente la Cina, potrà ristabilire dati più plausibili; 1-b) l'esperienza del Cruisewatching che, negli anni Ottanta del secolo scorso, contribuì, durante l'ultima fase del movimento europeo, a sostenere il processo che portò, nel 1987, al già citato accordo INF tra Reagan e Gorbaciov.  Il movimento italiano, più abituato ai grandi cortei, ebbe in esso un ruolo secondario, ma non mancò, attraverso il Campo internazionale per la pace di Comiso, di marcare una sua presenza, anche se numericamente molto ridotta.

Per quanto riguarda la situazione del movimento tedesco, dobbiamo registrare al momento uno stato che, sull'argomento, possiamo definire letargico. Un editoriale, a firma Heribert Prantl, apparso il 21 agosto 2024 su Il MANIFESTO quotidiano, dal titolo "Dove è finito il movimento pacifista?", esprime l'imbarazzo di un attivista (giornalista) colpito dalla distrazione e dal silenzio del movimento.  Sulla stessa edizione cartacea del 21 agosto un altro articolo ricorda che, secondo l'ultimo sondaggio Civey, un tedesco su due è convinto che gli euromissili porteranno all'escalation del conflitto con Mosca. Insomma, nemmeno in Nord Europa c'è entusiasmo popolare per il nuovo riarmo, specialmente nucleare, anche se la sponda per questo sentimento dissenziente, la cui intensità però è tutta da misurare, è comunque, al momento, raccolta da forze come gli scissionisti della Linke che fanno capo alla Sarah Wagenknecht e soprattutto al partito di estrema destra AFD. Lo possiamo attribuire, questo stato dormiente del movimento, a tre fattori: 1) la posizione dei Verdi e della Sinistra radicale di fiancheggiamento di quella che questi soggetti politici, con influenza sugli attivisti sociali, considerano la "resistenza partigiana ucraina"; 2) la "sindrome di Asterix" che affligge parti consistenti dei movimenti di base: vale a dire l'idea che le lotte vanno gestite, nella dimensione locale, ma con valore simbolico universale, per creare "zone liberate" dalla "oppressione dell'Impero"; 3) la sottovalutazione del rischio nucleare dentro il clima culturale in cui non si vogliono affrontare, per paura del baratro su cui si danza, "problemi troppo grossi" (ma tutto sommato ritenuti contenibili ai livelli di guardia) nella illusione che "le élites non saranno tanto stupide da autodistruggersi". 

In questa pagina web ci occupiamo di tutta la problematica sopra delineata, cominciando con un articolo sulla "sindrome di Asterix", propedeutico all'incontro on line, organizzato dai Disarmisti esigenti, del 1 settembre 2024, proseguendo con le analisi sul riarmo nucleare intermedio, riportando i commenti e gli articoli pubblicati da "Il  MANIFESTO" 

(si vada al link https://disarmistiobiettori.webnode.it/l/rastaeuromissili26/);

e infine proponendo la nostra presa di posizione del 16 agosto 2024, seguente i nostri diari sul presidio a Strasburgo di luglio. 

Per il 1 settembre 2024, dalle ore 17:30 alle ore 20:00, come anticipato, abbiamo organizzato una discussione online su piattaforma Zoom.

Entra Zoom Riunione: No ai nuovi euromissili: affiancare il movimento tedesco e superare la sindrome di Asterix
https://us06web.zoom.us/j/89502937624?pwd=9kVlwLToKoh76TbegiP4KmFnXFn7h3.1

E' utile, per essa, come materiale preparatorio, visionare la conferenza organizzata dalla WILPF Italia "ABOLIRE IL NUCLEARE" il 12 luglio alla Città dell'Utopia di Roma. La caratteristica di questo incontro con i giovani del Servizio Civile Internazionale è stata la spiegazione della strategia e delle installazioni nucleari "toccate con mano", a partire dall'esperienza storica della loro contestazione (il Cruisewatching), costata botte e carcere, da parte del movimento di base, che ha creato una conoscenza sociale concreta di validità che giudichiamo paragonabile, se non superiore, rispetto a quella tecnica o accademica. 

Questo il link a cui cliccare per vedere la conferenza del 12 luglio registrata:

https://www.youtube.com/watch?v=olLdIyaOYww

Segnaliamo altre iniziative in cantiere: una tre giorni che si sta organizzando a Comiso il 29-30-31 agosto 2024.  Dovremmo avere presto maggiori info.

E la proposta, avanzata da Alessando Capuzzo,  animatore della denuclearizzazione del Porto di Trieste, di focalizzare sull'esperienza di Comiso, portatrice di insegnamenti per le nuove lotte attuali, la tappa siciliana della Terza Marcia Mondiale per la pace con una iniziativa a Trappeto, presso il Centro Danilo Dolci.

LA SINDROME  DI ASTERIX, OVVERO LA STRATEGIA DELLE ZAD - ZONE LIBERATE DALL'OPPRESSIONE IMPERIALE

di Alfonso Navarra - coordinatore dei Disarmisti esigenti (www.disarmistiesigenti.org - cell. 340-0736871)

Un editoriale, a firma Heribert Prantl, comparso sulla prima pagina del quotidiano "Il MANIFESTO" (edizione cartacea del 21 agosto 2024), ripreso dalla stampa germanica, denuncia il disinteresse del movimento tedesco rispetto alla notizia che nuovi euromissili NATO, a testata convenzionale, saranno installati nel 2026 in Germania.

Noi pensiamo che questo, in parte sorprendente, silenzio (si spera solo momentaneo) sia dovuto a tre ordini di motivi, mentre Plantl prende in considerazione solo il terzo. Li elenchiamo:  1) la posizione dei Verdi e della Sinistra radicale di fiancheggiamento di quella che questi soggetti politici, con influenza sugli attivisti sociali, considerano la "resistenza partigiana ucraina"; 2) la "sindrome di Asterix" che affligge parti consistenti dei movimenti di base: vale a dire l'idea che le lotte vanno gestite, nella dimensione locale, ma con valore simbolico universale, per creare "zone liberate" dalla "oppressione dell'Impero"; 3) la sottovalutazione del rischio nucleare nel clima culturale in cui non si vogliono affrontare, per paura del baratro su cui si sta danzando, "problemi troppo grossi" (ma giudicati tutto sommato contenibili entro i livelli di guardia) nella illusione che "le élites non saranno tanto stupide da autodistruggersi". 

Per quanto riguarda il primo fattore, riteniamo significativo che Prantl non ne faccia cenno: questo è un indizio della influenza del secondo fattore, che abbiamo definito "sindrome di Asterix". Si cancella dal quadro analitico la dimensione politico-istituzionale, la cui rilevanza viene sottovalutata se non negata, e ciò rende monca e distorta la visione della realtà. Sulla stessa edizione cartacea (21 agosto) del giornale citato un altro articolo ricorda che, secondo l'ultimo sondaggio Civey, un tedesco su due è convinto che gli euromissili porteranno all'escalation del conflitto con Mosca. Insomma, anche in Nord Europa non c'è entusiasmo popolare per il nuovo riarmo, specialmente nucleare, anche se la sponda per questo sentimento, la cui intensità è tutta da misurare, è comunque, al momento, raccolta da forze come gli scissionisti della Linke che fanno capo alla Sarah Wagenknecht e soprattutto al partito di estrema destra AFD. Le considerazioni di Prantl sulla paura dominante nella opinione pubblica tedesca vanno allora ricalibrate alla luce di questo dato ignorato, cioè che sono le forze "estremiste" di destra e di sinistra le uniche a farsi oggi carico di preoccupazioni e sentimenti presenti nell'elettorato, addirittura in misura maggioritaria. 

La paura tra gli stessi attivisti che il disarmo nucleare sia "una montagna troppo grande da scalare" indubbiamente si fa sentire, ma diventa efficace perché è alimentata dalla consapevolezza che inerpicarsi significa fare i conti con la "minaccia russa da fronteggiare" e quindi si tocca un "tema divisivo": non solo i Verdi ma l'intera sinistra politica, nelle componenti moderate ed in quelle radicali (ad eccezione della citata Wagenknecht), ha accettato la retorica dell'Occidente contro le autocrazie, ponendo il "popolo ucrain0 resistente" come campione della "lotta per il mondo della libertà e del diritto". D'altro canto c'è anche la "sindrome di Asterix" che porta a sostenere che non c'è nessuna montagna da scalare. La lotta, secondo questa visione, non deve fare altro che contrastare direttamente sul territorio i punti di impatto delle scelte militariste costruendo, con la resistenza di base, zone liberate dalla oppressione imperiale: in Francia le chiamano ZAD, "Zone à défendre", luoghi che rappresentano spazi alternativi al modello economico e sociale dominante della potenza e del profitto. 

Ed ecco che, esposti questi dati, adesso possiamo riuscire a mettere meglio a fuoco la "sindrome di Asterix": il personaggio dei fumetti (e dei cartoni animati) creato dai francesi René Goscinny e Albert Uderzo, che vive in un villaggio gallico ergentesi a isola sopravvissuta alla conquista romana di Giulio Cesare. (Nella fantasia degli Autori, il motivo per cui il villaggio resiste al Grande Impero è perché i suoi guerrieri sono supportati, nella battaglia contro i Romani, dalla pozione magica preparata dal saggio druido Panoramix). Quello che conta, come metafora politica trasposta dal fumetto, è però l'idea di soggetti deboli che, uniti e organizzati sul territorio, armati della loro decisione e della loro forza solidale, sanno prevalere a livello locale sulla potente macchina repressiva dell'Impero creando contropoteri autogestiti. Le ZAD si costruiscono a livello locale, ma possono e devono "fare Rete"; anzi il cambiamento sociale rivoluzionario può essere concepito come loro proliferazione "rizomatica", sostituendo (come arrivò a teorizzare Alberto Magnaghi) la "coscienza di classe" con la "coscienza di luogo".    

Questo paradigma, per lo più inconscio, sul potere (macchina repressiva centralizzata) e sul contropotere (spazi sociali localizzati in espansione "rizomatica"), in Italia si è affermato negli anni Novanta ed addirittura, in un certo senso, è arrivato al governo per il tramite del Movimento Cinque Stelle, fondato da Beppe Grillo ed oggi, a quanto pare, in via di metamorfosi come "partito di Conte".  

Senza addentrarsi troppo in fumisterie filosofiche e sociologiche, quella che occorre bene inquadrare è una impostazione delle lotte che vada oltre la classica formula ecopacifista del "pensare globalmente, agire localmente". La nuova formula che andrebbe sperimentata, in quanto all'altezza dei problemi del presente, possiamo così sintetizzarla: "pensare globalmente, darsi obiettivi il più possibile generali, articolarli localmente, in modo che contribuiscono a un cambiamento dei rapporti di forza e a risultati oltre la dimensione locale". "Agire globalmente, puntare a cambiamenti generali coordinati localmente": è questo il motto che proponiamo di adottare, applicando la visione di un "nuovo internazionalismo della terrestrità" (o della solidarietà planetaria all'insegna di "Prima l'umanità, prima la vita universale").

Le "reti" non devono cioè essere sommatorie di resistenze locali, che giustificano sé stesse come alternativa globale (di fatto simbolica) al sistema; devono essere tentativi di percorsi di cambiamento generale di aspetti significativi del sistema. Per esemplificare: non ha senso mettere insieme i comitati locali dove esistono le basi NATO, ciascuno contestante la sua singola struttura (finiscono per raccontarsi, nei loro noiosi incontri, episodi particolari), se non si ha un obiettivo intermedio generale di indebolimento del potere militare transnazionale verso il superamento della NATO. Quindi, in questa logica, ha un senso fare una Rete che si propone di rendere pubblici gli accordi segreti che giustificano e regolano le basi USA in Italia, ha meno senso organizzarsi contro la struttura militare X nel luogo Y, magari ripetendo come un mantra che tale struttura non la si vuole qui ma nemmeno là.  L'esperienza storica dimostra che, con questo tipo di taglio, in genere si va a perdere, perché la realtà locale in genere non ha la forza per prevalere sul potere di ricatto degli Stati centrali; e fa venir fuori che, anche se si vince (a volte può persino succedere!), forse i danni politici e culturali di energie male impegnate diventano peggiori di quando si perde. 

E' notevole come gli attivisti di base mostrino resistenze a comprenderlo e insistano su un localismo indebitamente caricato di significati palingenetici. Le crisi contemporanee che subiamo ormai sono talmente gravi e universali, nel villaggio globale che è diventato il mondo, pur squassato dai conflitti di potenza, che solo un'azione generale guidata da un pensiero globale e olistico "della complessità" può avere un impatto adeguato e realistico. Non possiamo pensare di trovare una soluzione alle sfide globali proposte da una civilizzazione malata se al posto di unificarci – non uniformarci! – ci dividiamo e azzanniamo per questo o quel confine; e se al posto di costruire ponti costruiamo muri per difendere fortezze del privilegio. Dobbiamo sostituire, nella concretezza e nella quotidianità,  la speranza antica della "futura umanità unita" al posto della paura folle di confrontarsi con chi è diverso, di mettere in discussione se stessi e la propria vita, di dare opportunità ai popoli che abbiamo sfruttato e forse stiamo ancora iniquamente sfruttando...

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Il quotidiano "Il MANIFESTO" si occupa dei nuovi euromissili. 

Qui di seguito riportiamo l'editoriale di Heribert Prantl: "Dove è finito il movimento pacifista?", pubblicato il 21 agosto 2024

Ad questo link andiamo a raccogliere gli articoli che il Manifesto e altri quotidiani pubblicano sull'argomento.

Dov'è finito il movimento pacifista? 

di Heribert Prantl (21 agosto 2024)

Quaranta anni dopo. C'è silenzio, un silenzio di tomba. Missili da crociera Tomahawk, missili SM-6 e missili ipersonici vengono dispiegati in Germania, il paese rimane in silenzio, l'Europa tace. Nessuna protesta, nessuna manifestazione

C'è silenzio, un silenzio di tomba. Missili da crociera Tomahawk, missili SM-6 e missili ipersonici vengono dispiegati in Germania, il paese rimane in silenzio, l'Europa tace. Nessuna protesta, nessuna manifestazione.

La Germania è l'unico Paese in Europa a cui questi sistemi d'arma statunitensi sono destinati. Sono puntati contro la Russia.

Perché c'è tanto silenzio? Perché è estate, perché ci sono le vacanze? Perché la dichiarazione di Stati Uniti e Germania sul dispiegamento è incredibilmente concisa e asciutta? È lunga solo nove righe. Il silenzio ha forse a che fare con il fatto che sembra esserci ancora tempo? Dopotutto, il dispiegamento non inizierà prima del 2026. Oppure perché si è convinti che questi missili «porteranno solo pace»?

«In futuro, dal suolo tedesco uscirà solo la pace»: questa è stata la promessa fatta dai due Stati tedeschi nel 1990 con il Trattato "Due più Quattro". La Ddr e la Repubblica federale erano i due; i quattro erano Francia, Unione sovietica, Gran Bretagna e Stati uniti. Questo trattato ha aperto la strada alla riunificazione tedesca. La pace viene dunque da questi nuovi missili, che potrebbero essere dotati di armi nucleari? Oppure questa promessa ha assunto un significato diverso dopo la guerra in Ucraina, perché la deterrenza è ora più importante del disarmo? I tempi sono diventati così guerreschi che non ha più senso parlare di disarmo? La parola pace ha perso il suo fascino?
Dietro questi punti interrogativi c'è il silenzio.

***

Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che reagirà in modo «speculare». Quando a un'azione minacciosa si reagisce con una minaccia maggiore, e gli avversari hanno contro-reazioni che si alimentano reciprocamente, questa si chiama escalation. L'escalation significherà che i missili a lungo raggio, che in teoria possono essere dotati di armi nucleari, lo saranno anche in pratica. Bertold Brecht aveva messo in guardia da questa corsa al riarmo decenni fa. «La grande Cartagine», scriveva nel 1951, «ha combattuto tre guerre. Era ancora potente dopo la prima, ancora abitabile dopo la seconda. Dopo la terza non fu più possibile trovarla». In una terza guerra mondiale, l'Europa sarebbe come Cartagine, o peggio. I cavalieri dell'apocalisse sono ora armati di armi nucleari.

Il Cancelliere tedesco Olaf Scholz ha definito la decisione di installare i nuovi missili statunitensi in Germania una «decisione molto buona». Deve dire questo perché nel suo giuramento ha promesso di evitare danni al popolo tedesco? Quanto è grande il pericolo che la Germania diventi un campo di battaglia? Era questa la paura che ha segnato le proteste contro il riarmo negli anni Ottanta, quando i missili Pershing II vennero installati nella Repubblica federale.

La guerra nucleare, si diceva allora, durante le grandi manifestazioni, diventava «più precisa e più controllabile» con i missili Pershing; la soglia di inibizione al loro uso si sarebbe quindi abbassata. I Tomahawk che vengono ora impiegati meritano davvero la parola «preciso». E, a differenza dei Pershing, possono raggiungere Mosca. Questo aumenta o diminuisce il rischio che Mosca cerchi di eliminare questi missili in modo preventivo?

In Germania c'è un tale silenzio che si sente ancora l'eco delle vecchie proteste, quelle di allora, quando in tutta Europa c'era un movimento per la pace. Era quaranta, quarantacinque anni fa. Allora milioni di persone scesero in piazza con lo slogan «No alla morte nucleare» e protestarono contro la «doppia decisione» della Nato di installare i missili e avviare trattative con Mosca. In Germania, questo era il tema centrale delle proteste, con la manifestazione pacifista all'Hofgarten di Bonn dell'ottobre 1981, seguita dai numerosi blocchi contro i trasporti dei missili a Mutlangen. Tra chi ha sbarrato le strade ai missili c'erano scrittori come Günther Grass e Heinrich Böll, uomini e donne di chiesa, artisti e docenti universitari, e poi grandi masse di persone senza nome.

***

In quel periodo, al tempo dei movimenti per la pace, il disarmo arrivò anche nel sistema giudiziario tedesco: nel 1995, la Corte costituzionale federale stabilì che i blocchi effettuati dai sit-in non costituivano violenza. Le sentenze contro chi aveva bloccato i missili dovettero quindi essere annullate. Era molto tempo fa. Ma nel 2010 il Bundestag ha deciso a larga maggioranza che il governo Merkel avrebbe dovuto fare una campagna «vigorosa» per il ritiro di tutte le armi nucleari statunitensi dalla Germania. Anche questo era molto tempo fa. I missili Tomahawk di oggi sono meno pericolosi perché più precisi e veloci dei Pershing del passato? Oppure la situazione mondiale è così pericolosa che dobbiamo accettare di vivere con la paura che – se il peggio dovesse accadere – in Germania potrebbe non restare in piedi nemmeno una pietra?

Oggi la paura paralizza. All'epoca alimentava le proteste, ma oggi ne assorbe l'energia. Molte persone si spengono completamente quando si parla di guerra, armamenti e armi, perché hanno la sensazione di trovarsi di fronte a una montagna che non riescono a vedere perché diventa sempre più alta. Questo si chiama mancanza di speranza. E alcuni evitano di lottare per il disarmo perché non vogliono essere visti come amici di Putin.

Il ministro della difesa Boris Pistorius sostiene che c'è un «gap di capacità» per giustificare il rafforzamento militare. Ma anche il movimento per la pace soffre di un «gap di capacità». Ha perso la capacità di protestare in nome della speranza.

In Europa dobbiamo imparare di nuovo che cos'è la pace. Non c'è sicurezza con una spesa militare ancora più alta, né con un numero ancora maggiore di carri armati, né con un numero ancora maggiore di testate nucleari. La sicurezza non raddoppia se si raddoppiano le spese militari e le armi. Non si dimezza se si dimezzano le spese e le armi. Aumenterà se i due avversari imparano a guardarsi a vicenda. È così che possiamo imparare di nuovo come fare la pace.

*Heribert Prantl è editorialista del quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung. Il 3 e 4 settembre prossimi terrà alla sala concerti di Bolzano tre conferenze sulla stampa, la guerra e la pace.

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Articolo del 16 agosto 2024 di Alfonso Navarra - coordinatore dei Disarmisti esigenti (www.disarmistiesigenti.org)

TORNANO GLI EUROMISSILI: AFFIANCHIAMO LA RISPOSTA DEL MOVIMENTO TEDESCO


Tornano gli "euromissili", dopo la disdetta, nel 2019, da parte della presidenza Trump, del Trattato che nel 1987 li aveva eliminati: questo il dato fondamentale di cui prendere coscienza nel suo significato e nelle sue implicazioni. E nell'obbligo di risposta cui ci chiama. Sullo sfondo delle guerre in Ucraina e in Medio Oriente (e di tutti i conflitti armati purtroppo dimenticati), il rischio di escalation anche nucleare si fa molto concreto, distogliendo dalla collaborazione "terrestre" indispensabile per affrontare i veri problemi dello stesso disarmo; e della crisi ecologica e sociale.


Quando si parla di "euromissili", sia dei "vecchi" di Cosimo, sia dei "nuovi" che la NATO, all'ultimo vertice di Washington del luglio 2024, ha ufficializzato di installare, per cominciare, in Germania, a partire dal 2026, ci si riferisce a sistemi d'arma, basati in Europa, di gittata intermedia, che, sia i "vecchi" che i "nuovi" Cruise, ed anche altre tipologie, non hanno propulsione nucleare. Per i "nuovi", annunciati nel 2026 in Germania, si esclude, al momento, la testata nucleare, ma l'esperienza insegna che c'è poco da fidarsi della rassicurazione da parte dei potenti.

I termini che occorre preliminarmente chiarire, per evitare la confusione che sta circolando in alcuni articoli, sono quelli di "gittata" e "testata".

Per "gittata" si intende la capacità di percorrenza di un missile o di un sistema d'arma. I missili con testata nucleare possono essere a corto o medio o a lungo raggio. Quelli a corto raggio sono in genere definiti tattici, quelli a medio raggio sono "di teatro" (gli euromissili degli anni ottanta lo erano), quelli a lungo raggio sono strategici e attualmente balistici intercontinentali.

Per "gittata" in modo improprio si può anche intendere il tipo di propulsore, diciamo - per esemplificare grossolanamente - il motore. Attualmente sono in sperimentazione missili che hanno un motore nucleare. Una nave o un sommergibile possono essere a propulsione nucleare ma non essere armati nuclearmente, cioè non avere a bordo sistemi di lancio e relativi missili con testate nucleari.

Il Trattato INF (Intermediate Nuclear Forces) fu firmato l'8 dicembre 1987 a Washington tra USA e URSS e, come si è detto, portò all'eliminazione e distruzione di tutti i Cruise, Pershing-II e SS-20 nucleari, con gittata tra 500 e 5.500 Km (2.692 in tutto) avviando il cammino verso la fine della "Guerra fredda". I missili balistici intercontinentali hanno più di 5.500 km di gittata e, a differenza di quelli da crociera ("Cruise" in inglese), spinti da un motore per tutto il volo, seguono una traiettoria in base alle leggi della balistica: raggiungono dopo una breve spinta iniziale un'altitudine elevata e quindi ricadono sulla Terra...

La lotta agli euromissili a suo tempo, vale a dire negli anni Ottanta del secolo scorso, ha avuto vari aspetti e varie fasi, fino a conseguire una vittoria parziale. Il citato trattato INF che pose loro fine - riguardava, come si è accennato, missili NATO ma anche missili schierati nell'area del Patto di Varsavia. Noi ne parliamo oggi, dopo decenni, con cognizione di causa, non per scienza infusa, ma perché abbiamo vissuto sulla nostra pelle, con carcere e con botte, da protagonisti, per merito, per scelta, ma anche per caso (come in tutte le vicende umane!), la lotta portata a suo tempo per opporsi alla loro installazione e al loro funzionamento. Ne parliamo come esempio della competenza sociale che nasce dall'impegno di base, da distinguere e valorizzare rispetto alle competenze professionali e accademiche.


La caratteristica dell'IPC (International Peace Camp) di Comiso, organizzante dall'estate 1982 attivisti stabilitisi in permanenza nella cittadina siciliana, che differiva dal CUDIP filosovietico, era quella di agire in un network internazionale che si batteva per lo smantellamento dei missili e il disarmo sia ad Ovest che ad Est, come poi i trattati internazionali - lo abbiamo ricordato - vennero a certificare. Ovviamente da antimilitaristi nonviolenti noi eravamo convinti che atti di disarmo unilaterale avrebbero favorito il disarmo generale. E il capo dell'URSS Gorbaciov attuò proprio questa strategia per innescare il più grande disarmo della storia. Gli euromissili in occidente erano i Tomahawk Cruise, dispiegati prima a Comiso, poi anche in altre località europee, tra cui Greenham Common in Gran Bretagna, e i Pershing-II di Mutlangen in Germania.


La lotta in una prima fase fu caratterizzata in Italia da grandi manifestazioni di massa sia a Roma (il 24 ottobre 1981!) che in Sicilia (nell'aprile del 1982). Poi vi fu la fase dei blocchi nonviolenti di massa a Comiso (l'IMAC del 1983). I tentativi di non collaborazione attiva a livello locale e le iniziative contro gli espropri da cui derivò la campagna del metro quadro di pace: acquisto della Verde Vigna e di altri 3 terreni attaccati al "Magliocco" (così si chiamava la base di Comiso, ex aeroporto militare fascista) che fu riattivato e ospitò i 112 Cruise nucleari assegnati all'Italia.

Infine vi è stata la fase finale, il network internazionale per il Cruisewatching che aveva di fatto come punto di riferimento centrale il campo femminista di Greenham Common, a circa 100 km da Londra. 

Spieghiamo più in dettaglio il Cruisewatching, questa pratica di disobbedienza civile di massa volta a vanificare il principale vantaggio tecnico del sistema d'arma nucleare Cruise Tomahawk: il potere essere lanciato quasi rasoterra da punti non individuati e quindi, sfuggendo ad avvistamenti satellitari e radar, impiegabile in strategie di "first use nucleare".
Mentre in Italia il movimento mollò la presa (tranne pochi "pazzi" irriducibili a Comiso e in Sicilia, tra i quali lo scrivente), nel resto d'Europa si continuò con l'azione diretta e la disobbedienza civile, dando di fatto una mano alla strategia pacifista di Gorbaciov, che - come si è accennato - era anche basata su misure unilaterali di disarmo da parte sovietica. Che poi l'Urss successivamente sia crollata e abbia interrotto vari percorsi di democratizzazione e ristrutturazione sociale, questo è un altro paio di maniche...


Gli euromissili della Guerra Fredda - in Italia 112 Cruise allora sicuramente con testata nucleare, montati sui camion TEL (trasportatori elevatori lanciatori) - furono effettivamente schierati e la base militare che li ospitò (il Magliocco di Comiso) fu effettivamente costruita, per lo più da manodopera locale ragusana. Ma noi permanenti non ci arrendemmo e lavorammo dall'inizio del 1984 in poi a ostacolare le esercitazioni mensili dei convogli con i TEL, partenti da quella base, che si addestravano alla guerra nucleare limitata in Europa: la Sicilia faceva da "pagliaio" per l'ago dei missili che dovevano nascondersi, lo si è anticipato, in punti di disseminazione segreti. Noi riuscivamo a individuare alcuni di questi punti inseguendo, con opportuni accorgimenti (ma bastavano le bici!), i convogli dei missili per strada. Avevamo acquistato, con la campagna del metro quadro di pace, la terra accanto alla porta principale del Magliocco (la "Verde Vigna"), quindi sentivamo quando i missili uscivano di notte, i militari non potevano imbrogliarci!

(Sul Cruisewatching in Europa e in Italia ho recentemente - 12 luglio 2024 - tenuto un incontro organizzato dalla Wilpf Italia a Roma presso la Città dell'utopia. L'iniziativa è stata registrata ed è anche visionabile su Radio Nuova Resistenza. Al momento non trovo il link ma a richiesta posso inviare via mail la registrazione completa: scrivete ad alfiononuke@gmail.com).


La lotta contro i nuovi euromissili, che non sono solo NATO, dovrà mantenere questa proiezione politico-organizzativa Est-Ovest verso il disarmo generale. Ed anche il principio del disarmo unilaterale come propulsore di accordi pacifici e di pace, con relativa messa in campo di disobbedienze civili e azioni dirette a livello locale. Nei nuovi euromissili ad Ovest il territorio di partenza è la Germania ed è dai movimenti tedeschi che dobbiamo aspettare degli input per la solidarietà concreta. Così come pacifisti tedeschi e europei (e da tutto il mondo) scesero a Comiso, allo stesso modo molti di noi dovranno recarsi ad affiancare le lotte in Germania.

Ad Est - denuncia ad esempio Olga Karatch- ci sono già euromissili russi con testata nucleare installati in Bielorussia. Anche con questa lotta dobbiamo essere collegati possibilmente con un aggancio alla campagna Object war che riguarda il diritto al non reclutamento negli eserciti e l'obiezione alle guerre che stanno montando sia sul territorio ucraino (di fatto una guerra NATO Russia) sia in Medio Oriente...

Riepilogando, per quanto riguarda la prima risposta di movimento in Italia da dare alla decisione USA e NATO (quindi UE) di reinstallare gli euromissili a partire dalla Germania (edulcorata con la inattendibile rassicurazione che nel 2026 saranno privi di testate nucleari), ecco ora sotto esposte, in modo più schematico, le condizioni che, per un movimento di opposizione intelligente, cioè nonviolento, riteniamo garantiscano correttezza di impostazione e serietà di risultati del percorso.

1) Lo si è già detto e lo si ribadisce: così come Comiso fece da battistrada nella mobilitazione europea dal 1981 al 1987 , oggi questo ruolo spetta al movimento tedesco, che è quello che deve reagire al primo impatto diretto della decisione e mettere in campo la forza di resistenza più intensa e massiccia.

2) I VIP televisivi e le personalità famose è meglio che si accodino agli appelli lanciati dagli attivisti dei movimenti, in questo caso si tratta di aspettare input dalla Germania, perché - per citare uno tra i tanti motivi - non saranno sicuramente questi personaggi a sdraiarsi davanti alle ruspe che porteranno avanti i lavori di costruzione delle strutture militari. Un eventuale loro ruolo sta nell'appoggiare i movimenti di lotta, non nel lanciare mobilitazioni cui poi non parteciperanno in prima persona. E si sta parlando della resistenza nonviolenta seria, quella basata sulla continuità dell'azione diretta e della disobbedienza civile, non delle passeggiate una tantum che lasciano il tempo che trovano. Anche su questo punto Comiso docet.

3) Questa mobilitazione comunque è meglio sia inquinata il meno possibile dall'intervento strumentale delle forze e dai soggetti che parlano di pace all'opinione pubblica e poi al dunque avallano con il voto o le pilatesche astensioni le decisioni istituzionali di guerra. Non possiamo infatti ignorare ciò che legittima e muove la macchina amministrativa pubblica, cioè gli apparati che organizzano in direzione attuativa ben precisa centinaia di migliaia di pubblici funzionari.

E' fondamentale, sulla base dei fatti, allora sapere in una lotta di chi ci si può fidare pienamente e di chi no. Lo abbiamo già scritto in un nostro comunicato datato del luglio scorso:

"Attualmente rispetto a questa possibile escalation nucleare annunciata la sensazione è che manchi persino la consapevolezza della gravità della scelta della NATO di fatto in guerra con la Russia. Un movimento pacifista che non abbia i terminali capaci di captare i nuovi segnali di guerra è un movimento che arretra nella sua funzione primaria: quella di individuare con prontezza il pericolo e di elevare nell'opinione pubblica la percezione del rischio. È necessario, allora, recuperare prontezza e capacità di comunicazione, nel segno della forza della verità.

Noi Disarmisti esigenti per l'intanto non aspettiamo le scadenze rituali che ci chiudono nel ghetto dei comportamenti ovvi e prevedibili, per quanto a volte massivi e falsamente rassicuranti. Ecco perché abbiamo chiamato, "novelli Diogene", a presidiare, a Strasburgo, l'insediamento del nuovo Parlamento europeo (Decima legislatura), quello che il 18 luglio ha votato Ursula Von der Leyen presidente della Commissione UE sulla base di un discorso programmatico in cui la guerra è costituente. Puntiamo gli occhi su Strasburgo anche per rilevare un minimo di coerenza tra il voto chiesto contro la guerra e il comportamento degli eletti."...

La nostra voce potrà farsi sentire con forza e all'unisono con un movimento internazionale, partito dalla Germania, dando concretezza e da subito affidabilità per una lotta di popoli europei contro un riarmo che richiama la dimensione nucleare, al di là delle rassicurazioni fuorvianti, che, oggi più di ieri, se imboccato, (si pensi solo alle innovazioni tecnologiche: velocità ipersoniche, miniaturizzazione, uso dell'intelligenza artificiale), può sfuggire ad ogni controllo e sfociare in un terribile e irrimediabile Olocausto.

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