Da parte di Alfonso Navarra – portavoce dei Disarmisti esigenti
(sotto riportato il volantino che distribuiremo alla manifestazione per la pace del 5 novembre)
PER IL 5 NOVEMBRE OLTRE IL 5 NOVEMBRE
IL CESSATE IL FUOCO ESIGE, PER COERENZA, IL NO ARMI AI BELLIGERANTI, NO RIARMO, NO SANZIONI
Cara/o presidente cristiano
In vista della mobilitazione del 5 novembre ti avanziamo una proposta che riteniamo vada nel senso della tua ricerca di soluzioni pratiche e nonviolente al problema di come fermare l’escalation bellica con epicentro Ucraina.
Un tuo bell’intervento, firmato con altri 43 presidenti, termina con l’invito a “percorrere l’utopia della Pace”, citando Papa Franceso all’Angelus del 24 marzo 2022:
“La vera risposta non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari ma un'altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo e di impostare le relazioni internazionali”.
La manifestazione del 5 novembre, nel suo senso POLITICO, è un tentativo di messa in pratica di un altro invito del Papa, ad un Angelus più recente (3 ottobre 2022):
“In nome di Dio e in nome del senso di umanità che alberga in ogni cuore, rinnovo il mio appello affinché si giunga subito al cessate il fuoco. Tacciano le armi e si cerchino le condizioni per avviare negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza, ma concordate, giuste e stabili”.
E’ un tentativo, quello di Europe for Peace, a nostro giudizio parziale, perché il “tacciano le armi” per “consentire all’ONU di avviare negoziati positivi”, risulterebbe più forte e credibile alle seguenti condizioni, che esprimono coerenza tra il mezzo e il fine (“sii il cambiamento che vuoi vedere realizzato”).
Prima condizione: Se invito il governo italiano ad agire per fare tacere le armi, è bene che l’Italia non faccia parte di quei Paesi che forniscono bombe e missili ai belligeranti. La legge 185 vieta di rifornire i Paesi in guerra e qui non c’è una risoluzione dell’ONU che autorizza l’uso della forza (che è cosa diversa da una presa posizione assembleare di condanna di una invasione militare). Né risulta che qualcuno abbia delegato alla NATO di ergersi giudice e poliziotto del mondo. Quindi noi dall'Italia chiediamo di non sparare e lo possiamo fare senza imbarazzo perché siamo i primi a non passare le armi a chi le usa e le userà sul campo di battaglia, quale che sia il giudizio che formuliamo sulla fondatezza delle sue ragioni.
Seconda condizione. Chiediamo, come Italia, che l’ONU intervenga a mediare perché noi stessi siamo autorevoli e affidabili come promotori di dialogo e di mediazione. Non è certamente questa la situazione di chi è cobelligerante di fatto perché supporta un esercito con soldi, cannoni, tecnologia, addestramento al combattimento. Ed accompagna il supporto alla guerra militare con una guerra economica attraverso sanzioni energetiche mal concepite (pare che oltretutto danneggiano più il sanzionatore che il sanzionato).
L’appello che avete proposto giustamente propone che l’Italia ratifichi il Trattato di proibizione delle armi nucleari: questo rientra perfettamente nel nostro ragionamento perché, da parte di chi la denuncia, è logico gettare acqua sul fuoco di una escalation atomica che viene esplicitamente e sciaguratamente brandita.
Stante le argomentazioni finora esposte, ecco che si può capire il significato dello striscione (sopra riportato) con cui saremo presenti il 5 novembre alla manifestazione di Roma e dell’invito che vi rivolgiamo ad essere pronti a scendere di nuovo in piazza quando, all’inizio del 2023, il governo italiano metterà ai voti parlamentari la decisione di supportare ancora l’esercito ucraino. (Il sesto pacchetto di aiuti militari nei prossimi giorni probabilmente seguirà il “metodo Draghi”, provvedimento secretato comunicato solo al COPASIR, senza dibattito in aula).
Il miglior modo di fare tacere le armi è smetterla di apparecchiarle nella illusione che servano a risolvere le controversie internazionali! Se solo uno su 100 di quelli che scendono in piazza il 5 novembre lo ribadissero sotto Montecitorio, Palazzo Madama e Palazzo Chigi, ecco che forse potremmo inaugurare un’altra storia più incisiva del pacifismo: meglio agire prima piuttosto che lamentarsi dopo dei fallimenti e dell’incomprensione da parte delle moltitudini popolari!
La dinamica purtroppo la conosciamo: a) emergenza bellica; b) risposta emotiva di massa canalizzata in un contenitore generico (spesso strumentalizzato da soggetti della dimensione politico-istituzionale); c) delusione della base e isolamento degli animatori pacifisti, che tornano minoranza inascoltata. È ora, se possibile, di uscire da questo circolo vizioso mostrando il senno del prima.
Facci sapere se sei disponibile, per questa mobilitazione in presenza contro l’invio di armi a Kiev:
1) A contattarci direttamente il 5 novembre. Ci trovi dietro lo striscione che apriamo alle 11:30 all’ex Planetarium davanti Santa Maria degli Angeli (Piazza Repubblica - angolo via Romita)
2) Ad un incontro on line a due voci da concordare (quando e come vuoi);
3) Ad un incontro collettivo che indiciamo domenica 13 novembre con inizio alle ore 17:00 su piattaforma Google Meet
meet.google.com/hke-wexi-dde
Se siete d’accordo potete subito scrivere a: coordinamentodisarmisti@gmail.com – cell. 340-0736871
Potete trovarci da subito in presenza dietro questo striscione (Pza Repubblica, angolo via Romita, vicino ex Planetario, ore 11:30):
Si ricorda anche che è ancora possibile aderire all'appello:
SALVIAMO LA TERRA - BLOCCHIAMO LA GUERRA
Revochiamo le sanzioni energetiche contro la Russia che ci separano dalla pace. Indirizziamoci invece verso la soluzione negoziata e cooperativa del conflitto!
PACE SIGNIFICA ANCHE PANE!
Con primi firmatari: Alfonso Navarra – Antonia Sani - Luigi Mosca - Moni Ovadia - Alex Zanotelli - Angelica Romano - Patrizia Sterpetti - Luciano Benini - Antonino Drago - Federica Fratini - Antonella Nappi ... e altre/i
Questo il link: https://www.petizioni.com/nonsiamoinguerra-nosanzioni
IL VOLANTINO PER IL 5 NOVEMBRE
DIAMOCI APPUNTAMENTO, NOI DEL 5 NOVEMBRE, PER CONTESTARE IL VOTO SULL’INVIO DELLE ARMI A KIEV!
Stiamo, oggi 5 novembre, manifestando perché tacciano le armi e l’ONU intervenga per arrivare a una tregua tra i combattenti, propedeutica a negoziati di pace.
Molto bene. È positivo il tentativo di riportare il tema della pace al centro del dibattito pubblico. Non può, infatti, essere ignorato il contesto politico-culturale per il quale, in Italia (ma anche per lo più nel resto d’Europa) il solo parlare di pace è tacciato di filoputinismo!
Per essere coerenti e conseguenti adesso è giusto che ci riconvochiamo, con la stessa logica e la stessa forza, per evitare che, dall’Italia, si getti benzina sul fuoco della guerra. Se ci battiamo perché le armi non sparino è doveroso battersi perché non siano passate a chi le usa per sparare. Siamo contro la guerra e quindi siamo contro a che degli esseri umani si sparino l’uno contro l’altro, a prescindere dalle ragioni e dai torti reciproci. Anche se le ragioni fossero tutte da una parte e i torti tutti dall’altra. Oggi non ci sono più guerre giuste, ci ricorda lo stesso Papa Francesco. Per due motivi: 1) perché qualsiasi impiego di armi oggi danneggia più gli innocenti estranei che gli implicati direttamente nel conflitto e danneggia la Terra, cioè il corpo vivente di tutti; 2) perché esiste l’alternativa efficace dei metodi di resistenza nonviolenta.
Quindi è la guerra in sé l’aggressore che ci aggredisce tutti. E dobbiamo boicottarla in tutti i modi (nonviolenti) possibili. Per altruismo ed anche per egoismo: abbiamo capito che è in gioco la nostra stessa pelle se scattano escalation mal guidate…
Le armi tacciano, perciò non siano apparecchiate per chi dà loro la parola. Non le si fornisca ai russi e nemmeno le si fornisca all’esercito ucraino, che non siamo affatto obbligati a sostenere se vogliamo sostenere il popolo ucraino. La differenza, ci segnalano i sondaggi, il popolo italiano l’ha colta, quando per il 75% manifesta contrarietà al coinvolgimento armato anche indiretto dell’Italia nella guerra in corso.
Quando allora dovremmo rivederci in piazza per contestare un voto parlamentare per nuovi aiuti militari all’Ucraina? È possibile più presto di quanto non ci immaginiamo. Forse prima del 1° gennaio 2023, data in cui dovrebbe scadere la prassi instaurata dal governo Draghi: provvedimenti segretati a conoscenza solo del COPASIR. Stando alle parole del nuovo ministro della difesa Crosetto i nuovi eletti potrebbero essere presto chiamati a dimostrare con un voto l’”unità nazionale” sulle armi a Kiev.
All’”unità nazionale” dei partiti noi possiamo rispondere con l’”unità popolare” che va a fare sentire la sua voce sotto Montecitorio e Palazzo Madama. La ragione ci sembra chiara. Non vogliamo alimentare il mostro orrendo della guerra! Non un cannone, non un soldo, non un soldato per essa! L’umanità deve porre fine alle guerre o saranno le guerre, sarà questa guerra, a porre fine all’umanità!
Dobbiamo essere pronti per questa mobilitazione, che attiveremo quando l’agenda del nuovo governo Meloni sarà esplicitata. Ogni soggetto, individuale e collettivo, ci arrivi con le proprie posizioni nonviolente. Convergiamo rispettando le nostre differenze!
Per quanto ci riguarda, Disarmisti esigenti & partners, andremo in quell’occasione in piazza con la stessa piattaforma riconoscibile con la quale partecipiamo a questo 5 novembre: stop, appunto, all'invio di armi, fine delle sanzioni, disarmo atomico a partire dalla ratifica del Trattato di proibizione delle armi nucleari con il conseguente ritiro dalla condivisione nucleare NATO, apertura di spazi percorribili per la soluzione politica, lotta per lo scioglimento dei blocchi militari, e immediata connessione tra “fine del mese” e “fine del mondo”. La lotta alla guerra, in parole povere, va agganciata alle conseguenze in termini di crisi economica e deterioramento delle condizioni di esistenza, carovita e carobollette, crisi energetica e crisi alimentare.
Ma, ripetiamo, ognuno si faccia vivo e presente con le sue parole d’ordine, sotto i Palazzi del Potere! Quanti saremo? Basterebbe un decimo di questa manifestazione del 5 novembre per cominciare a costruire una storia diversa (dalle solite manipolazioni politiche di cui il movimento spesso finisce vittima)!
Se siete d’accordo potete subito scrivere a: coordinamentodisarmisti@gmail.com – cell. 340-0736871
Potete trovarci da subito in presenza dietro questo striscione (Pza Repubblica, angolo via Romita, vicino ex Planetario, ore 11:30):