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La NATO non muore anche se cerebro lesa

Report di Alfonso Navarra da Londra (www.disarmistiesigenti.org) - 5 dicembre 2019
Il vertice del 70ennale della NATO, quello preceduto dalla sparata di Macron sulla “morte cerebrale” dell’Alleanza, si e’ concluso ieri (4 dicembre 2019), ribadendo che il militarismo transnazionale non chiude affatto i battenti, ma va avanti, incluse le strategie di condivisione nucleare, oggi sicuramente più per inerzia che per convinzione.
L’articolo 5, cuore del Trattato, viene riaffermato nel comunicato finale emerso da Londra: “Riconfermiamo il duraturo legame fra Europa e America del Nord e il nostro solenne impegno contenuto nell’articolo 5 del trattato di Washington che un attacco contro uno degli alleati debba essere considerato un attacco contro tutti noi”.
Ma cominciano a rafforzarsi i dubbi sulla effettiva volontà americana di volerlo rispettare, in termini stringenti come ai tempi in cui il problema centrale era il confronto globale tra i due "sistemi": la presunta libertà occidentale contro il presunto egualitarismo sovietico.
Sulla deterrenza nucleare il Summit decide "l’ulteriore rafforzamento della nostra capacità di difenderci con un appropriato mix di capacità nucleari, convenzionali e anti-missilistiche, che continueremo ad adattare: finché esisteranno armi nucleari, la Nato resterà una alleanza nucleare". E ricordiamo che per la NATO gli arsenali nucleari restano sempre "la suprema garanzia di sicurezza".
Chi scrive ritiene che il presidente francese abbia colpito nel segno quando coglie la crescente divaricazione odierna tra gli interessi strategici ed economici degli USA e quelli dell’Europa: ma la soluzione non può essere quella, prospettata con molta retorica da Parigi, di creare un pilastro militare europeo autonomo nell’Alleanza.
A latere del vertice imperversa infatti la guerra dei dazi, con le ritorsioni USA alle tasse sulle grandi aziende digitali decise in particolare dalla Francia.
Questo contrasto USA-Europa diventerà sempre piu’ profondo a partire dalle esigenze economiche degli stessi complessi militari industriali energetici: e questo potra’ essere il motore della disgregazione di un “blocco” occidentale che non esiste più in seguito alla fine, l’altro ieri, della Guerra Fredda, e, ieri, dell’unipolarismo americano subentrato dopo il crollo del comunismo sovietico.
Ed in seguito anche al cedimento del collante ideologico che compattava l'alleanza, quella idea, appunto, di "Occidente liberale e democratico" ora messa in crisi dall'affermarsi del sovranismo nazionalista persino nella superpotenza leader dell'ex blocco.
I "reali interessi" su cui si fondano i rapporti tra gli alleati non sono quelli di un complesso militare industriale unico, che esiste solo nella testa degli economicisti vecchio stampo, i quali non colgono la complessità strutturale nonché pluridimensionale delle logiche della potenza.
I gruppi multinazionali rivaleggiano per accaparrarsi il controllo dei mercati e delle materie prime, ma hanno sempre una base statuale nazionale dietro le spalle, e gli interessi delle varie potenze, grandi e medie, possono convergere ma mai coincidere del tutto, anche se la tendenza e' quella al compromesso conflittuale finche' e' possibile.
Di qui la centralità, nella tendenza alla convergenza nel contesto delle divergenze, della questione del burden sharing, vale a dire di come dividersi il carico delle spese per la sicurezza comune: l’obiettivo del 2% del PIL nelle spese militari che gli americani, ed in particolare Trump, pretendono. E su cui hanno ottenuto impegni ulteriori dei Paesi europei per ben 400 miliardi di dollari entro il 2024 (vedi sotto dichiarazioni di Stoltenberg). Gli Alleati si impegnano non solo a portare la loro spesa militare almeno al 2% del PIL (solo 8 paesi su 29 sono in regola), ma a destinare almeno il 20% di questa all’acquisto di armamenti. Obiettivo già raggiunto da 16 paesi su 29, tra i quali l’Italia. In tale quadro si inserisce il riconoscimento dello spazio quale quinto campo operativo, cioe'  si annuncia un costosissimo programma militare spaziale della Alleanza, che si aggiunge come sbocco affaristico per i complessi militari industriali (notare il plurale - ndr).
Nel comunicato finale della NATO per la prima volta si cita la “sfida” della poderosa ed opaca ascesa cinese, già seconda potenza militare al mondo, in via di ulteriore espansione. Ma ancora, in questa crescita, soprattutto dal lato economico, si riconosce una “opportunità” per tutti. Ricordiamo che, assieme alle accuse sulle violazioni russe, la modernizzazione nucleare cinese è stata presa a pretesto dagli USA per la disdetta degli accordi INF sulle armi nucleari intermedie, gli euromissili smantellati anche grazie alle lotte di Comiso, Greenham Common, Florennes, Woensdrect e Mutlangen (la Rete internazionale del Cruisewatching).
L’Italia sulla questione cinese e’ sul banco degli imputati perché è stato il primo paese occidentale ad aderire alla Via della Seta, lo strumento di penetrazione economico-politica di Pechino. Ne’ intende rinunciare alla tecnologia cinese sul 5G di Huawei, che Washington considera una minaccia alla sicurezza.
Conte ha avuto, a latere, un incontro a due con Trump e a questo proposito ha dichiarato: “Non è che l’Italia può sfilarsi da una tecnologia. l’Italia applica tutte le misure di protezione e tutti i controlli per assicurare la riservatezza dei dati”.
Conte con Trump ha anche parlato della Libia perché ha bisogno dell’appoggio USA al traballante governo ONU amico dell’ENI, mentre Berlino, Parigi e Londra si sono riuniti a parte per affidare l’ex colonia italiana alla primaria influenza turca.
Un risultato concreto del vertice riguarda appunto il veto che Erdogan ha lasciato cadere al piano per rafforzare le difese NATO nei Paesi Baltici contro la minaccia russa. La Turchia lo aveva ventilato se gli alleati non le avessero manifestato maggior sostegno nella campagna militare contro i curdi in Siria: ma alla fine ha ceduto senza vere contropartite.
Per quanto riguarda i rapporti con la Russia, nel comunicato finale la NATO parla di “azioni aggressive” di Mosca che costituiscono una minaccia per la sicurezza. Quindi ancora sanzioni per la Crimea e l’Ucraina.
Nella conferenza stampa finale (che Trump ha disertato come ripicca per il video in cui viene preso in giro da Macron, Trudeau e Johnson), il segretario Stoltenberg ha detto che comunque la NATO e’ aperta al dialogo per migliorare le relazioni con Mosca. Opinioni del sottoscritto: la guerra non è ghiacciata ma freddina, e comunque un certo ruolo di Putin in Medio Oriente non è del tutto mal visto da una parte dell'Amministrazione USA, nel momento in cui si sta operando un disimpegno strategico dall'area, anche in considerazione del fatto che la superpotenza americana è ormai diventata energicamente autosufficiente.
Da parte di chi lotta per il disarmo, la pace, il futuro dell'umanità, le difficoltà e le contraddizioni interne all'Alleanza non possono che essere accolte con piacere. Ma noi non dovremmo chiederne ancora con più forza lo scioglimento  attaccandoci alla sua "obsolescenza", cosi' come non ci battiamo per il disarmo nucleare in quanto giudichiamo "obsolete" le armi atomiche. Noi vogliamo sciogliere la NATO perché la riteniamo in contrasto con lo spirito della Carta dell'ONU, nata per evitare ai popoli il flagello della guerra e la corsa agli armamenti che ad essa inevitabilmente conduce ...
La NATO istituzionalmente nel suo Statuto si propone il rafforzamento delle capacità militari dei Paesi membri: e noi, nonviolenti con il sale in zucca e non cerebro lesi, nell'ordine fondato sulla forza del diritto e non sul diritto della forza, dobbiamo andare verso una società' internazionale disarmata e in pace con la Natura, combattendo una macchina militare che spende molto di più di tutto il resto del mondo messo insieme.
Qui di seguito, dal sito ufficiale della NATO, ecco le dichiarazioni del segretario generale Stoltenberg, che annunciano trionfalmente gli aumenti delle spese militari (vai su: nato.int) :
NATO leaders took a number of important decisions to increase the readiness of Allied forces, declared space as the fifth operational domain and committed to ensuring the security of telecommunications infrastructure, including 5G. Allies also agreed on a new action plan to step up efforts in the fight against terrorism and recognised unprecedented progress on fairer burden-sharing. “This is the fifth year of rising defence investment. In fact, European Allies and Canada have added 130 billion US dollars. And by the end of 2024, that figure will rise to 400 billion US dollars”, said the Secretary General.
During the meeting, Allied leaders had a substantive discussion about Russia, and the future of arms control. The Secretary General underlined that “for the first time, we addressed the rise of China - both the challenges and opportunities it poses and the implications for our security”. He added: “we must find ways to encourage China to participate in arms control arrangements”.
Allies also agreed to initiate a reflection process under the leadership of  Secretary General Jens Stoltenberg to further strengthen the political dimension of NATO.
The Secretary General stressed that “as the world changes, NATO will continue to change”, adding that NATO leaders have agreed to meet again in 2021.

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