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A Londra no to Trump no to NATO

La nonviolenza è cervello, non solo cuore.
Una spedizione a Londra, alla manifestazione anti-NATO del 3 dicembre, per porre le basi di XR PACE in Italia

di Alfonso Navarra - portavoce dei Disarmisti esigenti
(www.disarmistiesigenti.org)

Un summit a Londra oggi festeggia, si fa per dire, i 70 anni della NATO, una organizzazione che sente tutti gli anni di cui è carica: mai come in questo periodo deve affrontare un momento di grandi contrasti interni.
Quale è la situazione dell’Alleanza Atlantica oggi, dopo la fine - e da un bel pezzo - della Guerra Fredda USA-URSS per la quale era nata per l’appunto nel 1949?
Macron aveva dichiarato qualche giorno fa all’Economist addirittura che l’Alleanza e’ “in stato di morte cerebrale”, prendendo lo spunto da come USA e Turchia divergono su Siria e questione Curda, con Erdogan che va a comprare batterie missilistiche difensive dalla Russia di Putin, secondo gli americani incompatibili con il mantenimento della riservatezza per altre tecnologie militari.
Il mondo, dopo il crollo del comunismo sovietico, è diventato, dopo un periodo di unilateralismo americano, multipolare, con una competizione globale a dominanza economica che, da un lato, comprende la Cina come grande sfidante degli Stati Uniti, e dall’altro lato, si alimenta con l’incancrenimento di altri teatri di crisi, come ancora in Est Europa, in Asia e soprattutto nel Medioriente ultra-instabile.
La NATO, residuo allora di un mondo che non esiste piu’, si presenta oggi come l’unico patto militare esistente dagli scopi e dalle funzioni non bene chiariti, ma nonostante questo capace di aspirare una spesa stratosferica: annualmente siamo a 963 miliardi di dollari, a fronte dei 61 della Russia e dei 250 della Cina!
Risorse che, ad esempio, potrebbero essere investite nella vera e concreta emergenza climatica, incombente su tutta l’umanita’: nelle previsioni più ottimistiche, tanto per citare una conseguenza molto temuta in Italia per il pugno di sbarchi dalla Libia contro cui sbraita Salvini, portera’ in pochi decenni alle migrazioni forzate di almeno due miliardi di persone.
L’ambasciatore Sergio Romano, nei suoi editoriali sul Corriere della Sera, continua a ripetere la fatidica domanda: a che serve la NATO oggi?
Nel frattempo che a Londra i capi di Stato e di governo si riuniscono per trovare la risposta, l’organizzazione atlantica va e andrà avanti per inerzia, senza convinzione: l’unico interesse che si può individuare è quello da parte degli Stati Uniti, per giunta rimesso in discussione dal suo presidente, di garantirsi una storica posizione egemonica sull’Europa.
Ma ora proprio dall’America vengono fatte le pulci sulla redistribuzione delle spese per il mantenimento del “servizio sicurezza”: Trump sostiene che gli USA se ne accollano troppo e che gli europei fanno i portoghesi! Ma non dimentichiamo che il progetto degli F35, i cacciabombardieri più costosi nella storia dell’areonautica, gli Stati Uniti sono riusciti a svilupparlo solo grazie all’impegno economico degli alleati.
Una decisione cruciale che dovrebbe venire fuori da Londra e’ quindi l’aumento delle spese militari per i Paesi europei di ben 400 miliardi di dollari complessivi entro il 2025. Scusate se stiamo parlando di noccioline!
Ieri Trump ha incontrato la Regina Elisabetta e, in contemporanea, sotto Buckingam Palace si e’ concentrata la protesta di varie organizzazioni pacifiste e di XR PEACE, un migliaio di manifestanti giunti in corteo da Trafalgar Square, che era il luogo di raduno iniziale.
Nella piazza sono stati organizzati dei blocchi stradali alla maniera dello swarming (lo sciame di insetti) che hanno creato qualche problema al traffico della città.
E veniamo adesso al ruolo del sottoscritto.
Dall’Italia per le manifestazioni di Londra, in verità, come dovrebbe essersi già capito, un flop politico, siamo venuti in due, chi scrive, appunto, disponibile a farsi arrestare (ma - per quanto mi riguarda per fortuna, visto che sono attempato e molto malconcio in salute - non ce n’e’ stato alcun bisogno) e il giovane Valerio Ferrandi, molto attivo nei centri sociali milanesi.
Perche’ non sono gran che soddisfatto del tipo di mobilitazione che si e’ messa in campo da parte del pacifismo inglese?
Quello che, ad esempio, mi sento subito di osservare e’ l’insipienza tattica della decisione di protestare ieri contro Trump e non oggi contro il vertice in se’, per il quale non sono previste oggi iniziative.
Ci si riduce come movimento a fare una scontata parte di comparsa in commedia sul copione organizzato dal circo mediatico: come Trump saluta la regina, come veste la moglie Melania, quanto storto li guarda Elisabetta…
Mentre, manifestando oggi, a mio parere, si sarebbe potuti giocare un ruolo da protagonisti mettendo il dito sulla piaga delle difficolta’ interne all’Alleanza: celebrare, che so, cogliendo la palla al balzo delle dichiarazioni di Macron, noi il suo funerale simbolico (credo sia proprio probabile che ci troviamo all’inizio della fine dell’Alleanza perché gli interessi strategici tra USA ed Europa vanno sempre piu’ divaricandosi), mettersi la maschera dei 28 leader con la parte superiore della testa tagliata, regalare al summit le corone funebri, ed idee del genere…
Dovrebbe essere logico che la critica diventa credibile quando si appunta su problemi grossi ed evidenti che ha il bersaglio della medesima.
Pensando ad un dibattito che si sta accendendo in giro, quando si parla di non violenza penso si debba pensare alla seguente definizione: la forza dell’unione popolare guidata da una intelligenza strategica collettiva. E’ quella che - se non ricordo male - do nel libro di cui è coautrice Laura Tussi, intitolato “Antifascismo e nonviolenza” (Mimesis edizioni).
E’ il cervello, non la forza muscolare quello che ha permesso alla scimmia uomo di prevalere su felini poderosi e numerosi come le tigri con i denti a sciabola.
Ed è sulla intelligenza che noi umani dobbiamo contare per prevalere sulle elite in trasbordo verso il trans e post-umano, a pregiudicare la fondamentale uguaglianza che caratterizza la nostra specie.
Se non si usa il cervello ma si fa affidamento solo sul cuore che spinge le gambe ci si agita ma non si raggiunge nessuna meta… questa è una delle considerazioni che mi sorge spontanea nel vivo di questa spedizione londinese che per me e’ ancora in corso e terminera’ con il ritorno a Milano domani sera.
Vengo ora allo scopo centrale del mio viaggio.
Gli incontri politici con le organizzazioni che hanno costituito XR PEACE in UK ci sono stati (e ci saranno) e sono andati molto bene, in particolare quello con la WILPF UK nel loro ufficio, con la segretaria Paula Shaw.
Molti contatti e scambi si sono avuti in piazza, a Trafalgar Square.
Domani sara’ la volta del CND, con Sara Medi Jones, anche esso nel suo ufficio.
Per concludere, volendo, sul loro modello di XR PEACE possiamo proporre in Italia una XR PACE, che potrebbe anche fare da antidoto al possibilismo nuclearista che si sta diffondendo tra i giovani: le ambiguità di Greta e di Roger Hallam rischiano di aprire la strada alla strumentalizzazione, da parte della lobby nucleare, del nuovo ’68 ecologista che sta riempiendo le piazze di tutto il mondo, comprese quelle italiane.

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